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Autore: Vanya Imyarek    31/10/2018    1 recensioni
(Spin-off de 'L'Impero della Vita).
Malgrado la sua importante carica, Etaheupa vede come massimo bene per l'uomo una vita tranquilla, onesta, laboriosa, priva di celebrazioni e trionfi ma piena di affetti familiari.
Così cerca di condurre la sua esistenza, e allo stesso modo, quando gli dei o il caso gli regalano un figlio, cerca di educarlo a vivere.
Non ha considerato che spesso, un certo stile di vita è permesso solo da determinate circostanze: cambiate quelle, che può fare una persona se non adattarsi?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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       POCO MANCAVA CHE ETAHUEPA PRENDESSE FUOCO

 

 

 

 

 

Fino a quel momento, Etahuepa aveva sempre viaggiato via terra: le uniche volte che era stato su una barca, era stato per traversate di laghi o fiumi relativamente brevi. Ora che per la prima volta in vita sua aveva affrontato una traversata per mare della durata di diversi giorni, poteva dire che la sua opinione del viaggio era radicalmente mutata: da antipatia si era trasformata in odio puro.

 Nel momento in cui toccò finalmente il suolo di Shamnara, l’unica esperienza che attendeva con ansia era il momento in cui finalmente sarebbe stato di nuovo al suo palazzo. Non aiutava che l’intero luogo, la capitale di un regno di piccole proporzioni ma in costante espansione, fosse chiassoso quanto il mercato di Dumaya nei giorni di festa: ma questa gente era capace di comunicare solo urlando?

 Gli unici che mantennero un contegno un po’ civile furono i soldati inviati a scortarlo al palazzo reale, che pur chiacchierando davvero troppo per i suoi gusti mantennero un tono di voce basso e rispettoso, e fornirono qualche utile informazione sul luogo e sul contegno che avrebbe dovuto adottare di fronte al sovrano: inginocchiarsi al suo cospetto non appena vi fosse giunto, rialzarsi solo quando esplicitamente ordinato, ma mantenere il capo costantemente chino. Solo a pochi eletti era consentito levare lo sguardo sul re, e un ambasciatore, per quanto proveniente da Tahuantinsuyu, non era tra questi. Riferirsi a lui come Eveh Nizar, che significava ‘grande sopra a tutti’: termini come ‘Vostra Maestà’ o ‘mio signore’ non gli erano permessi in quanto straniero. Soprattutto, non implicare in alcun modo che il suo Imperatore avesse un maggior diritto di governare rispetto a lui, che presso gli abitanti di Shamnara, era considerato un uomo benedetto dagli dei, il superiore a tutti loro per forza e intelletto e per questo nominato come sovrano dall’intera comunità. Si fosse messo a parlare di diritto divino ottenuto per nascita e non guadagnato (come una delle guardie aveva sentito si usasse a Tahuantinsuyu) sarebbe stato accusato di lesa maestà, imprigionato, e i rapporti commerciali che si sperava di stabilire sarebbero miseramente naufragati.

 Il che spiegava perché gli antenati di questo popolo avessero rifiutato Talhas, considerò Etahuepa: il sovrano era a elezione popolare, in base ai meriti! Un sistema che poteva avere qualche fondamento di giustizia, rifletté il governatore, solo che questi stranieri avevano commesso un grave errore di considerazione: quanto può essere fallace il giudizio umano? E quanto quello divino? Quale sovrano sarebbe più meritevole di uno scelto dalla discendenza stessa dal dio?

 Ma l’avvertimento di quel soldato gli risuonava nella mente: se non avevano ascoltato i figli di Achemay, che possibilità c’erano che ascoltassero lui? Meglio sopportare e tacere; un giorno, come tutte le terre del mondo, Shamnara e il suo regno sarebbero stati conquistati da Tahuantinsuyu, e il suo doversi chinare a un uomo straniero sarebbe stato vendicato.

