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Autore: Crystal Rose    03/11/2018    1 recensioni
La storia è ambientata dopo 20 anni da quella che tutti conosciamo. Ci saranno personaggi nuovi e personaggi che conosciamo bene e amiamo, con ovviamente 20 anni in più. Tutto si basa su di un semplice "e se": e se esistesse qualcuno che conoscesse l'ubicazione di tutti i frutti del diavolo esistenti?
"Ciao, mi chiamo William, ma voi potete chiamarmi Will, sono un ricercatore ed uno scrittore, uno tra i più brillanti della mia generazione e forse anche della mia intera epoca e volevo raccontarvi la mia storia... in realtà non è neanche la mia storia, è la storia di una ragazza che un giorno è piombata nella mia vita facendomela a pezzi. Ma cominciamo dall’inizio.
Sono nato durante la guerra dei vertici, un pessimo momento storico per venire al mondo! Nascere in un simile contesto non può non avere delle ripercussioni sulla tua vita, credetemi! Era ovvio che avessi dovuto fare della mia vita qualcosa di grandioso, il problema è che non ero proprio tagliato per la pirateria e per quanto riguarda la Marina, bhè non ero tagliato neanche per quello."
Genere: Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao, mi chiamo William, ma voi potete chiamarmi Will, sono un ricercatore ed uno scrittore, uno tra i più brillanti della mia generazione e forse anche della mia intera epoca e volevo raccontarvi la mia storia... in realtà non è neanche la mia storia, è la storia di una ragazza che un giorno è piombata nella mia vita facendomela a pezzi. Ma cominciamo dall’inizio.
 
Sono nato durante la guerra dei vertici, un pessimo momento storico per venire al mondo! Nascere in un simile contesto non può non avere delle ripercussioni sulla tua vita, credetemi! Era ovvio che avessi dovuto fare della mia vita qualcosa di grandioso, il problema è che non ero proprio tagliato per la pirateria e per quanto riguarda la Marina, bhè non ero tagliato neanche per quello. La vita avventurosa per mare, il duro allenamento, i pericoli, il rischiare la pelle, non facevano per me, nossignore. E come poteva mai fare un ragazzo qualunque, in un mondo simile, a diventare qualcuno, ad ottenere ciò che voleva e vivere in un meraviglioso palazzo circondato da donne? Ovvio, doveva farsi venire un’idea!
 
E quale idea migliore per realizzare qualcosa di colossale, se non riuscire in un’impresa mai tentata prima e condurre delle ricerche per realizzare la più grande opera mai scritta prima? Immaginate un libro in cui sia possibile trovare un elenco di tutti i frutti del diavolo conosciuti, dai più comuni ai più rari con una accurata descrizione dei loro poteri, dei modi per attivarli e usarli, una dettagliata lista di tutti i loro possessori nella storia e delle particolarità da loro scoperte e infine, la loro esatta ubicazione nel mondo. Voi cosa ne pensereste? Ovviamente che sia impossibile da realizzare ma io vi dico che vi sbagliate, perché all’età di appena 22 anni riuscì a completare questa mastodontica opera che mi avrebbe reso immortale nonché il più giovane esperto di frutti del diavolo. E cosa si poteva fare con un ragazzo così se non premiarlo e conferirgli fama e ricchezza eterne?
 
La mia vita era perfetta, avevo 22 anni, vivevo in una casa bellissima, ero un ragazzo molto attraente, alto con un bel fisico, capelli e occhi castani ed un pizzetto che faceva impazzire le signore, avevo una brillante carriera davanti e tutti i giornali riportavano articoli su di me e sull’uscita del mio libro sui segreti dei frutti del diavolo. Gioventù, bellezza, soldi, fama, fortuna con le donne e vita tranquilla, ditemi, cosa potevo desiderare di più? La mia vita era fantastica e assolutamente perfetta!
 
O almeno lo fu fino a quella sera...
 
