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Autore: Ghen    02/11/2018    1 recensioni
Era la notte di Halloween e Julia aveva deciso di restare a casa per prendersi solo un attimo per lei. Qualcuno la viene però a cercare...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Julia Wicker, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un momento solo 


La Notte degli Spettri: Halloween non le faceva più lo stesso effetto da quando scoprì la magia e il mondo per ciò che era davvero. Non avrebbe mai più guardato zombie, vampiri, mummie e fantasmi con gli stessi occhi innocenti di prima. Prima di scoprire di avere l'abilità di usare la magia, di essere stata invitata al test di ingresso di una scuola di magia e averlo fallito, di essere diventata una strega e aver praticato magia pericolosa, prima di perdere un amico e averlo ritrovato mai troppo tardi, prima di scoprire che il magico mondo di Fillory non era solo il parto della mente di uno scrittore folle, prima di essere… oh, essere stata stuprata da un Trickster. E prima di aver stretto un patto con un pericoloso fetente assassino per uccidere quel Trickster, magari, e prima di aver perso un'amica, forse, per aver sopravvalutato, o sottovalutato che fosse, quel patto. E averla persa per sempre. Per quanto potesse essere considerata amica, si intende…
Era stanca; sopraffatta dagli eventi che non era riuscita a gestire anche se per tanto ci aveva provato, sentiva che era arrivato il momento di prendersi semplicemente una pausa. Perfino Kady, dopotutto ciò che avevano passato insieme, aveva deciso di allontanarsi da lei per tornare tra le braccia sicure di Penny.
Aveva bisogno di un momento. Solo un momento per pensare, per riposare; un momento solo per stendersi e accumulare la forza che le serviva per andare avanti, considerando anche le ultime novità. Per questa ragione, quando Q la invitò ad unirsi al suo gruppo di amici per festeggiare Halloween a Fillory, decise di rifiutare. Non era nemmeno certa che, considerando tutto, il gruppo di amici di Q la volesse con loro. Erano solo amici suoi, in fondo. E, qualcuno di loro, ancora la odiava.
Se ne stava lì, nel suo salottino al buio, a guardare dalla finestra la gente che festeggiava di sotto, per le strade. Era vestita nei modi più disparati e sorrise, contagiata dalla loro felicità. Aveva proprio bisogno di un attimo dedicato solo a lei. Però… Si voltò. Improvvisamente, sentì come una voce dire il suo nome. Normalmente avrebbe pensato che fosse solo la sua immaginazione, ma non era certa che esistesse più qualcosa che potesse restare solo nell'immaginazione di qualcuno.
«Julia…».
La sentì ancora, più chiara. Ed era sola in casa.
La luce di una lampada si accese e allora Julia si mise in piedi, allontanandosi dalla finestra. «Chi è là?». Si guardò intorno, pronta a difendersi se qualcosa fosse andato storto. «Vieni fuori».
«Julia…».
Udì la voce ancora e la lampada si spense. Si accese la luce della cucina, più avanti, poi si spense anche quella. Qualcuno stava cercando di giocarle un brutto scherzo? Udì una risata e deglutì, facendo due passi in avanti. «Non mi fai paura…». Probabilmente non era vero, ma avrebbe tanto voluto che fosse così. Le luci si accesero tutte insieme stavolta, si aprì il frigo, i pensili, gli sportelli dei mobiletti e, quando udì di nuovo quella risata, finalmente Julia capì con chi aveva a che fare. «Sei… un bambino? Una bambina?». Tutto si spense, gli sportelli si richiusero e non si udì più nulla, come prima che il bizzarro attacco fantasma iniziasse. «Dove ti nascondi? Andiamo… non ti faccio niente», abbozzò un sorriso. Scorse qualcosa muoversi dietro il bancone della cucina e allungò lo sguardo, notando un cucuzzolo di capelli castani. Una bimba si alzò e le sorrise, tornando improvvisamente ad abbassarsi. «Chi sei?». La porta di casa si aprì e la bambina schizzò fuori. «Aspetta!». Julia si affacciò alla porta e la piccola, dal fondo del corridoio, le fece un saluto.
Era strano, iniziò a pensare una volta uscita di casa per seguirla, ma aveva come l'impressione di conoscerla ed era impossibile. Per cominciare, non sembrava neppure una bambina umana seppure usasse la magia. E la usasse molto bene, per essere tanto piccola. Avrà avuto forse sette o otto anni; aveva lunghi capelli castani chiari, lisci, con una ciocca tenuta indietro con un nastrino e indossava un tenero abitino verde muschio. Quando la cercò per la strada piena di gente, la bambina misteriosa sembrava comparire e scomparire come voleva e saltava da un posto a un altro, girandosi come per assicurarsi che la stesse seguendo. E le faceva le linguacce, per giunta. Dove l'aveva già vista?
