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Autore: Aladidragocchiodiluce    31/10/2018    2 recensioni
Sono passati due mesi da quando i cybertroiani hanno lasciato la Terra, in particolare dalla separazione fra Starscream e Blue.
Ma non c'è tempo per i rimpianti!
La M.E.C.H. è tornata in azione più pericolosa che mai!
Nuovi nemici, vecchie conoscenze e nuovi alleati si uniranno a quest'avventura
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
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L'uomo si guardò intorno.

Era da poco passata la mezzanotte e ormai i pochi a circolare per le strade erano ragazzi diretti a qualche discoteca a divertirsi o che venivano cacciati da esse, oppure donne di facili costumi in attesa del proprio cliente o, come nel caso del nostro uomo, gente poco raccomandabile.

Assicuratosi che non ci fosse nessuno, estrasse dalle tasche interne del suo cappotto il suo guadagno.

Ventimila dollari, non male come gruzzoletto.

Con un sorriso, se li rimise in tasca e si diresse verso casa, attraversando i vicoli deserti.

Ma ha fatto un errore

Non ha guardato in alto.

Un ombra saltò dalla cima di un edificio all'altro mentre coi suoi occhi bianchi seguiva il percorso di quell'uomo, in attesa del momento giusto.

Una volante passò in perlustrazione e l'uomo sembrò ignorala, ma l'ombra sapeva che era nervoso, d'altronde lo era anche lei.

Ben presto l'auto fu lontana e il tizio era solo.

Momento perfetto.

Rapida come il vento, l'ombra scese, quasi scivolando sui muri fino al marciapiede, alle spalle dell'uomo che non fece nemmeno in tempo a voltarsi...


 

-E poi?-

A fare la domanda è stato un uomo dietro al balcone dai corti capelli arruffati biondo sporco mentre stava pulendo un bicchiere, guardando il diretto interessato, intento a bere un drink.

O meglio la diretta interessata.

Era una ragazza seduta su uno dei tanti sgabelli vicino al balcone e sembrava indossare una tuta aderente completamente nera munita di cappuccio; attorno al collo sembrava portare una lunga sciarpa le cui estremità penzolavano alle sue spalle.

Unica nota chiara in quell'abito nero erano gli occhi bianchi sopra la maschera nera che le copriva il viso ad esclusione della bocca.

La ragazza finì di bere e rispose.

-Secondo te?

Ho estratto la mia Whalter e gli ho sparato.

Rapido, indolore e ho simulato una rapina finita in tragedia.

E poi con tutta la droga che aveva addosso non mi sorprenderà se la polizia penserà prima a rintracciarne la provenienza.-

-Quindi hai i suoi ventimila, più i soldi di quella tipa che ti ha assunto.

Bel gruzzoletto.- Commentò il barista.

-Ho capito.- La ragazza schiaffeggiò un paio di banconote sul balcone.

-Con queste ti pago il credito e tieni il resto per altre spese. Ok?-

-Anche per me è un piacere fare affari con te.

Ma non ti ho ancora chiesto: che aveva la tizia contro lo spacciatore?-

La ragazza finì il drink prima di rispondere.

-Figlio morto per overdose a tredici anni.

Prima ha provato per via legale ma non c'erano prove contro quel tipo.-

-Così si è rivolta a te.

Sinash, sempre dalla parte dei deboli.-

La ragazza non rispose, si limitò a dare le spalle al balcone e a fissare l'ambiente circostante.

A vederlo sembrava uno di quei soliti bar di serie B con musica anni '80, pieno di uomini muscolosi pronti alla rissa e donne pronte a cadere al miglior offerente; ma sapeva che in realtà tutti tenevano in tasca almeno una pistola e sapevano come usarla.

Il “Hell's Kitchen” non era un normale bar, era il bar dei mercenari.

E Sinash, il cui vero nome è Jane, è una di loro.

-Jeez.-Mormorò.

-Ho voglia di una sigaretta.

Ma non fumo.-

-Se vuoi ho un pacchetto.-Le disse il barista.

-No grazie Weasel. Non voglio iniziare ora.

Penso che me ne tornerò a casa.-

Detto ciò si alzò e si preparò ad andare a casa quando una mano si posò sulla sua spalla.

Si girò e si trovò faccia a faccia con un tizio alto e muscoloso. Puzzava d'alcol.

-Perché non rimani e ti unisci a noi?-Le chiese con voce impastata e uno sguardo piuttosto eloquente.

Sotto la maschera, Jane storse il naso.

Ecco il negativo di essere una femmina fra mercenari perlopiù maschi.

In un attimo, come animata di vita propria, un lembo della “sciarpa” si avvolse alla vita del tipo e lo sollevò come se non pesasse nulla e lo lanciò contro il tavolo, spaccandolo.

-Quanto ti devo per quello?-Domandò a Weasel mentre i presenti andavano a controllare se il compare era ancora vivo e, in caso contrario, appropriarsi dei suoi averi.

-Hai già pagato con “Le altre spese”.-Le rispose l'uomo mentre l'omone si rialzava a fatica, suscitando sospiri di delusione da parte dei compagni.


 

Jane estrasse le chiavi del proprio appartamento e aprì la porta.

-Casa dolce casa.-Mormorò, buttando la sacca con i suoi averi sul divano.

