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Autore: frenchrose88    05/11/2018    0 recensioni
“E’ il tuo turno, Lexie” disse Alex, lanciando la moneta.
“Croce!” esclamò Callie eccitatissima, battendo le mani.
“Dovrai ballare…”.
Oh merda! Cristina era alla mia destra. Sapevo di non esserle per niente simpatica e sapevo che alla fine me l’avrebbe fatta pagare cara per aver cantato Like a virgin, intromettendomi nella sua esecuzione. Solo non pensavo così presto.
“Cosa?” la voce mi morì in gola, ero consapevole di essere un vero manico di scopa. Sarei diventata lo zimbello dell’ospedale.
“Con…” proseguì Cristina, guardandosi nervosamente intorno, alla ricerca di un malcapitato.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lexie Grey, Mark Sloan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Abbi un po’ di fiducia in me

 

“Ciao ragazzi!” esclamai “C’è un posto libero?”.

Cristina alzò gli occhi al cielo. Meredith annuì e chiese ad Alex di spostarsi un po’.

“Ehm…tra mezz’ora avrei un intervento. Dobbiamo finire il giro, vogliamo muoverci?” disse la dottoressa Torres.

“Che state facendo?” chiesi, divorando la mia insalata.

“Obbligo o verità. Lo conosci?” mi chiese Alex.

“No”.

“Oh, è semplicissimo” rispose Cristina “si lancia una moneta…”.

“…croce è obbligo, testa è verità” completò Meredith.

“Se ti capita verità, dovrai rispondere sinceramente alle nostre domande” precisò Callie.

“Con obbligo, invece, dovrai fare una cosa alla quale non potrai sottrarti” disse Alex.

“Chi si trova alla tua destra, sceglie la penitenza” concluse George.

Mi diedero la possibilità di inserirmi nel gioco non appena avessero finito il loro giro. Osservai tutto, cercando di memorizzare bene le regole e cercando di fare caso a particolari domande o obblighi scomodi. Nel giro di pochi minuti scoprii che la dottoressa Torres aveva praticato sesso telefonico, inorridii quando George fu costretto a leccare il naso di Meredith e seppi che il posto più strano dove Alex l’avesse fatto era contro un albero, in una riserva di caccia.

“E’ il tuo turno, Lexie” disse Alex, lanciando la moneta.

“Croce!” esclamò Callie eccitatissima, battendo le mani.    

“Dovrai ballare…”.

Oh merda! Cristina era alla mia destra. Sapevo di non esserle per niente simpatica e sapevo che alla fine me l’avrebbe fatta pagare cara per aver cantato Like a virgin, intromettendomi nella sua esecuzione. Solo non pensavo così presto.

“Cosa?” la voce mi morì in gola, ero consapevole di essere un vero manico di scopa. Sarei diventata lo zimbello dell’ospedale.

“Con…” proseguì Cristina, guardandosi nervosamente intorno, alla ricerca di un malcapitato "Ehi! Dottor Sloan!”.

Continuò a gridare e a sventolare la mano.

“Ahi!” esclamò la Yang.

“Cristina!” sibilarono Meredith e Callie; sedute una alla sua destra e una alla sua sinistra, le avevano assestato un bel pugno per ogni braccio.

Mark si girò verso la nostra direzione ed io, disperata, mi coprii gli occhi con una mano: d’accordo essere lo zimbello dell’ospedale ma non con lui. Odiavo il modo in cui trattava George tutte le volte che capitavano insieme in sala operatoria. Oltre ad essere il classico playboy da una botta e via, era strafottente, insensibile e i suoi insulti gratuiti e le sue frecciatine caustiche contro il dottor O’Malley mi facevano andare su tutte le furie. Ultimamente, da quando aveva capito che era un po’ che andavo dietro a George, non ne risparmiava una nemmeno per me.

Trassi un lungo sospiro per farmi coraggio, in fondo era solo uno stupido gioco. Semplicemente sarei dovuta restare impassibile, fare la mia penitenza e tornare a giocare come se niente fosse.