Julia la seguì fuori dalla strada, nel prato di un parco. Era certa di averla intravista laggiù, prima di scomparire nel nulla. «Dove sei andata?», gridò e strizzò gli occhi, cercando di scorgerla nel buio. Si avvicinò a una scultura al centro del parco e fu allora che udì dei singhiozzi. Non sembrava la bambina…
«Oh, no! Io non… non ci posso credere: Julia», quella ragazza le saltò al collo e la strinse con forza, continuando a singhiozzare ed emettendo piccoli versi disperati. «Oh mio Dio», si separò da lei e la fissò con gravosità nello sguardo, ritornando in sé.
«Marina? Cosa…?», la fissò con attenzione e poi si guardò attorno, ma lei la trascinò dietro la scultura, temendo che qualcuno le vedesse. «Sei proprio tu?».
«E chi ti aspettavi? Il Bianconiglio?», gracidò offesa, reggendosi le braccia per il freddo.
Aveva avuto i brividi quando l'aveva toccata, ci credeva che avesse freddo: era congelata. «Ti vedo ma… Come puoi essere tu? … sei morta».
«Grazie per avermelo fatto notare! Già che ci sei, ti prego, spreca il mio poco tempo qui con un'altra ovvietà», ingigantì gli occhi e Julia non poté fare a meno di sorridere: nonostante l'Aldilà, niente avrebbe cambiato il carattere di quella ragazza. «Devi aiutarmi, stronzetta: sono morta a causa del tuo amichetto psicopatico del cazzo, hai capito? Non puoi tirarti indietro», ingurgitò saliva e la guardò torva, «Non ho molto tempo: sono sgattaiolata qui seguendo le Ombre, c'è un gran fermento da quelle parti questa notte, le hanno fatte uscire per una gita».
«Le Ombre? Sono fuori, adesso?», prese un attimo per guardarsi indietro. Quella bambina…
«A quanto pare, la notte di Halloween è il loro lasciapassare, poi le riportano via e si accorgeranno che non ci sono! Quel posto è orribile, Julia, non puoi permettere che mi riportino lì».
Aveva i vestiti stracciati, il rossetto sbavato, era sporca di terra e i capelli sembravano per metà appiccicati da chissà quale sostanza non riconosceva. Di certo, dovevano aver punito Marina per come aveva trattato gli altri in vita. Seppure anche tra loro le cose si fossero messe male e l'aveva odiata, era stata anche l'unica di cui potersi fidare un giorno, quando ne aveva più bisogno. Quando non c'era nessun altro. L'aveva aiutata quando le aveva chiesto di farlo e le era stata vicina. Marina era quella che pensava solo a se stessa, sempre, eppure una parte di Julia era convinta che ci fosse stato, un punto da qualche parte, in cui si fosse resa conto di aver preso una strada sbagliata. Ma Marina era orgogliosa, questo lo sapeva, e per niente al mondo avrebbe permesso a ripensamenti di qualche genere di mettersi sulla sua strada. Julia era sicura che, tuttavia, se a causa di un destino avverso, Marina non sarebbe morta quella notte, avrebbe avuto il tempo di riscattarsi. C'era del buono in lei, ne era certa. Era lontano, forse, ma c'era. Erano simili: la sola cosa che la differenziava da lei, era aver trovato la forza di rialzarsi e ricominciare, invece di odiare il mondo.
Però… come avrebbe potuto aiutarla? Sforzò una risata e scrollò le spalle. «E come posso fare?».
Marina le si gettò contro, stringendole i polsi e, accidenti, quanto era fredda. «Trova un modo! Ti prego, ti scongiuro, non lasciare che mi portino via di nuovo e farò qualunque cosa, qualunque». La guardò negli occhi. «Non ho mai fatto in tempo a dirti una cosa, Julia: tu sei una strega eccezionale». Si morse un labbro e Julia spalancò gli occhi. «Non guardarmi con quella faccia, lo so, non sono solita fare complimenti. Ma, se vuoi saperlo, mi sono sempre pentita di averti lasciato andare, quando lavoravamo insieme», la lasciò e si tirò indietro, tenendosi la testa pesante. «Sei in gamba, non ti sei mai arresa ed ero… gelosa di te», sbuffò, «Allora pensavo che bandirti sarebbe stata la cosa migliore, perché mi avevi dimostrato di non potermi fidare di te, ma ti sei riscattata quando lo hai fatto; è che avevi preferito quel ragazzo a me, alla nostra missione… ma-».
