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Autore: T612    02/11/2018    1 recensioni
|| Quarta classificata al contest "Tutti pazzi per i musical!" indetto da Mari Lace sul forum di EFP ||
Dal testo:
-Ho paura. -un sussurro impercettibile che le sfiora le labbra, le mani ingioiellate si posano su quelle di Peter artigliandole, mentre riassume e condensa interi ragionamenti sviluppati nelle ultime ore in quelle due semplici parole spaventose.
-Sono qui.
[Peter Quill/Gamora - Storia ambientata in pieno "Infinity War"]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Peter Quill/Star-Lord
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per il contest "Tutti pazzi per i musical!" indetto da Mari Lace sul forum di EFP.
Pacchetto Grease, tono cupo.
Oggetto: Anello
Citazione: “Summer lovin’, happened so fast”
Colore: Nero
 
Desclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di Marvel Comics/Marvel Studios; Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 
 
 
Gli occhi pizzicano, il mondo è annacquato, ma non è colpa delle fiamme che consumano tutto lentamente.
Vorrebbe prendersela con il fumo, con quella nebbia inconsistente che impregna l’aria, vorrebbe far finta che è colpa di quelle folate sottili se ha gli occhi lucidi e fatica a respirare.
Ha paura, paralizzata con lo sguardo incollato su Peter, gli occhi che lo pregano di premere il grilletto… preferisce ignorare che anche gli occhi di Peter si sono riempiti di lacrime, concentrandosi unicamente sulla sua mano tremante, nella speranza che mantenga la promessa.
-Oh, figlia, ti aspetti troppo da lui…
 
***
 
Hey ya'll prepare yourself for the rubberband man
You've never heard a sound
Like the rubberband man
You're bound to lose control
When the rubberband starts to jam

 
-Canta Drax! –prorompe la voce di Peter, giusto il tempo di riprendere fiato prima di attaccare con la seconda strofa, mentre balla seduto ai comandi.
-Allora perché dobbiamo intervenire? –urla Rocket sopra le note della canzone.
-È una richiesta d’aiuto Rocket, qualcuno potrebbe morire.
-Ho capito, ma perché dobbiamo intervenire noi? –il tono di voce che manifesta una lieve lamentela.
-Perché siamo gentili… -Peter smette di muovere la mano a tempo di musica e preme un pulsante sui controlli abbassando impercettibilmente il volume. -… e chiunque sia, forse ci darà un po’ di grana per l’impegno.
-Non è questo il punto! –puntualizza lei rimproverando bonariamente tutta la combriccola.
-Ma non è questo il punto… insomma, se non sgancia il giusto…
-Prendiamo la sua nave. –commenta deciso Drax, di colpo sveglio una volta diminuito il baccano.
-Esatto! Bingo!
Lo fulmina con lo sguardo mentre Peter minimizza con un gesto della mano, Gamora finge di credergli ormai rassegnata al fatto che nonostante il titolo di Guardiani, nessun di loro smetterà mai di rubare… basta non uccidere. Lei non vuole più uccidere.
-Stiamo arrivando.
-Va bene Guardiani, potrebbe essere pericoloso, perciò sfoggiamo le nostre facce da cattivi.
Peter spegne definitivamente la musica, aziona i comandi e punta verso l’ammasso di detriti che orbitano liberi nello spazio… fino a quando il nero punteggiato di stelle si dirada, illuminato dai fari della Milano.
I cadaveri galleggiano nel vuoto in mezzo alle macerie e ai detriti… uomini, donne, bambini… gli asgardiani che avrebbero dovuto salvare, le persone che avevano chiesto il loro aiuto… ma erano arrivati troppo tardi.
-Oh mio Dio…
 
