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Autore: LatersBaby_Mery    03/11/2018    14 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 75

Mercoledì 11 ottobre 2017

POV ANASTASIA

Il cellulare di Christian squilla, su uno dei ripiani della cabina armadio, mentre sto infilando un paio di collant.
“Christian!!” urlo, sperando che mio marito riesca a sentirmi dal bagno.
“Cosa c’è?” urla lui di rimando.
“Il cellulare!”
“Chi è?”
Lancio un’occhiata allo schermo, leggendovi il nome di Elliot, e glielo riferisco.
“Lo richiamo dopo!”
Lascio che il cellulare continui a suonare, e, dopo altri tre squilli, la suoneria cessa.
Dopo pochi minuti la porta del bagno si apre, e Christian compare in cabina armadio con un asciugamano intorno alla vita, con i capelli umidi e le goccioline d’acqua che ancora scorrono lente sul suo torace perfetto. Mi rendo conto che probabilmente sto quasi sbavando perché Christian mi rivolge un sorrisetto mentre afferra il cellulare e compone il numero di Elliot.
“Buongiorno! Sì, Elliot, tutto confermato.. Ci vediamo alle 17 in aeroporto..”
A quella parola drizzo subito le antenne.
Aeroporto? Ore 17?
Sarà sicuramente qualcosa che ha a che fare con l’addio al celibato di Thomas. Che diavolo avranno in mente?
“Elliot, ti prego di essere puntuale.. Ho già telefonato a Thomas, che a sua volta avviserà un paio di amici, pensi tu ad avvisare Ethan??.. Va bene, okei, a più tardi allora..” attacca e lancia il cellulare su uno dei pouf, dirigendosi poi verso la sua parte di armadio, dove decine di camicie e completi sono perfettamente stirati e ordinati.
“Beh? Non hai niente da dire?” sbotto ad un tratto.
Lui si volta e mi fissa perplesso. “Su cosa?”
Dio, non sopporto questo suo atteggiamento da cado-dalle-nuvole.
“Per esempio sulla conversazione che hai appena avuto con tuo fratello. Cosa diavolo dovete fare alle 17 in aeroporto?”
Si lascia sfuggire un sorrisetto. “Sto organizzando l’addio al celibato di Thomas”
“Questo lo so. Vorrei sapere esattamente cosa hai organizzato”
“Una nottata indimenticabile”
Nottata?? Oddio, che intenzioni hanno??
Lo fisso, sempre più dubbiosa e perplessa. “Cioè??”
“Una fuga a Las Vegas” afferma, eccitato come un bambino.
Spalanco la bocca e sgrano gli occhi, metabolizzando le sue parole.
Las Vegas??
LAS VEGAS??
Un gruppo di uomini belli e benestanti in una città che pullula di gioco, sesso, sfarzo, vizio e rischio. Spero sia uno scherzo, ma l’espressione sicura ed elettrizzata di mio marito mi conferma che è assolutamente serio.
“Cioè, fammi capire, tu hai organizzato l’addio al nubilato di Thomas a Las Vegas??” chiedo, pronunciando le ultime due parole quasi con disprezzo.
“Sì! Il jet della GEH partirà intorno alle 17:30, per le 20 saremo lì. Una cena in qualche bel ristorante di lusso e poi qualche ora tra casinò e spettacoli”
Ma siamo sicuri che quest’uomo sia mio marito? Quell’uomo che odia i rotocalchi, l’ostentazione del lusso, il casino, il vizio?
“Christian.. non.. non ti riconosco..” mormoro, sperando che non fraintenda le mie parole.
Si acciglia. “In che senso?”
“B-beh.. tu non.. non ami questo tipo di intrattenimento..”
“In effetti non è propriamente il mio mondo, però ci tengo a regalare a tuo fratello un piccolo momento di follia..”
“Ed è necessario spostarsi fino a Las Vegas per un piccolo momento di follia?”
Christian si avvicina a me e mi prende il viso tra le mani, scrutando il mio sguardo. “Ohi, di cosa hai paura??”
“Non ho paura” dico, in un mugugno poco convinto “È solo che.. che..” sbuffo, cercando le parole giuste “Las Vegas è piena di.. eccessi, di follia. Non è un caso se viene chiamata la città del peccato..”
Uffa, non voglio sembrare una patetica moglie gelosa, ma come posso stare tranquilla sapendo che mio marito e altri cinque o sei uomini si accingono a trascorrere la notte in uno dei posti più spinti, folli e trasgressivi del mondo?
Christian si lascia andare ad una bassa risata. “Amore, devi stare tranquilla. Non commetteremo alcun peccato. Ho scelto Las Vegas per regalare a Thomas uno di quei momenti che si vivono una volta sola nella vita. Volevo che avesse qualcosa di memorabile per il suo addio al celibato”
“Anche io volevo regalare a Roxy qualcosa di memorabile, ma non sono di certo andata a pescarlo in Nevada”
Mio marito scuote la testa, non nascondendo un’espressione divertita.
“Ohi, non eri tu che parlavi di fiducia?”
E questo che c’entra???
Mi sa tanto di ripicca per la faccenda della sua gelosia a causa di Paul.
Sottraggo il mio viso al tocco delle sue mani e lo fisso, con le sopracciglia aggrottate.
“Cioè, tu hai organizzato tutto questo per dimostrarmi qualcosa? Per mettermi alla prova??”
Christian sospira, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
“Anastasia, no. Non volevo dimostrare niente. Volevo semplicemente organizzare una serata speciale: alle 17:30 partiamo, e domani prima dell’alba saremo qui. Siamo uomini adulti e impegnati, e di certo non ho intenzione di girare per localini a luci rosse. O credi che non veda l’ora di mangiare sushi dalle tette finte di una qualche cameriera e giocare a strip poker??”
Sbuffo e sbatto velocemente le palpebre per trattenere una risata: non voglio dargliela vinta, non voglio dargli la conferma che all’origine di tutte le mie paturnie ci sono solo gelosia e insicurezza.
“Dai” dice poi Christian, prendendomi di nuovo il viso tra le mani “Fammi un sorriso”
Cerco di divincolarmi. “No, no, e no” mi impegno per non ridere, ma i miei sforzi vengono vanificati quando mio marito riesce ad attirarmi a sé e inizia a farmi il solletico.
“Lasciami!!” urlo.
“No, no, e no” ripete le mie parole, scimmiottando la mia voce.
Rido e cerco di sottrarmi alla sua presa, ma lui è più forte e riesce ad imprigionarmi con le sue braccia, stringendomi da dietro.
“Cosa me ne faccio delle stangone di Las Vegas quando al mio fianco ho la donna più bella e sexy del mondo??” mormora al mio orecchio, con quella voce sensuale che mi fa sciogliere le gambe.
“Falso, ruffiano e..”
La mia sfilza di insulti si perde in un gemito, quando le sue labbra sfiorano il punto magico dietro l’orecchio. Le mani di Christian raggiungono la cintura della mia vestaglia di raso e sciolgono il fiocco; il morbido tessuto scende lungo le mie braccia, accarezzandomi la pelle e riducendosi in un mucchietto di stoffa ai miei piedi. Le labbra di mio marito percorrono lentamente il sentiero dall’orecchio verso il collo e poi la spalla; mi stringe leggermente i fianchi e mi attira di più verso di sé, facendomi sentire tutta la sua eccitazione premuta contro la parte bassa della mia schiena.
“Christian..” ansimo, con la salivazione già a zero e il battito del cuore a mille.
Lo sa che questo suo modo di fare mi manda in pappa il cervello, e se ne approfitta. Vorrei sottrarmi, farlo soffrire un po’, ma non ne ho la forza, ho troppa voglia di lui.
Mi volto di scatto e lo bacio d’impeto, avvolgendo le braccia intorno al suo collo. Le mani di Christian raggiungono il mio sedere e lo strizzano leggermente. La sua erezione preme contro il mio pancione, facendomi venire i brividi.
“Ti voglio” sussurra mio marito, prendendomi tra le braccia e portandomi in camera.
Mi depone delicatamente sul letto e mi guarda per un lungo istante, facendomi sentire la donna più bella ed eccitante del mondo. Si china su di me e mi bacia con dolcezza.
“I.. i bambini..”
“Sssshhh” sussurra, intrufolando il viso nell’incavo del mio collo “I bambini dormono ancora, ed io non posso aspettare un secondo in più per averti”
Allargo leggermente le cosce, consentendogli di adagiarsi nel mezzo, e gli prendo il viso tra le mani, perdendomi nei suoi occhi.
“Allora fai l’amore con me”

“Las Vegas? Las Vegas?? Sono impazziti??” urla Kate al telefono.
Le ho appena svelato dove sono diretti i nostri mariti per festeggiare l’addio al celibato di Thomas, e non l’ha presa molto bene. Ho aspettato che il jet partisse per dirglielo, altrimenti avrebbe dato di matto con Elliot, e Christian mi avrebbe linciata.
“Kate, ti assicuro che anche a me l’idea non va giù, ma alla fine si tratta solo di una serata e una mezza nottata. Che vuoi che sia?” cerco di banalizzare e sminuire la questione, ma risulto ridicola anche alle mie stesse orecchie.
“Solo una serata e una mezza nottata? Che vuoi che sia?” ripete, alterata “Ma credi a quello che dici??”
Sospiro. “No” mormoro.
“Ecco vedi. Neanche tu sei d’accordo!”
“Kate, è ovvio che non sono d’accordo. Non mi fa piacere sapere che mio marito e i suoi degni compari vadano a divertirsi in un posto come Las Vegas, ma cosa dovevo fare? Chiuderlo a chiave in casa?”
Stavolta è lei a sospirare. “No, non dico questo. È solo che.. uff.. non mi piace sapere che Elliot sia lì..” ammette, lasciando trapelare la sua insicurezza.
“Hei. Non dobbiamo preoccuparci tanto, i nostri mariti vanno a divertirsi, ma ciò non vuol dire che facciano qualcosa di sbagliato. Dobbiamo anche avere un po’ di fiducia..”
“Hai ragione” fa una piccola pausa, poi prosegue “Immagino che saranno già a gongolare in aereo, quegli stronzi”
Scoppio a ridere. “In verità gli altri non sapevano dove sarebbero andati, ha organizzato tutto Christian, e mi ha detto che avrebbe comunicato loro la destinazione solo dopo il decollo”
“Allora lo stronzo è tuo marito!” sentenzia.
Rido ancora, scuotendo la testa, e mi rendo conto solo adesso di quanto la mia migliore amica mi manchi in quest’ultimo periodo. Siamo entrambe parecchio impegnate tra famiglia e lavoro, e riusciamo a vederci poco. In pochi secondi il mio cervello elabora un programma delizioso per la serata.
“Hei, ma se veniste a dormire qui tu e le bambine?” propongo, ad un tratto.
“Cosa? Stasera?”
“Sì! Tanto tu sei da sola con loro, io sono da sola con Teddy e Phoebe, qui ci sono tante stanze, possiamo preparare qualcosa insieme per cena. Daii, una serata come ai vecchi tempi!”
“Mi hai convinta!! Dammi il tempo di preparare una borsa con i cambi miei e delle bambine e arriviamo!” esclama entusiasta.
Sorrido e la saluto per lasciarle il tempo di preparare tutto. Nel frattempo, do la notizia a Teddy e Phoebe, che iniziano a saltare felici all’idea che le loro cuginette si fermino qui a dormire.
“Anastasia, cosa vuoi che prepari per cena?” domanda Gail.
Ci rifletto un attimo, e mi rendo conto che questa donna merita davvero un po’ di tempo da trascorrere con suo marito.
“Sai una cosa, Gail? Da adesso hai la serata libera”
Lei sgrana gli occhi. “Ma come..?”
“Approfitta del fatto che Taylor non lavorerà fino a tardi, visto che c’è Sawyer insieme a Christian, e godetevi una serata tutta per voi”
Mi sorride raggiante. “Grazie, Ana. Grazie davvero!” mi abbraccia e si avvia verso l’atrio.
“Buona serata!” le urlo.
“Grazie!!” un secondo dopo sento la porta d’ingresso chiudersi.
Apro il frigorifero, alla ricerca di ispirazione per la cena.
Alla fine opto per involtini di pollo con prosciutto cotto e formaggio, bruschette al pomodoro come antipasto e insalata e patatine come contorni. Inizierò a cucinare tra un’oretta, però, perché è ancora presto per la cena. Mi siedo sul divano accanto ai miei bimbi che guardano i cartoni animati; ho bisogno di distrarmi per non pensare a Christian e a quali programmi avranno gli uomini per la serata/nottata.
Sono da poco passate le 19 quando arrivano Kate, Ava ed Elizabeth. La mia amica ed io prepariamo il letto nella stanza degli ospiti, anche se Ava ha già detto che vuole dormire in cameretta con Teddy e Phoebe, che per fortuna è alquanto spaziosa e ci consente di aggiungere un lettino per lei.
“Scusami per tutti questi spostamenti, ma Ava è elettrizzata all’idea di dormire qui” dice Kate, mentre ci spostiamo in cucina, lasciando i bimbi a giocare in salone.
“Hei, ma di cosa ti scusi? Io sono felicissima di avervi qui, e anche Teddy e Phoebe non stanno nella pelle all’idea di dormire con le loro cuginette”
Kate sorride, poi dà un’occhiata all’orologio. “Che dici, saranno già atterrati?”
“Considerando che sono partiti alle 17:30, credo che non arriveranno prima delle 20”
Lei annuisce, sedendosi poi su uno sgabello del bancone.
“Senti, ho bisogno di non pensare, altrimenti rischio di tenere pronta una mazza da baseball accanto al letto per picchiare mio marito al suo rientro, quindi che facciamo? Ti aiuto a preparare la cena??”
Scoppio a ridere, divertita dai suoi modi amorevoli e soprattutto dal fatto che i suoi pensieri rispecchino un po’ anche i miei.
“Sì, dai, meglio concentrarci su altro” dico, aprendo il frigorifero ed estraendo diversi alimenti “Io penso agli involtini e tu alle bruschette e all’insalata??” propongo.
“Agli ordini capo!!”
Iniziamo a cucinare, occupando tutto il bancone, e per un po’ mi sembra di essere tornata a qualche anno fa, quando vivevamo insieme. Kate non aveva grandi abilità in cucina, di solito ero io a preparare, ma lei mi aiutava o comunque mi teneva compagnia con il pc acceso e qualche pettegolezzo.
“Sembra di tornare indietro nel tempo” mormora la mia amica, con un pizzico di malinconia, leggendomi praticamente nel pensiero.
Sorrido. “Già. Quante cose sono cambiate..”
“Avresti mai immaginato che ci saremmo ritrovate così??”
Lascio un attimo le mie operazioni culinarie e mi appoggio con il fianco al bancone. “Beh.. immaginavo che un giorno ci saremmo sposate e avremmo avuto dei figli, e speravo che saremmo sempre state l’una accanto all’altra. Ma mai avrei immaginato che accadesse tutto così in fretta, e soprattutto che ci sposassimo con due fratelli!”
Kate ride, scuotendo la testa. “Effettivamente ci siamo scambiate i favori: io con l’influenza ti ho permesso ti conoscere Christian, e tu ubriacandoti mi hai permesso di conoscere Elliot!”
“Giusto! Dobbiamo brindare!” afferro la bottiglia di succo di frutta che avevo lasciato sul tavolo e verso il liquido aranciato in due bicchieri.
“Brindare.. con questo??”
“Non posso esagerare con le bollicine, lo sai. Preferisco conservare quel pizzico di eccesso che posso concedermi per domani e sabato!”
“Hai ragione” Kate afferra il suo bicchiere e lo fa tintinnare contro il mio “A noi, che siamo state due Cupido perfette!”
Mentre svuotiamo i bicchieri, appaiono in cucina i nostri quattro angioletti, reclamando qualcosa da mangiare.
“Bimbi è ancora presto per la cena”
“Uffa!” protestano tutti e quattro in coro.
“Ho un’idea!” esclama Kate “Se per ingannare l’attesa preparassimo dei biscotti? Così abbiamo anche il dolce per la serata”
“Sìììì!!” urlano i nostri bimbi.
Così, io mi occupo degli involtini, Teddy mi passa le fettine di formaggio e poi lava i pomodori per le bruschette, mentre Kate e le tre principesse di casa si occupano dell’impasto per i biscotti. Per un attimo mi fermo e mi guardo intorno, osservando la mia migliore amica che nonostante gli anni resta sempre la ragazza frizzante, forte e determinata che ho conosciuto, i nostri bambini, che hanno caratteri diversi eppure adorano stare insieme, il bancone della cucina ricoperto di qualunque cosa, da gocce di albume d’uovo a grumi di burro, da farina a semini di pomodoro. E mi sento felice. Sento di aver sognato tutto questo per anni: la semplicità di una cena, la complicità e l’affetto della mia migliore amica che nel tempo si sono rafforzati sempre di più, il suo immenso amore verso i miei figli e il mio stesso identico sentimento verso le sue bambine. Siamo state fortunate, e non perché abbiamo avuto la possibilità di vivere una vita agiata economicamente, ma perché abbiamo avuto il dono di sposare due uomini meravigliosi e di entrare a far parte di una famiglia altrettanto meravigliosa, perché abbiamo saputo prendere la nostra strada, costruire la nostra famiglia, pur restando sempre, l’una per l’altra, uno dei più importanti punti fermi, una delle più grandi certezze.

