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Autore: bik90    05/11/2018    1 recensioni
Eleonora gemette mentre chiudeva la conversazione. Non poteva credere che fosse accaduto davvero. Lentamente scivolò per terra e iniziò a piangere sotto gli occhi di Martina.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Claudia guardò Ilaria mentre addentava tranquillamente il suo panino e inarcò il sopracciglio. La sorella le gettò una rapida occhiata interrogativa prima di afferrare un paio di patatine fritte e mettersele in bocca intere.
<< Cosa? >> chiese mentre masticava << Mangia, perché freddo fa schifo >>.
<< Sembra che tu sia un’esperta >> rise Claudia senza smettere di osservarla. Poi guardò il suo panino e sospirò << Grazie, non avevo proprio voglia di cenare da sola con mamma >>.
Ilaria annuì.
<< Credimi, io l’ho sopportata più di tutte e lo capisco perfettamente. E poi hai offerto la cena! >>.
Fece un sorso della sua coca-cola e agitò il contenitore di cartone notando che fosse già vuota. Si strinse nelle spalle e riprese a mangiare. La più grande, invece, pensò a come fossero finite in quella situazione. Aveva chiamato Ilaria quando era uscita dallo studio e la sorella la ascoltò a lungo in silenzio. Quando aveva domandato se fosse ancora in linea, Ilaria le aveva semplicemente risposto di aver annullato, nel frattempo, la sua cena e di essere libera per lei. Subito dopo, le aveva proposto un qualcosa di alternativo e adesso si ritrovavano entrambe sedute nella sua macchina a mangiare cibo del McDonalds. Ilaria sembrava perfettamente a suo agio, le aveva consigliato di tirare tutto indietro il sediolino per stare più comoda e aveva sistemato le patatine nel vano portaoggetti lasciato aperto. Nonostante non fosse mai state particolarmente legate, Claudia apprezzava davvero molto l’aiuto della sorella.
<< Attenta a non sporcare nulla >> la ammonì subito dopo nel notare come Ilaria intingesse le patatine nel ketchup.
L’altra roteò gli occhi.
<< Ma dai, non è nemmeno tua >>.
<< E’ la macchina che… >>.
<< …che Tommaso ti ha regalato quando avete finalmente trovato la casa adatta per voi! Lo so! L’hai raccontato non so quante volte! Cosa ti frega allora se si sporca, è di quello stronzo! >>.
Involontariamente Claudia serrò la mascella e fece un respiro profondo.
<< Okay >> ammise << Ma almeno fa attenzione! >>.
<< Certo, capo! >>.
Ripresero a mangiare per qualche secondo in silenzio.
<< Dovevi vederti con Riccardo? >> chiese alla fine la maggiore guardando dritto avanti a sé.
Sapeva che il fidanzato della sorella era a Roma, ma poteva anche essere che fosse tornato proprio quel pomeriggio.
<< Ovvio che no >> rispose Ilaria stringendosi nelle spalle << Sta partecipando a un progetto super mega fico e quindi non ha tempo per altro >>.
Il ragazzo, infatti, era andato via il pomeriggio stesso del funerale senza nemmeno provare ad avere l’occasione di parlarle. L’aveva provata a chiamare parecchie volte, ma lei era stata impegnata a fare altro e successivamente si erano sentiti mantenendo un tono molto distaccato.
<< Quindi cosa dovevi fare per cena? >>.
<< Sarei andata a mangiare giapponese con Aida >>.
Claudia arricciò il naso, il giapponese era davvero una cosa che non sopportava, ma doveva ammettere che era perfettamente nello stile dell’altra.
<< Mi dispiace >> si scusò << Magari puoi… >>.
<< Le ho già detto di raggiungermi da Radio Conga dopo cena >>.
<< Radio Conga? >>.
Ilaria spalancò gli occhi.
<< Davvero non ci sei mai stata? >> chiese << Sei assurda! Sarai l’unica che ancora non lo conosce! Meno male che avevo già intenzione di portartici >>.
<< Non mi va molto di andare per locali e… >>.
<< Hai bisogno di svagarti un po’ e lo sai >> la interruppe Ilaria << Quello stronzo di tuo marito può andare a farsi fottere stasera >>.
Claudia abbozzò un piccolo sorriso. Non le aveva detto niente del tradimento di Tommaso, eppure lei pareva già conoscere tutto. Sotto quella scorza di menefreghismo verso gli altri, Ilaria era sempre stata attenta a qualunque dettaglio.
