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Autore: marwari_    01/11/2018    0 recensioni
|Rating Giallo per tematiche conflittuali. Sequel di "The Forbidden Spell".|
Le sorelle Halliwell hanno finalmente accettato la loro natura di streghe, ma la vita non è per niente facile: le creature da affrontare sono molteplici e disparate e non provengono affatto tutte dagli Inferi. Forse un aiuto magico non sarà del tutto da disprezzare.
{POV vari; set: 1993}
Genere: Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell, Prue Halliwell
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Charmed: Legacy'
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Saga: Charmed: Legacy (Vol. III)
Titolo: The Power of Four
Set: 1993 (pre-serie)
Capitolo: 2. Camp Skylark
POV: Prue Halliwell

NdR: All'interno del capitolo sono presenti degli Easter Eggs.
 

 

Capitolo 2 – Camp Skylark

Prue uscì dal bagno con aria soddisfatta. Senza alcun aiuto, né da parte della nonna, né da parte di Piper, era riuscita a raccogliere i suoi capelli in una coda alta che, suo malgrado, aveva dovuto fermare con un nastro bianco annodato a mo’ di fiocco.

Non era poi tanto male l’idea di tornare a scuola, dopotutto, anche perché quella non era un’accademia qualsiasi: lì, le avrebbero insegnato come diventare strega a tutti gli effetti, come collaborare con le sue sorelle, come attingere ai suoi potere nel migliore dei modi. Era un luogo piacevole, senza contare il fatto che, per qualche ragione, lei e le sue sorelle erano già leggenda.

L’unica nota negativa poteva essere quella di avere come insegnante di chimica delle pozioni nient'altro che Penny Halliwell.
Almeno si erano finalmente spiegate le sue assenze durante il giorno e come fosse in grado di preparare pietanze elaborate in poco tempo quasi tutti i giorni; il suo talento per i miscugli e la cucina, però, rimaneva materia indiscussa.

«Non ti vedevo così in ordine dai tempi dell’asilo.» Scherzò Prue, lisciandosi la gonna nera a vita alta che faceva parte della divisa della scuola; era di una stoffa leggera, tagliata in modo che formasse delle pieghe regolari e cadeva larga appena sopra al ginocchio.

«Odio già tutto di questa storia.» Protestò Phoebe con il broncio, mentre Piper le stava sistemando il fiocco sulla coda di cavallo. «E poi, non capisco il senso di dover indossare queste cose orribili se ci faranno fare solo un tour, oggi.»

«Credo sia per farci abituare all’idea.» Ridacchiò Piper. «Guarda il lato positivo: non dovrai pensare a cosa mettere la mattina.»

«Ma io amo pensare a cosa mettere la mattina.» Si lamentò, allacciandosi svogliatamente la camicia bianca che completava l’uniforme.

«Dov’è Paige?» Chiese poi Prue, cercando la sorella minore con lo sguardo. Sapeva che sarebbe stata l’ultima a presentarsi, visto l’abito che avrebbe dovuto indossare, eppure moriva dalla voglia di vedere Paige vestita in modo elegante, pronta per andare a scuola con le sue sorelle. Era una cosa che non avevano mai fatto, eppure, quel tassello, almeno, sarebbe stato colmato.

«Io non ci vengo.» La voce della più piccola giunse distante, da dietro la porta della loro camera.

«Avanti, Paige.» Piper la incoraggiò. «Abbiamo tutte la divisa.»

Lentamente, la maniglia della camera si girò e la porta si socchiuse con un pigro cigolio. Prue strinse gli occhi per cercare di vedere nell’oscurità, ma non distinse nessuna figura finché Paige non si decise a fare capolino.

I suoi capelli ramati erano tirati indietro dalla coda e il suo viso, che avrebbe dovuto apparire angelico ed innocente, era invece il ritratto della rabbia. Mosse ancora qualche passo verso di loro e, quando lasciò che la luce della finestra del corridoio la colpisse, Prue ne capì il motivo. Non poteva biasimarla, tutto sommato.

«Lo sapevo.» Sibilò, portandosi le mai ai fianchi mentre i risolini di Piper e Phoebe, malamente trattenuti, si univano ai sorrisi divertiti di Prue, la quale tentava di coprirsi la bocca con la mano. «Lo sapevo che non avevate delle uniformi in stile marinaretto anche voi!» Gridò esasperata, allargando le braccia e facendo un giro su se stessa. Il colletto squadrato dal bordo blu che le ricadeva sulle spalle si mosse con lei, agitandosi per qualche secondo. «Sono ridicola!»