 Per quanto le sue dimensioni fossero ridotte, di certo questo regno sembrava rivendicare un certo lusso e stravaganza, quando si trattava di palazzi e quartieri nobiliari: ovunque si posasse lo sguardo, una volta allontanatisi dal porto e dalle case del popolo, era un tripudio di colori sgargianti, guglie, torri svettanti e decorazioni murali intricate. Il palazzo reale era il peggiore di tutti: aveva visto tanta sovrabbondanza quando, da ragazzino, per una bravata aveva sbirciato dalle finestre le stanze dell’harem imperiale. Decise di astenersi dal rendere ciò noto all’ ‘Eveh Nizar’.

 Il sovrano lo attendeva in una sala del trono dalle decorazioni floreali straordinariamente pacchiane, su un trono in cui la sua figura pareva sprofondare. Su seggi appena più sobri, ai lati della sala, vi erano quelli che dovevano essere importanti dignitari, tutti rigorosamente a capo chino. Quanto al sovrano stesso, non poté vederlo bene: ovviamente, aveva la testa abbassata. Aveva però la vaga idea di un uomo dalla corporatura possente.

 “Siamo onorati di ricevervi alla nostra corte, Etahuepa di Tahuantinsuyu” esordì. “Prego tutti gli dei che la vostra permanenza qui sia l’inizio di un lungo e prosperoso rapporto di amicizia tra le nostre genti”

 “E’ ciò che si augura Sua Maestà l’Imperatore Manco, Eveh Nizar” rispose lui, la voce calma e serena che aveva allenato in tanti incontri di quel genere.

 “Ne sono lieto. Ora diteci, governatore: in che modo il vostro Impero ritiene di poter portare beneficio al nostro?”

 

Era stato un incubo.

 Etahuepa non riusciva a credere all’arroganza di questa gente: il loro impero non era un decimo di Tahuantinsuyu, il loro governo era affidato a menti completamente umane, eppure si atteggiavano come se avessero in mano le redini della situazione, come se con quel trattato fossero loro a fare concessioni a un piccolo regno in difficoltà! Ridicolo. Se volevano che il loro sovrano non fosse offeso, avrebbero anche potuto facilitargli il compito!

 In effetti, molto probabilmente un uomo dal temperamento più focoso di Etahuepa li avrebbe mandati tutti alla Notte, ma purtroppo avrebbe mandato alla Notte anche l’accordo sull’esenzione da certi dazi imposi da Shamnara sul tratto di mare da essa controllata. E finché anche quella porzione del mondo non fosse caduta sotto Tahuantinsuyu, di quegli accordi c’era bisogno.

 “Vorrei sperare che la nostra città abbia fatto una buona impressione su di voi, buon signore” commentò qualcuno alle sue spalle. “Ma il vostro volto mi fa temere che sia una speranza mal riposta”

 Chi era? Etahuepa si voltò di scatto. A parlare era stato un giovane sulla ventina, riccamente vestito, con una servetta dai lineamenti duri alle calcagna. Etahuepa ricordò di averlo intravisto alla riunione, tra i consiglieri dell’Eveh Nizar. Era a capo della congregazione degli ‘ingegneri’ di Shamnara, qualunque cosa essi fossero.

 L’essersi fatto beccare così stanco e immusonito da una persona vicina al re lo mise immediatamente in allarme, anche se il sorriso sereno del giovane lo rincuorava un poco.

 “Affatto” replicò. “La riunione mi ha dato molto su cui riflettere, semplicemente. E non sono più tanto giovane da sostenere lunghe ore di discussione senza sentire le mie energie completamente esaurite subito dopo”

 “Avete sufficienti energie da nasconderlo, oserei dire: se non vi avessi visto ora, non mi sarei mai posto il dubbio” rispose l’altro, sempre sorridendo. “Immagino ci sia da aspettarselo, da qualcuno di Tahuantinsuyu!”

 “Conoscete le mie terre, buon signore …?” domandò Etahuepa. A guardarlo appena un po’ più che superficialmente, questo giovane aveva tratti diversi da quelli finora visti a Shamnara, specie negli occhi più sottili e allungati. Possibile che avesse qualche ascendenza di Tahuantinsuyu? Forse si sarebbe potuto rivelare un comodo alleato.