“Come fare a spiegargli che se stanno con il viso incollato al forno i biscotti non cuociono più presto?” domanda Kate, mentre apparecchiamo la tavola.
I nostri figli si sono divertiti tantissimo a preparare i biscotti, soprattutto quando hanno realizzato le diverse forme con gli stampini di plastica, dalle stelline ai cuoricini, dagli angioletti alle forme degli animali. Ora stanno cuocendo in forno, e loro se ne stanno ad osservarli attraverso il vetro da più di dieci minuti.
Mentre porto l’insalata e le bruschette in tavola, il mio cellulare e quello di Kate trillano contemporaneamente.
Lei riesce a recuperare per prima il suo e sblocca lo schermo.
“È Elliot” dice, e un istante dopo vedo la sua espressione indurirsi “Ma guardali, che carini” commenta, acida, girando lo schermo del cellulare verso di me.
Il mio cognatino le ha inviato un selfie che ritrae lui, mio marito, Ethan, Thomas e altri quattro ragazzi che non conosco, probabilmente amici o colleghi di mio fratello; sono felici e baldanzosi con alle spalle un’insegna luminosa che recita “WELCOME TO LAS VEGAS”.
Controllo il mio cellulare e noto che Christian ha mandato la stessa foto anche a me, e suppongo che anche Mia e Roxy l’abbiano ricevuta, perché un minuto dopo cominciano a inviare imprecazioni ed epiteti poco carini nella nostra chat di gruppo tutta al femminile. Cerco di placare gli animi spiegando loro che l’idea è stata di Christian e che gli altri ragazzi non hanno saputo nulla fino al momento del decollo, ma, secondo loro, anche se è stato Christian ad organizzare tutto, gli altri non staranno di certo a giocare a domino in hotel, perché, a detta di Mia “l’occasione fa l’uomo ladro”. È divertente leggere i loro scenari apocalittici fatti di alcol, gioco e sesso, anche perché sono convinta che loro siano le prime a non crederci: sanno benissimo che i nostri uomini non sono tipi da eccedere fino a questo punto.  
“Scusa ma se organizzassimo anche noi qualcosa di piccante per domani? Così ci prendiamo la nostra piccola vendetta..” propone Kate, mentre ceniamo.
Sbuffo. “Non lo so, Kate. A me non piacciono queste cose, e conoscendo Roxy, non piaceranno neanche a lei. Io ho cercato di organizzare una giornata carina sulla base delle cose che amiamo fare di più, e non mi va di cambiare i miei programmi..”
“Mm.. quindi vorresti dirmi che non hai alcuna voglia di far soffrire un pochino tuo marito per la bella idea che ha avuto??”
“Questo sì! È ovvio che vorrei farlo soffrire un po’.. È da stamattina che sto pensando a cosa fare..” sorrido. Vorrei stuzzicarlo sulle cose che lo infastidiscono di più.
“Dal tuo sorrisetto diabolico deduco che qualcosa ti è venuto in mente..”
“È un inizio..” rispondo enigmatica.
Afferro il cellulare e cerco in rubrica il numero a cui desidero telefonare.
Dopo tre squilli risponde un’allegra voce femminile.
“Buonasera, Miss Acton, sono Anastasia Grey, mi perdoni per l’orario, ma avrei assolutamente bisogno del suo aiuto...”
 
Durante la notte mi sveglio spesso, allungando istintivamente il braccio verso il lato di Christian e trovandolo ogni volta vuoto e freddo. L’ultima volta che ricordo di essermi svegliata erano le tre, e ho trovato sul cellulare un messaggio di mio marito che mi comunicava che a breve sarebbero saliti sul jet per tornare. Da un lato ero sollevata che la notte brava fosse finita, dall’altro ho iniziato ad avvertire quel leggero senso di preoccupazione che mi assale ogni volta che Christian deve affrontare un viaggio in elicottero o in aereo.
Per questo tiro un enorme sospiro di sollievo quando apro gli occhi e sento il rombo di un’auto che percorre il vialetto della nostra casa. La sveglia sul comodino segna le sei.
Mi alzo, infilo la vestaglia di seta e mi avvicino alla finestra, scosto leggermente la tenda e vedo il Suv di Christian rallentare e fermarsi davanti al garage. Mio marito e mio cognato scendono, dicono qualcosa a Sawyer e poi salgono le scale del portico. Sento la serratura scattare e poco dopo la porta d’ingresso chiudersi piano. Mi appoggio allo stipite della porta della nostra camera e il leggero vociare di Christian ed Elliot mi annuncia che stanno salendo.
“Ciao Ana!” sussurra Elliot non appena mi vede.
“Amore” dice Christian avvicinandosi e baciandomi dolcemente sulle labbra.
Li scruto in viso e sospiro sollevata nel non notare alcuna traccia di eccesso di alcol. So che sono uomini adulti e responsabili, ma in una città che non conosce limiti e in una serata speciale tutta tra uomini, nulla è dato per scontato.
“Dov’è Kate?” domanda mio cognato.
“Lei ed Elizabeth dormono nella terza stanza sulla destra, Ava dorme in cameretta con Teddy e Phoebe”
Elliot e Christian si dirigono prima in cameretta a dare un bacio ai bambini, e quel gesto mi intenerisce il cuore, dopodichè il primo raggiunge sua moglie nella stanza degli ospiti, mentre il secondo mi raggiunge nella nostra camera.
“Amore come mai sei sveglia? È prestissimo!” dice Christian, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle.
“Ho sentito la macchina lungo il vialetto e volevo aspettarti”
Lui sorride e mi prende il viso tra le mani. “Grazie” mi bacia. Poi mi scruta in volto “Hai il viso stanco. Non hai dormito?”
“Ehm.. non molto.. mi sono svegliata molte volte”
“E perché?”
Sollevo le spalle. Non so cosa dire senza rischiare di sembrare un’isterica gelosa.
“Hei” mormora mio marito, guardandomi negli occhi “Non avevi e non hai nulla di cui preoccuparti, non è successo niente di che.. certo, ci siamo divertiti parecchio..” sogghigna, e quel sorrisetto impertinente mi fa innervosire da morire.
“Thomas cos’ha detto quando ha scoperto la destinazione?”
“Era felicissimo ed elettrizzato. Non era mai stato a Las Vegas e non riusciva a crederci. Soprattutto non riusciva a credere di poter decidere cosa fare e dove andare senza badare al portafogli”
Incrocio le braccia sotto al seno, riducendo gli occhi a due fessure. “E dov’è che sareste andati senza badare al portafogli?”
“Appena atterrati siamo andati a cena in uno dei migliori ristoranti della città, poi in un club esclusivo a bere qualcosa, e poi in giro per alcuni casinò. Come ti ho detto, ci siamo divertiti molto. Thomas era entusiasta, non so quante volte mi ha ringraziato per avergli regalato questa serata”
Sorrido, felice che mio fratello sia felice, ma pochi istanti dopo il mio sorriso si spegne, perché ho la sensazione che mio marito non mi abbia detto tutto.
“E.. non avete avuto alcun tipo di compagnia?”
Lui sospira. “Ana.. era un addio al celibato..”
“Quindi??”
“Quindi era inevitabile che ci fosse un minimo di presenza femminile. Al club dove siamo stati per bere qualche drink ci sono solo cameriere donne, oltre a qualche.. ballerina. Ma giuro che non abbiamo fatto nulla che non fosse semplicemente guardare..”
Stringo forte il tessuto della camicia da notte all’altezza dei fianchi per sfogare il mio nervosismo. Non sopporto l’idea che ci sia stata una presenza femminile, anche se, come dice Christian, in queste occasioni è inevitabile.
“Bene” mugugno, non sapendo cos’altro dire o fare.
L’istinto mi dice di prendere a sberle il bel visino di mio marito per togliergli quel sorrisetto soddisfatto, ma credo che con i venti e passa centimetri di altezza che ci dividono e con questo pancione, non sarei molto credibile.
Christian solleva la mano e la posa sulla mia guancia. “Dai, vai a dormire, è prestissimo. Io faccio una doccia veloce e poi ti raggiungo” mi dà un bacio e poi si chiude in bagno.
Io mi rimetto a letto, dando le spalle al lato di Christian, mi accoccolo al cuscino ma non riesco a riaddormentarmi. Sono gelosa, anche se non darò mai a mio marito la soddisfazione di sentirmelo dire. Non pretendo di certo che abbia i paraocchi quando esce di casa, ma so anche che a Las Vegas di certo le cameriere dei club non lavorano sicuramente in tailleur e camicetta, e l’idea che mio marito si sia soffermato ad osservare culi e tette ricoperti a malapena mi fa impazzire.
Se in serata ho avuto una leggera sfumatura di senso di colpa mentre aggiustavo un po’ la giornata che ho organizzato per Roxy, adesso sono convinta al cento per cento.
Il mio flusso di pensieri viene interrotto dal rumore della porta del bagno che si apre, sento i passi di Christian e un attimo dopo il materasso si abbassa sotto il suo peso.
“Sei ancora sveglia?” sussurra mio marito.
“Sì”
Il suo petto aderisce alla mia schiena e il suo braccio avvolge la mia vita, con la mano che si posa tenera sulla mia pancia.
“Cosa c’è, piccola?”
“Niente” rispondo acida.
Lui ridacchia leggermente e mi bacia la tempia. “La mia bimba gelosa” afferma, appoggiando poi la guancia alla mia.
Bimba, Mr Grey? Non hai ancora visto nulla...
 

Qualche ora dopo...

