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Autore: Lorelei95    04/11/2018    0 recensioni
Zachary incontra Viktor in aeroporto ai nostri giorni. E fanno la fine di cane e gatto.
Ah sì! Hanno un viaggio transoceanico da sopportare.
Volgarità e insulti ne conseguiranno.
~
L’uomo stava praticamente ringhiando, complice il tono profondo della sua voce e l’evidente arrabbiatura: senza escludere ovviamente il pesante accento russo che lo faceva vagamente assomigliare ad un ex membro del KGB e nemmeno così ex.
E poi si domandava come avesse potuto spaventare in quel modo due povere ragazze...
Bè, forse lo sfregio su una buona metà del viso poteva aiutare.
Genere: Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Viktor Bojanovič Mickalov
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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A parte il maggiordomo



Note dell'autrice: nel testo comparirà il simbolo * . Per specifiche leggere la fine del capitolo, insieme alle note di chiusura.
 


Si doveva essere appisolato.

Il torpore della limousine  e la comodità dei sedili avevano fatto il loro sporco lavoro.

Piegò la testa e il collo scrocchiò sonoramente, facendogli fare le fusa subito dopo per la piacevole sensazione.

Stropicciandosi gli occhi guardò fuori, osservando che la neve continuava a scendere e che il vento non sembrava volersi fermare, poteva sentirlo fischiare minaccioso.

Zachary lesse le indicazioni stradali rendendosi conto che erano quasi arrivati e soprattutto che Ambrogio non li aveva portati altrove per vendere le loro appendici e i loro organi funzionanti. Bè, di sicuro i suoi. Forse Viktor sarebbe stato risparmiato.

Si ricordò di Viktor e si voltò a guardarlo, trovandolo  profondamente addormentato contro il finestrino, quasi rannicchiato in se stesso: Zachary fu intenerito dalla scena, gli ricordava un gatto appisolato che appena tenti di avvicinare apre gli occhi e ti strappa con un'unghiata un orecchio. Rabbrividì: che avesse avuto brutte esperienze coi gatti era risaputo, sembrava volessero sempre cavargli qualcosa per portarselo a casa come trofeo.

Lo avrebbero appeso al caminetto e la targa avrebbe detto 'Occhio destro/ orecchio sinistro/naso di Zachary Jordan Lefevre' e avrebbero raccontato la vicenda ai nipoti e pronipoti.

Scosse la testa per la deriva che stavano prendendo i suoi pensieri -il sonno vero era sopravvalutato- e tornò ad osservare l'uomo. 

Viktor teneva le braccia incrociate, le mani sotto alle ascelle come avesse freddo, nonostante nella macchina ci fossero 20°, il viso era appoggiato al finestrino e il lato sfregiato era rivolto verso di lui, così potè osservarlo senza sembrare morboso.

Le cicatrici erano profonde ed estese, non provocate da un oggetto o lama, sembravano piuttosto simili ad un'ustione, anche se non era così esperto da dire se fosse stata causata da una fiamma oppure da un prodotto chimico; restava comunque il fatto che qualsiasi fosse la storia dietro quelle cicatrici, quella storia non era per niente piacevole.

Percepì il suono delle gomme che incontravano la ghiaia e si rese conto, guardando fuori, che la villa di sua sorella -e del suo deludente marito- era in vista. Avrebbe potuto farsi un bagno e mangiare e magari dormire qualche altra ora in un vero letto stavolta! Era così eccitato che non smetteva di sorridere e di saltellare sul sedile.

La limousine si fermò giusto di fronte all'ingresso e Ambrogio non si preoccupò neppure di chiedere istruzioni, semplicemente scese dalla vettura e cominciò a scaricare le valigie portandole dentro casa.

Zachary sbuffò: quella Bentley non era così bella da valere tutto quel rancore, che esagerazione.

In tutto quello però Viktor non si era svegliato, continuava invece a respirare piano, le labbra appena socchiuse. Arricciò il naso all'idea di svegliarlo visto che stava dormendo così bene, o almeno sembrava.

Zachary si sporse verso Viktor e lo chiamò gentilmente.

"Monsieur Viktor, siamo arrivati." Ma non ottenne risposta, rimaneva fermo come pochi secondi prima.

Zachary allora roteò gli occhi e sospirò per raccogliere un po' di pazienza e lo scosse leggermente per una spalla.