“Issachar Azmav” si presentò il suo interlocutore. “Personalmente, non ci sono mai stato. Ma mio nonno vi ha viaggiato frequentemente, quando era giovane a sua volta. Non smetteva mai di parlarne. Credo fosse rimasto profondamente affascinato dalla vostra cultura”

 “Ne sono profondamente lieto” rispose Etahuepa, cercando di ricordare un’ambasciata di Shamnara e rendendosi conto che ciò poteva essere avvenuto anche prima della sua nascita.

 “Parlava soprattutto dell’educazione che veniva data ai giovani. Nettamente migliore, almeno egli ambiti burocratici, a quella da noi impartita, diceva. Il test dei quattordici anni, poi, per assicurarsi che le menti brillanti dell’Impero non sprecassero il loro talento a causa di una bassa estrazione! Ditemi, si usa ancora?”

 “Non è cambiato nulla in quello, per fortuna” confermò Etahuepa. “Immagino che in questi luoghi sarebbe molto apprezzato, data la vostra abitudine di scegliere i sovrani per merito anziché per sangue?”

 “Ahimè, il nostro Eveh Nizar è l’unico che viene scelto con questo metodo” replicò l’altro. “Tutto il resto della nobiltà, tramanda le proprie cariche per sangue, e i giovani delle classi inferiori hanno poche possibilità di imparare un mestiere diverso da quello del padre. E naturalmente, i giovani di ogni classe sono massacrati di studio e lavoro nella speranza di poter accedere all’unica carica meritocratica che abbiamo. Il vostro Imperatore almeno non vive con la consapevolezza che tutti i suoi giovani sudditi si preparano intellettualmente e fisicamente nell’ardente speranza che lui muoia al più presto!”

 “Non pensate che gli eredi al trono abbiano vita facile, se è per questo. Non basta essere il sangue del Sole, devono dimostrare di essere iù meritevoli del trono dei propri fratelli per accedervi” o almeno, così sarebbe dovuto essere in teoria. Manco era asceso semplicemente perché il preferito di suo padre, a prescindere dai meriti, ma non era il caso di farlo sapere allo shamnarita.

 “Il sangue del Sole … dunque, per voi i sovrani sono diretti discendenti della divinità?”

 “Così è” replicò semplicemente Etahuepa, preparandosi a reagire al diniego e allo scherno dell’altro. Che però non giunsero.

 “Immagino che la religione abbia ancora un grande ruolo nella vita di tutti voi, allora”

 “E come altro potrebbe vivere rettamente un uomo, se non ascoltando le parole degli dei in ogni momento della sua vita?”

 “E’ effettivamente un modo molto semplice e chiaro per distinguere il bene dal male, senza affidarli al fallace giudizio umano. Mio nonno aveva ragione sulla vostra saggezza … ma ditemi, è vero che sono i Sacerdoti, con la loro magia, ad assolvere a funzioni quali l’edilizia, l’idraulica, l’agricoltura …?”

 “Ma come, i vostri Sacerdoti che fanno?”

 “Ritengono che la magia proveniente dagli dei sia troppo importante per essere utilizzata in faccende così quotidiane”

 “E allora, chi si occupa di esse?”

 “Noi ingegneri” rispose il giovane, con un sorriso a metà tra l’imbarazzato e il compiaciuto. “Noi progettiamo e costruiamo gli strumenti per la costruzione di edifici, navi e acquedotti, e assistiamo al loro utilizzo. Controlliamo il terreno destinato alle coltivazioni e decidiamo in base ad esso quella più adatta. In poche parole, si potrebbe dire che controlliamo la forma di questa città”

 “E tu sei alla loro testa”

 “Un grandissimo onore, che ovviamente mi impegno a meritare”

 Il giovane era sicuramente arrogante. Certo, assumere una carica tanto importante a un’età così precoce era senz’altro degno di nota, e a momento il suo compiacimento pareva nascondere dell’imbarazzo, ma un simile contegno, un simile rivendicare una funzione tradizionalmente attribuita ai Sacerdoti, a Tahuantinsuyu sarebbe parso quasi blasfemo. Per quanto Etahuepa si rendesse conto che da una cultura tanto diversa non si potesse pretendere lo stesso modo di pensare che nell’Impero, non riusciva a togliersi di dosso una sensazione sgradevole, parlando con questo giovane.