<< Va bene >> eccettò infine << Ma niente che mi faccia tornare troppo tardi, domani ho una giornata infernale >>.
Ilaria raccattò tutte le carte che aveva disseminato in macchina e annuì.
<< A chi lo dici, domani verranno delle ragazze per i classici controlli durante la gravidanza. Non sono donne, sono oche giulive! Non faranno altro che starnazzare nella sala d’attesa finche Gianpaolo non le chiamerà! >>.
 
Ilaria si guardò intorno superando un gruppo di ragazzi che si era fermato proprio all’entrata del locale di Daniele e alzò gli occhi al cielo sbuffando. L’attimo dopo si tirò la sorella all’interno. C’era parecchia gente, ma quella era la serata karaoke e quindi c’era da aspettarselo.
<< Carino >> fece Claudia sentendosi leggermente fuori posto.
Da quando si era sposata e poi per i vari impegni lavorativi, non ricordava nemmeno più per cosa fossero fatti simili posti. Però dovette ammettere che Ilaria aveva avuto ragione, il locale era molto grazioso e ben fornito. Di giorno probabilmente avrebbe potuto dare un giudizio migliore anche sull’arredo.
<< Aida? >> aggiunse subito dopo.
L’altra si strinse nelle spalle.
<< Ha detto che ci raggiungerà qui, quindi soft >> rispose << Che ti va di bere? >>.
<< Un caffè, grazie >> fece Claudia cercando un tavolo libero lontano dal gruppo karaoke.
A certa gente doveva essere vietato fare determinate cose, come per esempio cantare.
<< Scherzi, vero? >> la riprese la sorella sbuffando << Okay, vai. Ci penso io >>.
<< Ilaria, io non… >>.
Ma la più piccola le fece un gesto con la mano impedendole di proseguire. Non era sua sorella, era una mummia vestita da Claudia. Si avvicinò al bancone cercando lo sguardo di Daniele. Il ragazzo stava servendo dei cocktail a un gruppo di ragazzine che non facevano altro che complimentarsi con lui. E Daniele rideva parendo a proprio agio. Ilaria sollevò il sopracciglio mentre il sorriso che aveva avuto fino a quel momento svaniva. Stava facendo il cascamorto con loro! Con delle ragazze che ancora erano costrette a mettere l’ovatta nel reggiseno!
<< Ciao >> disse quando finalmente riuscì a guadagnarsi un angolino del bancone. Poggiò entrambi i gomiti e lo vide avvicinarsi.
<< Ehi >> rispose il ragazzo poggiando una bottiglia di tequila che stava usando << Quando sei arrivata? Non ti ho vista entrare >>.
<< Sarai stato troppo impegnato a farti adulare da quelle lì >> fece acidamente Ilaria indicando col capo il gruppo << Sono con mia sorella >>.
Daniele scoppiò a ridere e allungò una mano per posarla su quella della ragazza.
<< Che cosa vi preparo, brontolona? >>.
Ilaria arrossì a quella parola.
<< Io non sto brontolando! >> esclamò << Dammi solo due birre scure, non vorrei tenerti troppo tempo lontano dal tuo fanclub >> aggiunse sentendo le ragazze riprendere a chiamarlo.
<< Sto lavorando, Ilaria >>.
<< Mi sembra di averti chiesto semplicemente delle birre >> rispose prontamente l’altra guardandolo negli occhi.
Il ragazzo si gettò lo strofinaccio sulla spalla e le preparò la sua ordinazione senza aggiungere altro.
 
Tutta la felicità e l’entusiasmo che aveva provato fino a quel momento erano di colpo spariti. Ilaria alzò per l’ennesima volta il boccale di birra vuoto e si chiese come facesse la sorella ad averlo ancora pieno fino a metà. Nemmeno per un istante aveva smesso di guardare Daniele mentre faceva lo scemo prima un una e poi con l’altra ragazza. Delle volte si erano guardati, ma subito lei si era affrettata a voltarsi verso Claudia.
<< Ciao Ila! >> salutò allegramente Aida correndo verso il suo tavolo.
<< Ehi, finalmente! >> disse la ragazza alzandosi in piedi.
Anche Claudia la salutò con un sorriso.
<< Sì, scusate ma Benedetta aveva un problema di cuore e da brava sorella maggiore le ho dato dei consigli! >>.
<< Oh, che carina >> rispose Ilaria << La sua prima cotta? >>.
<< Già, per uno della sua classe! >> Aida si guardò intorno << Ordiniamo un altro giro? >>.