«Q», aggiunse velocemente. «Non potevo lasciarlo in quelle condizioni».
«Già», scrollò le spalle, «Perché è questo che fai tu. Vai in soccorso di tutti, non li lasci indietro, ecco perché so che aiuterai me». La fissò e Julia strinse le labbra, alzando solo per un attimo gli occhi al cielo costellato di nuvole. «Oooh, ti odio, cazzo; sei stata la mia rovina, Julia Wicker!», per poco non gridò, stringendo i pugni.
«Dai, calmati, troveremo una soluzione», si avvicinò e le sfiorò le braccia ghiacciate.
«Non c'è proprio nulla per cui calmarsi», la guardò truce. «Ti odiavo e ti rivolevo con me. Ero gelosa perché eri tutto ciò che io non ero, ma ti volevo al mio fianco perché… Non lo so perché, e non so perché sto dicendo queste cose, forse sto uscendo di testa», ringhiò, stringendosi la fronte. «Quel posto mi entra nella testa ed è…», ansimò, «E non ho più una testa, perché tu e il tuo amico siete spariti lasciandomi da sola con il Trickster! Sai cosa? Non ho più nemmeno un'Ombra», digrignò i denti.
«Oddio… Ti hanno… portato via l'Ombra?». Sapeva cosa voleva dire stare senza Ombra: anche a lei era successo per un periodo e aveva iniziato a diventare un'altra persona. Le era mancata la parte di lei che la rendeva lei.
Marina alzò la maglia nera stracciata che indossava e le mostrò il suo ventre scavato da parte a parte. «È questo che fanno! Mi hanno portato via l'Ombra quei fetidi figli di puttana e non mi sento più la stessa. Mi hanno punita», disse triste, riabbassando la maglia. «Ero scappata e la cercavo quando ho visto che le stavano portando qui», trattenne il fiato. Se poteva dire di averlo.
Forse, pensò Julia, l'assenza dell'Ombra faceva un altro effetto sui morti: aveva reso lei più sicura di sé e quasi senza coscienza, apatica, mentre Marina sembrava dimostrare molta più umanità e fragilità di quanta lei pensava ne avesse. «Abbiamo delle ore, giusto?», si avvicinò e le toccò una spalla, «Forse insieme possiamo pensare a qualcosa».
Marina rialzò il viso amareggiato, tirando un labbro con i denti. «Insieme, sì», si convinse, annuendo e sospirando. «Se non ti avessi allontanata, allora… O se non fossi stata uccisa da quel bastardo, magari…», ringhiò, «le cose potevano andare in modo diverso, Julia. Per fortuna mi hai trovata, mi ero persa e giravo in tondo».
Come? Julia aggrottò la fronte, perplessa. «Ma non ti ho trovata io! Quella bambina, doveva essere un'Ombra, non me l'hai inviata tu?».
«Quale bambina? Di che cavolo parli?».
Julia si voltò alla sua ricerca e, senza che le due se ne fossero accorte, era comparso un uomo davanti a loro. «Marina…», deglutì e l'altra ragazza lo vide, ricominciando ad emettere un verso angosciato con la gola.
«No», gridò, «Non voglio tornare». Si attaccò a lei, prendendole le braccia con cieca disperazione.
In posizione perfettamente eretta e le mani dietro la schiena in attesa, l'uomo era venuto a prenderla, lo sapevano, e non c'era niente che Julia avrebbe potuto fare per impedirlo. Eppure, lui non guardava Marina, ma si limitava a fissare lei.
«Dammi un momento con lei, per favore. Un momento solo, okay?», gli chiese speranzosa e, inaspettatamente, lui annuì, alzando un dito indice.
«Avete un momento», sorrise e sparì.
Marina spalancò gli occhi gonfi di lacrime e la guardò, incredula. «Come… Come hai fatto? Cosa…?».
Ma Julia non aveva tempo per quello. «Stammi a sentire, tornerà tra poco e-».
«No! Non lasciare che mi porti via, scappiamo», strinse i denti, «Ti prego! Mi dispiace…», cominciò a piangere e lo sguardo di Julia si addolcì, «per come ti ho sempre trattato. Non meritavi quello che ti ho fatto passare».