«Stai benissimo, Paige, non fare storie.» La nonna si intrufolò nel discorso come se fosse sempre stata lì. Stava sorridendo orgogliosa, ormai libera di indossare la sua toga da insegnante senza più dover celare il suo compito nel mondo magico, il loro mondo. «Stringetevi, dobbiamo immortalare questo momento.»

Le sorelle sbuffarono, protestando più o meno animatamente mentre la nonna scattava loro una fotografia che, sicuramente, sarebbe stata incorniciata o alla quale sarebbe stato assegnato un posto d’onore nell’album di famiglia.
 

⁓✧⁓
 

Prue era abbastanza dispiaciuta di non poter frequentare le stesse classi delle sue sorelle: erano state smistate in base alle loro capacità e, purtroppo per Paige, l’avevano separata da loro a causa dell’età. A quanto pare, essere minorenne, portava degli svantaggi anche nel mondo magico.

La nonna le portò a visitare i luoghi più misteriosi della scuola, il corridoio infinito che nessuno aveva mai visto nella sua interezza, le aule per i allenare coloro che possedevano la capacità di librarsi in aria, l’aula di storia della magia in cui subito Phoebe era stata gettata, l’aula per le pozioni che aveva ammaliato Piper fin da subito e che era il regno della nonna e infine quella che sarebbe stata la sua per la maggior parte del tempo: quella per i telecinetici che, a quanto pare, necessitavano lezioni individuali, così come quelli che potevano bloccare il tempo o come quelli che potevano vedere il futuro.

Lei e le sue sorelle avrebbero seguito corsi diversi, senza mai incontrarsi, eppure sapeva che Paige e Phoebe avrebbero frequentato insieme il corso di difesa personale. Curioso, come lezione in una Scuola di Magia, eppure il pensiero la rassicurava, dal momento che le sue sorelline più piccole non avevano poteri con cui difendersi attivamente.

La Scuola era deserta per la pausa estiva, solo la biblioteca e alcune sale comuni ospitavano dei ragazzi, eppure loro avrebbero dovuto presentarsi durante i mesi più caldi, anche se saltuariamente, per cercare di recuperare quanto più potevano ed essere inserite nelle classi più adatte a loro.

Non sarebbe stato facile conciliare la loro vita normale con la Scuola di Magia, eppure, il pensiero di continuare una tradizione di famiglia che era stato passata loro tramite la mamma, alleggeriva non poco il fardello.

Piper aveva già organizzato, nell’arco di una nottata, un programma fittissimo che le avrebbe permesso di concludere il college e frequentare assiduamente la Scuola, Phoebe era felice di poter evitare l’università e dedicarsi a tempo pieno a diventare una strega potente e Paige era stata la più sfortunata, a parere suo, perché la nonna aveva insistito perché terminasse il suo liceo e prendesse a frequentare la Scuola solamente a studi completati, come Phoebe. Non sembrava una cosa tanto complicata perché, per quanto ne sapeva, alla sorellina più piccola era stata assegnata solamente una classe oltre a quella di difesa personale. La curiosità la stava divorando e non vedeva l’ora che giungesse l’ora della pausa per poterla raggiungere e chiedere di cosa trattasse quella misteriosa aula.

In quanto a lei, conciliare il lavoro al museo con la Scuola, non sarebbe stato poi tanto complicato.

Prue passeggiava tranquillamente per i corridoi della biblioteca, facendo scorrere gli occhi sui numerosi volumi che, per obbligo o curiosità, avrebbe letto nel corso dei mesi – o negli anni – successivi, poi udì un leggero scintillio riempirle le orecchie e, subito dopo, si accorse che molti ragazzi che fino a poco tempo prima stavano chini sui libri, si alzarono diretti i varie direzioni.
Un veloce sguardo all’orologio che aveva al polso e capì che quello doveva essere il suono che annunciava la pausa pranzo. La nonna gliene aveva parlato di sfuggita.

Forse quello poteva essere l’occasione giusta per andare a trovare Paige e vedere come se la cavava nella sua ala di edificio.

Quasi sicuramente si sarebbe persa, Prue lo sapeva benissimo, ma non le importava se quel suo vagare le avrebbe concesso qualche minuto di esplorazione. La Scuola ricordava un castello per i suoi ampi spazi e alti soffitti, ma la sua grandezza non riusciva proprio a figurarsela: per quanto potesse camminare, svoltare angoli, guardare dentro delle sale, poteva sempre riuscire a vedere un’altra porta, un altro corridoio o un’altra biblioteca, come se non avesse mai fine.

