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Autore: Mad dy ness Zalk909192    14/07/2009    3 recensioni
Da una frase di Hidan del manga:
IL DIO JASHIN TI PUNIRA' DI CERTO! IL SUO SEVERO GIUDIZIO RICADRÀ' SU DI TE!
Questo è l'incipit, credo che degenerà diventando una ... banalità, per essere eleganti.
Si tratta di Jashin, di Hidan e di un nuovo personaggio che forse vi piacerà.
...o per lo meno non dovrebbe diventare un GaryStu! XD
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hidan, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Era notte. E non sapeva assolutamente il perché si fosse intrufolato senza alcun motivo nel bosco ipercustodito dei Nara.
Qualcosa lo chiamava.
Non sapeva cosa fosse, ma c'era qualcosa, lo sentiva, che chiedeva aiuto.
Vendetta. Libertà.
Un richiamo che non aveva potuto ignorare.
Sapeva che Jashin lo voleva. E lui non era nessuno per rifiutare un ordine di Dio.
Si inoltrò nel bosco, raggiungendo una piccola radura.
Qualcosa gli diceva di essere appena giunto al luogo in cui avrebbe dovuto fare qualcosa.
Anche se quel "qualcosa" non era ancora chiaro.
Saltò a terra dall' albero su cui si era rannicchiato, per controllare la presenza di sorveglianti.
I capelli lunghi, stretti in lacci rossi, si appoggiarono alla sua schiena con delicatezza, mentre la luna definiva il suo profilo, perfetto, e rischiarava la sua pelle chiarissima.
Aveva pochi mesi quando era stato trovato alle porte di Konoha, con accanto strane pergamene scritte in ideogrammi che nessuno, al villaggio, aveva saputo decifrare.
Gli avevano dato il nome di Taka e l'avevano affidato al clan degli Yamanaka, divenendo così il figliastro di Ino Yamanaka e di Sai Nanimonai.
All'età di dodici anni gli era stato rivelato il suo passato, taciuto per tutto quel tempo e gli erano state donate le pergamene che gli avevano trovato accanto.
Niente di sconvolgente. Sai l'aveva iniziato ad essere un ottimo osservatore e aveva capito da tempo che i suoi capelli argento e i suoi occhi porpora non potevano derivare da un legame di sangue con uno dei due. Anche se i capelli della madre adottiva avrebbero potuto trarre in inganno.
Aveva passato però molto tempo a fissare quelle pergamene.
Aveva anche lui provato a decifrarle, ma senza risultati.
Questo per mesi.
Poi, una sera riuscì a leggerle. A capirle.
Scoprì di essere figlio di due sacerdoti del grande Dio Jashin, Dio Immortale, Dio della Distruzione Assoluta.
Scoprì che Jashin era un Dio malvagio, "Dio Cattivo", citando il suo stesso nome.
Scoprì che i suoi genitori avevano rinunciato alla loro vita per renderlo immortale. Si erano sacrificati per far sì che "il disegno di Jashin" andasse a buon fine.
Scoprì che il rotolo serviva per l'evocazione di un arma "speciale", che gli sarebbe servita per le sue tecniche e un altro oggetto dall'utilizzo ignoto.
Scoprì che le sue tecniche future, che non aveva ancora sperimentato e tantomeno saputo immaginare, riguardavano dolore, sangue e morte.

Scoprì che tutto quello che aveva letto non riusciva a sconvolgerlo.

Il sangue e il dolore erano cose che non aveva mai temuto, nemmeno da bambino.
I tagli che si infliggeva per il gusto del divertimento, l'insofferenza che lo prendeva quando veniva colpito in battaglia che da un lato lo caricava a restituire il torto.
Tutto quadrava.
D'improvviso si sentì capito.
Completo.
Libero.
Felice.
Era una sensazione bellissima.
Era venuto a conoscenza di qualcosa che gli avrebbe cambiato la vita, lo sapeva, lo sentiva.