Non riesco a trattenere uno sbadiglio mentre spalmo un po’ di marmellata su una fetta biscottata. Gli effetti del sonno inframmezzato che ho avuto stanotte iniziano a farsi sentire. Spero che il caffè e la colazione riescano a farmi svegliare un po’.
“Tutto bene, Ana?” domanda Kate, seduta accanto a me.
I nostri mariti stanno ancora dormendo, così come i bambini, per oggi abbiamo deciso di non svegliarli per andare a scuola e lasciarli trascorrere una mattinata a giocare insieme.
“Sì, ho solo un po’ di sonno. Ma dopo il caffè mi sento già meglio”
Lei sorride, sorseggiando il suo tè.
“Come mai sei ancora in camicia da notte?”
“Sto aspettando i miei vestiti”
La mia amica aggrotta le sopracciglia. “In che senso?”
Prima che possa rispondere, ci raggiunge Gail con in mano una busta.
“Anastasia, li hanno appena portati” mi comunica, porgendomela.
“Grazie mille Gail”
Sbircio all’interno della busta, scoprendo una custodia per abiti chiusa. Sono sicura che Caroline Acton abbia svolto, come sempre, un ottimo lavoro. Di solito preferisco uscire e scegliere di persona cosa acquistare, ma ieri sera non avevo tempo e dovevo avere la certezza che a quest’ora i miei capi sarebbero stati tra le mie mani.
“Cos’è?” domanda curiosa Kate.
Sorrido. “Tra poco lo scoprirai”
Mangio l’ultima metà di fetta biscottata e poi salgo in camera per prepararmi.
Osservo soddisfatta la mia figura allo specchio. La gonna nera è esattamente come la volevo io: stile premaman, quindi adorabilmente comoda, ma al contempo molto sexy grazie al generoso spacco sul retro e al tessuto che accarezza morbido i fianchi e il sedere; sopra indosso una camicetta di pizzo nero su fondo beige, aderente al punto giusto per mettere in risalto il seno e la pancia. Lascio aperti i primi due bottoni, in modo da lasciar intravedere l’apice del solco tra i seni, dove cade a pennello la mia collana dorata. Sotto ho abbinato un paio di stivali con il tacco color cappuccino, che fasciano tutta la gamba fino ad un paio di centimetri dal ginocchio. So quanto mio marito adori questo tipo di calzature, e ho tutte le intenzioni di farmi ammirare in ogni millimetro prima di uscire.
Per questo cammino avanti e indietro tra la camera, la cabina armadio e il bagno, accentuando volutamente il rumore dei tacchi. Voglio che si svegli e che mi guardi.
Poco dopo, infatti, mentre sono seduta alla specchiera per truccarmi, sento le coperte muoversi, e poi la voce profonda e impastata di sonno di Christian mi dà il buongiorno.
Mi volto, sorridendogli. “Buongiorno!”
Dalla posizione in cui sono, non riesce a vedere cosa indosso, quindi si limita a ricambiare il mio sorriso. È bellissimo con i capelli arruffati, gli occhi assonnati e una metà del viso illuminata dai raggi di sole che filtrano dalla persiana.
“I bambini dormono ancora, e anche Elliot” lo informo “Perché non dormi un altro po’?”
“E perdere così la possibilità di ammirare te? Naaah”
Vuole guardarmi, eh? Beh, allora, che mi guardi per bene...
Mi alzo, fingendo di dover prendere qualcosa, e mi dirigo, ancheggiando, in cabina armadio. Afferro un paio di occhiali da sole a caso e torno in camera, trovando Christian seduto e con gli occhi sgranati.
“Cosa c’è?” domando, con finta innocenza.
“È che.. tu.. quella gonna, quella camicia.. insomma.. ehm..”
Trattengo a stento una risata nel vederlo così in difficoltà.
“Christian, a parole tue..” lo prendo in giro.
“Quella gonna mi sembra un po’ troppo.. spaccata, e quella camicetta un po’ troppo scollata..”
Fingo un’espressione sorpresa. “Trovi? Secondo me esageri. Insomma, non c’è nulla fuori posto..”
Mio marito si alza di scatto dal letto e mi raggiunge.
“Ana, non so a che gioco tu stia giocando, ma non mi piace. Non mi piace vederti andare in giro mezza nuda..”
Ecco che viene fuori il suo animo da cavernicolo. E non posso negare che mi diverte e al contempo mi eccita da morire farlo ingelosire e innervosire.
“Non sto giocando a nessun gioco e, soprattutto, non sono mezza nuda. Posso vestirmi come diavolo voglio? Non capisco quale sia il problema!”
Christian sospira, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più; poi mi prende per mano e mi trascina in cabina armadio, davanti allo specchio grande. Si posiziona dietro di me e mi guarda attraverso lo specchio.
“Il problema è che questa è troppo corta” dice, sfiorando l’orlo della mia gonna “E questi stivali sono il sogno erotico di qualsiasi uomo” usa quel tono di voce profondo e suadente che mi fa surriscaldare il sangue nelle vene.
Una sua mano mi tiene saldamente il fianco, mentre l’altra sfiora il ciondolo della mia collana.
“Questo va a finire proprio in paradiso, e questa scollatura consente di vederlo davvero bene, il paradiso” mi posa il naso sul collo e inspira profondamente “E poi hai questo profumo..”
Spinge i fianchi in avanti, premendomi contro la sua erezione. Sento le viscere in subbuglio e devo fare ricorso a tutto il mio autocontrollo per non cedere. Respiro profondamente, concentrandomi sulla mia piccola vendetta e non sulle braccia forti di mio marito, sulle sue labbra che si posano delicate sul mio collo e sul suo profumo inebriante.
Mi volto, puntando gli occhi nei suoi. “Chi vuoi che mi guardi?” dico a bassa voce, con la stessa finta innocenza di prima.
Christian percorre il mio corpo con lo sguardo. “Tutti. Tutti ti guarderanno”
“C’è molto di meglio in giro di una mongolfiera umana al settimo mese di gravidanza”
Gli strappo un sorriso, e non resisto all’impulso di avvicinare il viso al suo e baciarlo.
“Ancora non mi hai detto cos’hai organizzato per oggi”
Sorrido, fiera del programma che ho elaborato e sicura che Roxy ne sarà felicissima. “In mattinata una super sessione di shopping, poi pranzo in centro, pomeriggio in spa e per questa sera ho in mente una cenetta un po’.. particolare” pronuncio l’ultima parola calcando ogni lettera.
Christian aggrotta le sopracciglia. “In che senso?”
Mi lascio sfuggire un sorrisetto. “Nel senso che è qualcosa di insolito..” il mio tono volutamente misterioso coglie nel segno, perché mio marito mi fissa con uno sguardo confuso e quasi timoroso.
Senza dargli modo di ribattere, gli scocco un altro bacio sulle labbra, afferro la borsa che ho abbinato al mio outfit ed esco dalla cabina armadio.
“Ana?” mi chiama Christian, seguendomi a ruota “Che vuol dire qualcosa di insolito? Cos’hai in mente?”
Mi fermo accanto alla specchiera e sbuffo, voltandomi verso di lui. “Oddio Christian, sei esaperante!”
In risposta sbuffa anche lui. “Mi fai paura quando fai la misteriosa. Posso avere un po’ di tranquillità?”
“Cos’è che non ti fa stare tranquillo?”
Lui mi fissa con le sopracciglia aggrottate e un’espressione da ‘C’è bisogno che te lo dica?’
“Beh, per esempio non sapere cos’ha architettato la tua testolina diabolica non mi fa stare molto tranquillo”
“Invece dovresti esserlo, perché non ho organizzato nulla di trascendentale. Lo sai che Roxy ama le cose semplici, esattamente come me, quindi ho solo concentrato in un’unica giornata tutto ciò che ci piace fare di più”
“Non è la giornata il problema, è la serata che mi fa dare di matto. Non oso immaginare cos’avrete messo su dopo la nostra fuga a Las Vegas di ieri sera..”
Ah ah, eccolo che finalmente lo ammette: sa che a noi ragazze non è andata giù la loro seratina alternativa, e ha paura che li ripaghiamo con la stessa moneta. Il che non è propriamente esatto: il mio programma per l’addio al nubilato di Roxy è sempre stato quello; in conseguenza dell’addio al celibato organizzato da mio marito, ho solo cambiato la prenotazione del locale di questa sera. Questo, però, non è necessario che i nostri uomini lo sappiano, almeno non ancora.
“È questo che ti preoccupa? Che abbia organizzato una serata a luci rosse solo per vendetta?”
Christian abbassa lo sguardo, imbarazzato.
“Tranquillo” proseguo “A me queste cose non piacciono. Solo che, come voi vi siete divertiti ieri sera e stanotte, anche noi gradiremmo goderci la giornata e la serata in santa pace. Chiedo troppo?”
“No, ma..”
“Perfetto!” lo interrompo e chiudo il discorso.
Esco dalla nostra camera e vado a dare un bacio ai nostri figli che dormono ancora profondamente. Sono contenta che per un giorno non vadano a scuola, non avrei avuto il coraggio di svegliarli.
“Hey” sussurra Kate alle mie spalle, entrando con passo felpato in cameretta e avvicinandosi al lettino che abbiamo aggiunto per Ava.
Si china e le dà un tenero bacio sulla fronte, rimboccandole poi le coperte.
“Anche gli altri due miei bambini nella stanza degli ospiti dormono ancora” afferma, strappandomi una risata. Lei definisce sempre Elliot il suo terzo bambino.
Dopo un’ultima dolce occhiata ai nostri cuccioli, usciamo dalla cameretta e lasciamo la porta socchiusa.
“Pronta?” domanda la mia amica.
“Sì”
“Allora possiamo andare” mi scruta da capo a piedi e poi aggiunge un “Sei favolosa”
Sorrido. “Anche tu” affermo, ed è la verità. Nonostante le due gravidanza ravvicinate, Kate ha sempre un corpo stupendo, e ogni cosa che indossa sembra disegnata su di lei.
“Christian è già sveglio? L’ho incontrato sulle scale”
Mi rabbuio. “Sì, lui non ama molto dormire fino a tardi, soprattutto quando io non ci sono”
Kate mi posa una mano sul pancione, guardandomi negli occhi. “Va tutto bene?”
“Sì sì”
“Ovviamente no. Ne parliamo in macchina mentre andiamo a prendere le ragazze” sentenzia, poi all’improvviso sussulta, osservando stupita la mia pancia “Oddio! Ma fa sempre così?”
Rido. “Sì. Un attimo prima è tranquilla e quello dopo gioca a kick boxing contro le mie costole”
Kate ride, scuotendo la testa, poi dedica qualche altra coccola alla sua nipotina prima di trascinarmi letteralmente giù per le scale.
Christian è in salone, al telefono, suppongo, con Ros. Aveva già comunicato che oggi non sarebbe stato in ufficio, ma lui non sa stare troppo tempo lontano dal suo lavoro. Non appena scorge me e Kate, chiude velocemente la telefonata e viene verso di noi, con uno sguardo di rimprovero.
Non lo sopporto quando fa così! Riesce a farmi sentire in colpa per delle cose assolutamente ordinarie.
“Ehm.. io inizio a salire in macchina” dice Kate, avviandosi verso l’atrio.
La seguo con lo sguardo e poi poso gli occhi su mio marito.
“Devo uscire così? Con te che metti il broncio?” domando, a braccia conserte.
Christian sospira. “Beh, non posso di certo ammettere che mi renda felice non sapere dove diavolo andrete questa sera, e soprattutto cosa farete”
“Sesso, droga e rock ‘n roll” lo prendo il giro.
Lui ridacchia, posandomi le mani sui fianchi. “Fai poco la spiritosa. Lo sai che ho bisogno di sapere tutto ciò che fai”
“Lo so. E te l’ho detto: shopping, pranzo, spa, cena” riassumo, tralasciando qualche dettaglio “E adesso lasciami andare altrimenti faremo tardi”
Sbuffa. “Va bene” si china e mi bacia teneramente le labbra, accarezzandomi contemporaneamente la pancia.
Mi accompagna in atrio e mi osserva mentre indosso la giacca. Ad un passo dall’aprire la porta d’ingresso, mi volto verso di lui.
“Christian?”
“Sì?”
“Se scopro che per caso hai stalkerato il mio cellulare con il GPS, puoi considerare il divano il tuo compagno notturno per la prossima settimana” riduco gli occhi a due fessure “Chiaro?”
Mio marito solleva le sopracciglia: sa bene che sono capace di un gesto simile.
“Non sono proprio il tipo” dice, alzando le mani in segno di innocenza.
Scuoto la testa, sorridendo, e apro la porta. Christian mi segue sulle scale del portico e mi bacia.
“Fate i bravi senza di noi” mi raccomando, dopodichè raggiungo Kate in macchina.
“Allora? Mi dici che succede?” domanda la mia amica qualche minuto dopo, quando ormai siamo lontane dal cancello di casa.
Cerco di riassumere in pochi minuti tutti gli avvenimenti di questi ultimi giorni, a partire dalla gelosia di Christian nei confronti di Paul, a tratti quasi ossessiva, alle sue promesse di essere meno possessivo, non sempre mantenute a pieno, fino ad arrivare ai loro festeggiamenti di ieri sera e alla nostra discussione di poco fa. Anche se quando sono uscita l’atmosfera sembrava essersi rilassata, io non mi sento pienamente bene: sento che c’è qualcosa di irrisolto tra me e Christian, come se avessimo tacitamente accantonato una questione che presto verrà fuori di nuovo.
Io ho sempre saputo che mio marito è geloso, e sinceramente mi dispiacerebbe se non lo fosse, perché in tutte le coppie un pizzico di gelosia è fondamentale. Solo che non riesco a tollerare di non potermi sentire libera di prendere un caffè con un collega, mentre lui può andarsene tranquillo a Las Vegas a fare baldoria. Non ho assolutamente alcun dubbio sul fatto che Christian non abbia fatto nulla di sbagliato; mi fido completamente di lui, ma vorrei che lui facesse altrettanto. È questo ciò che mi ferisce di più: ieri quasi mi ha rinfacciato il mio discorso sulla fiducia, ma quando siamo a parti invertite gli riesce difficile metterlo in pratica.
Per questo ho cambiato il locale di questa sera: in un primo momento avevo prenotato in un ristorantino sul lago Washington, ma poi ho annullato la prenotazione e ho scelto un locale al diciottesimo piano di un palazzo in centro. Luci soffuse, musica, ottimo cibo, drink di ogni tipo e ogni sera uno o più spettacoli di striptease maschile. Questa scelta è nata dopo ieri sera, e non posso negare che in parte è dovuta al fatto che vorrei far soffrire un po’ mio marito, e in parte anche perché avevo scartato a priori una serata più particolare per non fare un torto ai nostri uomini, ma, considerando che loro sono andati a festeggiare nella patria del Peccato, beh, ho pensato che anche noi meritassimo una piccola trasgressione.
Kate crede che io stia agendo bene, che sia giusto tenere un po’ Christian sulla graticola, e che questa giornata separati non potrà che farci bene.
Io lo spero tanto, anche perché è una giornata speciale, che capita una sola volta nella vita, e in quanto cognata della sposa e testimone di nozze, voglio godermela a pieno.

