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Autore: NPC_Stories    03/11/2018    1 recensioni
Piccolo spin-off di Jolly Adventures, un singolo episodio che vide me ed il mio amico Holly alle prese con una missione fastidiosa, che ci portò in un luogo ancora più fastidioso.
La città di Luskan stava nascendo, ma molto altro era morto perché si arrivasse a costruire quella nuova città, liberi dagli incubi del passato.
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NdA: storiella per Halloween, leggermente in ritardo
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Nota: Questa storia è uno spin-off di Jolly Adventures - Le allegre avventure di Johel e Holly, e si svolge fra il capitolo 4 e il capitolo 5. Se non avete letto quella storia, difficilmente capirete alcuni riferimenti dei personaggi di questa.




1302 DR: La Luna dei fantasmi


Gli restituii il suo ciondolo Trappola Fantasma, e non appena fu di nuovo corporeo lo strinsi in un abbraccio fraterno. Non se lo aspettava. Penso che ne avesse bisogno, anche se non lo avrebbe mai ammesso, e volevo fargli sapere che non lo condannavo per quello che aveva fatto. Ero stato troppo in pena per lui per perdermi in giudizi morali.
“Ehi... che... che diamine... non fare l’elfo... guarda che questo comportamento fa solo aumentare il tuo coefficien...”
“Oh, stai zitto e basta.” Lo lasciai andare. “Torniamo a casa?”



“Eh, veramente no. Ho un'altra missione da svolgere.” Annunció Holly. “Ma prima devo tornare a ritirare gli oggetti magici che ho commissionato a Mastro Murghol, quindi partiremo fra… un mesetto, diciamo.”
“Oh cielo. E per dove?”
Holly sorrise, ma non era un sorriso allegro. Era il sorriso di chi ha appena dato un morso ad un limone.

Non dimenticherò mai quell’autunno in cui ci spingemmo a nord fino alla neonata città di Luskan. Le sacerdotesse di cui il mio amico era al servizio gli avevano chiesto di indagare discretamente due questioni: se ci fosse ancora una forza duergar nel sottosuolo intorno alla città, e se i pericolosi maghi lich che una volta governavano l'insediamento di Illusk fossero ancora sigillati nella Torre dell’Arcano.
“Illusk era un villaggio umano” mi raccontò Holly durante il viaggio. “Una volta, secoli fa, era governato da maghi, ma è stato invaso dagli orchi e da altri saccheggiatori umani diverse volte, e i maghi non hanno mai mosso un dito. Allora la cittadinanza li ha mandati al diavolo e li ha esiliati, o almeno così mi è stato raccontato. Loro si sono stabiliti nella Torre dell’Arcano e, da allora, di quella città se ne sono lavati le mani.”
“Ma non se ne lavavano le mani già prima?”
Holly scrollò le spalle.
“Già. Be’, i maghi umani sono così.”
“Non erano lich?”
Holly esitò un istante.
“Non lo so. Circa cinquecento anni fa una grande maga di nome Laeral Silverhand stava aiutando a ricostruire Illusk dopo l'ennesima invasione e li ha trovati nella torre. Allora erano lich, ma chissà quando lo erano diventati? Lo erano già, quando governavano Illusk? Boh.”
“Ed è stata lei a sigillarli nella Torre?”
“Hai un buon intuito. Sì, è stata lei. Io non so molto di maghi, ma mi hanno parlato di questa dama come se fosse una degli incantatori più potenti del mondo.”
“Ed è… ancora viva? Non si arrabbierà se andiamo a pasticciare con il suo sigillo?”
In realtà non mi aspettavo che fosse ancora viva. Era un'umana, anche se con i maghi non si sa mai. Stavo solo cercando di indagare indirettamente quanto Holly volesse rischiare in questa missione.
“Non andremo a pasticciare con il suo sigillo.” Protestò. “Andremo solo a vedere se è ancora in piedi. Noi non siamo maghi, dopotutto, come potremmo mai infrangere un incantesimo di quella potenza?”
“Già… come potremmo mai?” Sussurrai, per farmi coraggio. Dentro di me avevo già orribili visioni di me che inciampavo nel sasso sbagliato e spostavo una particolare combinazione geometrica di sassi incantati che componevano il sigillo.
Ma no, nessun mago creerebbe un dweomer così facilmente manipolabile dal primo che passa. Ho troppa immaginazione.