Dopo l’ennesimo tentativo, svoltò ancora una volta, ritrovandosi nella biblioteca da dove era partita. Eppure, non le era sembrato di aver camminato in tondo.

«Prue! Prue!» Si voltò appena in tempo – il suo viso che si distendeva dall’espressione corrugata che aveva assunto, in una sorpresa – prima di notare da figura che avanzava verso di lei, lanciata a tutta velocità. 
Riconobbe Paige all’ultimo secondo, quando la sorella minore arrestò la sua corsa addosso a lei, come se avesse utilizzato il suo corpo come un fermo.

«Paige! Che ci fai qui?» Le chiese preoccupata. «Pensavo che le nostre pause pranzo fossero ad orari diversi.»

«Sono scappata da Sara.» Boccheggiò Paige, deglutendo a fatica.

«Chi è Sara?» Chiese Prue corrugando la fronte.

«La mia tutrice.» Rispose la più piccola con il fiato corto. «Quella classe è inquietante.»

«Quale classe, Paige? Di cosa si tratta?». Prue circondò le spalle esili della sorella in un abbraccio e la condusse sulla sedia più vicina. Non le era mai piaciuto il fatto di non essere a conoscenza di quella lezione segreta che Paige doveva frequentare ed ora che l’aveva sconvolta in quel modo, le piaceva ancora meno.

«Era partita così bene, Prue, la lezione per soli Angeli Bianchi, che quasi non mi ero curata del fatto che ci fossero persone di tutte le età,» Balbettò Paige «poi Sara se n’è andata per un attimo e tutti hanno incominciato a raccontarsi le storie raccapriccianti di come sono morti.» Paige si bloccò per un attimo, poi, i suoi occhi scuri si spalancarono. «Perchè sono stata assegnata ad una classe di gente morta? Non posso essere un Angelo Bianco se non sono morta. Prue, e se fossi morta anche io?!»

«Calmati, adesso.» Prue tentò di rassicurarla, anche se non sapeva esattamente come fare. C’erano una marea di domande che voleva fare alla nonna, in quel momento, ma di sicuro era più importante rasserenare l’animo turbato di sua sorella. Doveva cercare di capire il più possibile. «Cos’è, esattamente, un Angelo Bianco?»

«Una guida.» La voce della nonna giunse alle loro orecchie chiara e dolce. «Una sorta di angelo custode che viene assegnato alle streghe.» Spiegò, avvicinandosi a Paige e sfiorandole il viso con il dorso della mano. «Mi spiace che dobbiate scoprire le cose in questo modo, ragazze, ma ho le mani legate. Ho il preciso compito di lasciare il destino al suo corso. Vedrete che tutto andrà per il meglio.»

«Quindi Paige è stata assegnata a noi?» Domandò Prue, alzando lo sguardo verso la nonna.

«Lo sarà presto.» Annuì Penny. «Per questo siete le prescelte, ragazze. Siete forti insieme e per conto vostro: non avrete bisogno di nessuno, con il passare degli anni.»

«Ma se sono un Angelo Bianco,» Mormorò Paige, gli occhi lucidi ed appena spaventati «allora vuol dire che-»

«Non sei morta, Paige, sei solo un Angelo Bianco per metà. È questo che ti rende speciale.»

«Per metà?» Prue corrugò la fronte. «Non ha senso: perché lei sì e noi no?»

«È un’altra delle cose che dovrete scoprire insieme.» Sospirò Penny.

Prue poteva vedere dai suoi occhi che avrebbe voluto dir loro tutto e risparmiare a Paige l’angosciante attesa che avrebbe preceduto la risposta che cercava, eppure, sapeva che trovarla insieme alle sue sorelle, in qualche modo, le avrebbe rese più forti e più unite.
 

⁓✧⁓
 

Erano ore che cercavano possibili soluzioni a quel dilemma, senza nemmeno qualche progresso: il mistero del perché la più piccola di loro fosse per metà Angelo Bianco a differenza loro, rimaneva tale.

Senza contare che, ad un certo punto, la domanda sul perché Patty avesse deciso di lasciare Paige poco dopo la sua nascita, affiorò prepotente nella mente di tutte: doveva esserci stato un motivo valido per abbandonare la figlia. Era forse il suo essere mista – metà strega e metà Angelo Bianco – che aveva spinto la madre ad un tale gesto? Perchè lei e la nonna avevano deciso di tenerle all’oscuro dell’esistenza di una quarta sorella fino al giorno in cui si erano ritrovate?

«Ci serve una pausa, ragazze.» Sospirò pesantemente Piper, ricadendo all’indietro sul letto.

