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Autore: merryghostround    05/11/2018    2 recensioni
"Fu solo dopo qualche ora che realizzò di non sapere effettivamente perché avesse iniziato a correre. Non riusciva davvero a ricordare il motivo, e ora sì che iniziava a sentirsi sciocco."
Genere: Mistero, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si voltò per controllare che nessuno lo stesse guardando e, poiché nel farlo non aveva interrotto la sua corsa, finì col distrarsi e sfiorare di getto un cassonetto dalla superficie unta e trasandata. La manica della sua maglia si macchiò di una chiazza color grigio scuro che, con l'agitarsi frenetico dovuto alla corsa, la faceva apparire come una di quelle bandiere sporche e sgualcite appese ai municipi decadenti di alcuni film post apocalittici.
Osservandosi la manica pensò che ogni volta che gli era capitato di guardare quei film, a suscitargli un'angosciosa idea di putrefazione e tragedia erano state più quelle bandiere che gli zombie o la morte stessa. Anzi, si convinse che gli zombie fossero proprio l'equivalente umano di quelle bandiere.

Ma riflettendoci bene alla fine di quella maglia e degli zombie gliene importava davvero poco, in quanto aveva altri problemi a cui pensare: le sue scarpe erano infatti in condizioni ben peggiori di una maglietta dalla manica bagnata, e sembravano pure sfracellarsi sempre più ad ogni passo.
Eppure i piedi non gli facevano male, quindi apparentemente non aveva alcun motivo di portare a termine la corsa. Sì, le scarpe suggerivano senz'altro il contrario, ma per lui non sembravano essere un impedimento sufficiente. Almeno inconsciamente, perché in un'altra occasione si sarebbe sentito decisamente sciocco. E invece correva e basta, senza fermarsi a riflettere, e senza batter ciglio.

Fu solo dopo qualche ora che realizzò di non sapere effettivamente perché avesse iniziato a correre. Non riusciva davvero a ricordare il motivo, e ora sì che iniziava a sentirsi sciocco. Qualcuno doveva averglielo comandato, era stato sicuramente intimato a farlo, minacciato, oppure qualcosa di più semplice: magari aveva camminato per un po' canticchiando una delle sue canzoni preferite, e con l'iniziare della parte più travolgente si era catapultato in un corsa sfrenata e drammatica. Capì che tuttavia non gli interessava il perché stesse correndo, sapeva solo che non avrebbe dovuto smettere di farlo, e la cosa gli bastava. Per quanto ancora avrebbe continuato a correre? Poco importava.
Non si sentiva più stupido, anzi, più smetteva di pensarci su, più smetteva si sentirsi stupido. O di sentire affatto alcuna emozione.

Notò però che qualcuno dei passanti aveva iniziato ad osservarlo, e si irrigidì turbato quando quei primi sguardi inquisitori iniziarono a posarsi su di lui. Quanta rabbia repressa. Lo stufò pensare a come la gente senta sempre il bisogno di interrogarsi sulla vita degli altri, vivere la vita degli altri, però non gli venne difficile ammettere che in effetti vivere la propria di vita fa davvero schifo.

Aveva evitato l’ennesimo buco nell’asfalto, in un qualsiasi altro giorno di pioggia avrebbe preferito tuffarcisi sopra riempiendosi di fango, ma oggi non importava (stava piovendo?), tutto gli era totalmente indifferente. Più correva meno capiva e meno aveva voglia di farlo. Tutto stava diventando sempre più frenetico e sempre più privo di senso. Correva e si sgualcivano le scarpe, e con loro un po' anche lui.
Tornando a quel buco nell'asfalto, a quanto pare la sua corsa doveva averlo incuriosito: continuava a ripresentarglisi davanti, accanto ad auto, cassonetti, case. Poco importava, era soltanto un buco nell’asfalto.

Gli era venuta in mente la voce di sua madre, ma non sembrava un semplice ricordo, gli era letteralmente penetrata nella mente: stava parlando con lui, gli urlava contro. 

Era mattina e lei voleva che si svegliasse. Le coperte erano calde e pesanti, aveva sudato molto, la maglietta era bagnata con chiazze di colore grigio scuro, e la stanza era illuminata dal sole, i cui raggi, passando per la finestra, avevano raggiunto un angolo del letto. Malgrado ciò aveva i piedi freddi. Tutto era freddo. Sentiva il letto perdere tepore e diventare duro cemento. Stava continuando a correre con la sensazione che un muro gli fosse schiacciato contro la schiena, o era lui schiacciato contro al muro? Sua madre piangeva.

 

Aveva ascoltato musica, la sua canzone preferita era partita e lui, travolto da un impeto improvviso, aveva iniziato a correre cantando tra sé e sé, aveva notato il buco nell’asfalto e lo aveva evitato. Poco dopo un’automobilista aveva fatto la stessa cosa, si era reso conto della presenza dell’ostacolo e lo aveva schivato rapido. Era di quella del ragazzo che non si era accorto.

Sua madre gli urlava disperatamente di alzarsi, ma lui doveva continuare a correre. Non stava più correndo sull’asfalto, ma poco importava, i piedi non facevano male.

   
 
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