Per arrivare al nuovo insediamento di Luskan da sud si poteva costeggiare il mare, ma ad un certo punto era necessario passare per Neverwinter; l'altervativa era aggirare la città ad est attraversando il Bosco di Neverwinter, che a quel tempo estendeva le sue propaggini fin quasi alle mura dell'insediamento umano. Holly scelse la città, io la foresta. Sapevo che alcuni elfi vivevano nella foresta, perché certi mercanti umani che avevamo incontrato sulla strada mi avevano scambiato per uno di essi. Ovviamente gli umani non sono sempre capaci di distinguere le diverse sottorazze elfiche, ma non aveva importanza: anche se il bosco fosse stato abitato da elfi della luna o del sole, sarei stato comunque ben accolto, perché i nostri popoli sono alleati, fratelli.

Scoprii che erano davvero elfi dei boschi, come me. Per velocizzare il cammino avevo scelto di attraversare l'area meno fitta della foresta, quella che costeggiava la città; sicuramente era meno fitta perché i cittadini di Neverwinter usavano quella zona per rifornirsi di legna, e al contempo non volevano che la foresta arrivasse proprio a ridosso delle loro mura. Avevo scelto quel cammino perché era il più rapido vista la mia destinazione, e anche perché pensavo che fosse meno probabile incontrare mostri e goblinoidi in zone così frequentate dagli umani. Il primo villaggio elfico non era molto distante dal confine occidentale del bosco, lo scoprii incontrando una pattuglia di ranger.
Siccome si stava facendo buio (in autunno il crepuscolo scende presto, in quelle zone settentrionali) mi invitarono a passare la notte nella sicurezza del loro insediamento. Accettai con entusiasmo quell'offerta generosa, anche perché non perdo mai occasione di stringere rapporti amichevoli con i miei simili, ovunque io vada. È sempre una buona idea, anche per tenere il polso della situazione e capire se ci sono problemi o malcontenti.
Raccontai ai miei gentili ospiti che ero diretto verso le rovine di Illusk per vedere come stessero procedendo i lavori di ricostruzione e se il pericolo degli orchi fosse davvero sfumato.
Le mie parole furono accolte dal silenzio e da un giro di sguardi dubbiosi. Alla fine, uno dei ranger che mi aveva trovato al limitare della foresta si prese la briga di farmi la domanda che ronzava in mente a ciascuno di loro.
“Perché? Si dice che stiano fondando una città sulle rovine di Illusk. Una città umana. Che interesse può avere lassù, un elfo?” Mi guardó in modo strano. “Gli umani sono infestanti, una nuova città umana non sarà meno molesta dell'insediamento di banditi orchi che c'era prima.”
Quell'affermazione così dura mi prese in contropiede.
“Davvero? Anche noi, a Sarenestar, abbiamo problemi con gli umani del Tethyr, ma qui… pensavo che foste in pace con Neverwinter.”
L'altro elfo si adombró.
“Sì, nominalmente siamo in pace, ma non fanno altro che costruire villaggi sul limitare della foresta e cercare di aprire delle strade attraverso il bosco per collegare Neverwinter a questi villaggi. Tagliano i nostri alberi per fare legna da ardere e per costruire le loro case. Impediscono alla foresta di espandersi, e limitandone il territorio spingono le popolazioni mostruose di gnoll e hobgoblin verso l'interno, verso i territori elfici. Purtroppo siamo in pace con gli umani e abbiamo stipulato dei trattati.” Lo disse in tono disgustato e amareggiato, neanche in questi trattati fosse prevista l'offerta annuale di sette vergini elfe in sacrificio ai poteri forti di Neverwinter. “Altrimenti accoglierei volentieri i loro boscaioli a colpi di frecce.”
Lo annunció come se fosse la cosa più naturale del mondo, e nessuno degli altri lo contraddisse. Sono anch'io un elfo, quindi capivo il fastidio di avere umani che venivano a tagliare i loro alberi, però una soluzione così drastica mi sembrava eccessiva. Quello che stavano vivendo era solo un normalissimo conflitto fra popolazioni che abitano la stessa regione, non implicava che quegli umani fossero aggressivi o che stessero pianificando di invadere o radere al suolo la foresta.
Non dissi nulla, perché quella era casa loro e io ero soltanto un ospite, però la mattina dopo me ne andai il prima possibile. Il fanatismo mi mette sempre a disagio.