Ero uscito a far baldoria, avevo passato la serata in compagnia di tre affascinanti signorine, sebbene non riesca a ricordare i loro nomi, avevo alzato un po’ il gomito ma non ero ubriaco, insomma stavo solo festeggiando l’uscita imminente del mio capolavoro, cosa c’era di male? Tornato a casa decisi di sprofondarmi un po’ nella poltrona del salotto per rilassarmi, Dio quanto mi piaceva la mia vita!
 
Lo ammetto, avrei dovuto rendermi conto che la finestra fosse aperta ma come potevo immaginare che qualcuno potesse volercela con uno come me, insomma sono uno che va d’accordo con gli uomini e fa innamorare le donne.
 
Dicevo, me ne stavo spaparanzato in poltrona a bearmi della serata appena trascorsa e del mio successo quando sentì un rumore provenire dall’alto. Sollevai lo sguardo e la vidi, una figura nera appollaiata su una delle finestre in alto, controluce, al buio, dal momento che le fiamme del camino non riuscivano ad illuminare un punto così alto. Il mio primo istinto fu crederla un’allucinazione causata dal rhum solo che ad un certo punto la mia allucinazione mi parlò.
 
- E così tu saresti William Harter, il conoscitore di frutti del diavolo comparso sul giornale - la mia allucinazione aveva la voce di una donna.
 
- Ah ah, e tu saresti? –
 
La mia allucinazione scese con un balzo atterrando poco lontano da dove fossi, era diretta alla libreria, indossava un aderente pantalone marrone con stivali alti fin sotto il ginocchio, una camicia bianca e scollata con un corsetto in vita ed un lungo cappotto marrone che teneva aperto, per essere un’allucinazione era davvero una bella allucinazione. Aveva un cappello da corsaro in cui nascondeva i capelli, ma si capiva fossero biondi da alcune ciocche sfuggite. Era armata, sentivo tintinnare il metallo di una spada che probabilmente portava alla cintura.
 
Si fermò davanti alla libreria a scorrere i vari tomi sfiorandoli con le dita senza voltarsi a guardarmi.
 
- Dove si trova? - come se sapessi di cosa stesse parlando.
 
- Se mi dici cosa cerchi dolcezza forse posso aiutarti. –
 
- Il libro che hai scritto - un’ammiratrice, ovvio, ecco perché non riuscisse a guardarmi.
 
- Sarà pubblicato tra qualche settimana. Vuoi un autografo? – sfoderai il mio sorriso da conquista ma lei non mi degnò di uno sguardo.
 
- Voglio la copia originale. -
 
- Ehi frena frena dolcezza, la copia originale serve per mandarla in stampa, dovrai aspettare dopo la pubblicazione per poterla vedere. -
 
- Non ci sarà nessuna pubblicazione. - si voltò a guardarmi e quegli occhi grigi mi lasciarono imbambolato, credo di non aver mai visto occhi simili.
 
- Wow... - che fesso! Ero talmente concentrato sulla bellezza di quella ragazza da non capire che da quel momento sarebbero cominciati tutti i miei guai!
 
- Allora? Dove si trova il libro? -
 
- Che ne dici se prima ci conoscessimo un po’ meglio? - cercai di incantarla con il mio sguardo ed in reazione mi ritrovai la punta della sua lama alla gola, lo sguardo impassibile, era stata velocissima e non si era minimamente scomposta. Alzai le mani e guardai la spada.
 
- Vacci piano! Qualcuno potrebbe farsi male. -
 
- Non ho tempo da perdere. Posso ammazzarti e cercare il libro da sola o puoi dirmi dove si trova e restare in vita un altro po’. Scegli in fretta. - la punta della lama mi graffiò la gola, quella tipa faceva sul serio ed io non ero certo il tipo che rischia la pelle per un libro. Le dissi subito dove trovarlo.
 
Abbassò la spada e si diresse verso il punto indicatole, senza degnarmi più di uno sguardo. Lo aprì per controllarlo e quando ne fu soddisfatta tornò con lo sguardo su di me.
 