“Che cosa devo fare?” chiese Mark, raggiungendo il nostro tavolo.   

“Ballare” disse Cristina, tra le risate.

“Bene! Con chi?” chiese, guardando George visibilmente schifato.

“Lexie!” disse Alex, continuando a scompisciarsi.

“No, hai capito male” dissi rivolta a Mark, cercando di schermirmi e gesticolando come una matta.

“Sei obbligata!” mi ricordò Alex “Non puoi tirarti indietro”.

Lo fulminai con lo sguardo.

“La prossima canzone è la tua” mi disse la Yang esibendo un sorrisetto malizioso che non mi piacque affatto.

È solo un gioco, Lexie! Pensai mentre mi avvicinavo a Sloan. Poi mi venne in mente che il fatto di ballare con Mark poteva andare a mio vantaggio: osservando la reazione di George avrei capito cosa provasse per me. Se si fosse ingelosito, di sicuro non gli sarei stata del tutto indifferente. 

“Non so ballare” dissi, cercando di preparare al peggio Sloan. Gli ero arrivata a pochi centimetri ed ero stata letteralmente inondata dalla fragranza del suo dopobarba.

Lui mi prese la mano con la sua e mi strinse leggermente a sé con l’altra, in attesa della canzone.

“Se è una mossa strategica per far ingelosire O’ Malley, ci stai provando nel modo sbagliato”.

Indicò George con gli occhi. Lui stava digitando freneticamente sul cellulare.

“Stai zitto!” risposi, infastidita dal fatto che George non mi guardasse nemmeno.

“Non perdi il vizio, eh?” disse, sarcastico.  

Nella mensa dell’ospedale si diffuse Cry on me. Oh, santo cielo! Era la canzone di quel film famosissimo con Patrick Swayze, quella in cui Johnny e Baby ballano in modo provocante e poi fanno…

“Mi dispiace” dissi, come se fosse lui a dover fare la figuraccia.

 “L'unico che dovrebbe difenderti, controlla il cellulare” replicò il medico, scuotendo la testa demoralizzato.

Rimasi effettivamente delusa dal comportamento di George. Mark si accorse che mi ero rattristata e che gli altri continuavano a ridere.

 “Facciamoli pentire di questo scherzo!” disse sorridendo.

“Non so ballare” ripetei per giustificarmi.

“Segui me”.

Iniziammo ad ancheggiare dolcemente, seguendo il ritmo della musica: a destra, a sinistra poi ancora a sinistra e a destra. I movimenti dei fianchi si facevano sempre più audaci e seducenti. Mi resi conto però che quel ballo improvvisato stava diventando davvero spassoso. Aggiunsi la testa ai movimenti, provando a imitare quelli di Baby in Dirty dancing. L’espressione di Sloan era un misto tra stupore e divertimento; poi mi strinse ancora di più a sé, mi fece fare il casquet e, lentamente ma in maniera provocante, accompagnò il mio corpo da destra verso sinistra. Anche se mi trovavo a testa in giù, potei avere una panoramica delle reazioni dei miei colleghi. Cristina era rimasta con la bocca spalancata, Alex si era lasciato sfuggire un “Hai capito, Lexiepedia!” mentre Meredith e Callie squadravano Sloan con gli occhi a fessura, come se stessero per ucciderlo da un momento all'altro. Meredith si alzò e scomparve dalla seconda uscita. Mark mi tese il braccio e mi fece arrotolare su me stessa poi, appena gli arrivai abbastanza vicino, strinse la presa.

“Oh, c'è il dottor Sheperd” dissi, vedendolo comparire dalla porta secondaria.

Mark rise. 

“Guarda come va in tilt! Mi raccomando, stai al gioco” disse mentre portava le mie braccia a cingergli il collo. Mi fece scivolare una gamba su su, fino al suo fianco e poi di nuovo casquet ma questa volta laterale. La mossa ebbe l'effetto sperato: Derek ci stava guardando.