Mi ricongiunsi con Holly qualche miglio a nord della città. Gli raccontai del pessimismo degli elfi verso gli abitanti di Neverwinter e anche verso il nuovo insediamento di Luskan. Lui al contrario a Neverwinter aveva trovato un clima del tutto diverso: la popolazione era ottimista perché le forze della città avevano aiutato l'esercito mercenario di Waterdeep a conquistare le rovine di Illusk, quindi adesso si aspettavano un po' di naturale gratitudine dagli abitanti di Luskan, la cittadina che stava sorgendo sui resti di Illusk.
“Pensi che abbiano ragione nelle loro valutazioni? Gli umani conoscono il concetto di gratitudine?” Mi domandò.
Io mi strinsi nelle spalle. “Non ne ho idea. Non conosco abbastanza gli umani, solo il tempo gli darà ragione o torto.”
Abbandonammo l'argomento. Neverwinter e Luskan erano molto lontane dai luoghi che chiamavamo casa, e non ci importava granché di politica umana.
Eravamo lì per un altro motivo.

Arrivammo nei pressi di Luskan verso la metà del mese di Uktar. La regione di Neverwinter, con il suo caratteristico microclima da cui prende il nome, era ormai alle nostre spalle. I venti ghiacciati del nord scendevano dalla catena montuosa detta Spina Dorsale del Mondo. Secondo la gente di quella regione, sul lato meridionale della catena montuosa non arrivava che una minima parte del gelo che turbinava sul lato settentrionale.
A quanto pare c'era perfino qualche pazzo che era andato a vivere vicino alle montagne, o addirittura sul versante nord. Per me era semplicemente inconcepibile.
Holly si teneva alla larga ogni qualvolta incontravamo qualcuno, faceva sempre in modo di non farsi vedere. Però era contento che io potessi scambiare opinioni e informazioni con gli umani della regione, perché lui non aveva modo di confortarmi: in quanto fantasma non sentiva il freddo, e si stancava facilmente delle mie lamentele.