 “Strumenti” commentò, vedendo l’improvviso appiglio per spostare il discorso da quel terreno scomodo, riportandolo a quello più tranquillo dell’ambito familiare. “Da noi non sono necessari simili voli d’ingegno. Mio figlio ha qualche volta costruito dei bizzarri balocchi da sé, ma erano solo fantasie di bambino che erano riuscite a prendere forma, nulla di più”

 “Vostro figlio ha la stoffa dell’ingegnere, dunque” questa volta il sorriso era divertito. “E perdonatemi la curiosità, ma cos’ha costruito?”

 Etahuepa si sarebbe limitato a una breve spiegazione della pista per biglie e di quei terribili elmetti per gli schiavi – impressionare lo straniero con le capacità dei giovani Soqar non poteva certo esser di danno - per poi passare a discutere delle cure che si prestavano ai bambini e chiedere quale fosse l’educazione di Shamnara, e chiedere se per caso anche il suo interlocutore avesse già famiglia, dato che nonostante l’età aveva i mezzi per sostenerla. Ma Issachar parve molto impressionato dal suo resoconto.

 “Prima ho scherzato, chiedendovi se vostro figlio avesse la stoffa dell’ingegnere, ma ora posso dirvi questo in completa serietà. Non ho mai sentito parlare di un talento e un’intelligenza tanto precoci, neppure nei miei collaboratori più dotati. La vostra provincia sarà fortunata, ad avere un simile governatore”

 “Se Simay assumerà la mia carica, sono certo che sarà un buon successore”

 “Dovrà competere anche lui con dei suoi fratelli?”

 “No. Vedete, Simay è adottato: qualora mia moglie dovesse darmi un erede legittimo, quest’ultimo diventerebbe il mio erede. L’adozione non può superare il vero sangue del Sole, per quanto mio figlio possa essere intelligente e abile”

 “Una scelta ragionevole. Immagino che allora ne fareste un Sacerdote?”

 Etahuepa non poté impedirsi di fissarlo con una certe perplessità.

 “A quanto mi è stato detto, i vostri Sacerdoti fanno voto di castità, il che costituisce un modo semplice e pratico di eliminare alla radice qualsiasi pretesa dinastica. Inoltre, ai novizi è garantita un’eccellente istruzione, e una volta consacrati assumono una carica estremamente importante e rispettata da ogni strato della popolazione. Sarebbe stata la scelta più logica”

 “E infatti avete indovinato” replicò Etahuepa. “Permetterò al ragazzo di scegliere a chi dedicare la propria vita, ma l’ho preparato fin dall’infanzia al pensiero di non assumere una carica governativa ma religiosa”

 “E vostro figlio come ha reagito? Spero non sia tanto ambizioso che questo incrini il vostro legame”

 “Simay è ancora un bambino, è troppo giovane per l’ambizione. Ma sono sempre stato molto attento a evidenziargli l’importanza della carica sacerdotale”

 “Davvero un saggio corso d’azione. Eppure, non posso pensare che al suo talento! Da Sacerdote, non potrebbe certo perseguire le sue costruzioni … un danno per tutti, davvero”

 “Credete di poterlo dire quando mio figlio è così giovane?”

 “Non ho acquisito questa carica perché non sapevo distinguere chi avesse il potenziale di aiutare maggiormente la popolazione e chi no. E lasciatemelo dire, vostro figlio mostra un talenti spiccato per un uomo fatto, figurarsi un bimbo”

 “E dunque?”

