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Autore: Liris    02/11/2018    1 recensioni
Quando il debito dell'Italia aveva raggiunto il punto critico, più di una nazione aveva pregustato l'imminente banchetto di una terra messa alle strette, ma pur sempre ambita da sempre da tutti, stracolma di fiorenti interessi nella sua sciagura.
Germania ci era andato giù pesante, nell'affermare che se i soldi non avessero iniziato a girare, lui se ne sarebbe lavato le mani e avrebbe appoggiato l'Europa nell'espulsione della penisola e del suo dissanguamento.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Russia/Ivan Braginski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Felì



















I'll be the one, if you want me to
Anywhere, I would've followed you


La neve pareva una costanza implacabile in quei territori così spogli di un raggio caldo di sole. Nella sua mente pareva affacciarsi il doloroso ricordo di cenere della stessa consistenza, scivolare con imprecisa lentezza da un cielo plumbeo e scuro.
Un immagine sovrapposta terribile di morte preannunciata.
Strinse meglio il calcio della pistola, avvertendone il peso e la calibratura perfetta, mentre sotto tiro aveva quel sorriso pacifico e inquietante.

Non poteva sentirlo poiché vi era una considerevole distanza fra loro, ma bastava vedere quel corpicino tremante dietro a biondo cinereo, per capire che l'italiano avesse una paura del demonio e stesse versando lacrime con muto riserbo.
- Italia non piangere. Finirà tutto in fretta. Non è vero Russia? - Le parole rimbalzarono sulla distesa innevata della piazza deserta, scontrandosi nell'impassibile indifferenza di Ivan Braginski.
- Tu dici, America? Sei ancora convinto di essere l'eroe di questa storia? -  Pungente vipera che sondava con disinvoltura il "campo di battaglia" prescelto. Accanto a se l'italiano non fiatò, racchiudendosi come un riccio sulla difensiva, coperto fino al naso da pesante stoffa che proteggeva l'epidermide dal freddo delle terre di Ivan.
La Piazza Rossa di Mosca era uno spettacolo, per quella pantomima tragicomica.

America appariva così serio, nella sua uniforme militare: come un bravo soldatino in tiro per la cerimonia d'investitura di gradi.
- Si esatto. Lo dico io e lo ribadisco. Avanti. - Fece un cenno con l'arma, in direzione di Feliciano, ordinando silenziosamente al russo di lasciarlo libero della sua cupa presenza invasiva.

Quando il debito dell'Italia aveva raggiunto il punto critico, più di una nazione aveva pregustato l'imminente banchetto di una terra messa alle strette, ma pur sempre ambita da sempre da tutti, stracolma di fiorenti interessi nella sua sciagura.
Germania ci era andato giù pesante, nell'affermare che se i soldi non avessero iniziato a girare, lui se ne sarebbe lavato le mani e avrebbe appoggiato l'Europa nell'espulsione della penisola e del suo dissanguamento.
Da quando aveva perso la guerra, nel '45, Ludwig  pareva essersi posto su un piano differente con l'ex alleato, che più volte aveva dato prova di poca fiducia durante tutti i conflitti, voltandogli nelle battute finali le spalle
A sua differenza, Alfred, dopo la liberazione dell'Italia cercava da sempre un'appoggio solido d'amicizia con Feliciano e non aveva mai dimostrato in quegli anni altro che volere il suo bene.

Di contorno, le altre nazioni semplicemente tacevano, sia per disinteresse che per quieto vivere. Si era già sfiorata una terza guerra con le azioni sconsiderate del capo di Corea: l'ultima cosa che il resto del mondo volesse era ricadere negli sbagli precedenti, venendo travolto in un nuovo conflitto deleterio.
Così Italia se l'era vista da solo: anno dopo anno aveva cercato come paese di tenersi a galla in un gioco crudele fatto di tasse e debiti imprecisati, diventando la nuova preda nel mirino europeo: una scelta sbagliata di decisioni l'aveva infine constretto nella morsa di Russia.

Questo si era preso il diritto sull'intera penisola italica, lasciando Sardegna e Sicilia ad Antonio (che di tutta la storia ne era all'oscuro, ritrovandosi un pacchetto consegnato), e quindi la patria potestà di Romano.
Ivan sguinzagliò Prussia sulle ex terre di Feliciano, dandogli la completa autorità su queste per depredarle a suo piacimento nel nome dell'Unione Sovietica.
Ignaro, il nipote di Roma Antica, si era ritrovato ad una convivenza forzata con il russo, lontano dal bacio del sole, in quelle lande sperdute. Fino a che Alfred non lo era venuto a sapere.

 
And I am feeling so small
It was over my head
I know nothing at all



Tolse del tutto la sicura, America, tenendo sotto tiro Russia mentre il freddo parve intensificarsi.
- Avanti, lascia che venga via con me e la cosa trova fine oggi stesso. -
- Pare che tu stia ponendo la possibilità di una guerra. Mi stai deliberatamente minacciando. - Rispose a sua volta Ivan, afferrando il braccio della nazione più debole in quel frangente, che di primo impatto si fece ancora più piccolo.