Luskan era a malapena un villaggio di capanne di legno. Una palizzata di tronchi era già stata eretta, probabilmente come prima cosa. Nonostante i mezzi di fortuna, sembrava una buona palizzata solida. Gli abitanti erano in parte mercenari che intendevano ritirarsi a vita privata, in parte gente di Neverwinter che cercava fortuna nella nuova città. Le donne scarseggiavano ancora, come scarseggiavano anche i contadini. Per il momento la città si nutriva di caccia e di pesca, e non ero nemmeno sicuro che avessero abbastanza provviste per fare fronte all'inverno ormai prossimo.
Non c'era ancora una locanda, ma c'era una sorta di Sala Comune, un edificio molto grande che ospitava coloro che non avevano ancora una casa e i rari viaggiatori e mercanti. Pagai alcune monete d'oro per il privilegio di poter stendere il mio giaciglio in un angolo di quella sala. Era un edificio solido perché le fondamenta erano di pietra, da cui intuii che dovesse fare parte delle rovine dell'antica Illusk. Anche il pavimento era di pietra, sotto uno strato di terriccio alto circa una spanna. Non era un male che ci fosse della terra all'interno della sala comune, altrimenti avrebbe fatto molto più freddo per quei poveri sventurati che dovevano dormire sul pavimento, come me.
Holly era un po' più pessimista. Mi fece notare che di solito i pavimenti sono di legno e se quello era di pietra voleva dire che sotto doveva esserci una cantina o una segreta. In piena notte scivolò non visto dentro alla sala comune e da lì passò attraverso il pavimento per vedere se davvero ci fosse qualcosa sotto.
Quando riemerse, il suo racconto mi diede i brividi.
“C'è una cantina, dove qualcuno ha ammucchiato del cibo, ma sembra risalire a prima dell’invasione degli orchi. Niente di quel che c'è laggiú potrebbe essere considerato commestibile, nemmeno per un goblin o qualche altra creatura che mangia immondizia. Ma la cosa più interessante è che ho trovato una porticina segreta che dà su un cunicolo molto stretto. All'inizio pensavo che fosse una via di fuga dalla città, visto che questa città veniva spesso attaccata da ogni tipo di razziatori. Invece sembra che questo cunicolo porti verso la Torre dell'Arcano.”
“La Torre dell'Arcano… è uno dei posti che dovevi controllare, giusto? Quello in cui ci sono…” abbassai la voce, anche se stavo già sussurrando, perché non volevo svegliare qualcuno degli altri avventori “...i maghi lich?”
Holly annuì.
“Sì, ma molto prima di arrivare alla Torre ho sbattuto contro una parete invisibile. Ho provato a proseguire, come sai ero incorporeo, le normali barriere non funzionano su di me. Ho provato ad aggirare quel limite magico entrando nella roccia e passando parallelamente al cunicolo, ma la barriera invisibile continuava. Non è… come un semplice muro di Forza, che non può penetrare la materia solida. Un muro di Forza avrebbe bloccato solo il cunicolo. Qui siamo davanti a una magia molto più forte. Perfino spostandomi sul Piano Etereo non sono riuscito ad andare oltre. Ma sul Piano Etereo ho visto che cosa avevo davanti, ed è per questo che so che il cunicolo porta alla Torre dell'Arcano: sul Piano Etereo non mi trovavo in una galleria, lì non c'è terreno, è tutto una specie di spazio vuoto nebuloso. Davanti a me però c'era la forma semi-trasparente di una torre a forma di albero. Dalle descrizioni ho capito che si trattava della Torre dell'Arcano, ed era completamente circondata da questa barriera traslucida.”
“Mi stai dicendo che la Torre dell'Arcano si trova sul Piano Etereo? Ma… la sua figura è chiaramente visibile dalla città!”
Holly scosse la testa, perplesso.
“Non sono un mago e non so cosa si possa fare con una competenza così avanzata nelle arti magiche... ma forse, in qualche modo, la Torre in questo momento coesiste sui due Piani. Almeno in parte.”