- È l’unica copia? -
 
- Ovviamente, quindi ti sarei grato se la trattassi con riguardo, io ci vivo grazie a questa roba. -
 
- La conosci a memoria? - indicò il libro che teneva in mano, un po’ stramba per essere un’ammiratrice.
 
- Certo che sì, l’ho scritto io! - mi guardò un’ultima volta indecisa sul da farsi e poi gettò il libro nel fuoco.
 
- Ehi! Ma che diavolo combini? Ti ha dato di volta il cervello? – mi lanciai verso il camino nel tentativo vano di recuperarlo.
 
- Andiamo! Non resta più molto tempo. – Ignorava completamente le mie proteste ed i miei tentativi di salvare il lavoro degli ultimi anni. Certo conoscevo il contenuto a memoria, ma riscriverlo esattamente allo stesso modo in così poco tempo era un’impresa assurda, non sarebbe mai stato pronto per la stampa, ero rovinato!
 
- Hai idea di quello che hai fatto? – mi stavo innervosendo.
 
- Ti sto salvando la vita, adesso muoviti. –
 
- Ma cosa farnetichi? Io non vado da nessuna parte! Per colpa tua sono rovinato! Si può sapere chi diavolo sei e cosa vuoi da me? Come ti è venuto in mente di bruciare il lavoro della mia vita? Hai idea di quanto mi ci sia voluto per scrivere tutto e trovare un editore? –
 
Lei si fermò ad osservarmi da capo a piedi con quello sguardo glaciale, aveva un’aria di sufficienza nei miei riguardi.
 
- Se tu non fossi un idiota non lo avresti mai scritto. –
 
- Ma come ti permetti? Fai irruzione in casa mia, mi minacci con una spada e distruggi il mio lavoro! Ed osi anche insultarmi! Hai idea di chi sia io? –
 
- Certo! E lo sanno anche tutti quelli che hanno letto il giornale. –
 
- E questo ti sembra un buon motivo per distruggere il mio lavoro? – ero un po’ alticcio lo ammetto, le mie reazioni non erano appropriate alla gravità della situazione, non mi rendevo affatto conto in quel momento di quanto avesse ragione quella ragazza dai modi così bruschi. Pensate che in quel momento ero convinto di star contenendo la mia furia per non farle del male, non mi rendevo proprio conto di chi avessi davanti e di quanto fosse pericolosa e che se solo avesse voluto avrebbe potuto tagliarmi la gola con una semplicità disarmante.
 
- Mi serve il tuo aiuto. – Mi disse di punto in bianco lasciandomi letteralmente esterrefatto, quella ragazza aveva una faccia tosta incredibile, dovete credermi, insomma vi rendete conto? Distrugge il mio lavoro e poi mi chiede anche aiuto! Pazzesco!
 
- Il mio aiuto? Hai distrutto il mio lavoro e mi chiedi anche aiuto? Hai una faccia tosta incredibile! –
 
- Sto cercando un frutto del diavolo, tu mi aiuterai a trovarlo. –
 
- Perché mai dovrei? –
 
- Perché come ti ho trovato io ti troveranno anche altri che saranno decisamente meno pazienti di me e se vuoi sopravvivere ti conviene aiutarmi. – non riuscivo a decifrare dal suo volto cosa stesse pensando e quegli occhi sembravano trapassarmi da parte a parte.
 
- Ragazza tu sei matta! Nessuno mi sta dando la caccia oltre te. –
 
Chiuse un attimo gli occhi spazientita. – Il giornale portava in prima pagina la notizia della pubblicazione della tua opera, sei stato abbastanza stupido da sbandierare al mondo la tua conoscenza dell’ubicazione dei frutti del diavolo ancora non ritrovati e c’è tanta gente poco raccomandabile che non vede l’ora di metterci le mani sopra. Ti stanno già dando la caccia, la tua sola fortuna è che io sia arrivata prima di loro. Fortuna che si esaurirà in fretta se deciderai di non aiutarmi. – Era più bassa di me ed anche molto più esile, non è per vantarmi ma avevo le spalle davvero larghe ed ero piuttosto alto, almeno un 20 centimetri più di lei di sicuro, certo era armata, questo era un dettaglio da non sottovalutare, ma vi assicuro che in quel momento tutto mi sembrava tranne che pericolosa.
 
