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Autore: Natory28    30/10/2018    4 recensioni
[Clexa AU]. One shot senza pretese. Clarke si è sposata da poco con Lexa, inseguito all’ennesimo litigio con la madre, Abby, si sfoga scrivendo sul suo diario, liberandosi di quei pensieri e quei sensi di colpa che l’angosciano. Introspettivo spaccato di vita vera che rende chiaro, più che mai, quando delle piccole cose possono diventare ostacoli insormontabili.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Abigail Griffin, Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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TERZA PARTE

 

Caro Diario,

è un pezzo che non ti scrivo. Sono passati mesi, forse troppi, avrei voluto – o forse dovuto - scrivere prima, ma tra una cosa e un’altra ho preferito la via più semplice: tenermi tutto dentro… e ora, ovviamente, ne pago le conseguenze. Forse ho tirato troppo la corda e sto arrivando al limite di esplosione.

Così mi sono detta: perché non annoiare a morte il mio caro Diario?!

Infatti eccomi qui a romperti le scatole.

Per aggiornati mi sa che ci vorrà un po’ più di tempo delle altre volte. Infatti ho bisogno di tornare all’invio di quella mail di cui ti ho parlato la volta precedente. Te la ricordi? Io sì, non potrei mai dimenticarla.

Sarò sincera non credevo che il suo effetto fosse così devastante, quello che ho scritto ha smosso le acque talmente tanto, da costringere mio padre, Jake Griffin, la persona meno tecnologica di questo mondo, a rispondere alla mail.

 

‘Ciao Clarke,

ho letto la tua lettera e mi sono messo a piangere… e anche adesso che provo a risponderti la situazione non è delle migliori. Capisco che sia difficile fare il primo passo, ma la situazione in essere vi fa stare molto male, entrambe state soffrendo e anche io non sono da meno. Bisogna che troviate un po’ di forza per superare questa fase dove vi siete dette delle cose troppo scomode di impeto, lasciando che la rabbia prendesse il sopravvento, causando quelle ferite che noi tutti, in questo momento, stiamo vivendo. Io vorrei vivamente che le cose si aggiustassero e tornasse un clima di serenità tra di noi.

Un bacione e spero di vederti presto, con la speranza di ritrovarci tutti assieme.

Con affetto

Papà’

 

All’epoca la reazione a quella email non e stata delle migliori, il pensiero ricorrente era sempre quello: possibile che sia sempre io la causa di tutti i mali?!

Ovviamente ho pianto e tanto, non riuscendo a capire cosa ci fosse di sbagliato in me. Ne ho parlato con Lexa, le ho fatto leggere la mail e ovviamente non l’ha presa bene, per niente. Lei ha tuttora il dente avvelenato, neanche tanto per quello di cui l’ha accusata mia madre, ma per gli insulti, del tutto privi di senso, che ha rivolto a me. Come biasimarla, lei mi ama e detesta vedermi soffrire.

Io non ho mai risposto al messaggio di mio padre, non sono riuscita a farlo, perché non avrei saputo cosa scrivere.

Così, il tempo passava inesorabile, mentre io cercavo solo ed esclusivamente di non pensarci, ma era una missione impossibile.

Una sera forse una settimana o due dopo – ora non ricordo esattamente – mentre io e Lexa stavamo cenando, mi è arrivato un SMS di mia madre.  

Non ti riporto il contenuto esatto perché definirlo patetico e vittimista è un vero e proprio eufuismo. In pratica lei si aspettava che fossi io a chiamarla, che fossi io a fare il primo passo, perché secondo la sua mente contorta era lei che aveva ragione ed io torto (sai che novità), ma poi mio padre le ha fatto leggere la mail e forse vedere la sofferenza che stava creando in tutti noi questo conflitto le ha fatto chiedere scusa a me e a Lexa, anche se il suo modo lasciava decisamente a desiderare.

Quando l’ho fatto leggere a mia moglie ancora un po’ e le usciva il fumo dalle orecchie, era quasi accecata dalla rabbia. Ricordo ancora quello che mi ha chiesto, usando un tono forse troppo rancoroso: “E adesso… cosa pensi di fare?”.

Devo ammetterlo, in quel momento non volevo far altro che buttare via il cellulare e farmi di nebbia, ma la mia ingenuità, il mio buonismo, mi ha impedito di farlo. Ho discusso con Lexa per questo, fino alla nausea, ma alla fine le ho risposto: ‘Quando posso passo e parliamo’.

Ripesandoci avrei dovuto ascoltare mia moglie, la delusione di quel incontro è stato veramente sconfortante.

Sono rientrata in quella casa, da sola, perché Lexa aveva giurato che non ci avrebbe mai più messo piede e di solito è di parola, quindi non me la sono sentita di forzarle la mano, e mi sono sentita un’estranea. Il mio approccio era positivo, avevo buoni propositi, ero disposta ad ascoltarla. Ingenuamente speravo che mi chiedesse scusa – in modo sincero questa volta –  e non solo per risaltare il suo continuo vittimismo, ma mi sbagliavo.

Come una sceneggiatura già scritta e ben nota, ha esordito rinfacciandomi subito le mie accuse nei suoi confronti – che tra parentesi continuo a pensare che sia solo ed esclusivamente la verità, ma non questi sono dettagli – in quel momento ho capito come sarebbero andate le cose. Infatti ha portato subito la conversazione su sé stessa – come è solita fare – trascurando completamente tutto il resto, non lo so, ad esempio il fatto che mi abbia insultato e anche pesantemente.

Ricordo perfettamente che per lei sono solo una figlia ingrata e lei non riesce ad accettarmi.

Ho cercato di trattenere la rabbia, facendo una fatica enorme, sapevo benissimo che urlandole contro non avrei risolto nulla. Così ho ingoiato il rospo, per l’ennesima volta, non esprimendo ad alta voce il conflitto che c’era dentro di me.