Per me non aveva il minimo senso, ma quella di Holly era solo un'ipotesi, e quando si tratta di magia arcana qualsiasi ipotesi è buona.
“E invece sul Piano delle Ombre? Hai già provato?”
Holly esitò.
“No, non ho ancora provato perché mi servirebbe l'Amuleto dei Piani che ho acquistato di recente da Mastro Murghol, e che non potevo portare con me in forma incorporea. Tu sai che cosa mi succede di solito in totale assenza di fonti di luce: vengo attirato verso il Piano delle Ombre. Di solito mi basta aspettare un po' di tempo, dopo alcuni secondi il Piano delle Ombre mi lascia andare… dopo avermi inflitto un po' di dolore. Questa è la maledizione dei Senza Ombra. Ma adesso? Guardami, sono trasparente, i fantasmi non hanno ombra. Perché la maledizione abbia effetto devo almeno fingere di essere vivo, devo essere corporeo.”
“Ah, capisco.” Annuii, perché credevo davvero di aver compreso. “Hai bisogno del ciondolo di Trappola Fantasma per essere corporeo, e quindi per poter… usufruire della maledizione.”
Holly mi gettò un'occhiata in tralice.
“Non si usufruisce di una maledizione, la si subisce. Ti ho detto che il Piano delle Ombre mi causa dolore, ma questo accade perché è pregno di energia negativa. Però... adesso io sono un non-morto, sono fatto di energia negativa, quindi che cosa potrebbe succedere?”
Questa obiezione mi lasciò di sasso. Cielo, non avevo una risposta. Cosa poteva succedere?
“Se…” deglutii a vuoto, pensando velocemente “se il fatto che il Piano delle Ombre ti lasci andare è subordinato all'averti causato danni… io penso che in forma di non-morto la maledizione sia inattiva, oppure in alternativa verrai risucchiato sul Piano delle Ombre e mai più lasciato andare.”
Holly annuì con espressione cupa. “Sono giunto alle medesime conclusioni e non so quale sia quella giusta. Però, anche in forma corporea, io non ho un'ombra, quindi penso che la maledizione non sia affatto inattiva. Credo che verrei risucchiato nel Piano delle Ombre senza possibilità di uscita.”
Impallidii così tanto che avrebbero potuto scambiare anche me per un fantasma.
“Ma… l'Amuleto dei Piani?”
Holly scrollò le spalle.
“Con quell'amuleto ho due strade davanti a me: posso provare ad attivare la maledizione e vedere se riesco ad uscirne grazie all'Amuleto dei Piani; purtroppo non ho certezze che un oggetto magico potrà aggirare i vincoli di una maledizione divina, neppure se la maledizione è difettosa. Oppure, posso utilizzare l'Amuleto dei Piani per recarmi sul Piano delle Ombre, senza attivare l'effetto della maledizione. Non c'è nulla che mi impedisca di viaggiare avanti e indietro fra i Piani utilizzando mezzi magici regolari. Il Piano delle Ombre dovrebbe trattenermi solo se finissi laggiù a causa della mia mancanza di ombra.”
“Dovrebbe? Vuoi basarti su un dovrebbe?”
“Usare l'Amuleto sia per andare che per tornare è molto più sicuro che tentare di usarlo solo per tornare!” Mi zittí. “E io non ho intenzione di rientrare da questa missione senza aver controllato tutto per bene” allungò una mano, pretendendo la restituzione del ciondolo Trappola Fantasma e dell'Amuleto dei Piani.
A malincuore tirai fuori entrambi gli oggetti dalla mia borsa conservante. Finché si trovavano lì dentro, erano di fatto in una tasca extraplanare e quindi la loro magia non si estendeva fino a noi. Una volta tirati fuori, l'incantesimo di Trappola Fantasma avviluppó tutti i presenti nel raggio di nove metri, cristallizzando in forma corporea tutte le creature intangibili: in quel caso, soltanto il mio amico. Holly mi strappò di mano i due oggetti magici prima che potessi cambiare idea e si alzò in piedi, silenzioso come un gatto.
Sapevo che gli sarebbe servita tutta la sua agilità elfica per uscire da quella stanza senza calpestare o svegliare nessuno.
Con mio grande disappunto, ci riuscì.