«Non ci pensare, okay? Adesso devi starmi a sentire», ribadì, stringendole le braccia fredde e guardandola negli occhi. «Lui tornerà tra poco e dovrai andare per forza», ignorò i suoi lamenti e come cercasse di divincolarsi dalla sua presa. «Questo non lo so posso cambiare, però…», le alzò la maglia, osservandole lo squarcio, «forse posso fare un'altra cosa». Come se l'avesse sentita ricomparire, Julia si girò alle sue spalle e la bambina sorrise. Stava aspettando. «Sguardo arrogante, carattere difficile… Mi ricordava qualcuno: tu, Marina». Prese la bimba per mano e gliela presentò; la vide restare senza fiato, con occhi sgranati.
«La mia…».
«Ombra», terminò per lei.

Non sapeva ancora come avrebbe fatto, ma sapeva che ci sarebbe riuscita. A quel punto, doveva solo affidarsi a al suo istinto.
Avvicinò la bambina a Marina e le sollevò la maglia, toccandole ciò che restava del suo corpo mutilato. La sentì tremare per un brivido, ma Julia cercò di non distrarsi. Toccò la pancia e la piccola Ombra di Marina e così, all'improvviso, si generò un bagliore accecante dalle sue mani. Un bagliore caldo, tanto che fu capace di riscaldare le spettrali membra di Marina. Si sentì avvolgere, si sentì amata come non lo era mai stata. Quando riaprì gli occhi, la sua Ombra era sparita e il suo ventre era di nuovo intero. Sorrise di gioia, incredula che ci fosse riuscita.
«Me l'hai ridata! Mi hai ridato la mia Ombra».
Julia le sorrise di rimando ma scorse che l'uomo era già tornato, anche se non aveva osato disturbarle.
«Il nostro momento è finito», sibilò dispiaciuta. «Ma forse posso ancora fare qualcosa». Le toccò la fronte e Marina chiuse gli nuovo gli occhi, per via del nuovo bagliore.
«Cosa mi hai fatto?». Non si sentiva diversa ma, quando si guardò, vide che i suoi vestiti erano interi, i suoi capelli di nuovo lisci e ordinati, la sua pelle pulita.
«Andrai nell'Aldilà e questo non posso cambiarlo», mormorò Julia, «Ma hai scontato la tua pena. Non tornerai là, ma sarai di nuovo smistata con le altre anime per un impiego. Buona fortuna, Marina». Le sorrise e l'altra spalancò gli occhi.
«Come hai fatto?», le chiese in un bisbiglio, notando, con la coda dell'occhio, che anche se il loro momento era scaduto, l'uomo non si era avvicinato per non disturbarle. Era di certo strano.
Julia sorrise, abbassando gli occhi come imbarazzata. «Ti sei persa le ultime novità, durante la tua permanenza agli Inferi: sono una Dea, adesso».
Marina spalancò gli occhi chiari e poi il suo viso, lentamente, si contrasse. Che fosse di nuovo gelosa? «Beh… immagino che, dopo ciò che hai passato, sia il minimo», infine le sorrise. «Una Dea, eh? Fottili tutti, Julia! Ti si addice. Fottili tutti anche da parte mia», le poggiò il dito indice destro contro il petto. La fece sorridere, mentre l'uomo avanzò un passo verso di loro e Marina sbuffò. «Arrivo! Ti dispiace darmi un altro cazzo di momento o devo scapicollarmi? Devo salutare un'amica», guardò truce lui e poi di nuovo lei, più dolce. «Grazie», sussurrò con voce leggera. Si avvicinò piano e poggiò le labbra, ora calde, sulla sua guancia destra. Solo un momento, quel momento che bastava, e la lasciò.
Quando Julia si voltò, entrambi erano spariti. Fissò il nulla, incantata. E arrossì un poco, portandosi una mano sulla guancia, passando le dita laddove sentiva ancora il suo tocco. Poi un brivido le percorse la schiena e si mantenne le braccia, decidendo di tornare a casa.







































***

Quando l'ispirazione bussa, a volte non puoi far altro che lasciarla entrare ;)
È la mia prima volta in questo fandom e, anche se avevo un'altra idea in mente, non so se tornerò a scriverci. Diciamo però che mi è piaciuto tentare e l'ho fatto con la coppia fanon che più al tempo m'ispirava, povera Marina. Non ho mai digerito la sua morte e pretendevo il riscatto del suo personaggio. Dunque… è uscita 'sta cosa. Dovrebbe essere ambientata dopo la seconda stagione, prima della terza, ma con Julia che già sa di essere diventata una Dea (e ha un minimo di dimestichezza, pure).
Avrei dovuto postarla per Halloween ma per impegni sono un pochetto in ritardo, pazienza.
Spero sia piaciuta :)


   
 
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