Certo è che non si aspettava una reazione così violenta: Viktor spalancò gli occhi e lo spintonò tenendolo lontano, il panico nello sguardo, spingendosi contro la portiera come fosse in trappola.

"Whoa, whoa, respira, non volevo spaventarti." Gli disse tenendo alzate le mani, il gesto universale di non belligeranza.
Viktor respirava ancora affannosamente e si guardava in giro sbattendo le palpebre più volte, non sicuro di dove fosse. 

Allora Zachary parlò in russo, tenendo ancora le mani ferme e ben visibili, il tono tranquillo e lento.

"Monsieur Viktor, sono Zachary, abbiamo viaggiato insieme. Siamo arrivati alla villa di mia sorella,  si è addormentato e l'ho svegliata."

L'uomo sembrò finalmente riprendersi perchè si ricompose e assottigliò gli occhi.

"So benissimo dove mi trovo, non ho problemi di memoria." Sibilò con superiorità, come se Zachary lo avesse profondamente offeso preoccupandosi per lui. Non gli disse altro che scese semplicemente dalla limousine, lasciandolo lì a chiedersi cosa fosse esattamente successo, prima che Ambrogio lo costringesse fisicamente a scendere a sua volta dalla vettura, liberandosi finalmente di lui.

Fece una breve corsetta oltre l'ingresso e sorrise al tepore della villa, che nonostante le dimensioni, manteneva l'aria affettuosa di una casa vissuta.

Fu accolto dalla domestica che arrossì vistosamente quando le offrì la sua giacca da riporre e la guardò confuso scappare subito dopo: fece spallucce, grattandosi la barba e chiedendosi se l'avesse circuita l'ultima volta che aveva fatto visita alla sorella. Non ne era certo.

"Bonsoir, Monsieur. So che il vostro* viaggio è stato lungo e faticoso e che la signora non è purtroppo qui per accogliervi, ma faremo del nostro meglio per non farvi mancare nulla." Matthieu era un trentenne magro e allampanato, dalle orecchie grandi e dal sorriso troppo accondiscendente che faceva il maggiordomo per tradizione di famiglia, ma non aveva un briciole di amore per i ranghi o i ruoli e si salvava solo per la sua incredibile discrezione e competenza. A Zachary stava simpatico: aveva una lingua scurrile dopo qualche bicchiere di champagne ed era temibile a poker.

Gli sorrise, allungando la mano per stringere la sua in segno di saluto. "Suvvia, Matthieu, questi convenevoli sono inutili. E' un piacere anche per me rivederti, ma non giocherò di nuovo con te per il prossimo anno. Le mie finanze ancora stanno soffrendo per quello."

L'uomo rise, agitando una mano di fronte al viso, rilassando la postura e facendo un cenno con la testa al salone.

"Ho fatto accomodare il signore in sala intanto che aspettavo istruzioni. Mi ha chiesto di rivolgermi a lui col titolo di 'Principe'." Alzò un sopracciglio con un sorriso insolente sulla faccia: quando il topo non c'è i topi ballano.

"Faccio preparare una stanza o preferite alloggiare nella stessa?" Gli chiese con un sorriso furbo di chi ha l'occhio lungo.

Zachary sbuffò e si diresse in salone. "Fagli preparare una stanza." Poi aggiunse con un sorrisetto: "Magari non troppo distante dalla mia, che dici?"

Matthieu fece una risatina e battè le mani due volte, richiamando due signorine e impartendo gli ordini.

Ridacchiò a sua volta -ragazzo sfrontato.

Entrato nel salone finemente decorato, vide Viktor in piedi vicino al camino scoppiettante, le fiamme che danzavano sulle rifiniture dorate delle cornici e del soffitti, sul mogano lucido dei mobili sopravvissuti alla Rivoluzione Francese.

Viktor sembrava a suo agio in tutto quell'oro, ricordava vagamente il gusto barocco dei russi, l'uso sovverchiante dell'oro a dimostrare il benestare.

Si schiarì la gola per attirare l'attenzione, nonostante i tacchi dei suoi stivali l'avrebbero già dovuto avvertire della sua presenza.

Viktor lo guardò e sembrò per un momento sperduto, prima di nascondere il sentimento dietro i suoi occhi di ghiaccio.

"Quando mi aveva detto che questa casa sarebbe stata meglio di qualsiasi hotel avrei potuto trovare pensavo stesse semplicemente facendo il gradasso. Invece dice la verità ogni tanto." La sua voce profonda sembrava ulteriormente bassa dal breve disuso dato dal sonno.