Distese i muscoli del collo, Alfred, ingoiando un'eccessiva quantità di saliva, mantenendo comunque un'esemplare sangue freddo ed autocontrollo.
- Prima dammi ciò che mi appartiene. - Proseguì quindi la controparte, rilasciando un sospiro quasi di tacito assenso, osservando con naturalezza un punto preciso alle spalle dell'americano, dove tre uomini attendevano che quest'ultimo desse l'ordine.
Un quarto taceva fra di loro, albino e dall'atteggiamento sfrontato, con le mani immobilizzate da delle manette sottili. Lo sguardo di sangue pareva ribollire di pregustante attesa.
America fece un cenno del capo e Gilbert fu libero di avanzare tronfio, non più recluso, affondando con gli stivali in pelle nera sul manto nevoso formatosi dalla copiosa nevicata precedente, ora resa solo una pigra precipitazione.

Camminò con disinvoltura, quasi come se in quel frangente fossero loro i vincitori, paesi così simili nella loro ferocia, arrivando a porsi di fianco ad Ivan, massaggiandosi i polsi doloranti.
- Mantieni la parola, Braginski. - Dichiarò Alfred, abbassando di poco la canna della pistola, tendendo la mano verso Italia.
Ivan non fiatò, e per un paio di minuti si creò un pesante silenzio fra le parti, prima che la mano che stringeva il braccio di Feliciano perdesse il suo interesse, sospingendolo ad avanzare verso il suo salvatore.
- Sciò. Zampetta via, coniglietto. - Ordinò senza far sparire quel fermo sorrisetto, mezzo celato dalla pesante sciarpa candida.

Italia del Nord ebbe un momento di confusione, prima di pregare il corpo di muoversi, lasciandosi alle spalle la prigionia per dirigersi verso la libertà, impersonificata da America.
Pareva quasi strano rivedere in quella successione di gesti una tale ripetitività: anche in passato Alfred aveva ricoperto un ruolo simile, una mano tesa con sicurezza verso i passi della gente accecata dal sole, dopo tanta oscurità e morte.
Un sorriso e un abbraccio pieno di calore, parole di conforto sulla fine della guerra, sulla cessazione del patimento.

Agoniò quella stretta, Feliciano, incespicando con gli stivaletti sulla neve fresca, azzardando un sorriso fra le lacrime verso quello che, a tutti gli effetti, era l'eroe della situazione.

Il biondo prese un lungo respiro di sollievo, abbassando l'arma per conferire al braccio destro una parità con il busto immobile, vedendo avanzare verso di lui l'italiano incolume.
Quando mancarono una manciata di passi, forse poco più di un metro, al più piccolo mancò il fiato.

Ebbe come un sussulto e le gambe presero a tremare, incapaci di sostenere a dovere il peso del corpo.
Alfred comprese subito che qualcosa non stesse andando nel verso giusto e i suoi dubbi furono dissipati quando Italia incespicò e si protese in avanti, quasi preparandosi a parare il corpo dalla caduta.
Mantenne a stento l'equilibrio, per fare ancora qualche passo mentre la neve sotto di lui si macchiò di sangue, decorando il cammino in modo atroce.
- I..Italia! - Lo richiamò America, muovendosi veloce nella sua direzione, come risvegliatosi solo in quel momento dallo sconcerto che aveva immobilizzato l'intero corpo.

 
And I will stumble and fall
I'm still learning to love
Just starting to crawl


Lo prese tra le braccia prima che questo scivolasse in avanti, trovando quindi impatto contro il suo petto e non sulla neve, stringendolo a se.
L'accompagnò con delicatezza verso il basso, cercando il viso stravolto da un sordo dolore, al quale non seppe darsi spiegazione.
- Felì! Felì, va tutto bene. - Cercò di rassicurarlo, sentendo le mani della nazione artigliare le sue braccia, lasciandosi nuovamente andare ad un pianto silenzioso.
L'adagiò alla ben in meglio contro di se, tenendo il ginocchio destro affondato nella neve mentre l'altra gamba faceva da sostegno ad entrambi.
- Alfred...al...Alfred..-
- Non parlare, va bene? Andrà tutto bene - Lo sentì dalla sua stessa voce dal timbro tremante che pareva una pessima bugia nel frangente, vendendo i grandi occhi di Feliciano colmi di nuove lacrime.
Bugiardo investito dalla consapevolezza di guardare l'implacabile morte all'opera.

Alzò lo sguardo verso l'impassibile sorriso di Russia.
Aveva giocato sporco, dichiarando nullo quel negoziato, per vanità e possesso: se non poteva tenersi l'Italia allora l'avrebbe ridotta in fumo.
Almeno quella del Nord.

Nell'esatto momento in cui aveva liberato Feliciano, i suoi bombardieri avevano eseguito gli ordini, sganciando un prototipo di atomica. Un raggio minore d'azione, ma abbastanza per ledere ferocemente una nazione già all'osso.

