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Autore: Elgul1    30/10/2018    21 recensioni
In un mondo popolato da esseri sovrumani sta alla polizia cercare di garantire una sorta d'equilibrio, ma quando è la legge ad essere braccata, chi si occupa dell'ordine? Un nemico invisibile inizia a dare la caccia ad ogni eroe che lotta per la giustizia e la polizia brancola nel buio più totale. Starà a Steve e una squadra di agenti scelti scoprire chi si nasconde dietro queste morti brutali e i motivi che guidano il killer verso un piano malvagio e ambizioso.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se c'era una cosa che Erika odiava nel suo lavoro era andare a interrogare o rassicurare i parenti delle vittime.
 I pianti, la disperazione e il senso di sconforto erano cose che conosceva fin troppo bene. Aveva perso suo padre che era piccola durante una rapina era stato proprio un agente a dirglielo cercando di confortare sia lei che sua madre, e da quel giorno, aveva desiderato essere come quella persona che, in vari modi, aveva provato a dargli forza. 
 
Sospirò rattristata. - Se avessi saputo che fosse stato un simile inferno ci avrei ripensato.- Pensò fra sè e sè. Ormai ne aveva viste di scene così dopo quasi tre anni di servizio dato che, molto spesso, era lei a occuparsene e quello stronzo di Steve lo sapeva. A pensare a quel cretino lo maledisse mentalmente stringendo con forza il volante dell'auto di servizio tanto da intaccarlo con la sua forza. - Dannato saputello del cazzo.- Pensò ancora mentre parcheggiava l'auto davanti a una delle tante villette a schiera che, cortornavano, il quartiere residenziale fuori città dove abitava Animal.
 
Uscita dal veicolo sbuffò piano e, calmatasi, si diresse a passo deciso verso la casa. Attorno a lei vedeva pochi posti auto occupati segno che, in quel momento della giornata, la maggior parte delle persone erano a lavoro. Con calma attraversò il piccolo e curato giardino della villetta fino ad arrivare alla porta a cui suonò il campanello. Dopo pochi istanti l'ingresso fu aperto. 
 
Di fronte alla giovane si mostrò una donna sulla quarantina dai folti capelli biondo cenere. Il viso, ancora limpido e cristallino, aveva un'aria sciupata. Gli occhi azzurri, nonostante sembrassero quelli di una persona vivace, erano stanchi con profonde occhiaie sotto gli occhi. 
 
" Lei è Alice May? Moglie dell'ex agente Bernard Ostiv denominato Animal?" Chiese la più giovane.
" Si, cosa desidera?" Domandò con un filo di voce la donna. 
" Sono Erika Taylor..." Mostrò il distintivo che teneva sulla camicia sotto il giubbotto. " Ero una collega di suo marito. Mi spiace venire in queste spiacevoli circostanze ma dovrei farvi delle domande." Spiegò brevemente chinando la testa in segno di scuse. 
" Va bene, certo. Si accomodì." Rispose Alice facendola entrare.                   
  " E' sola a casa vedo." Disse Erika cercando di rompere il ghiaccio mentre si recavano nel piccolo soggiorno arredato. La donna annuì.                                                                                          " Le miei figlie al momento sono entrambe a scuola per questo sono sola." Le spiegò lei invitandola nel piccolo salotto. " Vuole qualcosa da bere?" Domandò la padrona di casa riferendosi a una caraffa di tè sopra il tavolino.                         " No, grazie mille sono apposto così." Rispose Erika ringraziando della cortesia.
" Cosa vuole sapere?" Chiese Alice sedendosi su una poltrona rosa poco lontana da un televisore. 
" Dalla morte di suo marito anche un altro agente è deceduto si chiamava Jerard Bommar lo conosce?" Mostrò la foto di Sonar a cui, Alice, annuì.          " Mio marito e lui si conoscevano bene. E' stato in parte il suo mentore e, inoltre, anche al di fuori del lavoro, andavano spesso fuori assieme." Rispose la donna rattristata. " Non sapevo che anche lui fosse stato ucciso." Aggiunse seriamente rattristata e stupita.
                                                               
 " Purtroppo stiamo tenendo le informazioni riservate e, solo le rispettive famiglie, sanno cosa sia successo. L'ho informata perché crediamo ci possano essere possibili collegamenti." Le rispose Erika cordiale
. " Capisco..." Replicò la donna cupa. 
" Crediamo che ci sia un motivo se, tra tutti i super, proprio loro due sono stati uccisi. Saper magari se nell'ultimo periodo stessero indagando su qualcosa di nascosto oppure fosse successo qualcosa di strano potrebbe aiutarci. Anche la cosa più inusuale." Le disse ancora Erika speranzosa di trovare qualcosa e sbatterlo in faccia a Steve. 
Alice ci pensò qualche istante poi rispose:" Da che io sappia loro non stavano indagando su nulla anzi Jerard era vicino alla pensione perciò voleva finire il suo lavoro alla svelta..." Erika annuì.