 “Vorrei chiedervi di permettere che il ragazzo, quando avrà raggiunto l’età appropriata, venga educato a Shamnara. Tutti ne guadagnerebbero: il ragazzo non vedrebbe il suo talento sprecato, se dovesse diventare governatore la vostra provincia sarà retta da qualcuno abituato a trattare con diverse culture, e se non dovesse diventarlo, il nostro regno guadagnerebbe un valido ingegnere”

“Inoltre, ciò potrebbe essere interpretato come un gesto di amicizia tra le due nazioni. Potrebbe iniziare un vero e proprio scambio culturale” proseguì Etahuepa.

 Issachar assunse un’espressione divertita. “Confesso di aver semplicemente non voluto perdere l’opportunità di insegnare a una mente così brillante, senza considerare le implicazioni politiche, ma per fortuna ci siete voi a sopperire. Devo aspettarmi che anche vostro figlio cresca così saggio?”

 “Ho usato il condizionale per un motivo” replicò Etahuepa. “Non ho nessuna intenzione di mandare mio figlio a studiare presso di voi”

 Il sorriso dell’altro si attenuò. “Se posso chiedervi il motivo della vostra reticenza, forse posso alleviare le vostre preoccupazioni”

 “Temo sia impossibile. I talenti di mio figlio possono parervi promettenti, e senz’altro denotano una vivace intelligenza da parte sua, ma avevano già iniziato a portarlo su una via errata. Non avete pensato alle implicazioni di controllare il comportamento altrui? E’ un violare le capacità di un altro essere umano, un sostituire alla volontà degli dei la propria. Era inaccettabile che continuasse”

 “Non avevo menzionato l’incidente nel timore di offendervi” ammise l’altro. “Ma vedo con sollievo che non siete cieco agli errori di vostro figlio. Noi facciamo regolarmente riferimento a norme stabilite da Sacerdoti per quel che possiamo fare senza commettere peccato, e un addestramento a Shamnara …”

 “Non servirebbe, perché venerate altri dei”

 “Dei falsi, senza dubbio, ai vostri occhi. Capisco che non vi fidiate delle loro leggi. Ma se la nostra confraternita trattasse con un Sacerdote di vostra fiducia, stabilendo condizioni speciali per vostro figlio ed eventuali altri giovani che fossero fatti studiare qui …”

 “Siete molto ben disposto a ignorare i vostri dei in favore di altri: ne deduco che non abbiate molto rispetto per loro in primo luogo. Non intendo affidare mio figlio a un ateo, visti i suoi precedenti. E in tal proposito, ho già posto rimedio io stesso alle sue strane manie prima che potessero degenerare, e forse sono stato un po’ troppo severo, anche se ciò era necessario: se ora lo autorizzassi a studiare in tale direzione, risulterei incoerente con tutto ciò che gli ho insegnato e il futuro che gli ho illustrato. E crescere un figlio è impresa già abbastanza ardua senza sembrare dei folli incostanti. Mio figlio non giungerà qui per studiare: vivrà a Tahuantinsuyu, e diverrà o governatore o Sacerdote. E questa è la mia ultima parola in proposito. Vi auguro una serena giornata”

 E su queste parole, Etahuepa troncò la conversazione e si allontanò. Incredibile quanto era stato difficile liberarsi di quel tipo! E aveva anche fatto argomentazioni decenti, ma davvero, la sua proposta restava inaccettabile.

 “E questo, mio signore, è quel che si definisce essere completamente sputtanato” sentì una voce rauca e femminile commentare alle sue spalle.

 “Non importa. Linca. Sarebbe stata una splendida occasione, ma la sopportazione è la virtù dei forti”

 La sua risoluzione fu ulteriormente rafforzata da un simile scambio. Che gente erano gli shamnariti, se tolleravano che i propri schiavi li apostrofassero in tal modo?

 Furono quasi gli ultimi pensieri che dedicò all’argomento: i giorni successivi furono dedicati alle trattative, e nel viaggio di ritorno e i mesi successivi, quella conversazione fu dimenticata.