«Biscotti della nonna?» Propose Prue lasciando la matita sul quaderno. Aveva iniziato a scrivere quante più ipotesi le erano venute in mente, ma più il tempo passava, più le sue frasi erano divenute deliranti e aveva dovuto abbandonare. Quello che era partito come un ordinato elenco era terminato con scarabocchi senza senso.

«No, intendo una vacanza.» Disse Piper, fissando il soffitto. «La nonna sarà fuori per tutto il weekend per la riunione con gli insegnanti e domani sarà sabato comunque, ci conviene andarcene da qualche parte solo noi quattro a schiarirci le idee.»

Non era da Piper abbandonare il lavoro – qualsiasi genere di lavoro – in favore di una giornata di relax, perciò, si disse Prue, se era proprio sua sorella minore a proporre una pausa, allora doveva essere veramente arrivato il momento.

E poi, ora che ci pensava, non avevano mai portato Paige da qualche parte, solo loro quattro, come sorelle.

«Dove vorreste andare?» Domandò Prue, facendo scorrere lo sguardo sulla sorella più piccola, la quale però, sembrava troppo immersa nei suoi pensieri per badare a delle distrazioni. Piper scrollò le spalle.

«Andiamo al Campo Skylark.» Propose Phoebe con voce timida.
I suoi occhi erano bassi sul Libro delle Ombre, la fotografia della mamma stretta fra le dita.

«Perchè proprio lì?» Sospirò Prue. L’idea non la allettava più di tanto.

«Non lo so.» Confessò Phoebe. «Ho solamente avuto una... sensazione.»

«Il Campo è chiuso da anni.» Mormorò Prue, incrociando le braccia al petto.

«E tu come lo sai?» Piper si era tirata a sedere e anche se non la stava guardando, la maggiore poteva sentire i suoi occhi puntati addosso.

«A volte vado lì a pensare.» Confessò Prue. «Ci andavo.» Si corresse «Da quando è arrivata Paige, non ci metto più piede. È rimasta solo la Signora Johnson.»

«Ci andavate spesso?» Domandò con voce sottile Paige, alternando lo sguardo sulle sue sorelle. Sembrava incuriosita ed inspiegabilmente attratta da quel luogo.

«Tutte le estati, prima che-» Piper aveva iniziato con entusiasmo, chiaramente rallegrata dei ricordi, prima di rendersi conto di come quella frase dovesse terminare.

«Prima che?» Chiede Paige aggrottando la fronte. Nè Piper, né Phoebe fiatarono.

«Non ha importanza.» Prue si schiarì la voce e sorrise. «Domani si va al Campo Skylark..»

 

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«Non è cambiato.» Esclamò Phoebe con entusiasmo «Non è cambiato di una virgola.»

Prue alzò lo sguardo per vedere le immagini riflesse nello specchietto retrovisore. Anche se solo per un istante, aveva potuto scorgere il volto felice di Phoebe mentre, con l’indice premuto contro il vetro, spiegava a Paige tutto ciò che ricordava di quel luogo. Anche se lo aveva vissuto di meno, rispetto a lei o a Piper, rammentava vividamente pressoché tutto quanto.

Si voltò solo un istante, ricambiando il dolce sorriso di Piper.

«Sembrano due bambine.» Commentò lei, scuotendo appena la testa divertita.

«Lo sono.» Sorrise Prue.

Era strano occuparsi in quel modo delle sue sorelle; la faceva sentire più grande di quello che non fosse. In quel luogo poi, più che mai, si sentiva vicino alla madre, Patty. Non avevano rivelato ancora perché quel luogo era tanto amato e tanto odiato allo stesso tempo, in modo che potesse godersi quel weekend nel campo estivo che aveva accolto le sue sorelle mentre crescevano; Prue era convinta che portarla in quanti più posti possibili, quelli a cui erano più affezionate, le avrebbe unite ancora di quanto non lo fossero già. Per i brutti ricordi c’era sempre tempo, purtroppo.

«Ecco le mie sorelle preferite.» Esclamò la signora Johnson, emergendo da dietro la siepe di cinta del lago. «Ho riconosciuto l’auto.» Quei cespugli erano talmente alti che la superavano di una spanna, ben diversi da quelli che arrivavano al ginocchio della piccola Piper, l’ultima volta che ci era stata.

«Salve signora Johnson.» La salutò Prue con entusiasmo. «Come va il suo ginocchio?»

«Molto meglio, grazie cara. Sono un bel po’ di mesi che non ti vedo.» Disse la donna, spostando poi subito lo sguardo sulle altre ragazze. «Piper, Phoebe! Come siete cresciute!»