Ricordava bene che, a Sonar, mancava poco ormai per andarsene visto quanto ne parlava. 
" Però ecco una cosa strana è successa..." Si ricordo la donna a un certo punto interrompendo i suoi pensieri.
 " Cioè che cosa?" Chiese Erika speranzosa. 
" Si tratta di circa quattro settimane fa. Mio marito era a casa per via di un infortunio dovuto a un combattimento. Io ero in cucina a preparare il pranzo quando, il telefono, ha iniziato a squillare. Lui è andato a rispondere, sarà stato si o no dieci minuti al telefono e poi ha sbattuto con forza la cornetta contro l'apparecchio. Io ho chiesto chi lo avesse fatto infuriare così e lui mi ha risposto: Un cretino che insisteva per una visita medica l'ho mandato a quel paese. Mi rispose seriamente furioso." 
" E quel numero ha più richiamato?" Chiese Erika. 
" No. Da dopo quel giorno non chiamarono più e noi lasciammo perdere." Rispose Alice sicura.
 Erika si annotò la cosa sul taccuino. Avrebbe successivamente controllato i tabulati telefonici cercando un riscontro col numero e, nel caso, avrebbe chiamato per sapere cosa volessero da Animal. - Se anche Sonar è stato chiamato dallo stesso numero forse sono davvero collegati. Dovrò passare anche da sua moglie e sentire.- Riflettè fra sè e sè. 
" Spero di esserle stata d'aiuto." Disse la donna interrompendo il flusso dei suoi pensieri. 
" Si lo è stata e anche tanto." Le rispose Erika alzandosi dalla poltrona.
 " Adesso mi scusi, devo proprio andare. Se dovesse ricordare qualunque altra cosa..." Le porse un bigliettino con su scritto un numero. " Mi chiami a questo numero e verrò subito da lei." 
" Va bene certo, farò senz altro così." Le mormorò lei cordiale accompagnandola alla porta.
 Mentre la donna stava per uscire le disse:" La prego, trovi chi ha ucciso mio marito..."
Erika guardò Alice negli occhi. Esattamente com'era successo a lei due anni fa: disperazione, amarezza e consapevolezza che non lo avrebbe più rivisto l'amore della sua vita. Avrebbe voluto sbattere un pugno contro il muro dalla rabbia. " Le assicuro che sarà mio compito quello di portare quel bastardo di fronte alla legge." Rispose con una faccia seria per poi dirigersi alla sua auto.
 
 
-
 
 
Walter aveva deciso di smontare nuovamente quella dannata radio ma senza successo. Ormai era passato un giorno da quando avevano iniziato l'indagine ma, da quel dannato marchingegno, non aveva ricavato nulla se non un ulcera e tante ingiurie verso quel dannato killer.
 " Ho una dannata super intelligenza ma non riesco a trovare nemmeno un briciolo d'indizio." Borbottò sbuffando per la frustrazione e si tolse gli occhiali massaggiandosi gli occhi per la stanchezza.
Ormai erano più di otto ore che controllava quella cosa. - I pezzi usati sono tutte cose che puoi trovare in qualunque negozio d'elettronica perciò inutile continuare con questa roba.- Concluse infine.
" Speriamo di essere più fortunati con questi..." Mormorò tirando fuori, dalla plastica, i due coltelli che avevano ritrovato sulla scena.
 Coi guanti gli toccò delicatamente come avevano immaginato non c'era alcuna impronta digitale sull'impugnatura sarebbe stato impossibile che, un tipo simile, commettesse una simile negligenza. Secondo i primi esami balistici, quelle lame, non rientravano in nessun database della polizia e, anche il materiale, sembrava semi sconosciuto. Eppure, per Walter, avevano un aspetto familiare. Si rigirò uno dei due coltelli tra le mani studiandone la conformita e il peso finché non gli si illuminò il volto. " Sono coltelli stranieri..." Disse fra sè e sè.
Le armi di altri paesi, soprattutto di quelli a cui non era permesso il commercio, non erano segnati nei loro computer. Controllò l'elsa della lama trovando recisi dei codici di matricola.
Adesso le domande erano aumentate dove aveva trovato quel tipo del materiale militare? Era forse un ex soldato che si era convertito in killer per vendetta nei confronti di quei due? Tutte quelle domande gli stavano facendo venire il mal di testa. Decise di fare la cosa più logica che, il suo super cervello, gli consigliava dire tutto a Steve il giorno dopo.
 