***
 
Gamora digita di nuovo le coordinate di Nebula, impreca a mezza voce, mentre le coordinate della sua navicella si ostinano a non apparire sul quadrante nero. Le spalle tese mentre tenta di mettersi in contatto con la sorella, i Ravagers, chiunque sia rimasto su Xandar… inutile, tutto inutile.
Riprova, l’ansia e la preoccupazione che salgono man mano di livello, rendendo insopportabile e frustrante ogni cosa… anche la musica assordante che Peter aveva riacceso una volta che i Guardiani si erano divisi la infastidisce.
Un bip acuto segnala che sono state inserite delle nuove coordinate, vede apparire l’ologramma della rotta per Ovunque sullo schermo principale, mentre la lucina del pilota automatico lampeggia di fianco alla proiezione. Qualche secondo dopo la canzone si interrompe a meta, segno che Peter ha selezionato il pezzo manualmente, mentre quelle note inconfondibili fuoriescono dall’impianto stereo.
-“Summer loving had me a blast”… -Peter la raggiunge e inizia a canticchiarle il primo verso all’orecchio, le afferra una mano cercando di farla ballare, mentre aspetta che da un momento all’altro lei lo segua nella melodia.
-“Summer loving happened so fast, I met a girl crazy for me”...
-Cosa ti fa credere che io sia pazza di te? –si libera dalla sua presa, non è in vena di ballare o cretinate simili.
-Un bel po’ di cose. –le afferra la mano, le sfiora l’anello con la pietra nera incastonata, sorride cercando di trascinarsela nuovamente contro nel tentativo di farla danzare.
-Peter, smettila… -sfugge da quel contatto, non ha voglia di ballare, ha cose molto più importanti da fare… deve riuscire a mettersi in contatto con qualcuno, deve assicurarsi che non sia troppo tardi come con Xandar.
-Spegni la musica. – strepita, perdendo definitivamente la pazienza, mentre fugge dalla sala di comando lasciando Peter lì da solo.
Vuole la calma, vuole sentire le proprie riflessioni che si dipanano come una matassa all’interno del suo cervello, non ha bisogno che l’impianto stereo della Milano le causi un mal di testa irreversibile ingarbugliando i suoi pensieri più del necessario.
-Ho detto spegnila, Peter! –lo sente sbuffare dalla sala di comando, trascinare i piedi fino all’impianto stereo e scollegare i cavi dello Zune, interrompendo le note di colpo.
La evita, le lascia spazio e pace, liberandola dalla sua presenza caotica e dalla sua musica assordante… approfitta di quella pace, osserva il nero punteggiato di stelle, il riflesso delle nebulose e delle stelle che fanno scintillare i suoi anelli e la lama del coltello che rigira tra le dita.
Fa scattare la lama, la rigira, perfettamente bilanciata… ragiona sul fatto che è questione di tempo prima che suo padre la trovi, mentre sopprime l’allarme al pensiero che il motivo per cui non riesce a rintracciare Nebula è perché Thanos l’ha già raggiunta.
I suoi pensieri diventano troppo rumorosi, caotici, spaventosi, amplificati dall’assenza della musica.
Sente i passi di Peter in avvicinamento, leggeri e titubanti, la prima volta che la disturba dopo ore chiedendole dove sono le granate.
-Devo chiederti un favore. –prorompe la sua voce, il bisogno fisico di colmare il silenzio.
-Si certo. –soffia in risposta, lo sguardo preoccupato mentre fissa la lama del coltello.
-In un modo o nell’altro, tutto questo ci porterà da Thanos… se si metterà male, se Thanos mi catturerà, voglio che tu mi prometta che mi ucciderai.
-Cosa?
È un pensiero irrazionale, ingiusto nelle circostanze, mentre lo sconcerto di Peter si palesa in tutte le sue sfumature attraverso quell’unica parola… in un mondo ideale dove lei non si ritroverebbe il titano folle come padre non ci sarebbe bisogno di certe precauzioni. Non le piace avere segreti con Peter.
-Se è così importante non dovrei saperlo?
-Solo se vuoi morire.
-Perché qui deve sempre morire qualcuno?
Non lo sa… forse la vita è semplicemente ingiusta.
Peter obbietta, si impunta, non vuole stare alle sue regole… lo zittisce, gli tappa la bocca.
-Giuramelo… giuralo su tua madre.
-Okay… -la morte negli occhi mentre annuisce.
 
***
 
Manca poco a destinazione, la proiezione dell’ologramma segnala che il puntino luminoso rappresentato dalla Milano si sta muovendo a velocità supersonica verso Ovunque.
Gamora distoglie lo sguardo dallo schermo, il suono della lama che scatta risuona nel silenzio mentre maneggia il coltello del padre, le stelle luminose che sfrecciano illuminando la sala di controllo… quelle stelle macchiate di sangue.
Fa scattare un’ultima volta la lama chiudendola, getta il coltello lontano da lei mentre riprende a tormentarsi le dita, tira e rigira gli anelli ogni volta che è nervosa… ultimamente si scopre a rilassarsi impercettibilmente ogni volta che sfiora la pietra nera incastonata.
Alza il volume dell’impianto stereo, riaccende la musica scegliendo la canzone dallo Zune, mentre le note che si propagano in tutta la Milano scacciando i pensieri caotici con ricordi più felici.
 
Listen baby, ain't no mountain high
Ain't no valley low, ain't no river wide enough baby
If you need me call me no matter where you are
No matter how far don't worry baby
Just call my name I'll be there in a hurry



