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Autore: destiel87    05/11/2018    1 recensioni
Potete chiamarmi Blake.
Il mio vero nome è Clarissa Walker, ma quella fanciulla ormai non esiste più.
E’ morta a Londra, nel 1714.
La storia che sto per raccontarvi non è la mia, ma bensì quella del capitano Flint, di Long John Silver e dei pirati di Nassau.
Io sono solo un marinaio con il suo violino, fuggito da un padre violento e un futuro miserabile, verso una nave, il mare e la libertà.
E’ stato il giorno in cui ho trovato quel vecchio libro, che la nostra avventura ha avuto inizio… Narra la leggenda, che oltre il grande mare dei caraibi, oltre le spiagge bianche dove vivono gli indios, oltre le insidiose montagne innevate, ci sia una terra colma d’ oro, la chiamano “L’Eldorado.”
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Billy Bones, James Flint, John Silver, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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The ghost heart of the captain

 
 
“Non vi renderò solo ricchi, non vi renderò solo forti:
 Vi renderò i principi del nuovo mondo!”
 

 
Potete chiamarmi Blake.

Il mio vero nome è Clarissa Walker, ma quella fanciulla ormai non esiste più.
E’ morta a Londra, nel 1714.
La storia che sto per raccontarvi non è la mia, ma bensì quella del capitano Flint, di Long John Silver e dei pirati di Nassau.
Io sono solo un marinaio con il suo violino, fuggito da un padre violento e un futuro miserabile, verso una nave, il mare e la libertà.
E’ stato il giorno in cui ho trovato quel vecchio libro, che la nostra avventura ha avuto inizio… Narra la leggenda, che oltre il grande mare dei caraibi, oltre le spiagge bianche dove vivono gli indios, oltre le insidiose montagne innevate, ci sia una terra colma d’ oro, la chiamano “L’Eldorado.”