Non gli importava che quel "Dio Cattivo" gli avesse strappato i genitori e gli avesse donato una vita di morte.
Non gli importava il suo futuro, di quanto e come potesse cambiare in seguito a quella..."interessante" lettura.
Era solo ebbro di gioia.
Non era solo, non lo sarebbe mai stato.
Jashin era con lui.
Aveva conosciuto la Verità e ora avrebbe solo aspettato gli ordini che ancora non gli erano stati affidati.

Passò tutta la notte rileggendo quelle pergamene e l'indomani, si presentò per la sua missione con uno spirito diverso.



I suoi occhi purpurei brillarono nell'oscurità, per poi indugiare su un innaturale avvallamento del terreno di forma perfettamente circolare. Era da lì che proveniva la "Voce". Era lì che avrebbe trovato le risposte che mancavano nella lettera dei Sacerdoti.
Mentre si inginocchiava a terra, pensò che quelle lettere mancavano di molti particolari.
L'arma, ad esempio.
Fremeva dalla voglia di capire e scoprire di cosa si trattasse ma non sapeva come evocarla...e anche se spiegavano a grandi linee in concetto della tecnica, la Condanna, come veniva chiamata, non sapeva come usarla. Non c'erano indicazioni di sorta.
Voleva uccidere. Voleva seguire i comandamenti di Jashin.
Anche se questo avrebbe comportato l'esilio, in tutta probabilità e anche se non era un opzione allettante, andava bene se per seguire le sue nuove leggi.
Si accorse che attorno al cerchio, vi erano alcune cartabombe, alcune probabilmente vecchie di anni, altre nuove che vi si sovrapponevano.
Strano, per un semplice tumulo, una difesa così ben organizzata.
Disinnescò le prime, tolse i sigilli evitando di far esplodere tutto e una volta libero, prese un kunai e iniziò a scavare.
Era qualcosa di lento, ma non poteva rischiare.
Nel caso lo "zio" Cerbiatto lo avesse beccato, non immaginava il casino che ne sarebbe derivato.
Già per arrivare fin lì, fosse stato un ragazzo normale, sarebbe morto almeno quattro volte e non sapeva come le pergamene intendessero la parola "immortale".
E la furia di Shikamaru Nara era qualcosa che non voleva sperimentare. Assolutamente.
Lo aveva sempre guardato con diffidenza, da quando aveva memoria. E non aveva idea del motivo.
Scosse la testa, continuando a scavare.
"Concentrazione", si raccomandò mentalmente.
Passarono minuti,poi ore e la luna iniziava a calare verso la linea dell'orizzonte.
Il primissimo raggio raggiunse la fronte di Taka, che aveva iniziato a scalfire la linea degli otto metri di profondità.
Era profonda.
Molto.
Annaspò alla ricerca di ossigeno, cadendo all'indietro.
Era stanco.
Ma non poteva fermarsi.
Si rialzò con rinnovato vigore, ricordando che era sicuramente nel progetto di Jashin questo compito, la voce gli sussurrava di non smettere, che era quasi giunto alla fine...e riprese a scavare.
Passarono pochi minuti, affondò il kunai di pochi centimetri prima di arrestarsi all'improvviso.
Una mano.
Da sotto tutta quella terra, una mano si muoveva frenetica, alla ricerca, forse, di quella terra che gli era venuta a mancare.
La Voce urlò di gioia, nella sua testa.
Sbrigati! -diceva- Liberami!
Si affrettò, dovevano essere le sei, tra poco il villaggio si sarebbe messo in moto.
La Voce aveva ragione.
Doveva sbrigarsi.
Scavò, frenetico, per pochi altri minuti finché, all'improvviso, non ci fu più bisogno di affrettarsi.
Il braccio che aveva liberato si puntellò sul terreno vicino a lui e lentamente, portò alla luce il resto del corpo.
La terra, le pietre, lo graffiarono impietose mentre la figura si issava pesantemente alla luce.