«Le ho portate a fare una gita.» Spiegò Prue, caricandosi lo zaino con le vivande sulle spalle.

«Avete fatto bene.» Annuì. «E questa chi è, una vostra amica?» Chiese la signora Johnson, allungando la mano verso Paige.

La ragazza la strinse prontamente e sorrise.
«Io, veramente- sì, sono Paige.» Balbettò incerta.

«È nostra sorella.» Si intromise Phoebe con orgoglio, circondandole le spalle.

«Non sapevo che foste in quattro.» Disse con un ampio sorriso. «Ma ora che me lo dite, noto una certa somiglianza e, certo, un’altra “P”.»

Le guance di Paige si tinsero di un rosso acceso.

«Signora Johnson, possiamo rimanere, allora?» Domandò Piper, impaziente di rivedere il posto in cui non metteva piede da anni. Ora che era ad un passo da lago, si era accorta di sentire terribilmente la mancanza del profumo di quei pini, il sapore acido e dolciastro delle more selvatiche, l’acqua fresca e l’erba sotto ai piedi.

«Certo, il camping è chiuso, ma ai vecchi campeggiatori permetto quasi sempre di restare, perché conoscono il posto. I sentieri comunque sono tutti segnati.» Spiegò, indicando una vecchia bacheca di legno su cui era disegnata la mappa di tutto il campeggio «Ma immagino ve li ricordiate.» Sorrise quando tutte e tre annuirono con entusiasmo. «L’unica raccomandazione che vi faccio è quella di rimanere fuori dall’acqua.» Prese un breve respiro. «Ci sono alcune vecchie barche, ma non vengono controllate da anni. Non permetto a nessuno di avvicinarsi al lago dopo.. quello che è successo.»

«Stia tranquilla, signora Johnson. Non avevamo intenzione di farci il bagno comunque.» Assicurò Prue, prendendo a scendere le scale di tronchi che portavano verso le sponde del lago.

«Parla per te.» Mormorò sotto voce Phoebe, seguendola per ultima, mano nella mano con Paige.

«State attente e divertitevi!» Le salutò la donna, agitando la mano sopra la testa.
 

⁓✧⁓

 

«Paige, Phoebe, venite a mettervi la protezione!» Gridò Piper con le mani ai fianchi, il flacone di crema solare stretta nel pugno.

«Lasciale in pace, Piper.» Ridacchiò Prue divertita, calandosi gli occhiali da sole sul naso e stendendosi sull’erba ai raggi del sole.

«Ve ne pentirete.» Commentò tranquilla la mezzana, sedendosi all’ombra di un albero, accanto alla sorella maggiore.

Dietro i grossi occhiali scuri, gli occhi azzurri di Prue erano puntati sulle altre due ragazze, per controllare che non si allontanassero troppo, che non ci fossero pericoli e che, sopratutto, non si avvicinassero all’acqua. Si sentiva come una madre apprensiva, eppure non poteva evitarlo.

Aveva paura di provare tristezza nel trovarsi lì, nonostante fosse con le sue sorelle, pensava che vedere il lago e il molo da così vicino le avrebbe dato una bruttissima sensazione di vuoto e depressione, invece, sentire le risate delle sue sorelle più piccole che si rincorrevano, vederle rotolare sul prato e lanciare ciottoli tra le onde del lago, le aveva riempito il cuore di una gioia immensa. Era come regalare una nuova vita a quel posto.

«È una bella giornata.» Sospirò contenta, sentendo le palpebre farsi sempre più pesanti.

«Lo è.» Confermò Piper, la testa immersa nel borsone di vimini della nonna, intenta a scegliere tra vari volumi quello che la ispirava di più, in quel momento. «Tu come stai?»

«Meglio di quanto pensassi.» Confessò Prue. «Questo posto sta tornando bello come lo era anni fa per me e Paige non sta pensando troppo, il che è un bene.»

«Ma chiaramente ci stai pensando tu.» Fece notare Piper.

Prue si appoggiò ai gomiti, piegando la testa di lato per poter guardare meglio la sorella negli occhi.

«Non ne posso fare a meno, Piper.» Sospirò pesantemente. Prue la osservò a lungo prima di scuotere la testa e prepararsi a scaricare tutti i suoi pensieri addosso a Piper, come faceva sempre quando qualcosa la affliggeva e le riempiva i pensieri. Nonostante fosse più piccola di lei, era un’ascoltatrice nata e la faceva sempre sentire meglio condividere i pensieri con la sorella; inoltre, Piper spesso vedeva le cose molto meglio di quando non lo facesse lei e riusciva a trovare soluzioni molto più velocemente. Parlare con lei la faceva sempre ragionare meglio.