La mattina dopo raccolsi tutte le mie cose, facendo attenzione che fosse tutto ancora al suo posto e nulla fosse stato rubato. Il posto non sembrava offrire la colazione, quindi decisi di mangiare parte delle mie razioni da viaggio mentre facevo un giro in città.
Chiamarla città era generoso, all'epoca Luskan era un villaggio, ma in rapida espansione. Fuori dalle “mura” c'erano ancora alcune delle tende dell'esercito mercenario, forse perché erano più calde e più accoglienti della Sala Comune. Camminai fino all'estremità settentrionale della cittadina, dove la palizzata di tronchi si interrompeva a ridosso del fiume Mirar. Non c'era ancora un molo, ma c'erano alcune scialuppe tirate in secca. Cinque o sei umani pescavano dalla riva del fiume.
A ovest dalla riva potevo vedere due isolotti che emergevano dalla foce del fiume. Erano così vicini che sembrava di poterli toccare, il primo distava forse una decina di passi dalla riva. Le sponde degli isolotti erano troppo ripide per poterci arrivare in barca, ed erano troppo lontani per arrivarci saltando. Sul secondo isolotto un’imponente torre a forma di albero spiccava sul panorama naturale. La Torre dell'Arcano.

Non feci in tempo a chiedermi chissà che fine ha fatto Holly, che subito un sonoro Splash! attirò la mia attenzione. Qualcuno, o qualcosa, aveva appena fatto un tuffo nel fiume. Gli umani si sporsero a guardare con interesse, ma la cosa in questione non riemerse, quindi dopo un po' decisero che doveva essere stato un grosso pesce e tornarono a dedicarsi al loro lavoro quotidiano. Io però ero convinto di aver visto una figura umanoide cadere in acqua, quindi feci in modo di allontanarmi da quei pescatori e di trovarmi da solo, vicino alla palizzata che segnava il confine della città.
Una decina di minuti dopo Holly emerse dal fiume vicino a me, muovendosi in modo furtivo. Aveva il cappuccio tirato sul viso, come sempre quando ci muoviamo in territori umani. Non potevo vedere in quel momento la sua espressione profondamente esasperata, però mi accorsi subito che un quadrello di balestra gli sporgeva da una coscia.
“Holly, che cosa è successo? I lich ti hanno accolto a colpi di balestra?”
“Ah ah, quanto sei spiritoso. I lich non li ho nemmeno visti, la barriera magica è impenetrabile su qualunque Piano che confini con il Piano Materiale. Il problema è che quando ho cercato di tornare qui, la mia volontà non è riuscita a guidare la magia dell'Amuleto nel modo giusto. Sono comparso in una città abitata da nani. C'erano nani dappertutto! Ovviamente non si sono fermati a chiedermi spiegazioni, mi hanno attaccato a vista. Pensavo di essermi strappato via tutti i quadrelli, mi scuso per questo spettacolo.” Concluse, strappandosi dalla coscia l'ultimo dardo.
“Accidenti!” Mi passai una mano sul viso. “Non pensavo che questo oggetto fosse così difficile da usare.”
Holly scrollò le spalle con la solita noncuranza. “Ero stato avvertito. Purtroppo, dovendo scappare in tutta fretta da quella città, non ho potuto concentrarmi bene sulla mia destinazione e dopo quella tappa sono finito in una foresta. Qui per fortuna ho soltanto spaventato un daino. Anche se, dovesse qualche ranger passare di lì, sicuramente si chiederà come mai ci sono dei quadrelli di balestra che provengono da una città che si trova probabilmente a centinaia di miglia di distanza.”
“La tecnologia delle balestre sta facendo passi da gigante” scherzai. “Bene, adesso sappiamo che quella torre è ancora sigillata. Possiamo tornare a casa?”
“No, se ben ricordi devo anche controllare che non ci siano più malvagi nani grigi nel sottosuolo di questa zona.” Mi ricordó con solerzia. “Ma comprendo le tue obiezioni, questo posto fa schifo e probabilmente fa anche freddo, io non avrei nulla in contrario se tu andassi a svernare a Neverwinter. La città è sicuramente più piacevole rispetto a Luskan.”
Riflettei seriamente su quella proposta. È vero, avrei potuto andare a Neverwinter oppure tornare dagli elfi del Bosco di Neverwinter. Però in un certo senso quell'idea mi metteva a disagio, proprio perché sapevo che c'erano dei contrasti fra gli umani e gli elfi. Non avevo molta voglia di svernare insieme ai miei simili sentendomi ripetere quanto facessero schifo gli umani, e non avevo voglia di passare mesi in una città dove per scaldarmi avrei usato la legna da ardere che proveniva dai preziosi alberi della foresta. Rimanere a Luskan probabilmente era una mossa ipocrita, perché anche lì usavano il legno per le loro costruzioni, e poteva venire solo dalle propaggini settentrionali di quello stesso bosco.
“Holly, ma se venissi con te? Nel sottosuolo?”
Il mio amico mi guardò prima con incredulità, poi con una punta di condiscendenza. Mi diede due pacche sulla testa, come se fossi stato un cane, e tornò ad immergersi nel fiume per aggirare la palizzata e uscire dalla città.
Per un momento rimasi spiazzato e ammutolito da tanto mi sentivo offeso.
“Oh, va bene. Allora vai al diavolo!” Gli gridai dietro, sapendo che mi avrebbe sentito.
Anche gli umani però mi sentirono, e mi gettarono fugaci occhiate come se fossi stato un pazzo.
Dannato cretino.