America lo capì in quel ghigno enigmatico e dal terrore dipinto sul viso di Feliciano.
Lo strinse a se disperatamente, puntando nuovamente l'arma contro Ivan. Esplose tre colpi e vide la Russia vacillare sorpresa, mentre tale dolore lo ghermì in punti strategici.
Barcollò all'indietro e fu Gilbert ad afferrarlo, mentre il maggiore comprendeva la controffensiva di Alfred..
San Pietroburgo, Sebastopoli e metà Mosca ricevettero quegli stessi colpi dall'areonautica americana.

In un attimo avevano decretato le sorti future del mondo.
 
I'm sorry that I couldn't get to you
Anywhere, I would've followed you

 
La neve scivolò con una lentezza disarmante, baciando con delicatezza la pelle diafana del più piccolo, racchiuso nell'abbraccio di una nazione giovane ma grande. Davvero immensa.
Il fiato usciva a condensa dalle labbra tremanti e il biondo tremò nel vederlo così indifeso, sentendosi così inutile nelle stesse lacrime che stava versando, in minuti interminabili d'agonia.
- Felì...Mi dispiace...Avrei dovuto fare di più. Sono uno stupido. Stupido! - Affermò in un rantolo, dondolando Italia con delicato affetto, dimentico del resto dei presenti.
Che andassero al diavolo, che bruciasse l'intera Piazza Rossa, Mosca già ne era largamente colpita, anche se non in modo vitale.
- Al, non lasciarmi, per favore. Ho paura, pa...paura di rimanere solo. - Riuscì a trovare la forza di parlare Feliciano, sentendosi morire ogni minuto un pezzetto di più.

E versava lacrime amare per la sua terra, per le persone senza più alito di vita. I campi sconfinati resi sterili e le belle città completamente maceria.
Almeno suo fratello stava bene, magra consolazione.
Una serie di colpi di tosse, l'arrancare nel trovare la mano dell'americano, che strinse con apprensione.
- Sei il mio eroe, vé? Lo sei sempre stato. -
- Non ti sto salvando ora, Felì. Dio, dammi la forza, non posso salvarti! -
 
 
You're the one that I love
And I'm saying goodbye


 
- Sei qui. Mi tieni la mano....mi tieni...fra le braccia. E' così caldo e rassicurante. - Sospirò l'italiano, chiudendo gli occhi, celando lo sguardo colmo di paura e allo stesso tempo comprensione della fine.
- Felì...-
- Sei il mio eroe, Al. Sei caldo come il sole. Sorridi sempre per me...Sorridi. - Sussurrò quasi senza fiato l'Italia, aggrappandosi a quella mano, spaventato di poterla sentirla scivolare via, mentre l'altra andò a scacciare via le lacrime copiose che solcavano le guance dell'americano.
Cercò nella cecità di sondare con i polpastrelli le labbra di lui, sentendole aprirsi in un faticoso sorriso. Contagioso per lo stesso Feliciano, che ne seguì, nell'ultimo battito di cuore, il riflesso.
Alfred cacciò un gemito acuto, feroce quella dimostrazione di dolore nella comprensione della morte, avvertendo il peso di quel corpo farsi insistente, senza più un'anima a renderlo vivo.

 
Say something, I'm giving up on you
Say something...
 
 















Note d'Autrice

Bonsoir, mes amis!
Da un paio di giorni corre nella mia mente l'idea di questa oneshot e alla fine sono riuscita a trovare un po' di tempo per me per riportarla direttamente sul pc (dal cartaceo dove l'avevo trascritta).
Volevo dire tanto ma allo stesso tempo poco e questo è ciò che è venuto fuori. Una delle coppie più strane ma, a mio parere canon (visto come l'America cerca in tutte le maniere di ronzare intorno ad Italia, nella vita di tutti i giorni)
L'avevo detto che l'ispirazione su questo fandom mi avrebbe trascinato in lidi molto brutti....andrà sempre peggio, sigh.

See you ~

Canzone: Say Something - A Great Big World & Christina Aguilera

I'll be the one, if you want me to
Anywhere, I would've followed you


Sarò l'unico per te, se tu mi vorraì
Ovunque, ti avrei seguito

And I am feeling so small
It was over my head
I know nothing at all


E mi sento così piccolo
È tutto fuori dalla mia portata
non so assolutamente niente

And I will stumble and fall
I'm still learning to love
Just starting to crawl


E inciamperò, e cadrò
Sto ancora imparando ad amare
Sto solo iniziando a strisciare

I'm sorry that I couldn't get to you
Anywhere, I would've followed you


Mi dispiace non essere riuscito ad arrivare da te
Ovunque, ti avrei seguito

You're the one that I love
And I'm saying goodbye


Tu sei la persona che amo
Sto dicendoti addio

Say something, I'm giving up on you
Say something...


Dì qualcosa, sto rinunciando té
Dì qualcosa...
   
 
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