 

Sei anni dopo il suo viaggio a Shamnara, Etahuepa non aveva idea di come avrebbe dovuto sentirsi.

 Certo, la situazione era molto diversa da quando era arrivato Simay. Non solo perché la neonata Coya era sua figlia biologica, nata quando ormai nessuno ci sperava più, ma … per tutte le circostanze che attorniavano quella nascita. Coya era arrivata dopo nove mesi di attese, speranze, timori che potesse morire ancora nel ventre della madre, gioia al pensiero di chi sarebbe stata una volta che sarebbe vissuta; Simay era piombato loro tra capo e collo, completamente inaspettato, e adottarlo era stata una decisione improvvisa per cui molti l’avevano criticato. Per Coya, non aveva avuto altro che felicitazioni. Era naturale che i suoi sentimenti verso i suoi figli si fossero sviluppati in modo diverso.

 C’era poi da considerare la questione dinastica: il diritto all’eredità di una figlia legittima non sarebbe stato messo in discussione da nessuno, al contrario di quel che sarebbe potuto succedere a Simay; trovare la persona giusta cui promettere in futuro la fanciulla e la provincia sarebbe stato un vero grattacapo, ma nessuno vi avrebbe potuto obiettare. E il sangue del Sole sarebbe rimasto al potere. Simay, invece, era destinato al Sacerdozio.

 E tutto questo sistemava le faccende burocratiche, non era nulla che non avesse già messo in conto, era già stato tutto deciso da anni … ma Simay come avrebbe concretamente vissuto tutto questo? Non vi erano state scenate di gelosia, questo era sicuro. Nessuna esplosione di rabbia al vedersi negato quello per cui era stato preparato fin dalla più tenera età. Anzi, era rimasto fin troppo tranquillo. Aveva parlato con calma della sua felicità per il fratellino o sorellina che sarebbe nato, ma aveva sempre avuto quel sorriso educato che Etahuepa aveva visto soprattutto in situazioni di circostanza. Più che davvero felice, gli pareva che suo figlio si stesse estraniando dagli eventi.

 La sua risposta era stata dargli spazio e tempo, nell’attesa che o avesse uno scoppio emotivo o risolvesse qualunque cosa gli desse dubbi interiormente e ricominciasse a comportarsi nei limiti della normalità; ma questo comportamento si era protratto per mesi, e anche adesso che Coya era nata, Simay la osservava con qualcosa più simile a un’educata sopportazione che un vero e proprio affetto.

 “E non avete mai pensato, mio sposo, che forse sarebbe meglio che voi parlaste con Simay?” fu l’ovvia reazione di Malina quando le confidò i suoi dubbi.

 Certo, ci sarebbe stato da discutere, ma Etahuepa iniziava a temere di essere più bravo nel dare direttive morali che sostegno affettivo e incoraggiamento: bastava vedere i fraintendimenti sulle sue direttive che ne erano nati. Ma aggredire il ragazzo per qualcosa che non aveva fatto o detto, e non era neppure certo avesse pensato, non avrebbe portato a nulla di buono.

 Doveva ammettere che gli sarebbe piaciuto poter affidare quel compito a Malina, ma lei non aveva mai avuto l’aspettativa di un ruolo attivo nella vita di società e non aveva mai dovuto pensare di essere sostituita nell’eredità: essendo una donna, tutt’al più le era stata data la dote. Quel compito spettava a lui, che aveva dovuto impegnarsi per ottenere il ruolo di governatore … non se l’era visto strappare di mano per circostanze al di fuori del suo controllo. Di nuovo, probabilmente non era la persona adatta ad aiutare Simay, ma chi altri c’era?

 Trovò suo figlio a osservare la sorellina neonata che dormiva nella culla. La sua espressione … un misto di curiosità e incertezza? Delusione? Antipatia, forse?

 Dall’evento di quei maledetti caschi, Simay aveva tenuto un comportamento ineccepibile, ma si era sempre più chiuso in sé stesso man mano che cresceva. Ormai Etahuepa stava iniziando ad avere difficoltà a indovinare i suoi stati d’animo.