“Quando te lo dico io, lancia la gamba verso l'esterno “ disse il dottor Sloan.

Mi passò il medio dal mento giù verso il collo, poi il petto, l'addome e la coscia fino al ginocchio. Una scarica di brividi mi percorse la schiena e mi venne istintivo arricciare il naso, ridendo. Al segnale di Mark, seguii il suo suggerimento e il risultato fu una coreografia davvero sfacciata che lasciava poco all'immaginazione. A giudicare dai movimenti, Sheperd stava per prepararsi a un incontro di pugilato.

La musica finì. Guardai rapidamente verso George. Quel ballo fatto per penitenza era stato talmente provocante che si sarebbe addirittura ingelosito mio fratello, se ne avessi avuto uno. O'Malley, invece, aveva continuato a chattare per tutto il tempo. Ringraziai Sloan e mi diressi orgogliosa verso il mio tavolo.

“Allora?” chiesi fiera.

Ricevetti i complimenti solo da Alex al quale squillò il cercapersone e dovette scattare immediatamente, Callie era corsa in sala operatoria con Cristina, la quale aveva commentato con un “Mh! Accettabile!”. Le scoccai uno sguardo minaccioso.

Rimanemmo solo io e George.

“Mi sono proprio divertita, lo rifacciamo?” gli chiesi, speranzosa.

“Volentieri, Lexie. Il problema è che tra poco devo assistere Meredith in sala operatoria e volevo approfittare di questa mezz'ora libera per studiare”.

“Oh, okay. Posso aiutarti, se vuoi” la sindrome della crocerossina stava riaffiorando in me.

“No, grazie. Oggi vorrei provare da solo”.

Lo guardai sparire dalla porta della mensa. Mi accorsi di essere rimasta sola e agguantai la mia unica ancora di salvezza: il succo di frutta.

“Tutto bene?” chiese una voce familiare.

“Sì, grazie” risposi distrattamente, giocherellando con la cannuccia.

Mark si sedette di fronte a me, non prima di aver osservato la sala con fare guardingo.

“Scusali, hanno fatto tutto loro: era solo un gioco cretino”.

“Però ti sei divertita, ammettilo!”.

“Oh sì, da matti! Hai visto la faccia di Meredith?”.

“E tu ti sei accorta della reazione di Derek?”.

Scoppiammo a ridere insieme.

“Piccola Grey, posso dirti il mio parere su George?” mi domandò, quando riprendemmo fiato.

“Mi piace Piccola Grey, comunque” dissi fissandolo e spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio “Sempre meglio di Saccarina. Me l'ha dato Cody Mansell l'altro giorno”.

Mark sfoderò uno dei suoi più bei sorrisi. Iniziai a capire come mai tutte mi avevano detto che lui fosse off limits.

“Se non altro ha più fantasia con le parole che a letto!” replicai, coprendomi subito la bocca con la mano. Spostai freneticamente le iridi da un angolo all' altro degli occhi sperando con tutta me stessa che Mark non avesse sentito.

“Aspetta, aspetta… mi hai appena detto di averlo fatto con Mansell? Quel Mansell?” disse lui incuriosito, sporgendosi verso di me.

Arrossii terribilmente ma ormai mi ero fregata da sola, tanto valeva sputare il rospo.

Così gli confessai che Cody, l’infermiere, dopo qualche giorno di tampinamenti o occasioni in cui curiosamente me lo ritrovavo sempre tra i piedi, si era dichiarato e mi aveva dato appuntamento nello stanzino del medico di guardia. Ma una volta lì dentro non eravamo riusciti ad andare fino in fondo perché lui aveva avuto paura.

“Ho una predilezione per i codardi, a quanto sembra” dissi, appena finimmo di ridere.

“E per gli stalker! Ti prego, non dirmi che sei andata anche con Karev”.

Lo guardai con aria colpevole e mi difesi rosicchiando la cannuccia. Stranamente il viso di Mark s'incupì.