-…"You don't have to worry” -Peter si sbilancia verso di lei lanciandole un’occhiata significativa, il sonaglio di Groot usato come microfono, mentre lei sbuffa divertita continuando a sistemare il cesto dei giocattoli.
-Non dovrei preoccuparmi di cosa? -Lo sfida con lo sguardo mentre chiude il cesto.
-Se mi cerchi mi troverai, se mi chiami arrivo, sempre… Me lo concedi un ballo? –l’espressione seria sostituita da un ghigno mentre le tende la mano in un gesto inequivocabile, si inchina leggermente per fare scena e la osserva con lo sguardo da cucciolo bastonato.
Si lascia trascinare al centro della stanza, la afferra per i fianchi sorridendo, canticchia la canzone interpretandola… le la dedica mentre la fa girare su sé stessa e ride.
-Drax diceva che tu non ballavi.
-Solo nelle occasioni speciali.
-Questa è un’occasione speciale? -sorride sornione mentre le stringe i fianchi avvicinandosi.
-Ti odio. -gli pesta il piede di proposito smascherando la sua debolezza in un sorriso.
-Ma per favore… -ride lui di rimando facendola volteggiare- … la tua vita sarebbe noiosa senza di me.
-Sicuramente. -si sta spingendo troppo in là, si scosta come se le avessero dato una scossa elettrica, ma Peter le afferra le dita e la trattiene. 
-Ferma, ho barattato una cosa da un rigattiere. -sfila dalla tasca dei pantaloni un anello con una pietra d’onice incastonata, piccola e fine, porgendoglielo posato sul palmo. -Hai perso l’anello d’acciaio nella scorsa missione, ne ho trovato uno più carino con cui rimpiazzarlo.
-Cosa significa Peter? -rigira l’anello al dito, la pietra nera che risalta in mezzo agli altri anelli d’acciaio e d’argento, mentre Gamora si porta più vicina al suo volto.
-Solo… solo una specie di non detto.
Lo bacia, la canzone di sottofondo che parla al posto loro.
 
If you need me call me no matter where you are
No matter how far don't worry baby
Just call my name I'll be there in a hurry
You don't have to worry



Le mani di Peter le afferrano le spalle, non parla, ascoltano entrambi il testo della canzone mentre osservano la rotta per Ovunque.
-Ho paura. -un sussurro impercettibile che le sfiora le labbra, le mani ingioiellate si posano su quelle di Peter artigliandole, mentre riassume e condensa interi ragionamenti sviluppati nelle ultime ore in quelle due semplici parole spaventose.
-Sono qui.
 
***
 
-Non lui, lo avevi promesso… l’hai promesso…
Gli occhi pizzicano, il mondo è annacquato, ma non è colpa delle fiamme che consumano tutto lentamente.
Vorrebbe prendersela con il fumo, con quella nebbia inconsistente che impregna l’aria, vorrebbe far finta che è colpa di quelle folate sottili se ha gli occhi lucidi e fatica a respirare.
Ha paura, paralizzata con lo sguardo incollato su Peter, gli occhi che lo pregano di premere il grilletto… preferisce ignorare che anche gli occhi di Peter si sono riempiti di lacrime, concentrandosi unicamente sulla sua mano tremante, nella speranza che mantenga la promessa.
-Oh, figlia, ti aspetti troppo da lui… te lo ha chiesto vero? Fallo.
-Ti avevo detto a destra. -Le lacrime raggiungono gli angoli degli occhi, sono sul punto di straripare, mentre il tono trema tanto quanto la mano che sfiora il grilletto.
-Ti amo, più di ogni cosa. -Si abbandona alle lacrime, incurante di farsi vedere debole dal padre adottivo, ma non vuole lasciare discussioni in sospeso e altre parole non dette.
-Anch’io ti amo. -Serra gli occhi, il respiro pesante mentre preme il grilletto.
Le bolle di sapone le sfiorano il viso, spalanca gli occhi allarmata… il fatto di non essere ancora morta la confonde.
-Mi piace lui.
Non ha il tempo di realizzare le parole di Thanos, viene inghiottita in un vortice nero mentre l’urlo disperato si blocca sulle sue labbra e lo riduce a silenzio.
Le torna alla mente la domanda di Peter, sul perché alla fine deve sempre morire qualcuno… non lo sa, forse la vita è ingiusta, oppure è semplicemente crudele.
 
[1873 parole]
 
 
 
Commento dalla regia:
 
Mi sembrava doveroso raggiungere con il mio sadismo anche i Guardiani della Galassia, soprattutto se per farlo mi baso su un Contest a tema Musical.
Ho voluto riprendere il tema del “non detto”: è un punto cardine del rapporto tra Peter e Gamora, per come la vedo io la loro intera relazione è basata su intuizioni e deduzioni, ragionamento confermato dallo scambio di battute tra Peter e Thanos sull’argomento “fidanzatino” anche se sotto forma di minaccia.
Le canzoni che chiamo in causa sono:
  • The Spinners – “Rubberband Man” (canzone utilizzata come introduzione ai Guardiani della Galassia in Infinity War)
  • Grease – "Summer Nights" (canzone utilizzata per il Contest, è plausibile che all’interno dell’MP3 ci siano anche colonne sonore e musica relativamente “recente” visto che Yondu ha preso lo Zune sulla Terra dopo il 2014, stando alla cronologia dell’MCU)
  • Marvin Gaye & Tammi Terrell – "Ain’t no mountain high enough" (canzone presente nella colonna sonora del primo film, semplicemente meravigliosa)
Ultima precisazione: il flashback è ambientato in un tempo non bene precisato dopo “Guardiani della Galassia vol.2” dove presenzia Baby Groot.
 
_T
   
 
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