 “Simay …”

 Il ragazzo sussultò. “La stavo solo osservando!” sussurrò immediatamente. “E’ la mia sorellina, dopotutto”

 Etahuepa si accigliò. “Naturalmente. Perché dovrei pensare il contrario?”

 “Si potrebbe pensarlo, vero?” mormorò il ragazzo, abbassando lo sguardo. “Solo nascendo mi ha portato via quel che avrei potuto ereditare. Di sicuro la gente pensa che io la odi. Magari qualcuno penserà anche che io voglia farle del male?”

 Non si sarebbe aspettato simili riflessioni da un ragazzo. Simay era cresciuto stando molto attento a quel che la gente diceva e pensava di lui, ma non avrebbe dovuto renderlo così spaventato per una situazione in cui non poteva fare nulla. Soprattutto, non avrebbe dovuto renderlo timoroso della sua stessa famiglia.

 “C’è chi potrebbe pensarlo, sì” confermò – non avrebbe avuto senso negare la realtà – “ma perché io e tua madre dovremmo essere tra queste persone?”

 Silenzio.

 “Simay, ti fidi così poco di noi? Ti abbiamo fatto pesare tanto il fatto di essere adottato? Ti abbiamo mai accusato ingiustamente di qualcosa, basandoci solo su speculazioni e senza sentire quel che avresti avuto da dire tu? Ti abbiamo davvero fatto sentire così poco amato?”

 “No! Niente di tutto questo!”

 Simay rispose tanto in fretta da mangiarsi le parole, lo sguardo spaventato … ma malgrado le incertezze che aveva qualche volta, Etahuepa aveva vissuto abbastanza da poter dire che quella non era la reazione di un bugiardo che temeva di essere scoperto: era lo sguardo di qualcuno che temeva di aver ferito chi amava. Etahuepa sorrise.

 “E allora perché tanta preoccupazione?”

 “Ma la gente dirà … con tutto questo, e quelle cose che ho fatto da bambino … potrebbe criticarvi, accusarvi di esservi presi in casa il figlio di chissà che gente e non essere capaci di gestire una famiglia, figuriamoci una provincia, e …”

 “Pensi che le chiacchiere di qualcuno che non ha nulla da fare avranno conseguenze serie?”

 “No, probabilmente l’Imperatore non saprà neanche che queste persone esistono. Quel che davvero non voglio, è che dicano male sul conto vostro e di mia madre. O magari anche di Coya, visto che sarà mia sorella”

 “Di tutte le ragioni che avresti per temere, Simay, questa è quella che mi rende più felice. Non perché voglia vederti turbato: ma perché l’assenza di legami di sangue non ha davvero impedito che tu diventassi parte della mia famiglia. E non smetterai mai di esserne parte, qualunque cosa succeda. La gente non sa davvero ciò che avviene in una famiglia, ma ha spesso fin troppa voglia di parlare: ricordati di questo giorno, quando come Sacerdote dovessi ritrovarti a confortare qualche giovane vittima di malelingue per circostanze al di fuori del suo controllo”

 Lui sorrise appena. “Certo, certo. Dovrò davvero iniziare a pensare a cosa fare come Sacerdote …”

“Per caso avevi già iniziato a possibili azioni da compiere una volta che avessi avuto il governo?”

Simay abbassò lo sguardo, con un mezzo passo indietro. Era naturale, ormai aveva tredici anni, era stato previsto che l’anno seguente Etahuepa iniziasse a insegnargli i fondamenti del suo dovere, nessuno si aspettava la nascita di Coya … meglio non rigirare il coltello nella piaga.

 “Pensa quello che vuoi, figlio mio. So bene quanto sia brillante la tua intelligenza e fervido il tuo senso del dovere: qualunque cosa farai, sarà il meglio che possa essere fatto”

 

 

Qualche tempo prima, su una strada di montagna presso Alaya.