<< Io passo, grazie lo stesso >> fece Claudia indicando il suo boccale e tornando a sedersi.
Le due ragazze si allontanarono verso il bancone.
<< Come va con tua sorella? >> chiese l’amica.
Ilaria si strinse nelle spalle.
<< Problemi col marito. Nulla che una separazione non possa risolvere >>.
<< Addirittura? >>.
L’altra si limitò ad annuire senza aggiungere altro.
<< Ci fai altre due birre scure? >> domandò rivolta al barman con tono brusco.
Daniele la fissò intensamente prima di eseguire in silenzio.
<< Sei stata un po’ troppo acida mentre ti rivolgevi a Daniele >> constatò Aida mentre tornavano indietro << Tutto okay? >>.
<< Figurati, nemmeno se ne sarà accorto preso com’è da tutte quelle ragazzine che gli ronzano intorno! >>.
<< Beh, è indubbiamente un bel ragazzo >> osservò Claudia sentendole parlare.
<< La madre è spagnola, ha un fascino non indifferente! >> fece eco l’altra ragazza << E poi è un barman! >>.
<< Cosa c’entra questo? >> domandò Ilaria incapace di trattenersi.
La sorella notò immediatamente quanto fosse infastidita da quella conversazione e si fece attenta.
Aida fece un gesto con la mano come se la cosa fosse scontata.
<< Beh, sicuramente passerà da un fiore all’altro. Sai quante ragazze si sarà scopato nel retro del locale? >>.
A quelle parole Ilaria avvampò e finì la sua birra quasi in un unico sorso.
<< Ila! >> esclamò Claudia nel vederlo.
Ma la più piccola non la ascoltò recandosi verso l’uscita del locale. Aveva trascorso giorni bellissimi col ragazzo, facendo del buon sesso e senza preoccuparsi di niente. Non aveva mai riflettuto sull’ipotesi di non essere l’unica. Quella considerazione le fece provare una fastidiosa sensazione all’altezza dello stomaco. Con Daniele era riuscita ad accantonare i suoi problemi, Riccardo e per la prima volta nella monotonia della sua vita aveva visto cosa significasse essere veramente appagata. Aveva vissuto un breve periodo in una bolla, senza importarsi delle conseguenze. Che, a quanto pareva, avevano bussato alla sua porta prima di quanto si aspettasse. Si accese una sigaretta e sbuffò.
<< Posso sapere che cosa ti prende? >> le domandò Claudia arrivandole alle spalle.
Ilaria si voltò e fece un altro tiro.
<< Niente >> rispose gettando il fumo fuori dal naso.
Sua sorella inarcò il sopracciglio.
<< E’ da quando hai visto il barman che… >> lasciò la frase a metà comprendendo. Tutti i pezzi dello strano comportamento della sorella ora si incastravano perfettamente tra loro << Oh, cazzo Ilaria! >> esclamò sgranando gli occhi << Non dirmi che te lo sei scopato! >>.
<< Questi non sono affari tuoi! >> gridò l’altra diventando rossa.
Claudia le afferrò un polso facendole cadere la sigaretta di mano.
<< Sei impazzita per caso? Ti sei messa a tradire Riccardo? Cazzo, come puoi essere così insensibile? Eppure lo vedi come sto da quando Tommaso… >>.
Ilaria si liberò dalla sua presa in malo modo e i suoi occhi fiammeggiarono di collera.
<< Ma come cazzo ti permetti di giudicarmi? Non sai proprio niente del rapporto tra me e Riccardo! >>.
Per un solo attimo Claudia pensò che avesse ragione. Ilaria non le aveva mai fatto confidenza sulla sua relazione o sul fidanzato. Si erano sempre limitate alla superficie delle cose, senza approfondire mai. E inconsapevolmente la più grande aveva sempre pensato che andasse tutto bene. Si morse la lingua mentre rivedeva, in Ilaria, Rebecca e il tradimento di Tommaso nei suoi confronti. Serrò i pugni sentendo una grande rabbia montarle dentro.
<< Sei davvero una stupida sciacquetta, Ilaria! >> le rispose << Anche se avessi dei problemi con Riccardo, questo è il metodo di risolverli? Andando a letto con altre persone? Cristo, pensavo che fossi maturata da quando avevi sedici anni! >>.
<< Almeno io ho fatto le mie esperienze, mica come qualcun altro che si è sposata col ragazzino del liceo che adesso le mette le corna! >>.