“Secondo me, O'Malley è dell'altra sponda!” sentenziò lui alla fine, sorseggiando il suo caffè.

“Ma per favore!” dissi, cercando di evitare che il discorso degenerasse.

Sloan m'informò sulle sue storie tutte fallite.

“E poi come fa a non accorgersi che una ragazza come te si sta facendo in quattro per lui? O è davvero cieco oppure…”.

“E tu? Al suo posto te ne accorgeresti?” chiesi.

Lui per poco non si strozzò.

“Fossi in lui, apprezzerei molto”.

Bevemmo simultaneamente qualche sorso delle nostre bevande. Diedi un’occhiata all’orologio e dissi a Mark che volevo andare al tabellone a controllare se nel pomeriggio fossi stata assegnata a qualche strutturato.

“Ti accompagno” fece lui.

Lungo la strada ci imbattemmo in una guardiola trasformata in sala studio.

“Lo vedi? Mi sta evitando. Ma perché?” dissi sofferente, indicando George con la mano. Si era rintanato lì, di fronte ad un’immensa pila di libri. Stava mordicchiando una penna e, di tanto in tanto, si passava le mani nei capelli. Sul suo viso era dipinta un’espressione disperata.

“Cosa sono quelli?” chiese Sloan, indicando alcuni promemoria di cartoncino che sbucavano dal libro di anatomia.

Arrossii violentemente.

“Sono…ehm…promemoria per ripassare” spiegai, come se fosse la cosa più normale del mondo.

“Che cosa?” chiese ancora lui, più stupito che mai.

“Glieli ho costruiti io”.

Mark scoppiò in una risata alquanto divertita.

“Piccola Grey, davvero vuoi continuare ad andare dietro a questo qui?”.

George stava facendo il giro del tavolo, si grattava la nuca, ogni tanto dava un’occhiata al cartoncino su Le cause dell’ipertensione e si udiva la sua voce sommessa farfugliare qualcosa.

“È ingiusto!” sbottai all’improvviso, esasperata “Non ho detto niente a nessuno sul fatto che lui non avesse superato l’esame, mi sono intrufolata nell’ufficio del capo per vedere per quanti punti fosse stato bocciato! Ho pure rischiato di essere scoperta…”.

Notai l’espressione di Mark farsi sempre più seria ed ebbi l’impressione che lui mi stesse davvero ascoltando.

“Ho addirittura rinunciato a seguire un’operazione pur di aiutarlo a…” ripresi.

When the road gets dark, and you can no longer see, just let my love throw a spark and have a little faith in me, la canzone di John Hiatt si stava diffondendo nel corridoio.  

Mark mi aveva appoggiato un dito sulle labbra.

“Non sei di turno, adesso” mi disse, osservando il tabellone.

Scossi la testa, quasi ipnotizzata.

“Ho un intervento su un giocatore di basket con il setto nasale completamente distrutto. Manda O'Malley a fare in culo e raggiungimi in sala operatoria”.

I miei occhi s'illuminarono.

“Stanza venticinque, vai a prepararti! Recuperiamo l'intervento che hai perso”.

Sorrisi dolcemente.  

Arrivammo in sala operatoria, mi vestii e memorizzai le informazioni sul paziente nella cartella clinica. Mark radunò suoi collaboratori e spiegò loro che, laddove possibile, mi avrebbero dovuto lasciare spazio per osservare la procedura. Arrivò la barella con il poveretto. Il medico a sinistra di Mark sistemò gli utensili.

“Siamo pronti, dottor Sloan”.

Mark ed io ci scambiammo un fugace sguardo d'intesa e un sorriso complice. In quella sala si respirava un'atmosfera carica di tensione ma ognuno sapeva esattamente cosa doveva fare. Mark era concentrato, attento, meticoloso, sicuro di sé. Semplicemente fantastico.

Oh, non mi ero mai accorta dei suoi incredibili occhi azzurri.

 

  

 

   

 

  

 

 

   
 
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