Dopo essere passati a prendere prima Mia e poi Roxy insieme a due cugine, Lory e Titty, siamo pronte per dare ufficialmente inizio a questa giornata. E il modo migliore per farlo è tirare fuori la carta di credito Gold che ho riservato per il nostro shopping di oggi.
“Tu sei pazza!” esclama Roxy “Non posso accettare una cosa simile”
“La pazza sei tu se rinunci ad una carta di credito illimitata!” interviene Mia “Io non mi faccio di questi problemi”
“Ma mi sembra ovvio, si tratta di tuo fratello e tua cognata!” ribatte Roxy.
Trattengo una risata. “E perché tu cosa sei? Non sei mia cognata?”
Lei sbuffa. “Sì, ma non è la stessa cosa..”
Le prendo la mano. “Roxy, è la stessa cosa. Tu sei una parte fondamentale della nostra famiglia, esattamente come tutti gli altri. Ti assicuro che quando Christian ed io eravamo fidanzati, non è stato così.. automatico accettare la sua immensa ricchezza, e qualche volta ancora adesso mi sembra molto strano, ma quando anche io ho iniziato a guadagnare davvero con la GIP, ho imparato a guardare un pochino il mondo come lo vede lui. La ricchezza non è qualcosa di cui vergognarsi, quando deriva da un lavoro onesto e pulito. Ed è qualcosa di bello se ci consente di fare del bene a chi ne ha bisogno, e di rendere felici le persone che amiamo. Il mio obiettivo di oggi è farti vivere una giornata indimenticabile, per cui tu adesso accetti questo pezzo di plastica e ti impegni a saccheggiare i negozi del centro. Anzi, ci impegniamo. Giusto ragazze??”
In macchina scoppiano urletti e applausi vari mentre Roxy mi abbraccia e mugugna un “Grazie” al mio orecchio.
Quando arriviamo nei pressi delle vie dello shopping più famose (e costose) di Seattle, insisto affinchè Sawyer ci aspetti in garage o comodamente seduto in un bar: mi piange il cuore nell’immaginare quanto possa annoiarsi nel camminare dietro di noi. Ecco, questa è una delle cose della mia agiata vita con Christian a cui non mi sono ancora abituata: avere delle persone costantemente al mio servizio.
“Non si preoccupi, Mrs Grey, questo è il mio lavoro. Non mi annoio affatto.” dice, rivolgendomi un sorriso.
Non so se sia la verità, o se più probabilmente abbia avuto ordini strettissimi da mio marito.
In ogni caso le ragazze ed io dimentichiamo presto la sua presenza, tuffandoci in uno shopping sfrenato. Abiti, scarpe, intimo, accessori, trucco, nessun desiderio è lasciato insoddisfatto. Persino io, che non sono una grande appassionata di shopping, ci prendo gusto ad entrare e uscire dai camerini di prova. È bello acquistare ciò che mi piace senza dover badare al cartellino, e ci tenevo che anche le mie più care amiche/cognate si sentissero allo stesso modo.
“Anastasia?” sento la voce di Roxy chiamarmi, mentre la aspetto fuori ad un camerino.
Accosto l’orecchio alla tenda di velluto che ci separa. “Cosa c’è?”
“Non riesco ad allacciare la blusa”
Ridacchio e scosto leggermente la tenda per entrare in camerino con lei. Sta provando una camicetta di chiffon color crema che si chiude sulla schiena con un intreccio di laccetti. Glieli stringo al punto giusto e poi faccio un fiocco alla fine.
“Come mi sta?” domanda poi Roxy.
La fisso attraverso lo specchio e quello che vedo è qualcosa di delizioso: il colore chiaro e il tessuto leggero della camicetta le donano luce ed eleganza, e al contempo mettono in evidenza quella piccola curva che si sta formando sul suo ventre.
“Sei bellissima” mormoro “E mio fratello è un uomo molto fortunato”
Lei scuote la testa. “No.. sono io ad essere fortunata.. Mancano solo due giorni al nostro matrimonio, ed io ancora non riesco a crederci..” la voce le si incrina sull’ultima frase, e, nonostante i tentativi di entrambe di non scoppiare a piangere, ci ritroviamo con le guance umide e gli occhi lucidi.
“Ragazze che fate?” Mia irrompe nel nostro camerino “Ohi ohi, che succede?” domanda, notando i nostri visi.
“Sono gli ormoni” rispondiamo Roxy ed io in coro, cominciando a ridere un attimo dopo.
“Oh mio Dio, siete impazzite!” esclama Kate, sopraggiungendo alle spalle di Mia, e ci sprona a provare altri abiti.
Tra i tanti splendidi modelli che spiccano sui vari stand, una tuta elegante attira la mia attenzione: è semplice, color rosa cipria con alcuni ricami neri, con il pantalone a palazzo e il corpetto scollato. Sarebbe perfetta per questa sera. Decido di provarla e, con mia grande sorpresa, mi sta a pennello nonostante il pancione; vi abbino sotto un top di pizzo nero e sono impaziente di acquistare anche un paio di scarpe.
La mattinata trascorre in fretta, ma noi non ce ne rendiamo conto. Siamo immerse in una bolla fatta di spensieratezza, libertà e complicità; sembriamo quasi delle adolescenti, ed è una sensazione meravigliosa. Ogni tanto è bello staccare la spina da tutto e assecondare un po’ i propri vizi.
Per il pranzo scegliamo un ristorante immerso nel verde, con una sala interna che affaccia su un bellissimo giardino, pieno di fiori e aiuole minuziosamente curate. Le ragazze mi tormentano per sapere quale sarà la nostra prossima tappa, ma riesco a tenere loro testa. Non voglio rovinare loro la sorpresa, soprattutto a Roxy.
Infatti, la sua espressione non appena scendiamo dall’auto davanti all’imponente centro benessere è impagabile: un mix di incredulità, felicità e voglia di mettersi a saltellare come una bambina.
“Oh mio Dio, io questo posto l’ho visto solo sulle riviste” commenta Lory, estasiata.
“E non avete ancora visto l’interno” aggiunge Mia.
Varcata la porta di vetro che dà l’accesso alla hall del centro benessere, veniamo accolte da un’elegante receptionist con un tailleur blu e uno chignon perfetto.
“Buonasera, Mrs Grey! È un piacere averla qui con le sue ospiti!” mi sorride calorosamente e mi stringe la mano.
“Il piacere è mio. Sono sicura che trascorreremo delle ore fantastiche” rispondo, sentendomi già a casa.
Questo posto ha come dei poteri magici: riesce a far sentire tutti rilassati e coccolati.
La receptionist ci guida in quella che è l’area che ho riservato esclusivamente per noi. C’è un’ampia piscina con idromassaggio, lettini per massaggi, manicure e trattamenti viso, sauna, camerini per cambiarci e un paio di tavoli con stuzzichini e drink.
“Oddio Ana è.. è.. è troppo. Tu sei pazza” afferma Roxy, guardandosi intorno esterrefatta.
“È la seconda volta in un giorno che mi dai della pazza. Devo iniziare a preoccuparmi?”
Lei scuote la testa, ridendo.
“È che io non.. non mi sarei mai aspettata tutto questo.. è davvero troppo per me”
Mi avvicino a lei e le prendo le mani. “La smetti di dire così? Niente è troppo per te! Lo sai quanto ti voglio bene, e voglio semplicemente che ricorderai questa giornata come una delle più belle della tua vita”
“Non potrebbe essere altrimenti” dice abbracciandomi.
“Oh, i cuginetti stanno facendo amicizia?” interviene Kate, scatenando le nostre risate.
Dopo esserci cambiate e aver indossato i completi intimi dati in dotazione dalla SPA, ognuna di noi sceglie di farsi coccolare in modo diverso: Lory e Titty provano la sauna, Kate e Roxy la piscina idromassaggio, Mia un massaggio rilassante ed io una maschera viso.
L’estetista assomiglia tanto ad una fatina, con quei capelli biondi e l’ombretto glitterato, e anche le sue mani sono fatate: scivolano sul mio viso applicando creme e lozioni varie e mi fanno rilassare tantissimo.
“Tra venti minuti vengo a toglierle la maschera, Mrs Grey” mi informa, prima di allontanarsi.
La ringrazio e mi accomodo su uno dei lettini, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dalla musica leggera e dal chiacchiericcio delle ragazze in sottofondo.
“Per caso la mia nipotina ha sete?”
Apro gli occhi e vedo Mia in piedi accanto al mio lettino, con un telo di spugna a mo’ di vestitino e due bicchieri tra le mani.
Sorrido, mettendomi a sedere e facendole posto accanto a me. “Mi hai proprio letto nel pensiero”
Mia cognata mi porge un bicchiere con coca-cola, ghiaccio e una fettina di limone e si siede sul bordo del lettino, in modo da essere di fronte a me.
“Cin” dice, facendo tintinnare il suo bicchiere con il mio.
Beve un paio di sorsi e poi mi scruta in viso. “Come stai?”
Sorrido. “Mi sento una mongolfiera, e in più tuo fratello mi fa ammattire, ma per il resto va tutto bene” non so perché abbia accennato alle mie questioni con Christian, mi ero ripromessa di non pensarci oggi. Solo che stavo pensando al fatto che l’ho sentito solo una volta oggi, quando ho parlato al telefono con i miei bambini, per il resto nulla, neanche un messaggino, e mi manca.
“Cos’ha fatto Christian?”
“Ma niente, qualche divergenza d’opinione, se così vogliamo chiamarla, sulla gelosia”
“Ahia! Scommetto che non è semplice avere a che fare con mio fratello, sotto questo punto di vista”
“No, non lo è..”
“Non so se possa consolarti, ma ti assicuro che la gelosia di Christian è semplicemente frutto dell’immenso amore che prova per te. Cioè lui.. quando ti guarda, è come se guardasse una divinità, una stella cometa, l’ottava meraviglia del mondo..”
Non posso fare a meno di sorridere. So bene mio marito quanto mi ami, ma è sempre bello sentirselo dire da qualcuno che ci osserva dall’esterno.
“Tu come stai?” chiedo ad un tratto.
“Bene! Sto valutando un paio di proposte che ho avuto da due agenzie di catering”
Sgrano gli occhi, sorpresa. “Uau, davvero?”
“Sì, ma voglio pensarci bene. È un impegno serio e non so se sia il momento giusto. Ethan è super impegnato con il lavoro, e i bambini sono ancora piccoli. Non mi va di farli andare all’asilo nido..”
“Hai ragione, non è facile. Ethan cosa ne pensa?”
“Oh, lui mi sprona a scegliere la proposta migliore e accettarla! È così dolce, e nonostante in questo periodo passi più tempo in clinica che a casa, si preoccupa tantissimo per me. In tutti i sensi...” aggiunge quell’ultima frase con un pizzico di malizia che mi fa scoppiare a ridere.
Non possiamo proseguire il nostro discorso perché fa ritorno l’estetista per rimuovermi la maschera e applicarmi una lozione idratante e lenitiva. Dopo raggiungo Mia, Lory e Titty in piscina, mentre Kate e Roxy si lasciano coccolare da due esperte massaggiatrici.
Mi appoggio alla parete piastrellata della piscina e sento ogni singolo muscolo rilassarsi, ho quasi la sensazione di fluttuare nell’acqua. La mia piccola Allie si muove dentro di me, spingendo con i piedini verso la parte alta della mia pancia. Mancano solo due mesi alla sua nascita, e non mi sembra ancora vero. Ora che ci penso, non abbiamo acquistato quasi nulla per l’arrivo di questa principessa, e mi sento un po’ in colpa: per Teddy e Phoebe ci siamo mossi un po’ prima, ma in queste settimane tra il lavoro e il matrimonio di Thomas, Christian ed io non abbiamo avuto molto tempo libero.