«Ti tormenta più il fatto che sia metà Angelo Bianco e sia l’unica con questa caratteristica, per quanto ne sappiamo, oppure il fatto che la mamma l’abbia abbandonata poco dopo la sua nascita senza dirci assolutamente nulla?» Mormorò Piper con aria appena risentita.

«Entrambe le cose.» Prue fece una smorfia. «Insomma, per essere un Angelo Bianco devi essere morto e lei non lo è.»

«Infatti lo è solo per metà.» Intervenne Piper.

«Esatto.» Confermò l’altra, aggrottando le sopracciglia. «Dunque l’unica soluzione plausibile a questo dilemma è che Paige sia un Angelo Bianco per nascita e sappiamo per certo che né la mamma, né Victor siano.. o fossero stati Angeli Bianchi.»

«Non ce la fai proprio a chiamarlo papà, vero?»

«Non cambiare discorso.» Prue la fulminò con lo sguardo. «Il punto è che le cose tornano: il padre di Paige è un Angelo Bianco. Victor lo ha scoperto ed è per questo che-»

«Che i nostri genitori si sono lasciati?» Concluse Piper con voce canzonatoria, sollevando le sopracciglia. «La mamma e il papà hanno divorziato nel 1977.»

«E quando pensi che sia nata Paige?» Domandò retoricamente Prue, per provare la sua teoria.

«D’accordo,» Piper prese un lento respiro, come se stesse cercando di assimilare quella possibile realtà, prima di continuare «ma se la mamma si innamorò di un Angelo Bianco, perché poi avrebbero dovuto abbandonare Paige?»

«Forse non era consentito.» Prue scrollò le spalle.

«Credo che la nonna dovrà rispondere ad un bel po’ di domande.» Mormorò Piper arricciando il naso.

«Solo la nonna? Appena torniamo a casa voglio evocare la mamma e chiedere spiegazioni direttamente a lei!»

Prue si fece un appunto mentale di tutte le cose che avrebbe voluto domandare ed era già decisa a non mollare la presa finché non avrebbe ottenuto risposte. Vide con la coda dell’occhio le due sorelle più piccole saltellare sul molo e sedersi in fondo ad esso, per immergere i piedi nell’acqua. La rendeva leggermente ansiosa, ma pensò che, alla fine, non poteva succedere nulla di male, finché fossero rimaste fuori dall’acqua come aveva detto la signora Johnson.

Prue sospirò lentamente, imponendosi di mettere da parte quei pensieri per godersi quella giornata e quasi non si accorse che i suoi occhi si stavano chiudendo.

«Allontanatevi!» Le grida della signora Johnson la fecero sobbalzare, risvegliandola bruscamente dal leggero sonno senza sogni in cui era caduta. «Allontanatevi dall’acqua!»

In un batter d’occhio, Prue era già in piedi, gli occhi puntati su Phoebe e Paige, le quali, ignare e troppo distanti per sentire, stavano piacevolmente chiacchierando con i piedi ancora a mollo.

Prue vide le acque incresparsi.

«Phoebe, Paige, venite via!» Gridò, i suoi piedi che si muovevano veloci sull’erba.

L’acqua al centro del lago prese a gorgogliare, poi le onde si mossero verso il molo.

Prue vide solamente un uomo, sulla riva ad Est del lago, che si era buttato senza nemmeno levarsi i vestiti. Era forse quello che preoccupava la signora Johnson, era quell’uomo dal quale le aveva messe in guardia?

«Prue?» Phoebe si voltò verso sua sorella, la mano tesa appoggiata alla fronte per ripararsi dai raggi del sole.

Non sembravano per nulla preoccupate e quando le aveva chiamate e loro si erano girate, non avevano più potuto notare l’allarmante movimento delle acque che correvano nella loro direzione. Nel tentativo di avvisarle, aveva probabilmente fatto peggio.

«Andate via!» Urlò ancora, ma era troppo tardi.

Impotente, Prue osservò mentre le acque vicino alle sue sorelle si alzavano minacciose e si trasformavano in un’onda dalla forma irregolare.

Poi, in un battito di ciglia, le inghiottì.

Prue si sentiva come pietrificata, i piedi incollati al legno umido nel molo mentre, davanti ai suoi occhi, il pacifico lago che conosceva si tramutava in un turbinio di schiuma e getti cristallini.

Da un momento all’altro si sarebbe aspettata di vedere riemergere i corpi esamini delle sue sorelle mentre galleggiavano a faccia in giù.

Era come rivivere il passato.