 

“E quindi eccoci qui, lontani dai palazzi comodi e dalla posizione sicura che avrebbe permesso di conoscere tanti ragazzi promettenti e soprattutto dalle belle foreste piene di animali selvatici, ad arrancare su una montagna in culo a un Impero che l’ultima volta ci ha presi a sprangate in faccia”

 “Ti ringrazio, Linca, per avere con tanta efficacia riassunto la situazione. Ne sentivo il bisogno, e il tuo ripetere questa frase ogni due ore circa è stato un vero toccasana”

 “Non ho detto sempre la stessa cosa, non siamo sempre stati su una montagna in culo all’Impero. Siamo stati in un porto in culo all’Impero, in una campagna in culo all’Impero, in un mercato sovraffollato di gente che sudava in libertà in una città che non è il culo dell’Impero ma quasi, e solo infine siamo arrivati qui”

 “Giuro che la prima cosa che farò appena avremo raggiunto Alcanta sarà trovare un mercato degli schiavi e venderti a …”

 “Quello strozzino che menzionate da quando sono state inventate le tasse?”

 “Ah, temo di peccare di ipocrisia, devo essermi ripetuto un poco anch’io”

 “A parte gli scherzi, mio signore, vi rendete conto che questa volta stiamo inseguendo un fantasma? Cioè, anche più del solito. Quell’Etahuepa potrebbe aver esagerato. Il ragazzo potrebbe essere maturato in una vera noia in questi anni. Per quel che ne sappiamo, potrebbe anche essere morto, in questi anni”

 “Il mio istinto mi dice che non è successo nulla di tutto questo, Linca. E quando mai il mio istinto si è sbagliato?”

 “Dunque, per cominciare, quella volta che a Quinexì …”

“Attenta!”

 “Fuori dai coglioniaaah! Uff. Grazie, ragazzo, mi hai salvato da una brutta caduta”

 “Ve lo dovevo, anche voi mi avete salvato”

 “Uh?”

 “Non importa. Un corriere … alla vostra età? Avete tutta la mia stima”

 “Che cazzo stai dicendo? Ho solo settant’anni, ragazzo, faccio questo mestiere da quando ero alto così, e saprei sorpassarti senza problemi quando ho una brutta giornata di reumatismi”

 “Su questo non ho dubbi, ma avete rischiato una brutta caduta. Vi consiglio di rallentare il passo, almeno finchè non saremo su un terreno meno dissestato”

 “Sì, ormai tenere un passo decente su questo è impossibile. Mi ricordo che da ragazzo si correva che era un piacere, gli dei non si erano dimenticati di questo posto. E soprattutto, non avevamo direttori senza palle incapaci di farsi valere  con i Sacerdoti della Terra più fannulloni che esistano!”

 “Ah, io neanche posso ricordarli, quei tempi. Posso chiedervi dove siete diretto?”

 “Alcanta. Il mio direttore mi ci ha spedito a recapitare una missiva, una richiesta di intervento ai Sacerdoti di Achesay del Tempio principale”

 “Ma che ca …”

 “Avrebbero dovuto sbrigarsela senza aiuto, avete ragione”

“Almeno un giovane che ha capito come dovrebbero andare le cose c’è, a quanto vedo. Alcanta anche tu?”

 “Orafo fresco di apprendistato, a cercar fortuna nella grande capitale”

 “Quelli come te di solito se ne tornano a casa con la coda tra le gambe, altro che bei sogni di ricchezza lontani da casa! Abbandonare le proprie origini, bah!”

 “A volte non si ha proprio altra scelta, buon signore …”

 “Sayre Tupachi”

 “Questa sì che è una bella coincidenza: anch’io mi chiamo così!”

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

e con questo cameo di due soggetti che il povero Simay imparerà a conoscere molto bene si chiude il primo spin-off della serie. Che dire? Spero sia stata una piacevole lettura, e che vi abbia illustrato un po’ meglio il carattere del nostro protagonista e la sua formazione. Concludo augurando a tutti voi un buon Halloween!


  
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