Rantolò quando i polmoni gli si riempirono d'aria, tossì, si lamentò e Taka era quasi sicuro che stesse sussurrando insulti volgari a tutto spiano.
Un po' spaventato, si allontanò guardandolo stranito.
Era un uomo normale.
Come tanti.
Se non fosse stato per i capelli, il colore degli occhi e la stessa pelle.
Erano identici ai suoi.
Incrociò lo sguardo con l'uomo che respirava affannosamente, affamato di ossigeno.
Rimasero ad osservarsi per alcuni attimi.
Nonostante i graffi, i lividi e il sangue rappreso sul viso dell'uomo, i suoi occhi purpurei erano decisi. Fermi. E lo stavano apertamente sfidando.
Abbassò lo sguardo, nervoso.
Taka non aveva mai visto occhi così. Ne aveva paura.
L'uomo continuò a respirare affannoso, e Taka era certo lo stesse ancora sfidando con lo sguardo.
O forse solo studiando, non poteva saperlo.
Sentì il sole colpire la roccia pochi metri sopra di loro.
Dovevano muoversi se non voleva che lo zio si infuriasse.
Perché di sicuro aveva fatto qualcosa di altamente illegale, dissotterrando quell'uomo.
Era qualcosa di matematicamente certo ed inevitabilmente sbagliato. "Merda", pensò.
"O la va o la spacca".
-Dobbiamo muoverci. Potrebbero arrivare dei ninja e trovarci. Dobbiamo scappare.-
Azzardò un altra occhiata in direzione del "riesumato" e lo vide annuire lentamente, mentre cercava di alzarsi in piedi, vacillando sulla sue gambe, come se non le muovesse da... oh, bhe, era ovvio che non camminasse da anni.
Lo vide vacillare e si avvicinò per sorreggerlo.
Appena in tempo.
Il contatto con lui gli costò un occhiata di sdegno, che con grande forza di volontà ignorò la muta minaccia di morte e continuò ad aiutarlo.
Sapeva che ne aveva bisogno e non gli fregava niente se si fosse incazzato o lo stesse ferendo nell'orgoglio.
Lo fece anche perché era improvvisamente fiducioso della sua totale immortalità.
Perché lui era immortale e anche se avesse tentato di ucciderlo sarebbe sopravvissuto, giusto?
Risalirono la buca e una volta arrivati all'imboccatura, si affrettò ad allontanarlo da essa per poi chiudere la "tomba" con i detriti rimasti e risigillandola alla bell'e meglio.
"Bene. Il più è fatto".
Ritornò dal suo nuovo amico e in un tono concitato;
-Devi...dobbiamo muoverci. E di brutto. Sono sicuro che lo Zio passi ogni giorno in questa foresta per controllare qualcosa...probabile che controlli te...e se ci trova non siamo assolutamente in grado di combatterlo.-
Nessuna risposta.
Ancora quello sguardo.
Poi, si mosse.
Si alzò in piedi lento, circospetto.
Taka lo fissò timoroso.
Per la prima volta si sentì osservato davvero, quasi preso in considerazione.
Provava una qualche forma di paura e rispetto incondizionati verso di lui.
-Guidami-
Fu l'unica parola che pronunciò, rantolando, quasi, con voce gracchiante.
Taka scattò in piedi e lo fece uscire dalla foresta facilmente.
I controlli e le trappole le aveva già tolte all'andata e non c'erano più rallentamenti, grazie a Jashin.
Alcuni negozi erano in movimento.
"Merda"
Probabile che non sarebbero riusciti a non incontrare nessuno.
"Cazzo"
Aumentò l'andatura, seguito un po' a balzelloni dal suo compagno di sventura.
Svoltò in un vicolo e vi tirò dentro anche l'altro.
"Calmati"
Doveva solo riflettere.
La cosa importante era essere entrati dal portale.
E c'erano.
Ora dove diamine andavano?