- Senti dolcezza non ho nessuna intenzione di venire con te ed aiutarti ma ti dirò quello che ho intenzione di fare: denunciarti alle forze dell’ordine per esserti introdotta in casa mia e AVER DISTRUTTO IL MIO LAVORO! – alla fine della frase avevo di nuovo la sua lama a graffiarmi la gola.
 
- Molto bene. – mi disse tranquilla. – Non sei obbligato a venire con me, mi darai l’informazione che mi serve e poi morirai. Non ho nessuna intenzione di farmi trovare qui quando verranno a cercarti né ho intenzione di permettere agli altri di mettere le mani su quello che sto cercando. –
 
Mi guardava con una freddezza innaturale mentre mi minacciava di morte.
 
- Ma chi diavolo sei tu? – le chiesi a bassa voce iniziando a rendermi conto che forse quella ragazza non era solo un’ammiratrice fuori di testa.
 
- Questo non è un dettaglio rilevante. – caspita se faceva sul serio, dovevo farmi venire in mente qualcosa o quella pazza avrebbe rovinato il mio magnifico aspetto. Non avevo capito che la lama che impugnava quella ragazza era l’unica cosa che quella sera mi consentì di portare in salvo la pelle.
 
La vidi distogliere l’attenzione da me per un attimo, come se fosse in ascolto, in attesa di qualcosa.
 
- Maledizione! Ti hanno trovato! – abbassò la spada e mi afferrò per un braccio per trascinarmi.
 
- Ma che diavolo ti prende? – Neanche finì la frase che alle nostre spalle si avvertì un rumore di vetri rotti, stavano facendo irruzione in casa mia e lei, anche se non mi spiegavo come avesse fatto, li aveva sentiti arrivare.
 
- Ma chi diavolo sono? –
 
- Te lo avevo detto che sarebbero venuti a cercarti. Abbiamo perso troppo tempo! – Non sembrava sconvolta o particolarmente allarmata, esattamente al contrario mio.
 
Stavamo correndo verso il retro ma anche lì degli uomini stavano tentando di fare irruzione, eravamo circondati.
 
- Ed ora che facciamo? – le chiesi in preda al panico, non ero certo capace di proteggere me e lei da un’orda di delinquenti.
 
- Cerca di sopravvivere e non farti catturare, non necessariamente in questo ordine di priorità. – guardò la mia espressione, non proprio quella di un impavido e mi soppesò per qualche minuto. – Sei capace di usare una spada? –
 
- Si… - le dissi non molto convinto. Sapevo usare la spada, quando sei una persona assolutamente comune e mediocre in un mondo di superuomini con poteri inimmaginabili e con un elevato tasso di crimini dovuti alla pirateria almeno i rudimenti della difesa personale bisogna pur impararli.
 
- D’accordo. – mi lanciò la sua spada. – Vendi cara la pelle. – non mi degnò più di attenzioni, concentrata sugli uomini che ormai erano in casa.
 
- COSA?! – non ci fu tempo per aspettare una sua risposta, eravamo circondati e quegli energumeni ci stavano caricando. Decisi di accettare il suo consiglio, per questa volta, e provai a difendermi come meglio potevo. Avevo l’adrenalina che mi scorreva in corpo e dopo quello che mi sembrò un duello fenomenale riuscì a metterne al tappeto uno. Mi voltai con un sorriso compiaciuto verso la ragazza per vedere se avesse bisogno del mio intervento e rimasi letteralmente a bocca aperta, stava tenendo testa, quasi senza difficoltà e senza versare una goccia di sudore a 10 di quei tipi, grossi almeno tre volte lei! Era velocissima e molto forte, usava due pugnali e sembravano quasi un prolungamento delle sue mani data la destrezza con cui combatteva.
 