Passai le successive due settimane a Luskan, senza avere notizie di Holly. Per fortuna, come dico sempre, c’è più di un modo per scaldarsi il letto.
Le donne a Luskan erano poche, ma c’era una certa comandante dell’esercito mercenario che apprezzava le sfide. Si vociferava che concedesse le sue grazie solo a chi fosse riuscito a sconfiggerla in combattimento.
Non era più giovanissima, ma aveva fascino. Ed era anche molto abile con la spada e lo scudo. Tutte le botte che presi in quei giorni però ne valsero la pena fino all’ultimo livido. Ero un buon guerriero, anche grazie agli allenamenti con Holly, e riuscii a farmi valere. Naturalmente non mi sarei imposto su una donna solo perché avevo vinto una sfida, ma lei mi fece capire che le piacevo sul serio.
In breve riuscii a ritagliarmi una mia nicchia: durante il giorno pattugliavo la zona insieme ai mercenari, e ogni notte ero ospite nella tenda della mia amante. Prima che Holly ricomparisse, lei mi chiese perfino se non volessi unirmi alla sua compagnia di guerrieri di ventura. Rifiutai, perché avevo già una mia vita e un ruolo nella mia foresta, ma lei non se la prese più di tanto: i mercenari hanno sempre il cuore duro.
Era la vigilia della Festa della Luna quando Holly finalmente si rifece viv… si degnò di ricomparire.
“Ho finito molto prima del previsto.” Annunciò, con una certa soddisfazione. “Ho trovato qualche traccia dei nani grigi, ma non recenti. Hanno lasciato la zona, da almeno qualche mese. C’erano chiari segni di una ritirata verso il Buio Profondo, come se i loro affari qui fossero venuti meno. Magari commerciavano con gli orchi.”
“Che cosa si commercia con degli orchi?” Domandai, perplesso.
“Ah, non so. Schiavi? Merce rubata?” Ipotizzò. “C’erano degli umani a Illusk che avevano opposto resistenza, decenni fa, e nessuno sa che fine abbiano fatto quando gli orchi hanno preso la cittadina. Da allora le rovine di Illusk sono diventate un covo di banditi, ma chi può dire che cosa facessero in queste lande?”
L’idea del commercio di schiavi mi fece scendere i brividi lungo la schiena. Nell'epoca in cui gli orchi detenevano Illusk gli umani di certo non erano così sciocchi da avvicinarsi, quindi… mi ripromisi di chiedere agli elfi del Bosco di Neverwinter se negli ultimi decenni ci fossero state delle sparizioni. Probabilmente no, altrimenti avrebbero accolto con sollievo la vittoria degli umani, non li avrebbero considerati una presenza tanto negativa quanto gli orchi. Però decisi che glie lo avrei chiesto comunque.
“Potremmo partire domattina.” Propose Holly. “Domani sarà il giorno della Festa della Luna, il primo giorno d’inverno. Le prime nevi sono già cadute, ma le strade sono ancora praticabili. Con un po’ di fortuna arriveremo a Neverwinter prima della morsa del gelo.”
“Non voglio svernare a Neverwinter.” Mi impuntai. “Davvero, piuttosto meglio qui.”
L’espressione di Holly, per una volta, tradì vera sorpresa.
“Che, sei serio? Ma questo posto è un buco, non c’è niente qui… Neverwinter invece è una vera città.”
“Mi mette a disagio.” Risposi stringato. “Non chiedere.”
Holly si strinse nelle spalle.
“Come ti pare. Certo che sei strano.”
Ah. Io. Strano. Disse il fantasma.
Sospirai e scossi la testa, pensando a quanto fosse inusuale che Holly avesse ceduto su qualcosa senza fare storie. Era meglio godersi il momento.

Quella sera nell'accampamento c'era un gran viavai di uomini affaccendati, stavano preparando delle pire di legna secca. Prima che calasse la notte furono accesi dei fuochi in tutto l’accampamento mercenario e anche nella cittadina. Non sembravano i classici fuocherelli da campo dei soldati intenti a fare la guardia, erano dei veri e propri falò alti quanto un elfo.
“Cosa sta succedendo?” Chiesi a Miryana, la mia amante. “Perché questi fuochi? Perché nessuno fa la guardia stanotte?”
Lei mi scrutò in silenzio per alcuni secondi, cercando di decidere se la stessi prendendo in giro. Quando faceva quell'espressione corrucciata, la cicatrice che aveva sulla fronte e su un occhio le dava un’aria pericolosa. Alla fine dovette decidere che fossi sincero nella mia ignoranza, perché mi rispose esaustivamente: “Al tramonto comincia la Festa della Luna, e andrà avanti tutta la notte, tutto il giorno e ancora una notte, fino all'alba del primo giorno di Nightal. Si tratta di una ricorrenza sacra. Domani onoreremo i nostri caduti, morti per la libertà di Luskan. Ma stanotte e domani notte accenderemo i fuochi, perché il loro spiriti possano scaldarsi e trovare conforto, e lasciare in pace i viventi.”
“Ma… sul serio? Sembra una sciocca superstizione; perdonami, ma…”
“Stanotte potrai dormire qui.” Mi interruppe, in tono gelido. “Ma dormiremo e basta. Non si celebra la vita sotto lo sguardo dei morti, non nella nostra tradizione. Non vogliamo attirare la loro attenzione, in questo momento sono affamati di vita. E noi, ti ricordo, siamo accampati proprio sul prato dove si è svolta una terribile battaglia. Centinaia di persone sono morte solo pochi mesi fa. Alcuni anche più di recente, nelle rappresaglie. Onoreremo i loro spiriti, ma ci terremo a distanza.”
Miryana fu irremovibile, e io non insistei. Erano le loro tradizioni, io ero un ospite.
Tuttavia, verso mezzanotte, mentre la donna dormiva, decisi di assecondare la mia curiosità. Scostai un lembo della tenda per sbirciare fuori. Sull'accampamento era sceso un freddo innaturale, o forse mi sembrava che lo fosse perché ero abituato al tepore della tenda, però il campo era vuoto.
Ma certo, che cosa mi aspettavo? Chiusi bene i lembi della tenda e tornai a dormire.