Casa sua era fuori discussione, a quell'orario, sua madre andava al negozio ed era impossibile entrare senza passarle davanti.
Intanto suo padre si dirigeva a dipingere alla cime delle teste dei vecchi Kage e sarebbe tornato per le sette e mezzo a svegliarlo, come al solito.
Poi si illuminò.
La serra della nonna. In disuso da anni.
Perfetto.
Nessuno vi entrava mai, perchè durante un innesto, la vecchia Yamanaka aveva sbagliato bocciolo e ora era infestata da piante velenose.
Per un Immortale era perfetta.
Se era un immortale. Ma dopo averlo visto uscire dal terreno ne era ormai abbastanza convinto da tentare.
Guardò l'uomo mordendosi il labbro inferiore e cercando di ricordare la strada più breve.
Lo afferrò per un polso e lo condusse quasi correndo in un altro vicolo, per una salita tra due filoni di case, poi svoltarono in una stradina in discesa e in seguito attraversarono di corsa una delle principali vie di Konoha.
Sperando che nessuno si fosse affacciato alle finestre proprio mentre passavano, si coprì per un attimo gli occhi, pregando non solo Jashin ma tutti gli dei, Volontà Ardente compresa, che avessero smesso di pattugliare quella zona.
Preghiera esaudita.
Corse con le ultime forze trascinandosi dietro il tizio, che per lo meno non si lamentava.
Arrivati alla serra, scardinò la porta e la risistemò frettolosamente appena entrati.
Se nessuno li aveva visti era davvero ma davvero un miracolo.
Sentì il suo compare afflosciarsi per terra alle sue spalle.
-Cazzo. Fottuto pezzo di merda di un ateo. E' troppo tempo che sono chiuso in quella merda di buca e ci ho messo troppo tempo per ricompormi. Ah, cazzo...-
Taka si sforzò di non ridacchiare.
Se sua madre l'avesse sentito non sarebbe sopravvissuto nemmeno con l'immortalità che possedeva.
Si girò e si sedette per terra, appoggiando le spalle a un tavolo della serra.
L'uomo smise di lamentarsi e lo osservò di nuovo.
Era stato liberato da un ragazzino?
Lo guardò realmente per la seconda volta.
Capelli e occhi c'erano.
-Sei un eletto di Jashin?-
Il cuore di Taka perse un battito.
Jashin.
Era la prima volta che sentiva pronunciare quel nome da labbra che non fossero le sue.
Allora era vero che Jashin aveva un Disegno per lui.
Ma lui era...un eletto?
Lui era immortale perchè i suoi genitori biologici si erano sacrificati per lui. Questo voleva dire essere degli "eletti"?
-Non so cosa intendi, ma credo in Jashin, e se per "eletto" intendi immortale, lo sono.-
-Sei già stato iniziato alle arti?-
Botta e risposta senza spiegazioni.
Bell'interrogatorio che gli stava facendo.
Arrossì lievemente.
-No-
Si rese conto che di essere ignaro di tutto. O quasi.
Sospirò passandosi una mano fra i capelli disordinati.
Un marmocchio in piena regola.
Ci capiva poco.
-Allora, di grazia, posso sapere come cazzo fai a credere e quindi a conoscere il sacro Jashin?-
A Taka si mozzò il respiro di nuovo.
E gli raccontò.
Tutto.
Gli disse delle sue origini e delle pergamene criptate, del Disegno che Jashin doveva avere in serbo per lui, dell'arma che avrebbe dovuto usare per le sue nuove tecniche, ora che conosceva la verità.
"Un figlio-sacrificio... come lo ero io prima di completare la missione che Jashin mi aveva affidato. Questa non è una buona notizia."
Interruppe il fiume di parole che usciva ancora dalle labbra del ragazzo, aveva sentito abbastanza.
-Come ti chiami?-
-Taka Yamanaka- fu la risposta immediata-
-Yamanaka?- ma non era quella ragazzina che "era stata a guardare" mentre i suoi compagni uccidevano Kakuzu?