Non appena Kate e Roxy hanno terminato di farsi coccolare con creme e oli, ci ritroviamo tutte e sei sui lettini accanto alla piscina, con un accappatoio addosso e un bicchiere in mano. Io ho, sul tavolino accanto a me, anche un piatto con qualche pasticcino; è Allie che li desidera, sia chiaro, la mia piccolina ancor prima di nascere è già una golosa di cioccolato, e non posso non accontentarla.
“Allora, cara futura sposa” dice Mia, rivolgendosi a Roxy “È arrivato il momento delle domande e dei voti” allunga la mano verso Kate, che le passa un quaderno con la copertina rossa.
Roxy alterna lo sguardo tra loro due, perplessa.
Io, purtroppo, so bene cosa abbiano in mente.
“No dai ragazze, si tratta di mio fratello!” cerco di dissuaderle.
“E con questo? Quando si trattava di mio fratello e di Elliot, non ti sei fatta tanti scrupoli” mi fa notare Kate.
Sbuffo, consapevole di essere dalla parte del torto, e mi lascio andare contro lo schienale del lettino.
“Roxy, cara” comincia Mia, penna alla mano, aprendo il quaderno “Allora, quando vi siete conosciuti tu e Thomas?”
“A luglio del 2014, nello studio della dottoressa Greene”
“Il primo bacio?”
“Ottobre dello stesso anno, dopo una serata al cinema”
Roxy sorride, sembra sia a suo agio in questa specie di terzo grado.
“La prima volta in cui siete stati a letto??”
Le guance di mia cognata si imporporano mentre risponde “20 gennaio 2015”
“Cavolo, l’hai fatto tribolare parecchio!” commenta Titty.
Roxy ridacchia leggermente. “Beeh, diciamo che il nostro inizio non è stato propriamente in discesa”
“Non ci distraiamo!” esclama Mia, richiamandoci tutte all’ordine “Adesso arriva il bello: passiamo ai voti. Voto per l’aspetto fisico?”
“Beh, dieci!”
“Quanto è simpatico? Dolce? Determinato?”
“Uhm.. otto e mezzo, dieci, dieci!”
Ad ogni voto noi ci lasciamo andare a fischi, urletti e applausi vari. Mi sto divertendo davvero moltissimo.
“Quanto è galante?” prosegue Mia.
“Nove!”
“Abbiamo una specie di divinità in famiglia e non lo sapevamo” commenta Kate, scatenando le nostre risate.
“Beh, ai miei occhi il mio uomo rasenta la perfezione. Altrimenti non lo sposerei” si giustifica Roxy, seguita da altri applausi da parte nostra.
“Quanto è geloso?”
“Sette!”
“Bravo a baciare?”
Ecco, questa parte forse non mi fa divertire molto. È davvero strano per me immaginare mio fratello sotto quel punto di vista, anche se non posso di certo negare che sia un uomo bellissimo e attraente.
“Dieci!”
Mia inclina la testa prima di fare l’ultima domanda, che io conosco perfettamente, visto che per i nostri addii al nubilato siamo passate tutte attraverso questo interrogatorio.
“Da 1 a 10 quanto è bravo a letto?”
Roxy arrossisce e posa per un attimo lo sguardo su di me, timorosa di mettermi in imbarazzo. Le sorrido e le faccio un cenno del capo, invitandola ad esprimersi senza alcuna remora.
“Un dieci con lode e menzione accademica!”
Dopo una serie di fischi e urla per i quali ho temuto che ci cacciassero dalla SPA, ci ricomponiamo e spostiamo il discorso su altri argomenti, dal lavoro, ai nostri uomini, ai nostri figli. E ancora una volta sento espandersi nel mio petto una deliziosa sensazione di libertà e serenità. Volevo fare un regalo a Roxy organizzando questa giornata, ma mi rendo conto di averlo fatto un po’ a tutte e soprattutto a me stessa.
Sono ormai passate le 18 quando consiglio alle ragazze di iniziare a prepararci per la serata. Ognuna di noi sceglie di indossare qualcosa di nuovo, acquistato questa mattina, mentre ai capelli e al trucco ci pensano le straordinarie estetiste del centro benessere. Quando mettiamo piede nel cortile esterno, è calata la sera e la temperatura è scesa di alcuni gradi rispetto a quando siamo arrivate, ma tutte noi ci sentiamo meravigliosamente bene, rilassate e al contempo cariche per la serata.
“Ana, grazie, davvero. Non ero mai stata in una SPA di un così alto livello, mi sono sentita davvero coccolata e rigenerata” mormora Roxy, mentre siamo in macchina dirette al locale.
“Roxy, non voglio più che mi ringrazi. Io ho semplicemente organizzato una giornata speciale, cercando di includere tutto ciò che potesse farti felice, perché non meriti niente di meno” sorrido, e poi le poso una mano sul ventre non più piatto “Piuttosto, non ti stai stancando troppo, vero? Altrimenti me lo diresti?”
Lei sorride a sua volta. “Stancando? Non mi sono mai sentita così riposata in vita mia! Tranquilla, Ranocchietto ed io stiamo benissimo”
“Ranocchietto?”
“Sì, da quando Thomas ha detto a Lucas che il fratellino è piccolo come un cucciolo di ranocchio, lui lo chiama così”
Rido, intenerita dalla dolcezza del mio nipotino acquisito.
“Quando saprete se è un maschietto o una femminuccia?”
“Secondo la dottoressa Greene, alla prossima ecografia dovremmo riuscire a capirci qualcosa. Lucas vorrebbe un fratellino, Thomas invece è neutrale. Lui è già fuori di testa da tre mesi, a prescindere dal sesso del bambino”
Impegnata a chiacchierare con le mie cognate e le due nuove amiche acquisite, non mi rendo neanche conto che siamo arrivate, fin quando Sawyer non ferma l’auto nel parcheggio riservato. Scende per primo e viene ad aprirci la portiera.
“Prego, signore” dice, formale e preciso come sempre.
“Uau” commenta Roxy, alzando lo sguardo e osservando l’imponente palazzo che si erge davanti a noi “Noi ceneremo qui?”
“Sì, per l’esattezza al diciottesimo piano”
“Oddio, non vedo l’ora!” squittisce Lory.
Adoro la sua schiettezza e la sua capacità di sorprendersi per ogni cosa.
Guidate da Sawyer, ci dirigiamo all’interno del palazzo, entriamo in ascensore e giungiamo al diciottesimo piano. Le porte si aprono su una piccola area attrezzata con qualche divanetto, un bancone per accogliere gli ospiti e una stanza guardaroba.
“Buonasera!” esclama dal retro del bancone una ragazza con una massa di riccioli castani sulle spalle. Il cartellino che ha appuntato sul taschino della camicia super scollata cita il nome Sophia.
Mi avvicino. “Buonasera. Abbiamo un tavolo prenotato a nome Steele”
La brunetta fa scorrere rapidamente lo sguardo su un foglio davanti a lei. “Oh sì, prego, seguitemi” esce dal bancone e ci fa strada.
“Perché hai dato il nome da nubile?” sussurra Kate al mio orecchio, mentre seguiamo la ragazza.
Sbuffo. “Per avere meno rotture” ammetto. Ho pensato che fosse meglio non far diffondere la voce secondo cui la moglie del multimiliardario Christian Grey frequenta locali di striptease.
Sophia apre una porta che dà sulla sala principale. Al centro c’è una pista circolare sulla quale si alternano giochi di luci da discoteca; intorno ad essa si espandono tre file di tavoli e più esternamente, su palchetti rialzati, sono distribuite le aree riservate, attrezzate con divanetti, tavoli e tende, ciascuna di esse affaccia sulla pista attraverso un vetro che a scelta può essere aperto, chiuso o addirittura coperto. I colori dominanti negli arredi sono il nero e il rosso, per le luci dominano colori caldi ma chiari, come il rosa, il bianco caldo e il rosso. 
Sophia ci guida nella nostra area riservata, mentre Sawyer preferisce accomodarsi ad un estremo del lungo bancone bar, che spicca per i luccichii e le luci che si riflettono nei pannelli a specchio. La musica, per ora, non è quella spacca timpani da discoteca, ma è ugualmente piacevole, energica e adrenalinica.
Le ragazze ed io ci sfiliamo i cappotti e ci accomodiamo sul divanetto a U, al centro c’è un tavolino con un vassoio e sei bicchieri all’interno.
“Gli aperitivi di benvenuto sono analcolici” specifica Sophia, poi ci spiega che ci sono due camerieri assegnati alla nostra area e a quella accanto, quindi possiamo rivolgerci a loro per qualsiasi ordinazione, dopodichè ci congeda e torna alla reception.
“Oddio Ana, questo posto è.. wow!” esclama Titty, guardandosi intorno come un bambino in una fabbrica di cioccolato.
“Sul serio, è proprio esclusivo, elegante”
Aspetto che vedano gli spogliarellisti, non sono sicura che dopo continueranno a definirlo tale.
Dopo gli aperitivi, uno dei camerieri arriva a prendere le ordinazioni per la cena. Il menu fondamentalmente è strutturato come quello di un pub, quindi scegliamo un antipasto classico e un panino a testa, il tutto accompagnato da aranciata per me e Roxy e birra per le altre.
“Non ti manca bere alcol?” domanda ad un tratto Lory, mentre sorseggio la mia bibita.
Scuoto la testa. “A dire il vero no, per niente. Non sono mai stata un’amante dell’alcol”
“Diciamo che quelle poche volte in cui ha esagerato davvero, sono rimaste nella storia” interviene Kate, ridacchiando.
Mi acciglio. “Vorrei farti notare, che è stato grazie ad una mia bevuta storica che tu hai potuto conoscere Elliot..”
“E passarci la notte insieme” specifica Mia, accostando il bicchiere al mio in un gesto di complicità.
Kate appoggia la guancia sulla mano e sospira sognante. “Dio, quanto era bello quella sera..” mormora.
Durante la serata ci divertiamo a ricordare i primi tempi in cui le nostre vite si sono unite, raccontando a Roxy e le sue cugine una serie di aneddoti memorabili sui nostri mariti e i nostri bambini.
“Ragazze, scusatemi, arrivo subito” dico ad un tratto, alzandomi.
“Di nuovo, Ana? Sei andata in bagno neanche mezz’ora fa!” mi fa notare la mia migliore amica.
Sbuffo. “Non posso farci niente se il mio utero ha un peso non indifferente ed è comodamente appoggiato sulla mia vescica”
Dopo aver aspettato la fila in bagno e aver portato a termine l’operazione ‘vescica disperata’, sistemo il rossetto e poi esco. In corridoio sento la voce di Sawyer che parla al telefono e mi appiattisco, per quel che posso, contro il muro.
“No, Mr Grey, nulla di anomalo.. sì, sembra un locale a posto, i dipendenti sono cordiali, i camerieri molto attenti e professionali.. sua moglie e le sue amiche hanno un’area privata.. niente di particolare: mangiano, si divertono..”
Hai capito il soldatino! Sta informando per benino il suo capo. Ecco perché Christian non mi è stato molto addosso oggi, aveva già chi gli snocciolava ogni nostro movimento!
Sawyer termina la telefonata, promettendogli di informarlo su qualunque nostro cambiamento, e poi torna alla sua postazione al bancone. Io resto per qualche minuto appoggiata al muro, fremente di rabbia. Mi sento come in uno di quei cartoni animati in cui si vede il fumo uscire dalle narici e dalle orecchie. Odio sentirmi sotto controllo, odio che mio marito debba monitorare ogni mio singolo passo. Ma sono anche soddisfatta del locale che ho scelto. Visto che Christian vuole controllare ogni mio gesto, almeno andrà su tutte le furie quando verrà a sapere che si svolgerà uno striptease, e si sentirà esattamente come mi sono sentita io ieri sera. Se lo conosco bene, si precipiterà qui, e non vedo l’ora di farlo tribolare un po’.
L’idea su come fare per farlo soffrire un po’ mi salta alla mente non appena rientro nella nostra piccola saletta riservata. Invece di sedermi al mio posto, mi siedo momentaneamente accanto a Lory.
“Lory, mi è parso di capire che tu non sei fidanzata al momento, giusto?”
“Giusto!”
“Bene, allora ho un grande favore da chiederti”
 