Non aveva potuto salvare sua madre quindici anni fa, eppure, una differenza, c’era: lei non era più una bambina.

Prue Halliwell era diventata una strega con poteri magici, destinata a grandi cose così come lo erano le sue sorelle ed era suo preciso compito principale salvarle.
Si sentì come risvegliata da un breve sonno e non impiegò più di un istante a precipitarsi verso la fine del molo, incurante di qualsiasi pericolo che avrebbe potuto correre e si lanciò in ginocchio sulle ultime assi. Si aggrappò con una mano al primo palo che trovò e tentò di allungare l’altra il più possibile mentre sondava le acque con le dita.

Gridava i loro nomi, eppure lo scroscio delle onde la sovrastava senza alcuna difficoltà.

Continuò a cercare tra le acque gelide per quelle che parvero ore, finché la sua mano non si aggrappò ad un’altra. Non dovette nemmeno ragionare: facendo ricorso a tutta la forza che aveva – e non sapeva di avere – tirò verso di sé, combattendo strenuamente con una potente forza che contrastava ogni suo sforzo. Sembrava quasi di giocare ad uno strano tiro alla fune dove, però, non poteva perdere.

Quando ricadde pesantemente sulla schiena, si accorse di stringere il corpo tremante di Phoebe, completamente bagnata, che boccheggiava in cerca d’aria. I suoi occhi erano il ritratto del terrore.

Fu grata quando Piper afferrò la sorella minore per prendersene cura personalmente, perché non c‘erano altri pensieri nella testa di Prue, se non quello di salvare anche Paige.

La ragazza si alzò in piedi disperata, i suoi occhi azzurri che si confondevano con le acque del lago, calmissime e piatte, come se non fosse mai successo niente. Non c’era traccia di Paige, vicino al molo.

«Prue!» La voce di Piper la fece voltare all’istante e, seguendo la direzione del suo sguardo, carpì gli unici movimenti attorno a loro: quell’uomo misterioso di prima, stava riemergendo carponi dall’acqua e, con sé, trascinava il corpo privo di sensi di Paige.

Si precipitò verso di loro, la mente che galoppava a velocità folle: e se fosse stato quello il pericolo di cui la signora Johnson parlava? Se quell’uomo fosse stato, in realtà, un demone? Come aveva nuotato così velocemente dal molo alla riva, tentando di affogare Phoebe e rapire Paige? Evidentemente, qualcosa era andato storto, perché sembrava stremato anche lui.

«Stai lontano da lei!» Gridò Prue con voce tesa, saltando dal molo per affondare i piedi nudi nella terra bagnata della riva.

Le sue ginocchia toccarono il terreno nel momento esatto in cui giunse anche la signora Johnson, le mani sulla bocca per reprimere un urlo disperato e, poco dopo, anche le altre due sorelle.

«Ho cercato di salvarla!» Sbottò l’uomo tossendo.

Quando gli occhi rabbiosi di Prue incontrarono quelli dell’uomo, quest’ultimo si bloccò, allontanandosi leggermente dalle ragazze.

«Paige.» Chiamò con voce ferma Prue, sorda a tutto il resto. Le toccò il viso quando la sorella non rispose, cercò di girarla su di un fianco per colpirla con la mano tra le scapole. «Paige, avanti, svegliati!»

Gli occhi scuri della ragazza si spalancarono e, quasi subito, prese a tossire e sputare acqua.

Prue ringraziò chiunque fosse stato a risparmiare la vita di Paige ed evitare che la più grande disgrazia di quella famiglia si ripetesse, nel medesimo modo e nel medesimo luogo.

«Sto bene.» Boccheggiò la più piccola. «Sto bene.»

«Grazie al cielo.» Disse la signora Johnson, più pallida di tutte, mentre respirava lentamente. «Venite alla casetta, vi prendo delle coperte.» Balbettò confusamente e, dopo una veloce occhiata per sincerarsi che stessero tutte bene, si incamminò verso l’entrata del camping.

«Perchè siete qui? Quelle acque sono pericolose!» L’uomo gridò, una volta trovatosi da solo con le sorelle. Tentò più volte di mettersi in piedi e quando lo fece, guardò con occhi preoccupati lo specchio d’acqua a pochi metri da loro. «È già successo troppe volte, l’ho detto alla signora Johnson di non fare avvicinare più nessuno, ma non mi ha dato ascolto. Nessuno mi da mai ascolto!»

«Non era un semplice mulinello quello che ha risucchiato Paige e me.» Mormorò Phoebe, ancora stretta nell’abbraccio di Piper. Tremava, ma non per il freddo; Prue ne era certa.