-Si. E' il cognome del casato di mia madre..mio nonno desiderava più di ogni altra cosa una discendenza maschile e...-
-Non me ne frega, ascolta...è ancora viva? Nel senso, non è ancora morta di vecchiaia?-
Spiazzato.
-Si...-
-Allora non deve essere passato il tempo che credevo...in ogni caso, tu chiamami Hidan ed evita quelle merde di desinenze. Devo riprendermi, ho ancora qualche articolazione slegata. E la tua fottuta corsa non deve aver aiutato il processo di ricomposizione, MERDA...-
Taka esitò.
-Hai bisogno di...qualcosa?-
Hidan lo fulminò con gli occhi;
-Ho bisogno che un marmocchio di mia conoscenza si levi dalle palle per qualche giorno. E che mi porti allo scadere del terzo le pergamene. Così è ok?-
Il ragazzo abbassò lo sguardo, mortificato e senza dire una parola si avvicinò alla porta della serra.
-Ma se ogni tanto mi vuoi portare un po' di cibo non sarebbe male. Sono anni che mangio vermi, terra e radici. Ma non modificare la tua fottuta routine,se ne hai una. Sono un mukenin S, a meno che non mi abbiano levato dalle liste di ricercati. Se ti scoprono sarai costretto a venire con me per scampare alle furie dei tuoi superiori. E non ho intenzione di portarmi dietro un piccolo sgorbio come te, intesi?-
Taka lo guardò.
Se lo aspettava ma sentirselo dire... l'avevano sempre educato a pensare al bene del villaggio e un mukenin...era un traditore...e tradire era...male?
Forse avrebbe fatto meglio a chiamare qualcuno.
O forse no.
D'altronde in quel villaggio nessuno sapeva di Jashin, il Dio in cui credeva..ed era sicuro che lo fosse diventato solo per seguire le regole di Jashin.
-Sì...intesi.-
Si limitò a dire, per poi chiudersi furtivamente la porta semi-distrutta della serra alle spalle.

Corse come un pazzo per arrivare a casa prima che IL casino scoppiasse.
Perchè di sicuro liberare un Mukenin senza nemmeno ricollocare i sigilli al loro posto originario gli sarebbe valso le stesse conseguenze dell'urlare a un gruppo di estremisti anarchici: "Kage comanda, popolo esegue".
Soprattutto se a controllare il luogo era il più intelligente ninja delle terre conosciute. E non era un eufemismo.
Riuscì a entrare in casa passando dalla finestra del retro e ad arrivare fin nella sua camera senza farsi beccare da qualsiasi persona potesse celarsi negli angoli di casa sua.
Si cambiò in fretta e si mise sotto le coperte.
Erano le 7.25.
Si stiracchiò.
Era stanco, quella notte non aveva dormito..
Bhe, almeno non avrebbe dovuto fingere di non volersi alzare quando sarebbe arrivato suo padre.
Ripensò a quella che gli era capitato.
Era tutto confuso, frettoloso e straordinariamente assurdo.
Già un uomo che esce dalla propria fossa non era il massimo della normalità, se poi quello appena uscito si presenta dicendo di essere un mukenin di livello S, che è anni che si ciba di larve e terriccio e che la prima cosa che dice è chiedere se anche lui era l'eletto di una divinità sanguinaria e distruttiva..bhe...vabbè, forse era meglio non pensarci.
Sentì la porta aprirsi lentamente e chiuse gli occhi.
Rabbrividì impercettibilmente.
Nascondere qualcosa a suo padre era quasi impossibile.
Ma si sarebbe impegnato, in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a nascondere l'esistenza di Hidan al di fuori della buca in cui qualcuno l'aveva confinato..
Il problema, ora, era prelevare scorte di cibo dalla dispensa senza destare sospetti.











   
 
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