 
-
 
 
Erika arrestò l'auto nel vicolo sulla destra proprio davanti al palazzone di cemento dove abitava la seconda vedova.
 Con calma aprì lo sportello e si avviò lungo le scalinate. Alcuni ragazzini, sul marciapiede, intenti a giocare la guardavano storto. Non facendoci caso salì le scale del secondo piano fermandosi di fronte all'appartamento 4B.
Bussò piano alla porta dopo alcuni istanti sentì dei passi strascicati portarsi dall'altra parte dell'ingresso. L'uscio si aprì per un quarto. 
" Chi è?" Domandò una voce stanca di donna ancora fra il sonno.
 " Sono Erika Taylor. Non so se si ricorda signora Jennifer ma ci siamo viste qualche volta alle feste della centrale." Disse con una voce seria.
 La donna annuì. " Si, mi ricordo di lei. Cosa desidera?" Chiese a sua volta.     
" Vorrei porle alcune domande su suo marito Jeremiah Bommer denominato Sonar, se permette." Rispose lei. La donna aprì la porta senza dire nulla e la fece entrare.
 L'appartamento era un caos completo: vestiti in disordine e uno strano tanfo dalla cucina.
 " Mi scusi per il disordine..." Disse la donna subito. " Sono giorni parecchio difficili..." Ammise rammaricata con una strana nota nella voce.                                             
  " Lo capisco benissimo..." Rispose l'altra la con tono dolce. Sapeva cosa volesse dire ritrovarsi soli in una casa senza nessuno che ti fosse vicino.      " Cosa vuole sapere?" Domandò sorvolando sul discorso e mettendosi a sedere su una sedia nella piccola cucina. Erika, omettendo la visita alla moglie di Animal, disse:" Sto indagando sulla morte di suo marito e, vorrei sapere, se in questo periodo a casa sono successe cose strane oppure se si stesse occupando di qualche caso da solo." 
" Mio marito non indagava più da solo da anni ormai. Faceva solo il suo lavoro per arrivare alla pensione." Mormorò la donna convinta.                     " E, riguardo a strani eventi c'e stata una telefonata tempo addietro..." Aggiunse cercando di ricordare.
" A quando risale questa chiamata?" Chiese l'agente prendendo il taccuino in mano.
Jennifer ci pensò dubbiosa poi, sicura, rispose:" Credo quattro settimane fa di lunedi. Erano poco più delle dieci di mattina..." Erika scrisse sul taccuino la data non presente al precedente interrogatorio.
" E' stato suo marito a rispondere?" Le domandò. Lei scosse la testa.
" Sono stata io a rispondere." Ammise. A Erika si illuminarono gli occhi, finalmente qualcos'altro di utile. " Si ricorda che tipo di voce aveva quel tipo? E cosa le ha detto?" Chiese speranzosa. Sapendo benissimo che, dato il tempo trascorso, poteva non avere troppi ricordi.
Jennifer ci pensò per qualche istante. " Purtroppo non ricordo benissimo..." Ammise la donna sconsolata. " La sua voce era piuttosto cristallina sembrava quasi giovanile. Ma potrei anche sbagliarmi..." Mormorò ancora frastornata. " E cosa le aveva detto? Se lo ricorda." Chiese ancora Erika segnando quelle informazioni. La donna scosse la testa. 
" Purtroppo ricordo ben poco la sola cosa era in riferimento a una visita che mio marito avrebbe dovuto fare..." Disse malinconica al ricordo. 
" Capisco, mi spiace di farle ricordare tutto questo." Le mormorò lei in risposta toccandole con dolcezza il braccio destro.
 " Mi dica state indagando anche tramite la famiglia di quel povero ragazzo?" Chiese all'improvviso la donna seria.
 " Di quale ragazzo parla?" Domandò confusa Erika. 
La vedova sorrise tristemente. " Come immaginavo..." Sussurrò. " A voi interessa solo di mio marito perché era un super. Se fosse stato un comune umano non ve ne sarebbe mai importato." Aggiunse con un tono innervosito la donna.
 " Ma questo non..." 
" Ammetta che è così!" Urlò di risposta l'altra sbattendo la mano sul tavolo con gli occhi di nuovo pieni di lacrime. " Quel ragazzo Spike era poco più che ventenne, aveva tutta la vita davanti anche se non aveva poteri. A volte passava qui per un caffè a farci compagnia e simili ma di questo a voi cosa importa? Infondo a voi interessa solo chi ha poteri ma di noi comuni mortali non interessa più niente." Sbottò la donna esasperata. Erika rimase allibita la donna che, qualche istante fa era agonizzante e depressa, stava tirando fuori una rabbia che non si aspettava potesse avere. Stava per replicare quando, la donna, disse:" Se ne vada la prego..." L'agente, senza rispondere o aggiungere altro, si alzò dalla sedia e, superato l'ingresso richiuse la porta dietro di se. Erika percorse in silenzio il tragitto fino all'auto non riusciva nemmeno a pensare a quello che era riuscito a ottenere si sentiva bloccata e  confusa. Con calma aprì la portiera della volante e si sedette in completo silenzio.

 
Erika si accascio al posto di guida buttandosi in avanti sopra il cruscotto sentì qualcosa cadere dai suoi occhi. Lacrime esattamente come due anni fa esattamente come il peggior periodo della sua vita che, a distanza di tutto quel tempo, non smetteva di riaffacciarsi al suo presente. 
   
 
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