 
Porto di Nassau – New Providence – 16 giugno 1717
 
Era una giornata plumbea e ventosa, le irrequiete onde del mare si infrangevano contro gli scogli una dopo l’ altra, mentre gli odori del villaggio iniziavano ad infiltrarsi nelle mie narici.
C’ era profumo di spezie e frutta esotica, piscio, vomito, e una lieve traccia di polvere da sparo.
I pescatori tornavano con le loro reti colme di pesci, i mercantili scaricavano zucchero e tessuti preziosi dalle indie, caffè e tabacco da panama. Alcuni schiavi camminavano in catene verso il mercato. Una donna allattava il suo piccolo, un vecchio cantava vecchie canzoni di mare, due uomini duellavano a piedi nudi sulla spiaggia.
Era un caos tutto sommato accogliente e piacevole, soprattutto dopo aver passato le ultime settimane in mare, con la sola compagnia del mio violino.
Non è facile per me, legare con gli altri marinai.
Sono uomini duri, uomini che hanno visto la brutalità del mondo e che in qualche modo, ne sono diventati parte.
Nulla di ciò che mi era stato insegnato nella mia vecchia esistenza poteva essermi utile per legare con loro, nulla mi aveva preparato a quella vita così aspra e difficile, nulla se non le storie che mio padre mi raccontava da bambina.
Storie di pirati brutali e capitani sanguinari, combattimenti in mare aperto e isole sconosciute da esplorare, ricchi bottini e bottiglie di rum.
Più viaggiavo con loro tuttavia, e più scoprivo una parte della storia che era stata nascosta.
C’ erano padri di famiglia, c’ erano giovani in cerca di un futuro migliore, schiavi scappati alle catene, avventurieri, ribelli e sognatori, uomini provenienti da ogni parte del mondo, riuniti sotto la stessa bandiera.
E’ ascoltando le loro storie, che ho imparato ciò che davvero contava.
Ma soprattutto, è attraverso gli occhi del capitano Flint, che ho visto il mondo per quello che davvero è: Un luogo oscuro e tenebroso, dove il più forte vince sul più debole, dove uomini potenti possono toglierti tutto con un sussurro.
Ma anche dove un uomo coraggioso, può riprendersi ciò che gli è stato tolto, con la sola forza della sua spada e una nave veloce che attraversi gli oceani.
Per lungo tempo ho suonato il mio violino nelle notti di veglia, ho potuto ammirare le calme onde del mare che brillano sotto la luna, ascoltare il fischio del vento tra le vele e danzare con esse.
Non era la mia voce, bensì la melodia del mio strumento, ad arrivare al cuore dei marinai, a fargli chiudere gli occhi, sognando labbra amorevoli, oro e gloria.
Credo che sia questo il motivo, per cui sono ancora qui.
Le mie doti di musicista superano di gran lunga quelle da marinaio.
Il capitano Flint una volta mi ha confessato che quelle note così strazianti e soavi, lo riportavano indietro di molti anni, ad una terra lontana, a quando ancora non era che un giovane pieno di sogni di speranze.
Quando gli ho chiesto che fine avessero fatto quei sogni, lui ha risposto che l’ oscurità se li era inghiottiti, e che attraverso il mare, ne aveva trovati altri.
Avrei voluto chiedergli di più, c’ erano molte domande che affollavano la mia mente, ma sapevo bene che il capitano non era incline a confidenze, e che diffidava di tutti.
L’ unico uomo sulla nave, e forse nel mondo, ad avere la chiave del suo cuore e della sua anima, era Long John Silver.
Vi era tra i due una comprensione che andava oltre ogni logica,  un profondo affetto, forgiato da innumerevoli battaglie sanguinare.
Mi era capitato spesso di osservargli, di studiare i loro movimenti e cercare di capire dove il loro occhi si posassero.
Quando la notte suonavo sotto le stelle, guardando oltre l’ albero di maestra, oltre le vele, scorgevo lo sguardo che avevano l’ uno verso l’ altro, come se fossero fusi insieme, come se fossero due parti dello stesso corpo, la stessa onda divisa in due dagli scogli.
Fu quel giorno in particolare, che le nostre vite cambiarono per sempre.
Del resto non si può mai sapere, quando il destino viene a bussarti alla porta.
Vagavo nelle strette strade della città, osservando tutto ciò che mi circondava, dalle bancarelle colorate del mercato, alle belle donne che si affacciavano dai balconi del bordello, fino al grande forte di pietra in cima alla collina.
Non avevo una meta in particolare, avevo una bottiglia di rum  in mano e un pezzo di pane in tasca, il sole sulla faccia e aria fresca nei polmoni, non avevo bisogno d’ altro.
Tuttavia durante il mio cammino, il mio sguardo si è posato su un banchetto colmo di vecchi libri, le cui pagine erano gialle e macchiate e i cui dorsi erano ricoperti di polvere. Potrà sembrare folle, ma era come se una voce mi attirasse verso quel luogo. Era solo un sussurro, eppure non seppi resistergli.
Avevamo un solo libro nella casa di Londra, mio padre soleva leggermelo nelle notti buie e tempestose, quando le ombre mi spaventavano.
Lo conoscevo a memoria ormai, ma ogni  volta che lui salpava in mare e la sua barca scompariva dietro l’ orizzonte, io mi sedevo sulla spiaggia e lo rileggevo.
Sentivo la sua voce calma e roca, sussurrarmi ogni parola, e insieme partivamo per avventure grandiose, salvavamo fanciulle indifese e uccidevamo draghi sputa fuoco.
Mi avvicinai sognante al banchetto, sfogliando le pagine in cerca di nuove avventure, annusandole in cerca dell’ odore di mio padre.
Ad un tratto mi capitò tra le mani un libro del tutto differente dagli altri, alcune delle pagine erano state rovinate dall’ acqua salata, il dorso era marrone scuro e sulla copertina vi era scritto:
Racconti dell’ ammiraglio Edward Walker nelle terre di Castilla del Oro*.
Walker…?
Vecchi ricordi che credevo perduti, riaffioravano alla mia mente.
Un uomo seduto davanti al fuoco, con la sua bambina tra le ginocchia.
Racconti di uomini coraggiosi e isole remote, animali esotici, alberi alti fino al cielo, fiumi pieni d’ oro e case dorate. Sfogliando quel vecchio libro, immagini riempivano la mia mente, mentre la fantasia correva a briglia sciolta in quelle terre remote; tra gli indios ricoperti di piume e i sacerdoti dai lunghi mantelli neri, templi antichi e laghi cristallini tra le montagne.
Comprai il libro per pochi soldi, e dalla faccia dell’ uomo che me lo vendette, intuì  che ne fosse sollevato.
“Es maldito.” Sussurrò l’ uomo, nascondendo il volto.
Per molto tempo non capì cosa volesse dire, e quando lo feci, ormai era troppo tardi.
 
*Castilla del Oro fù il nome dato dagli spagnoli alla costa orientale. Lì si trovavano le miniere di Veraguas e di Darien. La sola Veraguas procurò alla corona spagnola due tonnellate d
oro l’ anno
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