POV CHRISTIAN

“Che cosa?” urlo al telefono, sobbalzando dalla poltrona del mio studio alla Big House “È uno scherzo?”
“No, Mr Grey” risponde Sawyer, mantenendo sempre un tono fermo, pacato e professionale. Anche io ci riuscivo, un tempo, prima di incontrare una donna capace di farmi diventare matto.
“Ho fatto le mie ricerche” prosegue Sawyer “E questo locale, seppur serio e raffinato, offre anche degli spettacoli di striptease maschile”
Cammino avanti e indietro per la stanza, passandomi continuamente una mano tra i capelli. “Non ci posso credere! Come delle ragazzine.. E la peggiore è mia moglie che ha organizzato tutto!!” urlo ancora.
“Comunque, per adesso non è successo nulla, non c’è stato nessuno spettacolo”
“E non ci sarà! O, in ogni caso, mia moglie non vi assisterà!” sentenzio, prima di congedarlo e chiudere la telefonata.
Stento a credere a ciò che le mie orecchie hanno sentito.
Tranquillo Christian, lo sai che noi amiamo le cose semplici
Avrei dovuto immaginarlo già da stamattina che ci fosse qualcosa del genere sotto, quando Anastasia faceva la misteriosa. Ho sperato, ho voluto sperare, che fosse solo un modo per tenermi un po’ sulle spine; non avrei mai pensato che scegliesse davvero un posto del genere dove trascorrere la serata.
Il solo pensiero che mia moglie possa starsene lì ad ammirare un qualche deficiente depravato che si spoglia mi fa perdere il lume della ragione. Un dolore sordo alle mani mi fa rendere conto di aver stretto i pugni troppo forte e, prima che rischi di scagliare qualcosa contro un vetro, esco dal mio ufficio e mi dirigo in cucina a cercare Gail, sperando che non sia già a casa sua.
Tiro un sospiro di sollievo quando la trovo intenta ad impastare qualcosa.
“Oh, Mrs Taylor, menomale che è ancora qui”
“I bambini mi hanno chiesto la ciambella per domattina a colazione”
“Adesso però sono io che devo chiederle un favore: potrebbe restare ancora un po’ a badare ai bambini? Io devo uscire e andare a recuperare mia moglie”
“Ma certo, Mr Grey, non deve neanche chiederlo! Vuole che avvisi Jason?”
“No no, preferisco andare da solo”
Lei mi fissa, dubbiosa. “È sicuro, Mr Grey?”
Le rivolgo un sorriso rassicurante. “Sicurissimo Gail! A dopo, e grazie!!”
Scappo velocemente in atrio, indosso la giacca di pelle, mi assicuro di avere portafogli, cellulare e chiavi con me ed esco. Salgo in macchina e seguo le indicazioni del navigatore per raggiungere l’indirizzo indicatomi da Sawyer. 
Chiamo l’ascensore e, una volta all’interno, pigio il pulsante del diciottesimo piano. È un edificio davvero niente male, in linea con tutti gli altri edifici che popolano il centro di Seattle. Mentre l’ascensore sale, con una lentezza esasperante, cerco di pensare a cosa dire non appena vedrò Ana. Devo partire in quarta? Chiederle spiegazioni? Mostrarmi arrabbiato ma comprensivo?
Ogni opzione mi sembra al contempo giusta e sbagliata. Vorrà dire che improvviserò; in fondo, con mia moglie non c’è mai nulla di scontato.
Quando le porte dell’ascensore si aprono, trovo Sawyer ad attendermi in una piccola sala d’ingresso; fa un rapido cenno alla ragazza alla reception, la quale con un sorriso ci invita ad entrare. La sala è ampia, caratterizzata da un arredamento incentrato principalmente sul rosso, musica da discoteca e giochi di luci che fanno venire il mal di testa.
Sawyer mi indica l’area privata occupata da mia moglie e dalle altre ragazze, ma non faccio in tempo ad individuarla perché il mio sguardo si ferma sulla pista principale, e per un attimo si ferma anche il mio cuore.
Anastasia, la mia Anastasia, balla e si scatena davanti ad un cretino in pantaloncini da basket e nient’altro addosso. È di spalle, ma riconosco bene i capelli e i vestiti che indossava questa mattina. E se prima, all’idea che mia moglie potesse guardare una scena simile, sentivo di impazzire, adesso mi sento quasi paralizzato da un dolore che parte dal centro del petto e si irradia fino a farmi mancare il respiro.
Non può essere. Non è possibile che si sia spinta a tanto solo per farmi un dispetto. Ma, soprattutto, come può pensare di scatenarsi in quel modo nel suo stato?
Davanti agli occhi vedo tutto nero, e senza pensarci due volte, mi avvio a grandi falcate verso la pista.
“Fossi in te conterei fino a dieci”
Mi blocco all’istante a quella voce, con il respiro corto e la testa che rimbomba, e mi volto verso la sua fonte.
Anastasia mi fissa, con gli occhi di fuoco, appoggiata con il fianco destro ad un pilastro.
“Ma.. ma..” ansimo, alternando lo sguardo tra lei e la ragazza in pista. Tra il suo essere di spalle e queste luci del cazzo non avevo neanche notato che non avesse la pancia “Cosa sta succedendo?”
“Ti ho impedito di mandare a puttane uno spettacolo..”
Mi strofino le mani sul viso, nervoso e confuso. “Ana, ti prego, basta giochetti” mi avvicino a lei, che non accenna però a scostarsi dalla sua posa a braccia conserte.
Questa musica assordante, le urla di tutti gli esemplari di sesso femminile e le luci demoniache non si sposano affatto con la mia poca pazienza, così afferro la mano di Anastasia e la trascino letteralmente verso il bancone.
“Scusami!” richiamo l’attenzione del barman “Mia moglie non si sente molto bene” indico con un cenno del capo il suo pancione “Per caso c’è una stanza più tranquilla dove posso farla sedere un po’?”
Ana esprime il suo disaccordo stritolandomi la mano fino a farmi quasi sentire il crack delle falangi.
“Certo, prego!” risponde cordiale il barman, invitandoci a seguirlo.
Fa strada lungo un corridoio adiacente alla parete specchiata che ospita le infinite bottiglie e si ferma davanti ad una porta nera. Estrae una chiave dalla tasca e la infila nella serratura.
“Desidera qualcosa da bere?” domanda poi ad Ana.
“No, la ringrazio molto, mi sento già meglio” rivolge un sorriso finto a lui e un’occhiata di fuoco a me.
Il ragazzo mi lascia le chiavi, raccomandandosi che gliele riporti quando andremo via, dopodichè ci lascia soli in quello che deduco sia un ufficio, a giudicare dalla scrivania, dalla poltrona e dai vari armadietti.
Mia moglie si appoggia con il sedere al piano della scrivania e mi fissa truce. La mia espressione non è di certo più dolce della sua.
“Allora? Hai intenzione di spiegarmi qualcosa?”
“Diciamo che ero sicura che prima o poi saresti piombato qui, e ho prestato a Lory gli abiti che indossavo questa mattina..”
Oddio, mi sembra di essere finito in una squallida soap opera sudamericana.
“L’hai fatto apposta? Perché?”
Anastasia solleva il viso e punta gli occhi nei miei. “Perché volevo farti soffrire un po’”
“E pensi che sapere che fossi qui non mi facesse penare già abbastanza? Da quando in qua frequenti posti del genere?”
“Beh, visto che lo avete fatto anche voi ieri, non vedevo perché noi non potessimo deliziarci con qualche ballerino. E poi com’è che hai detto stamattina? L’importante è non fare nulla che non sia guardare..”
Adesso è tutto chiaro, cristallino, limpido: è stato uno squallido modo per vendicarsi della nostra scappatella di ieri sera. Atteggiamento molto maturo, c’è da ammetterlo.
“E quindi tu per vendicarti..”
“No!” mi interrompe, urlando “Non volevo vendicarmi! Volevo semplicemente che ti sentissi di merda come mi sono sentita io!”
“Ana, è stata solo una serata” dico, quasi in un mormorio “Possibile che ti abbia dato così tanto fastidio da spingerti a tutto questo?”
Lo sguardo che mi rivolge è furioso e al contempo ferito. “Non è stata la serata in sé a darmi fastidio perché ieri sera, non lo nego, ero gelosa, ma questo credo sia normale. Mi fido di te e non ho mai avuto dubbi su questo. Mi ha dato fastidio il modo in cui hai banalizzato la mia gelosia, mentre a parti invertite tu sei in grado di uscire di testa. Mi ha dato fastidio che tu mi abbia rinfacciato il mio discorso sulla fiducia, e poi sei stato il primo a non fidarti di me, visto che oggi telefonavi a Sawyer per il bollettino-Anastasia, invece di telefonare direttamente a me e chiedermi cosa stessi facendo. Mi dà fastidio che tu possa sentirti libero di fare ciò che ti pare, mentre io devo sentirmi costantemente sotto pressione, controllata, limitata. Amo te e amo i tuoi difetti, e ho imparato a convivere con la tua gelosia a tratti un tantino opprimente. Ma la mancanza di fiducia no, quella non posso accettarla..”
Le sue parole, e i suoi occhi adesso lucidi, hanno aperto una voragine dentro di me; sento lo stomaco in subbuglio e il cuore pesante. Mi sento male al pensiero che mia moglie, la mia meravigliosa moglie, possa aver anche solo sfiorato l’idea che io non mi fidi di lei. Probabilmente ho sbagliato tutto, per la troppa gelosia ho agito troppe volte impulsivamente e le ho fatto credere qualcosa che assolutamente non esiste.
“Ana io..” non so bene cosa dire, ma non posso stare in silenzio, devo farle capire quanto la sua idea sia lontana anni luce dalla realtà. Le prendo la mano, che per fortuna non ritrae, e la guardo negli occhi. “Giuro su tutto quello che abbiamo che non è assolutamente così. Io mi fido di te, con tutta l’anima. È solo che sono geloso, al punto che talvolta sento di impazzire. Forse la mia è un tipo di gelosia patologica, non lo so. So solo che quando si tratta di te io non ragiono; perché ti amo con ogni fibra del mio essere e vorrei proteggerti ogni istante di ogni giorno..” le prendo anche l’altra mano, mentre vedo qualche lacrima scivolare giù dai suoi splendidi occhi “Ti prego, perdonami se qualche volta sbaglio, e perdonami se con il mio modo di agire ti ho fatto credere che potessi non fidarmi di te. Non esiste nessuno al mondo di cui mi fidi di più, perché nessuno al mondo conosce ogni singola sfumatura di me..” racchiudo il suo viso dolce tra le mie mani, guardandola negli occhi “Scusami” mormoro ancora, con la voce leggermente roca.
Anastasia mi getta le braccia al collo e si stringe a me, per quello che il pancione le permette, scoppiando a piangere. Non so se siano gli ormoni o più semplicemente lo sfogo di due giorni di risentimento e rabbia. Ciò di cui sono sicuro, però, è che nel momento esatto in cui la avvolgo con le mie braccia e la stringo forte a me, affondando il naso tra i suoi capelli, sento di tornare a respirare davvero.
“Hei, dai basta” sussurro, staccandomi da lei e prendendole di nuovo il viso tra le mani.
L’azzurro dei suoi occhi è reso più chiaro a causa delle lacrime, ed io vorrei perdermi per sempre in quei pezzetti di cielo.
“Va tutto bene” sussurro ancora, poi avvicino il viso al suo e faccio incontrare le nostre labbra in un bacio profondo ma dolce.
Quando mi stacco da lei, le asciugo le guance umide.
“Di sicuro sembrerò un panda”
Ridacchio. “No, sei bellissima. Sei sempre bellissima” la bacio ancora e poi mi prendo qualche istante per ammirarla. È meravigliosa, fasciata in una tuta color rosa chiaro, con un top di pizzo sotto che avvolge deliziosamente il suo seno.
“Anche tu sei bellissimo. Il giubbotto di pelle sopra la t-shirt attillata fa molto bad boy..” afferma, facendo vagare su di me quello sguardo languido che fa subito mettere sull’attenti il mio amichetto dei piani bassi.
La attiro a me, facendola sussultare al contatto con il mio bacino, e avvicino le labbra al suo orecchio. “Tu lo sai che un vero bad boy in questo momento non si farebbe molti scrupoli a prenderti qui, su questa scrivania?”
La sento rabbrividire e sospirare, e un attimo dopo le sue dita si intrecciano dietro la mia nuca e la sua fronte si appoggia alla mia.
“Portami a casa” mormora, e quelle tre semplici parole sono in grado di farmi scoppiare il cuore.
La prendo per mano e la trascino fuori, riconsegno le chiavi dell’ufficio al barman, ringraziandolo calorosamente con una banconota da cento dollari, e poi, mentre Anastasia va a salutare Roxy e le altre signore, informo Sawyer che mia moglie viene via con me, mentre lui resta ad aspettare le ragazze per accompagnarle poi a casa. 


Durante il tragitto verso casa approfitto di ogni cambio marcia per tenerle la mano, ogni semaforo rosso per baciarla. Sembriamo due ragazzini, ma non me ne importa nulla, perché nulla conta di più del sorriso di mia moglie e di quegli occhi che brillano di felicità e di eccitazione.
Con la coda dell’occhio la vedo accarezzarsi amorevolmente il pancione e non resisto dall’accostare una mano alla sua, concentrandomi per sentire i movimenti di mia figlia. Ana sfiora delicatamente le mie dita.
“Adesso è tranquilla, oggi pomeriggio è stata un po’ più agitata”
“Forse sentiva la mancanza del suo papà”
Ana ride, poi mi chiede di Teddy e Phoebe. Oggi è stata una giornata bellissima: anche se il mio umore era minacciato dal pensiero della discussione con Anastasia, è stato davvero bello occuparmi insieme a mio fratello dei nostri figli. Elliot ed io abbiamo sempre avuto un modo tutto nostro di essere uniti e di volerci bene, e siamo orgogliosi di vedere quanto i nostri bambini adorino stare insieme, seppur così piccoli.
“La mattinata è trascorsa all’insegna della pigrizia, a pranzo abbiamo mangiato un’ottima pasta preparata da Gail, e nel pomeriggio siamo stati al parco giochi”
“Bene, quindi avete imparato a fare a meno di me” commenta mia moglie, fingendosi risentita.
Aspetto di fermare l’auto davanti al nostro garage e mi volto verso di lei, prendendole il viso tra le mani.
“Come se fosse possibile fare a meno di te” mormoro, dopodichè bacio quel sorriso meraviglioso che ha messo su.
L’atmosfera si surriscalda in fretta, mentre le mani di Ana stringono i miei capelli e le labbra divorano le sue.
Poco dopo si stacca a fatica. “Io direi di entrare in casa” sussurra in un ansimo.
Annuisco, le do un ultimo bacio a fior di labbra e poi scendo dall’auto.
“Dai Christian” ridacchia mia moglie, mentre le cingo la vita e le bacio il collo, rendendole complicata l’operazione di apertura della porta.
Al decimo tentativo ci riesce, e non appena entriamo in casa, il primo istinto che ho è quello di sbatterla contro la porta e farla mia seduta stante. Ma poi mi ricordo che in casa c’è Gail e mi impongo di aspettare almeno di salire in camera.
Nel momento esatto in cui la nostra governante si chiude la porta d’ingresso alle spalle, afferro Ana per i fianchi e inizio a baciarla avidamente. Lei si lascia andare, tirando i miei capelli all’altezza della nuca e stringendomi a sé.
“Saliamo in camera” dice ansimando, tra un bacio e l’altro.
Con un movimento fluido la prendo in braccio, facendole allacciare le gambe intorno alla mia vita, e le tappo la bocca con la mia, impedendole di esprimere qualsiasi protesta.
“Mamma”
Un mugugno dolce, ovattato, che mi blocca all’istante e mi fa correre un brivido lungo la schiena.
“No” gemo, frustrato, e metto giù Anastasia.
“Mamma” la vocina diventa più insistente.
Mia moglie mi fa segno di stare zitto. “Arrivo cucciola” abbassa lo sguardo, notando il rigonfiamento nei miei pantaloni, poi rialza lo sguardo e mi dà un rapido bacio “Torno subito, tu aspettami in camera e non osare spogliarti senza di me!” mi ordina.
Ci separiamo, lei in cameretta a dare il bacio della buonanotte a Phoebe, ed io in camera da letto. Non capita molto frequentemente che i nostri figli ci interrompano mentre facciamo l’amore, perché per fortuna hanno un sonno abbastanza lungo e tranquillo. Ma, nelle poche volte in cui capita, all’inizio sembra che sia svanita la magia, ma ci basta ritrovarci nudi per far riaccendere la scintilla più potente di prima.
Ed è quello che succede quando Anastasia mi raggiunge, ben dieci minuti dopo.
“Phoebe non riusciva a riaddormentarsi” si giustifica, quasi dispiaciuta.
Le sorrido e mi avvento su di lei. Questa volta non dobbiamo neanche aspettare di spogliarci, abbiamo talmente bisogno l’uno dell’altra che il semplice contatto tra le nostre labbra fa incendiare la nostra magica bolla.
 