Avrebbe potuto svegliarsi ogni mattina con una voce così nelle orecchie. E un corpo come quello attorno ai fianchi.

Un sorriso pigro e malizioso gli tirò le labbra al pensiero.

"Mi casa es tu casa. O meglio, la casa di mia sorella è mia che è vostra, qualche stupidaggine di questo tipo."

Si diresse al tavolo degli spiriti, versandosi due dita di Jack Daniels, sospirando al piacere in bocca.

"Volete favorire?"Chiese quando si rese conto di essere stato maleducato, ma Viktor lo guardava curioso e con un leggero accenno di sorriso, l'angolo della bocca appena arricciato.

L'uomo scosse la testa. "Bevo solo Vodka&Inferno." Spiegò, alzando un momento il viso verso il lampadario, i riflessi di luce che si specchiavano nei suoi occhi, prima di tornare a guardarlo e poi fuggire lo sguardo con un leggero rossore sulle guance.

"Quindi, stavo pensando.. Vostra sorella è la proprietaria di questa casa.. Ed è la stessa donna con cui parlavate in aeroporto a telefono a New York?" Il rossore sembrò accentuarsi e prese a mordicchiarsi il labbro inferiore mentre lo guardava guardingo e speranzoso.

Nel guardarlo mordersi le labbra a quel modo il suo cervello si scollegò per un istante.

"Ah.. Ah sì! Intendete Ebony? Sì, mia sorella mi ha chiamato più volte per sapere se ci avrebbero permesso di partire o meno. Perchè?"

Viktor aprì la bocca per rispondere, anche se il rossore non sembrava volersi ridurre, quando furono interrotti da Matthieu.

"Monsieurs, scusate se vi interrompo, ma volevo avvertirvi che la cena è quasi pronta, su richiesta della Signora che ci ha avvisato precedentemente avremmo avuto ospiti. Se voleste rinfrescarvi prima di mangiare, accompagnerei con piacere il Principe alla sua stanza."

Viktor sembrò gradire l'interruzione perchè fece velocemente due passi verso il maggiordomo che, con un mezzo inchino, uscì dalla stanza.

"Ci vedremo a cena, mi metterò il mio completo migliore." Disse Zachary, prima di pensare a quanto fosse banale quell'uscita, ma Viktor smise di mordicchiarsi il labbro, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio prima di guardarlo e fare una risata breve, ma sincera.

"Non mi aspetto niente di meno, Signor Lefevre."

"Zachary." Lo corresse, leccandosi le labbra. "Mi farebbe piacere se potesse darmi del tu. Abbiamo condiviso una notte in aereo e tra poco alcuni giorni sotto lo stesso tetto.."

Odiava sentirsi così insicuro! Viktor gli costringeva un piacevole nervosismo.

Il russo rise di nuovo, nascondendo poi la bocca dietro alla mano.

"Vedi di non farti aspettare mentre tenti di farti bello, Zachary." Lo prese in giro, dandogli la schiena, ma poi tornò a voltarsi, ancora il labbro tra i denti, un ciuffo ribelle di nuovo portato dietro all'orecchio. "Puoi chiamarmi Viktor, anche se rimango Principe."

Non gli permise di rispondere che stavolta uscì dalla stanza, lasciandolo senza parole.

Si concesse infine una risatina e un altro sorso di whiskey, prima di pensare...

"Come sarebbe a dire che dovrei 'tentare' di farmi bello?!" Esclamò forte, indignato, ma venne ripagato da una risata profonda dal piano superiore.

Se Zachary fosse arrossito e avesse nascosto il suo sorriso nel bicchiere, nessuno potè dirlo per certo.

A parte il maggiordomo.

Quello spione sapeva sempre tutto.



*Lo so! Tu, lei, voi! Che confusione. Ma in francese la formalità si usa dare con il voi.



Note di chiusura: Ce l'ho fatta! Lo so, lo so, dovrei rendermi conto che è passato un secolo! So anche che questo capitolo è discretamente di passaggio, ma mi era fondamentale per sistemare alcune carte in tavola. Io li amo da morire e voi? Fatemelo sapere!
E correte a comprare il volume II che è finalmente uscito! (anche se a me deve ancora arrivare c.c)

P.S. Matthieu è stato pensato sul personaggio di Merlino della serie tv, perchè lo amo e perchè è il migliore e peggiore servitore di sempre!
  
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