I miei pensieri stavano andando veloci, faticavo a comprenderli, forse offuscati da quella collera che non riuscivo ad evitare, ma poi… è spuntata dalla porta mia nonna, con il suo bellissimo sorriso guardandomi in quel modo speciale che riserva solo a me ed in un attimo la rabbia che provavo si era dissolta. Senza pensarci troppo, sono corsa ad abbracciata forse più forte di quanto avrei dovuto, le ho dato un timido bacio sulla guancia e le ho chiesto come stesse, ricacciando indietro quelle lacrime che minacciavano di scendere.  

È incredibile il potere che mia nonna ha su di me, le voglio talmente bene che farei di tutto per lei. Lexa dice sempre che quando io mia nonna ci guardiamo ci illuminiamo l’un l’altra, e forse ha ragione, se non fosse stato per lei non avrei abbassato la testa… un’altra volta, ma l’idea di non vederla più mi faceva stare ancora peggio.

Lei non sa nulla di questa faccenda e sono contenta che non si sia accorta di nulla, ci rimarrebbe troppo male e lei ha già sofferto abbastanza nella sua vita, e si merita tutta la serenità di questo mondo.

L’ho salutata e mio malgrado sono ritornata a sedere su quello scomodo divano, affianco a mia madre, sospirando e cercando disperatamente la mia razionalità. La nonna era già fuggita in cucina ed io potevo finalmente parlare. Ho ceduto a quelle scuse – che di scuse avevano veramente poco – forse troppo velocemente, ma per lo meno sono riuscita a dettare le mie condizioni, cosa che un tempo non mi sarei mai sognata nemmeno di pensare.

Quei vincoli sono ancora in essere, dopo mesi. Vado a trovarli considerando prima le mie esigenze, tempo, voglia (sempre troppo poca) e non secondo le loro. La cena settimanale ormai è un vago ricordo e non corro più quando c’è un problema del cazzo (scusa il francese) alla TV o al computer, ora non possono fare altro che aspettare i miei tempi e rispettare i miei spazi. Mi rendo conto di quanto questa mia conquista sia irrisoria, ma per una persona come me, sempre abituata ad essere scontata per ogni cosa, è un gran passo.

Io non li chiamo più, sono sempre loro che mi cercano, le  telefonate sono diminuite, non sono più frequenti come prima e ogni tanto mi arriva qualche messaggio che fatico a comprendere e mi lasciano l’amaro in bocca. L’altra sera mia madre mi ha scritto che le mancavo. Vero o falso che sia mi sono infuriata leggendolo, non ha il diritto di scrivimi cose del genere solo per farmi sentire in colpa.

L’argomento con Lexa è diventato un tabù, tutte le volte che mi chiamano o che mi scrivono è sempre sulla difensiva. Il suo tono cambia diventando più aggressivo quando mi chiede cosa volevano o cosa avevano da dirmi. Non gliene faccio di certo una colpa, ma il risultato si può sintetizzare in tre parole: minimizzo, tralascio, ometto.

Ho provato diverse volte a tirare fuori l’argomento, ma finiamo sempre per discutere, o peggio, litigare, ed io sono stanca di questa storia, vorrei rimuovere tutto il problema come se non fosse mai successo, ma immagino di essere solo un’illusa perché la realtà dei fatti la conosco bene e che lo voglia o no è questa.

Ogni mattina mentre guido per venire al lavoro, mi ritrovo ad annegare in questo groviglio di pensieri. Sai, a volte mi piacerebbe proprio registrarli tutti e poi riascoltarli in loop, quasi fosse la cura a tutti i miei mali.

È buffo, stamattina stavo ascoltando la radio in macchina e trasmettevano l’ultima canzone di uno dei gruppi preferiti i Thirty Seconds to Mars: Rescue me.

È singolare quanto una canzone possa descrivere il tuo stato d’animo. Mi sono ritrovata a cantare il ritornello e a pensare che fosse quello di cui avrei bisogno in questo momento.

‘Rescue me from the demons in my mind’

Forse è proprio quello che mi serve, essere salvata da quei demoni che infestano i miei pensieri ormai da mesi.

Comincerai ad odiarmi caro Diario, non faccio altro che lamentarmi, ti chiedo scusa per questo, ma al momento visto che non riesco a parlare con Lexa liberamente, non mi rimane altro che assillarti con i miei assurdi sproloqui. Solo il fatto di scrivere e raccontarti come vanno le cose, tirando fuori quello che ho dentro, mi fa stare meglio. Dovrei farlo più spesso, me ne rendo conto, ma il tempo è veramente poco.

A dire la verità una bella notizia ce l’ho da darti, io e Lexa finalmente abbiamo comprato casa insieme e a Marzo dell’anno prossimo il nostro sogno comincerà a realizzarsi. Infatti ci trasferiremo nella nostra nuova casa. E quel nostra è una grossa conquista, a scapito di tutto e tutti stiamo vivendo la nostra vita senza preoccuparci delle conseguenze, o almeno provandoci.

Ad essere sincera io sono ancora in bilico, considerando tutti quei pensieri negativi che cercano sempre di offuscare questa mia gioia di vivere che fatica a prendere il sopravvento, ma ci sto lavorando.

Sono arrivata ad una conclusione: penso troppo. Ma sono fiduciosa, prima o poi riuscirò a spegnere il cervello e a fare quel reset che mi permetterà di cancellare ogni singola cosa negativa, sono ad un passo e forse la nostra casa mi darà la spinta giusta.

Credo di averti annoiato anche troppo con i miei sproloqui mentali e non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi ascoltato.

Ciao… caro Diario e alla prossima.

Clarke

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