Due giorni dopo...

Non ho mai visto in vita mia un uomo così tranquillo nel giorno del suo matrimonio. Io ero agitatissimo, anche se mi impegnavo per mascherarlo, con scarsi risultati tra l’altro. Anche Elliot ed Ethan erano tesi, nonostante fossero certi che l’amore verso le proprie donne fosse assolutamente reciproco.
Thomas, invece, è tranquillissimo mentre, davanti allo specchio, sistema la cravatta. Non si sta sforzando di sembrare calmo, lo è davvero! I suoi muscoli sono rilassati, così come i lineamenti del suo viso, e le mani si muovono armoniosamente mentre fa il nodo.
Non sembra uno che da qui a due ore sarà davanti all’altare.
Lui e sua madre Sonny, arrivata ieri pomeriggio da Montesano, hanno dormito qui questa notte, perché, nonostante Thomas e Roxy vivano insieme da diverso tempo, ci tenevano a rispettare la tradizione secondo cui gli sposi non devono vedersi la notte prima delle nozze. Sarebbe bastato semplicemente che Roxy dormisse da sua madre e Thomas restasse a casa loro, ma Margaret e Sonny si sono trovate d’accordo sul fatto che un piano di distanza fosse troppo poco. Così Anastasia ha proposto a suo fratello di trascorrere la notte qui.
Dopo la cravatta, arriva il turno dei gemelli. Questa volta noto mio cognato un po’ in difficoltà.
“Serve una mano?” domando, appoggiandomi con il fianco allo stipite della porta.
Thomas sussulta leggermente e alza lo sguardo verso di me. “Magari!”
Sorrido ed entro in camera, mi avvicino a lui e in poche abili mosse gli chiudo con i gemelli d’oro bianco i polsini della camicia.
“Grazie” dice sospirando.
“Mentre ti osservavo pensavo che sembra che non sia tu a doverti sposare, vista la tranquillità che emani. Devo ricredermi??”
Ridacchia, scuotendo la testa. “No, hai ragione a pensarla così. Sono tranquillo, ma sono anche molto emozionato”
“Beh, è normale”. Viva le banalità.
“Sì, è solo che mi sento come se stessi sognando, come se questo giorno non fosse arrivato davvero”
“Anche io mi sentivo così. Poi però ci pensava mia sorella con il suo perfezionismo isterico a farmi tornare alla realtà..”
Thomas ride, visibilmente rilassato, ed io con lui.
“Probabilmente solo quando la vedrai arrivare in chiesa ti renderai conto che è tutto vero”
“Non vedo l’ora” dice, con voce sognante “Non riesco a credere che sto per sposare la donna della mia vita”
Probabilmente fino a prima di sposarmi avrei sbadigliato per la noia e la melassa che cola dalle sue parole, ma da quando mi sono sposato con Ana, la mia visione della vita è molto cambiata. Adesso so perfettamente di cosa sta parlando Thomas, perché l’ho già vissuto anche io, e se potessi rivivrei quell’emozione altre mille volte.
Gli poso una mano sulla spalla. “Credici, invece, e goditi questa giornata più che puoi, perché sarà tra le più belle della tua vita..”
Thomas di slancio mi abbraccia e mi sussurra un “Grazie”.
Ad interromperci è Gail che ci annuncia l’arrivo del fotografo.
Thomas e Roxy hanno scelto Josè per il servizio fotografico del loro matrimonio. Il nostro amico è stato ben lieto di accettare, e qualche giorno fa ci ha comunicato che, per poter seguire sia la preparazione della sposa che quella dello sposo, a casa nostra avrebbe mandato uno dei suoi migliori assistenti, tale Colton. Scendiamo in salone a conoscerlo e sembra una persona alla mano e molto competente nel suo lavoro.
“Ma mia madre dov’è?” chiede ad un tratto mio cognato.
“In camera sua nelle grinfie della hair-stylist. Non so per quanto ne abbiano ancora”
“Anastasia?”
“Lei ha già terminato trucco e acconciatura ed è in cabina armadio con la nostra personal shopper che la sta aiutando con l’abito. Gail, invece, si sta occupando dei bambini”
Neanche il tempo di finire la frase che in salone sbuca Teddy, che sembra una versione ridotta dello sposo con il suo completo elegante, la camicia bianca e il papillon.
“Io sono pronto!!” annuncia, venendo verso di noi.
Thomas si china e lo attira a sé per abbracciarlo. “Cucciolo, sei bellissimo. Sei un paggetto perfetto!”
Mio figlio sorride orgoglioso e poi si siede su una poltrona e osserva curioso Thomas che posa per le prime foto. Poco dopo lo raggiunge anche sua madre, che ha impressi negli occhi l’amore e l’orgoglio di chi ha cresciuto un figlio con le sole proprie forze e adesso lo vede spiccare definitivamente il volo e realizzare il suo più grande sogno.
Decido di andare a cercare le mie due donne, le uniche che mancano all’appello.
Quando salgo al piano superiore, incrocio Miss Acton che sta uscendo dalla nostra camera.
“Mia moglie è pronta??”
“Sì, Mr Grey” mi risponde con un sorriso raggiante “Io vado a dare una mano a Mrs Taylor con la piccolina”
Mentre la donna bussa alla porta della cameretta, io mi dirigo in camera da letto e da lì in cabina armadio. Anastasia è concentrata ad indossare gli orecchini e non si accorge della mia presenza.
È bella da togliere il fiato.
Il suo abito ha un corpetto lungo che avvolge splendidamente il suo pancione e le deliziose curve accentuate dalla gravidanza; è caratterizzato da una fodera di raso color argento ricoperta da un motivo di raffinatissimo pizzo nero, tempestato di microcristalli argentati che la fanno brillare ad ogni movimento che fa. All’altezza dell’inguine, una sottile fascia di brillantini color argento separa il corpetto dalla gonna si raso nero, semplice, morbida ed elegante. Le scarpe e tutti gli accessori sono in argento, e le donano ancora più luce di quanta lei già non ne abbia.
“Sei bellissima” mormoro, non riuscendo a staccare gli occhi da lei.
Ana si volta di scatto e sul suo viso prende vita un sorriso meraviglioso.
“Anche tu sei bellissimo”
Lentamente mi avvicino a lei e la attiro a me, lei solleva il viso e sfiora le mie labbra con le sue. Cerco di approfondire il bacio, ma si ritrae.
“Non mi rovinare il rossetto, l’ho appena messo!”
“Allora credo ti convenga portarlo con te in borsetta, perché ho intenzione di baciarti tanto. Non riesco a starti lontano..”
Lei sorride, intrecciando le mani dietro la mia nuca. “Beh.. in tal caso..” attira il mio viso verso il suo e mi bacia con una passione che mi fa perdere la lucidità.
Ci pensa la nostra piccola Allie a richiamarmi all’attenzione, tirando un calcio proprio sotto la mia mano, delicatamente posata sulla pancia di mia moglie.  
“Oh, piccola” sussurra Ana, stupita e divertita allo stesso tempo.
Sorridendo, mi chino davanti a lei e le bacio dolcemente la pancia.
“Amore mio” mormoro alla mia piccola principessa “Lo sai che il tuo papà ti ama da impazzire? Sei una bimba molto fortunata, sai, perché hai la mamma più bella del mondo”
Anastasia mi accarezza il viso e sorride emozionata. Mi alzo e la stringo forte a me, baciandole una tempia.
“Ti amo” sussurra mia moglie, con il viso contro il mio collo.
La guardo negli occhi. “Anche io piccola”
Poco dopo sentiamo aprirsi la porta della cameretta, e Phoebe chiamarci a gran voce. Ci precipitiamo in corridoio e restiamo pietrificati: la nostra bambina è qualcosa di spettacolare, con il suo abito bianco da damigella con la gonna di tulle, i fiorellini di strass sul corpino e una cintura di raso in vita. I capelli scuri, in netto stacco con il candore del vestitino, le incorniciano il viso mettendo in evidenza la sua purezza e la meraviglia dei suoi occhi grigi.
“Cucciola, sei meravigliosa” dico, chinandomi davanti a lei e baciandole una guancia.
Mia figlia sorride, facendo roteare la gonna del suo vestito. È proprio una donna, c’è poco da fare.
Raggiungiamo gli altri al piano inferiore e, su indicazione di Colton, partecipiamo anche noi al servizio fotografico. Gli scatti più belli, a mio avviso, sono quelli con Teddy e Phoebe, non solo perché i miei figli sono stupendi, ma soprattutto perché i bambini sono spontanei. Anastasia non riesce a trattenere qualche lacrima ammirando i nostri cuccioli, ed io la stringo più forte.
Prima di raggiungere la chiesetta sul lago che Thomas e Roxy hanno scelto per la cerimonia, Anastasia ed io, insieme ai bambini, in quanto testimoni facciamo tappa anche a casa della sposa. Roxy è davvero incantevole, e soprattutto molto emozionata, sembra avere una luce nuova. Mia moglie ha deciso di spuntare uno dei quattro oggetti tradizionali che la sposa deve indossare, in questo caso qualcosa di regalato, donandole un paio di orecchini costituiti da due sottili fili di diamanti intrecciati tra loro. La commozione è tanta e le lacrime dilagano. Ragazzi, due donne incinte sono una combo micidiale!
Ma anche Roxy ha qualcosa da regalare a Phoebe ed Ava, le sue damigelle: un graziosissimo bouquet di fiori, uguale al suo ma più piccolo.
“Siete bellissime” dice poi, guardandole con infinito affetto.
Superato il momento di commozione generale, siamo pronti per le foto e poi lasciamo spazio a paggetti e damigelle, e ancora una volta ho la conferma che i bambini siano qualcosa di eccezionale.
Un’ora più tardi siamo tutti in chiesa. Thomas non ha perso la sua calma e dispensa sorrisi e saluti a tutti gli invitati che si congratulano e gli porgono gli auguri; Sonny e Margaret sono particolarmente ansiose e Ana e Kate cercano di tenerle a bada. La sposa arriverà tra qualche minuto, accompagnata da un autista scelto appositamente per l’occasione, insieme al nonno Frank che la accompagnerà all’altare e ai bambini.
“Eccola eccola, arriva!!” si sente esclamare dal fondo della chiesa.
Tutti si sistemano nei banchi, Anastasia ed io ci disponiamo ai nostri posti, io al fianco di Thomas e lei a quello della sposa, e il sacerdote è in piedi dietro l’altare.
Non appena, sull’uscio del maestoso portone, appaiono Roxy con accanto suo nonno e le due coppie di bambini davanti, inizia a diffondersi la musica della marcia nuziale.
Mi perdo un istante ad osservare i miei bambini, e un sentimento di amore, tenerezza e orgoglio mi scoppia dentro, al punto da farmi venire gli occhi lucidi. Lancio un’occhiata a mia moglie e scorgo sul suo viso le stesse identiche sensazioni.
Poi sposto lo sguardo su Thomas. Quando la sposa percorre la navata della chiesa, tutti sono sempre soliti guardare lei. In pochi si soffermano a guardare lo sposo, a cercare nei suoi occhi la meraviglia, la felicità, l’amore sconfinato. È uno sguardo intenso, ineguagliabile. È lo sguardo di chi ammira la donna che ama con tutto se stesso, bellissima, luminosa, sua, con la quale vuole trascorrere il resto della propria vita, vuole formare una famiglia e invecchiare insieme. È quello sguardo che fatica a contenere la felicità di averla per sé, e di essere suo, per sempre.
 