Lo ammetto, quando tentando di evitare il colpo di uno di quei bestioni le cadde il cappello rimasi fermo come un baccalà ad osservare quella cascata di capelli dorati e non mi resi conto del tipo alle mie spalle. Per fortuna lei era più attenta di me in battaglia e in un attimo fu da me e mi spinse via parando il colpo. Fu solo grazie a lei se restai ferito ad un braccio invece di veder rotolare sul pavimento la mia stessa testa. Non disse niente, si limitò solo a muoversi agilmente e aggraziatamente per schivare e colpire, il lungo cappotto che si muoveva assecondando i suoi movimenti. Bella e letale quella tipa.
 
Lanciò un pugnale nella mia direzione e beccò un tipo alle mie spalle appena in tempo, quando mi aveva spinto via avevo lasciato cadere la spada e lei ora la stava recuperando con una capriola sul pavimento. Se con i pugnali era uno spettacolo, con la spada era indescrivibile! Era una normalissima katana, ma nelle sue mani sembrava l’arma più straordinaria dell’intero pianeta. Non avevo mai visto qualcuno combattere in quel modo, non che avessi avuto molte possibilità di vedere qualcuno combattere, sia ben inteso.
 
In un tempo inaspettatamente breve tutti quegli energumeni erano a terra e la mia bellissima casa stava bruciando. Lei si diresse verso il suo cappello e lo raccolse come se fosse l’unica cosa che davvero le importasse, che davvero contasse, i corpi a terra ed il fuoco sembravano dettagli privi di importanza.
 
- Maledizione! Qui sta andando tutto a fuoco! Dobbiamo spegnere l’incendio! –
 
- Dobbiamo andarcene. –
 
- Ma… LA MIA CASA! –
 
- È un bene che sia bruciata. Se sei fortunato crederanno che sei morto qui dentro. –
 
- La mia vita è distrutta! Ed è tutta colpa tua! Chi era quella gentaglia? Io… non posso lasciare che la mia casa bruci! –
 
- Quella “gentaglia” era una ciurma pirata, per tua fortuna erano un branco di inetti ma lì fuori c’è gente veramente pericolosa. La tua unica speranza di sopravvivere è far credere di essere morto nell’incendio e venire con me. –
 
- Cosa?! Ne arriveranno altri? – non avevo speranza di cavarmela da solo.
 
- Questi sono stati i più veloci, ma non sono di certo i più pericolosi. –
 
- E se andassi dalla marina? – mi guardò con un sorrisetto sarcastico.
 
- Sono anche loro nella lista di quelli che ti danno la caccia. – raccolse le sue armi e le rinfoderò prima di tirar fuori dal cappotto un lumacofono.
 
- Ehi Kora, tutto bene? – la voce di una ragazza.
 
- Abbiamo avuto delle visite. Prepara la nave, stiamo arrivando. – riagganciò subito, non era una gran chiacchierona.
 
- Dove andiamo? –
 
- Alla nave ovviamente. Dobbiamo lasciare quest’isola. –
 
- Ma chi diavolo sei tu? –
 
- Mi chiamo Kora e sono un pirata. E adesso muoviti. – Si avviò fuori mentre la casa veniva letteralmente divorata dalle fiamme. In quel momento non riuscì a fare altro se non seguirla, la mia casa era distrutta, il mio lavoro anche e c’era parecchia gente pericolosa a darmi la caccia. Se avessi saputo cosa mi avrebbe aspettato da quel momento in poi, forse sarei rimasto a bruciare con la mia casa, ma nonostante tutto quello che ho passato ragazzi, non posso dirvi di essermi pentito di averla seguita quel giorno, quanto meno sono ancora qui a raccontarvelo.
   
 
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