«Non sembri sorpreso.» Commentò Prue aspramente. L’uomo non replicò. «Hai detto che è già successo,» esclamò con severità «quando?»

«Sapevo che sareste venute, un giorno.» Disse lui con sguardo allarmato. Prue osservò con particolare attenzione sul modo in cui guardava lei e le sue sorelle: le aveva guardate tutte negli occhi e quelli grigiastri di lui si erano, d’un tratto rabbuiati.

«Quando.» Riprovò Prue.

«L’ultima volta, quindici anni fa.» Mormorò l’uomo con quasi un’aria colpevole.

Prue sentì il sangue gelarsi nelle vene: stava sicuramente parlando della mamma.

«Come sapevi che sarebbe successo anche oggi?» Domandò Prue inflessibile.

«Lo stesso sguardo di tua madre quando pretendeva risposte.» Sorrise lui.

Quella risposta, la spiazzò completamente: ciò voleva dire che quell’uomo non solo aveva assistito, come lei, all’uccisione di sua madre, ma l’aveva conosciuta quando era ancora in vita.

«Chi sei?» Prue si alzò in piedi, trascinando con sé anche Paige, pronta a dileguarsi se la risposta non le fosse piaciuta.

«So perché siete qui.» Annuì l’uomo, avvicinandosi di qualche passo ed infilandosi la mano nella tasca dei jeans inzuppati. «Siete streghe, volete uccidere il mostro.» Prue indietreggiò adagio, cercando alla cieca la mano di Piper, la quale l’afferrò prontamente. «Ma quella cosa non si può uccidere.» Mormorò.

«Andiamo via.» Bisbigliò Piper.

Quell’uomo, doveva ammettere, non sembrava per niente un tipo raccomandabile. La nonna le aveva messe in guardia circa le menti subdole e gli inganni dei demoni: la sua espressione disperata non lo rendeva meno pericoloso di qualche essere malvagio dotato di corna o pelle amaranto. E poi, perché conosceva così bene quelle acque e chi vi dimorava al loro interno? Perché non aveva fatto niente per sconfiggere qualunque cosa fosse lì dentro? Come conosceva Patty, la loro natura di streghe e chi assicurava loro che quel sedicente uomo non fosse d’accordo con quel mostro e avesse tentato di recitare la parte solo per averle tutte e quattro in un secondo momento?

Prue strinse le dita della sorella e, spingendo piano sulla schiena di Paige per incitarla a correre, cercò di allontanarsi dall’uomo.

Ma non ci riuscì: erano state avvolte da una sottile nuvola di polvere impregnata di magia.
Si sentì bloccata, come in una specie di limbo dove non aveva potere sul suo corpo. Si sentiva stanca ed assonnata, eppure la paura per la vita e l'incolumità delle sue sorelle le attanagliava il cuore. Era davvero stato così facile, farsi ingannare da un demone? Cosa ne sarebbe stato di loro?

«Tornerete a casa.» L’uomo parlò con fermezza e voce chiare e lenta «Andrete tutte a letto. Quando vi sveglierete, domani, non vi ricorderete di essere state al lago, né di aver scoperto il demone.» Prue notò con la coda dell’occhio che lui stava fissando le sue sorelle più piccole con un sorriso afflitto, eppure, più si sforzava di trattenere i ricordi, più quelli le sfuggivano. Probabilmente era stata colpa di quella strana polvere che aveva soffiato addosso a loro. «Non vi ricorderete nemmeno di aver incontrato me.» Sospirò «Non lascerò che accada nulla di male a nessuna di loro, Patty.»

 

 

Note:

  • Nel telefilm, Penny Halliwell non è coinvolta in nessun modo con la Scuola di Magia (essa infatti viene introdotta nella sesta stagione). Data la sua abilità con le pozioni (e con l'arte culinaria), ben note ed elogiate durante le sue apparizioni nel telefilm, qui ho pensato di assegnarle il ruolo di insegnante.
  • Il demone che compare in questo capitolo è Il demone dell'Acqua, già citato all'interno della storia. Tra le pagine del libro, in prossimità del demone che l'ha uccisa, è presente la fotografia di Patty.

 

Easter Egg:

- Le frasi finali dell'uomo chiaro di chi si tratta, ma manterrò questo grande segreto di Pulcinella) sono ispirate a quelle del telefilm; S02E08 "P3 H2O":
"Now, you're gonna go home, and you're gonna go directly to bed. And when you wake up tomorrow, you will not remember coming to the lake or discovering the demon or meeting me. Can't let it happen again.

   
 
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