Si trattava di un appartamento trilocale abbastanza grande per una persona ma era estremamente disordinato.

In cucina vi erano ammucchiati mucchi di cartoni di pizza, sacchetti di pasti preconfezionati e in giro c'erano un mucchio di vestiti e carte varie.

“Devo decidermi di riordinare.” Pensò, lisciandosi i capelli.

Si era tolta il costume poco prima di entrare ed era nel suo normale aspetto.

Doveva avere circa 21 anni, carnagione leggermente abbronzata lunghi capelli castano scuro, quasi nero e occhi grigi. Indossava una maglietta nera con la sagoma un coniglio bianco antropomorfo con in mano un coltello insanguinato e la scritta “Bloody Bunny” in rosso, pantaloni da ginnastica blu e degli anfibi neri.

Sul polso del braccio destro aveva quello che sembrava un orologio grigio, ma in realtà era lì che teneva la sua tuta.

Andando con ordine, tempo prima gli era stato commissionato un furto in un reparto scientifico militare dove si stava creando, tramite nanotecnologia, una tuta militare.

Lei aveva accettato di rubare il prototipo e il furto ebbe successo, ma il cliente venne arrestato proprio il giorno prima della consegna e la ragazza si era tenuta il bottino.

La scelta si era rivelata estremamente proficua: bastava pensarlo e si ritrovava addosso la tuta nella forma che desiderava, era leggera, flessibile, antiproiettile e con un altro paio di optional estremamente utili.

Inoltre, possedeva una caratteristica unica: le cellule nanotecnologiche che la compongono generano in continuazione una sostanza gelatinosa nera molto appiccicosa.

La cosa fu vista come un difetto dai coloro che l'avevano progettata e intendevano eliminarlo al più presto, ma Jane aveva scoperto che grazie ad essa era in grado di aderire perfettamente alle pareti e, se raggruppato, poteva persino usarla per creare delle “reti” o “corde” che intrappolavano i suoi bersagli.

Tornando a noi, Jane aveva appena finito di mettere l'immondizia in un enorme sacco nero e stava mettendo in un cesto i panni sporchi quando dalla finestra precedentemente aperta si udirono gli schiamazzi di due persona che litigano.

La ragazza guardò l'orologio: dieci minuti alle due.

Con un sospiro infastidito, mise giù la cesta e andò alla finestra a vedere.

Erano un uomo e una donna che litigavano animatamente.

-TI AMMAZZO! HAI CAPITO?-Urlava l'uomo mentre la donna era a terra, a reggersi il viso.

-EHY!-Li chiamò Jane, attirando l'attenzione di entrambi.

-Qui c'è gente che vuole dormire e tu che aspetti? Se quel pezzo di rifiuto umano ti picchia e ti minaccia và alla polizia a denunciarlo.- Continuò.

-E tu che cazzo centri lesbica!- Le urlò l'uomo.

-Che insulto è?

Lo sono, vuoi vedere la mia dichiarazione assieme al mio importo d'armi?

Anzi...-

La ragazza presa il manico della scopa e lo poggiò sulla finestra e prese dalle tasche una scatoletta di petardi.

Sapeva che data l'altezza in cui si trovava e il buio, quel tipo avrebbe sicuramente scambiato il manico per la canna di un fucile.

Infatti esso sobbalzò e le urlò.

-NON CI PENSARE! TI DENUNCIO!-

-Un uomo morto non può denunciarmi.-Gli rispose accendendo un petardo e lo fece scivolare fuori dalla finestra senza che esso se ne accorgesse.

Il rumore così simile ad uno sparo, fece scattare l'uomo dallo spavento che indietreggiò, inciampando e finendo a terra.

-Questo era un colpo d'avvertimento. 10...9...8...-

Ma già al 9 il tizio era sparito dalla sua vista.

-Laggiù! Stai bene?-Chiese poi, rivolta alla donna mentre metteva giù la scopa.

Essa si rialzò e la guardò, pulendosi dal sangue che le colava dal naso, e fece un cenno affermativo.

-Bene, ma ti consiglio di rivolgerti alla polizia e se non funziona, io abito qui. E posso sbarazzarmi di lui.-

La donna annuì ancora per poi andarsene, in direzione opposta a quella presa dall'uomo.

Jane la guardò sparire nell'oscurità e tornò dentro chiudendo la finestra.

Stava per tornare a riordinare quando si accorse che qualcuno aveva fatto scorrere sotto la porta una busta di carta gialla.

C'era scritto “ A Sinash”.

“Jeez, spero che non sia una minaccia o mi toccherà trasferirmi.

Di nuovo!”Pensò mentre la prendeva.

L'aprì ed ebbe una bella sorpresa: non era una minaccia, bensì un nuovo incarico e il committente prometteva una ricca ricompensa al completamento dell'incarico.

-Bene bene.- Mormorò con un sorriso soddisfatto, leggendo il nome della persona di cui di doveva “occupare”.


 


 

Angolo Autrice

Ed eccomi qui con una nuova fic!

A quanto pare abbiamo un nuovo personaggio in campo, sarà amico o nemico?

La risposta nei prossimi capitoli

Saluti da Ala

P.S. A causa di vari impegni, la fic verrà aggiornata ogni venerdì :)

   
 
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