Cercai Holly il mattino dopo. Fin dall'alba era cominciata una celebrazione solenne in cui ogni soldato, a turno, prendeva la parola per ricordare questo o quel compagno caduto. Miryana aveva ragione, si trattava di una commemorazione in piena regola, con quel classico atteggiamento verso i defunti che è così umano: ogni compagno morto era una brava persona.
Non era possibile che lo fossero. Erano mercenari. Ma a sentire i loro compagni, erano tutti santi.
“Sembri contrariato, Johel.” Holly mi comparve accanto, sbucando da chissà dove. Era ancora corporeo, ma era furtivo come l’ombra che non aveva. “Cosa c’è che non va?”
“Sono questi discorsi.” Sussurrai, perché non volevo attirare l’attenzione di qualcuno verso di noi. “Mi sembrano così ipocriti.”
Il mio amico si strinse nelle spalle.
“Sei troppo intransigente. Lasciatelo dire da qualcuno che è morto: quando sei morto per i tuoi compagni… o anche solo sei morto combattendo al loro fianco e loro per puro caso sono sopravvissuti… non vorresti essere ricordato per i tuoi difetti. È solo fortuna se loro sono vivi al posto tuo. Come minimo ti devono ricordare per i tuoi lati positivi. È… comune decenza. O forse, è solo che vuoi credere di essere stato una brava persona. Un soldato ha bisogno di crederlo, prima di andare verso l’Aldilà.” Esitò un attimo, poi aggiunse: "È un discorso generale, non vale per me, io sono un pezzo di merda e lo so."
“Oh, ma dai, Holly! Non mi dirai che i loro spiriti sono davvero…” mi voltai verso di lui, aspettandomi di vederlo sorridere, invece era mortalmente serio.
“Ieri sera il Piano Etereo era… affollato. Non avevo mai visto così tanti spiriti nello stesso luogo. Adesso sono ancora lì, voglio dire, qui nella zona di questa città, e penso che se avessero la forza di manifestarsi sul Piano Materiale lo farebbero.”
“Cioè… sono fantasmi o cosa?” Mormorai, rendendomi conto improvvisamente di quanto facesse freddo anche sotto la luce del sole.
“Non sono esattamente fantasmi, sono solo spiriti. Non sono ancora andati nell'Aldilà e per ora stazionano sul Piano Etereo. Sono molto interessati a quello che stanno facendo i viventi. Penso che se oggi troveranno soddisfazione… attraverso conferme e rassicurazioni, come ti dicevo… allora riusciranno a passare oltre. In caso contrario, chissà.” Lasciò cadere l’argomento, stringendosi nelle spalle.
Continuai a guardarlo come se sperassi di sentirgli dire Scherzo! da un momento all'altro. Lui non fece una piega.
“Quindi tutto questo… tutto questo teatrino, sarebbe un esorcismo su vasta scala?” Balbettai, indicando con un ampio gesto del braccio il cerchio di umani che si erano radunati per ricordare e decantare le lodi dei loro cari estinti.
“Sarebbe un esorcismo se quelli fossero dei non-morti.” Mi corresse Holly. “Così è solo… solo… prevenzione.”
“Lo fanno ogni anno.” Sussurrai.
“Be’, sono umani. Combattono guerre ogni anno.”
La precisazione di Holly era dannatamente sensata.
Sono umani, certo, quanto sono idiota. Nascono come conigli, muoiono come mosche. La loro vita è breve e la loro morte è quasi sempre traumatica. Chi meglio di loro sa come gestire gli spiriti inquieti?

Partimmo quella mattina stessa. Salutai Miryana con un bacio, e non mi importava se non avevo modo di dirle addio come si deve, per colpa delle proibizioni della Festa della Luna.
Prima di mezzogiorno eravamo già lontani da Luskan, diretti a sud.
Improvvisamente i problemi di Neverwinter mi sembravano poca cosa, forse perché quantomeno riuscivo a comprenderli.

   

   
 
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