“Papi, posso stare con te?” domanda Phoebe, con la sua vocina tenera.
“Ma certo, amore mio” la prendo in braccio e la faccio sedere sulle mie gambe.
Non resisto quando mi fa quella voce e mi guarda con quegli occhioni dolci, e poi amo tenerla stretta a me.
Siamo nel bel mezzo del pranzo, al ristorante che gli sposi hanno scelto per il ricevimento. È un posto molto bello, affaccia sul lago e Josè ha avuto molte idee per delle foto davvero pittoresche e originali. È diventato un ottimo professionista, devo ammetterlo. Fino a due anni fa era assistente di un fotografo a Portland, poi si è trasferito insieme alla sua ragazza Melanie in Arizona e ha messo su un suo studio fotografico, che pian piano sta acquisendo sempre più prestigio.
Anastasia ed io siamo seduti al tavolo con gli sposi, mentre i bambini sono impegnati a giocare con gli animatori, o meglio, lo erano, visto che Teddy è andato a reclamare le attenzioni di Mia, e Phoebe è accoccolata a me.
Thomas e Roxy sono bellissimi, a tratti stucchevoli. Si guardano sempre, con gli occhi colmi di amore e di felicità, hanno un sorriso smagliante stampato sul volto, e di tanto in tanto si tengono la mano.
Dopo i contorni, gli sposi sono chiamati ad aprire le danze sulle note di un lento, e noi testimoni insieme a loro. Mi alzo e porgo la mano ad Ana, che mi sorride e la stringe, seguendomi al centro della sala. Le cingo la vita, stringendola a me più che posso, e iniziamo ad ondeggiare. Mi perdo nei suoi occhi luminosi e nel suo sorriso raggiante.
“Cosa c’è?” domanda, notando probabilmente il mio sguardo incantato.
“Niente, sei un incanto”
Lei sorride e si allunga leggermente per baciarmi sulle labbra.
Qualcuno che si schiarisce la voce alle nostre spalle ci fa staccare.
Thomas inclina il viso e sorride. “Mi concedi un ballo con la mia sorellina?”
Mi stacco da Ana, dando il mio assenso, e mi sposto verso il nostro tavolo.
Sono davvero felice per mia moglie, si leggono chiaramente sul suo viso l’emozione e l’amore per suo fratello, quel fratello da cui per troppi anni è stata separata e che adesso, anche se si conoscono da poco più di tre anni, è una parte fondamentale della sua vita.
Al termine della seconda canzone, Anastasia restituisce Thomas a sua moglie e mi raggiunge. Noto che si asciuga gli occhi e non riesco a trattenere una risata.
“Cosa c’è di comico?”
“I tuoi ormoni”
Afferra un tovagliolo dal tavolo e me lo lancia contro, facendomi ridere ancora di più, poi si siede al suo posto e si china sotto al tavolo per sfilarsi di nascosto le scarpe.
“Sei stanca?” domando, sedendomi momentaneamente al posto di Roxy, per stare accanto a mia moglie.
“Un po’. Sai, al termine del settimo mese di gravidanza un tacco dieci non è proprio il massimo della comodità, la schiena ne risente”
La attiro verso di me, facendole appoggiare la schiena al mio petto e cingendole la vita con le braccia. Poso le mani sulla sua pancia e le bacio una tempia.
“Meglio?”
“Non c’è nessun posto migliore al mondo”
Sorrido e la stringo più forte.
“Guardali” dice poi Ana, indicando Thomas e Roxy che ridono per una battuta del maestro di cerimonie. Mio cognato tiene in braccio Lucas e contemporaneamente cinge la vita di sua moglie “Non sono bellissimi?”
“Certo che lo sono”
“La pancia di Roxy praticamente non si vede, eppure lei sembra diversa” osserva.
“La verità è che voi donne quando aspettate un bambino avete una luce diversa in viso, diventate più belle”
“Anche io?”
Ridacchio, annusando i suoi capelli. “Tu più di tutte”
 
“Christian!!!” tuona Thomas, venendo verso di me, mentre usciamo in terrazza per il taglio della torta.
Ha un’espressione alquanto contrariata in volto.
“Che succede?”
“Sono appena stato dal direttore per saldare il conto e indovina cosa mi ha detto? Che il conto è stato già saldato! Ne sai nulla??”
Dio, pensavo che fosse successo chissà cosa...
“Beh, i testimoni devono pur fare un regalo agli sposi” cerco di banalizzare.
“E le fedi? L’addio al celibato da sogno? Il viaggio di nozze?”
“Un regalo o più regali”
“Dai Christian, c’è poco da scherzare. Perché lo hai fatto??”
Sospiro. “L’ho fatto perché mi andava di farlo, perché tu e Roxy siete un pezzo importantissimo della nostra famiglia e siamo felici nel vedervi felici..”
“Che succede?” Anastasia sopraggiunge alle mie spalle, insieme alla sposa.
“Niente. Succede che tuo marito è il solito testone” risponde mio cognato.
Il sorriso che mostra e la pacca sulla spalla cancellano tutta la tensione.
“E comunque, anche noi abbiamo un regalo per voi” dice, estraendo una busta bianca dalla tasca interna della giacca “È per voi e per i bambini” specifica.
“Posso aprirlo?” domanda impaziente Ana.
Senza attendere risposta ha già staccato i lembi della busta e sbircia all’interno, estraendo poi due fogli di carta ripiegati in tre.
Anastasia ed io ci affrettiamo a leggere e poi ci guardiamo negli occhi, stupefatti: un viaggio di cinque giorni a Parigi, due nello stesso hotel dove abbiamo soggiornato durante il nostro viaggio di nozze, e tre in uno degli hotel della Disney, con accesso illimitato al Parco Disneyland.
“Abbiamo pensato che i bambini fossero felici di visitare Disneyland, e poi quando ci avete raccontato del vostro viaggio di nozze, era evidente quando aveste amato Parigi” spiega Roxy.
“La prenotazione, come vedete, è per due adulti e tre bambini, così potrete andarci dopo che sarà nata la piccolina, e non è segnata alcuna data, in modo che possiate scegliere voi il periodo più comodo, quando volete” aggiunge Thomas.
“Io non.. non so che dire..” balbetta Ana, in preda ai singhiozzi.
“Volevo lasciarti senza parole e ci sono riuscito!” ironizza Thomas.
Ana gli salta al collo. “Scemo!! Siete due pazzi!”
Suo fratello la stringe forte e dopo abbraccia anche me.
“Noi volevamo ringraziarvi per essere stati i migliori testimoni che potessimo desiderare. Senza di voi probabilmente non saremmo qui, quindi in parte dobbiamo a voi la nostra felicità. Questa giornata è stata perfetta ed è stato anche grazie a voi quindi.. be’.. grazie”  
Ana mi sorride ma non accenna a replicare alle parole di suo fratello, troppo impegnata a frenare il pianto e a non lasciare chiazze di mascara sul viso. Quindi prendo io la parola per entrambi.
“Siamo noi a ringraziarvi perché per noi è stato bellissimo essere i testimoni del vostro amore e della vostra unione. Siete una famiglia splendida e lo sarete ancora di più tra qualche mese. Meritate tutta la felicità di questo mondo, ragazzi, davvero”
 

Due giorni dopo...

Sono al quinto sbadiglio e al terzo caffè nell’arco di un’ora. Dicono che prenderlo amaro aiuti a placare il sonno, ma credo che oggi neanche un’iniezione di nitroglicerina basterebbe a svegliarmi. Il ricevimento del matrimonio di Thomas e Roxy è terminato oltre le due di notte, tra torta, fuochi d’artificio, musica e sorprese varie. Ieri era domenica e avrei potuto dormire fino a tardi, ma non ci sono riuscito; quando ho aperto gli occhi erano da poco passate le otto. Sono stato una mezz’ora buona ad osservare Anastasia che dormiva: il suo viso rilassato, il suo respiro leggero, le ciglia che tremano impercettibilmente, il seno che lentamente si alza e si abbassa, insieme al suo pancione, il tutto costituisce una visione dalla quale faccio sempre fatica a staccarmi. Mi rilassa, mi fa sentire in pace con il mondo.
Quando mi sono alzato, ho fatto la stessa cosa con i miei figli: mi sono seduto per diversi minuti sul divanetto della loro cameretta e li ho guardati dormire, bellissimi, innocenti, teneri, i miei piccoli grandi doni del mondo.
Non avendo nulla da fare, mi sono impegnato per preparare ad Ana e ai bambini una super colazione. Nonostante abbia rischiato di ustionarmi, bruciare i pancakes e incendiare un paio di tovaglioli, sono riuscito nel mio intento e i miei amori, quando finalmente dopo le undici hanno avuto la decenza di alzarsi, sono stati felicissimi. Allie scalciava più del solito, quindi mi piace dedurre che anche lei abbia apprezzato i miei sforzi culinari.
È stata una giornata pigra quella di ieri, eppure bellissima: dopo un pranzetto semplice preparato da Ana, abbiamo trascorso il pomeriggio tra cartoni animati, piste per le macchinine e puzzle. Ci siamo divertiti, forse Ana ed io più dei bambini, con le cose semplici, genuine, quelle che non hanno età e non hanno ceto sociale: l’amore e il gioco.
E ieri più che mai era fortissimo il desiderio di avere la nostra piccola Allie tra noi, immaginavo già di vederla nel suo dondolino o di tenerla in braccio mentre con l’altra mano aiutavo Teddy con la sua pista. Oggi mancano esattamente due mesi alla data presunta, il 16 dicembre, ed ogni giorno che passa la mia impazienza e la mia felicità crescono sempre di più. Mai avrei immaginato che mi sarei sentito eccitato esattamente come quando dovevano nascere Teddy e Phoebe, ma è così. I figli sono un’emozione indescrivibile, alla quale non ci si abitua mai; ogni volta è tutto nuovo, magico, speciale in modo diverso.
Il mio flusso di dolci pensieri è interrotto dall’arrivo di un messaggio sul mio cellulare. È di Anastasia. Per l’esattezza è una foto di lei, Teddy e Phoebe imbalsamati sotto le coperte.
Ci manchi tanto. Cita il messaggio che accompagna la foto.
Sorrido e digito rapidamente la mia risposta.
Anche voi mi mancate tanto. Vi amo da morire.
Pochi minuti più tardi vengo distratto da un bussare alla porta, seguito dall’ingresso di Taylor.
“Mr Grey, sono arrivate queste per lei” dice, mostrandomi due buste bianche.
“Di che si tratta?”
“Una è stata inviata dalla redazione del Seattle Times, probabilmente vorranno comunicarle la data dell’intervista per la loro testata”
Sbuffo, lo avevo completamente dimenticato.
“E l’altra?”
Vedo Taylor tentennare e alternare lo sguardo tra me e la busta, e questo non mi fa presagire nulla di buono.
“Taylor, cosa ci sarà mai in quella busta?”
“Cosa ci sia dentro non lo so, però... arriva da Detroit..”
 
 

Angolo me.
Buonasera mie meravigliose lettrici.
Vi chiedo immensamente SCUSA per questo enorme ritardo; vi ho fatto attendere oltre un mese dall’ultimo aggiornamento e mi dispiace infinitamente. Questo mese di ottobre è stato un po’ particolare tra tirocinio, ripresa dei corsi e altri impegni vari. In più, ho attraversato quella classica fase in cui avevo bene in mente gli avvenimenti ma non riuscivo a metterli nero su bianco.
Come avrete visto, sebbene vi avessi anticipato che questo capitolo sarebbe stato incentrato principalmente su Thomas e Roxy, ho voluto porre una lente di ingrandimento su Ana e Christian e sul tema gelosia/fiducia. Vi immaginavate cosa avrebbero organizzato per gli addii al nubilato/celibato?
Christian ha voluto strafare come suo solito, e ad Anastasia non restava che ripagarlo con la stessa moneta, giusto?
Entrambi dovevano soffrire un po’ per giungere poi a parlarsi, aprirsi e soprattutto capirsi. Christian è geloso, c’è poco da fare. La zia James l’ha disegnato così, e in fondo ce ne siamo innamorate anche per questo. Anastasia, dal canto suo, non è che non apprezzi la gelosia di suo marito perché, ammettiamolo, a tutte le donne fa piacere un po’ di gelosia, ma non vuole sentirsi in trappola, e non vuole che la sua di gelosia venga banalizzata.
Spero di essere riuscita a trasmettervi i loro punti di vista e che vi sia piaciuto il modo in cui ho voluto sviscerare questo argomento.
Per quanto riguarda il matrimonio di Thomas e Roxy, ovviamente non poteva che dilagare tanto zucchero a volontà, com’è mio solito, ma ho voluto concentrarmi solo sui momenti più significativi, onde rischiare di tediarvi troppo.
Ultima nota: da chi sarà stata mandata la misteriosa busta, e cosa conterrà? Sarà qualcosa di positivo o negativo?
Sbizzarritevi pure con la fantasia, anche se secondo me sarete mooolto lontane dalla verità.
Ho cercato di farmi perdonare per il mio ritardo con un capitolo bello lungo e corposo. Spero tanto che vi sia piaciuto e aspetto impaziente di conoscere la vostra opinione.
Vi ringrazio, come sempre, immensamente per il vostro affetto costante e la vostra pazienza. Non so quanto questa storia sarà lunga, quanti capitoli ancora scriverò e dove deciderò di fermarmi, ma vi devo ringraziare perché nonostante i settanta e passa capitoli, voi siete ancora qui.
Grazie a chi mi sostiene dal primo giorno e chi è arrivato dopo. Vi adoro TUTTE.
Spero di farvi attendere molto meno per il prossimo capitolo, ma non garantisco nulla.
Vi abbraccio forte.
A presto. Mery.
 
 
 
 


 
   
 
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