Si guardarono negli occhi con rabbia. Entrambe avevano oltrepassato il limite e lo sapevano. Poi Claudia fece un respiro profondo provando a calmarsi e abbassò lo sguardo capendo che sarebbe scoppiata in lacrime da un momento all’altro. Perché tutto quello che le aveva detto Ilaria era vero. A quella vista, la sorella sentì il cuore tremarle per ciò che aveva urlato e se ne pentì immediatamente. Nonostante ciò, rimasero per un paio di secondi in silenzio, l’una di fronte all’altra senza riuscire a fare niente. Ilaria vide Claudia cercare le chiavi dell’auto nella propria borsa.
<< Clau… >>.
L’altra le fece cenno di tacere.
<< Io torno a casa, Ilaria >> disse senza guardarla << Tu potrai farti riaccompagnare dal tuo scopamico, se ancora si usa questo termine >> fece una piccola pausa << Già che ci sei, fattici anche un’altra scopata. Cosa vuoi che sia una in più o una in meno? >>.
Ilaria serrò la mascella sentendosi per la prima volta in colpa per Riccardo. Si stava comportando come Tommaso nei confronti di Claudia. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la sorella si era già allontanata. Così rientrò nel locale come una furia. Individuò subito Daniele che, come prima, stava parlando amabilmente con una ragazza. Aida, dal bancone dove aveva preso una seconda birra, le si avvicinò per domandarle cosa fosse successo, ma Ilaria la zittì con una sola occhiata.
<< Vieni con me >> affermò autoritariamente rivolgendosi al barman.
Il ragazzo inarcò il sopracciglio e provò a reclinare l’offerta. Subito dopo si sentì trascinare verso il retro del locale.
<< Ma si può sapere che diavolo ti prende stasera? >> urlò Daniele appena fu sicuro che nessuno potesse udirli.
<< A me? >> rispose Ilaria << Sei tu che stai facendo il cascamorto con tutte! Anche con delle minorenni! >>.
<< Cosa dici?! Vuoi mandarmi in galera, per caso? Sto solo lavorando Ilaria! >>.
La ragazza incrociò le braccia sul petto.
<< Ti ho visto, sai? Mentre ti ronzavano intorno e come ti divertivi! C’era anche mia sorella stasera! >>.
<< E tu sei fidanzata >>.
Quella frase aleggiò per diversi istanti tra i due come se volesse rimarcare da sola il concetto. Ilaria fissò Daniele senza sapere cosa dire.
<< Tu puoi venire a letto con me mentre continui a essere fidanzata mentre io non posso scambiare due chiacchiere con delle clienti? >> continuò il barman per rafforzare il concetto. Rise appena << Solo io lo trovo assurdo questo ragionamento? >>.
<< Sei un fottuto stronzo! Tu lo sapevi che io ero… >>.
<< Lui non ti merita! >> sbottò l’altro interrompendola << Non ti merita, cazzo! Altrimenti non ti avrebbe lasciata sola al funerale dei tuoi amici! Io c’ero! E c’ero anche quando quella sera hai litigato con lui perché vuole andare a Ginevra. Te lo ricordi? Eppure ci stai ancora insieme! Allora cosa vuoi da me, Ilaria? >>.
La ragazza si morse l’interno guancia con così tanta forza da far sanguinare la parte.
<< E’ il mio ragazzo da cinque anni, non puoi pretendere ch’io… >>.
Daniele scosse il capo chinando il capo e abbozzando un breve sorriso.
<< Certo, io sono solo quello che da una settimana ti sta sempre vicino e ti ascolta >>.
<< Sei uno stronzo, non dovresti nemmeno rinfacciarmelo! >>.
<< E’ esattamente quello che stai facendo tu, Ilaria! >>.
<< Sai una cosa, vai a scoparti pure la ragazzina di turno stasera! Perché solo questo ti meriti! >>.
E corse via, lasciando Daniele immobile mentre le sue parole le rimbombavano nelle orecchie.
Merda, si disse gettando con rabbia per terra il piccolo grembiule che aveva intorno alla vita.
 
Riccardo ti prego aprimi, pensò citofonando per l’ennesima volta.
Dopo essere andata via dal locale di Daniele, aveva chiamato un taxi per essere portata alla stazione e successivamente aveva preso un intercity con direzione Roma. Nell’arco di quei cinque anni era andata abbastanza spesso da Riccardo da sapersi orientare anche senza di lui. Una volta arrivata a Termini, aveva nuovamente ripreso un taxi. Riccardo, nonostante avesse iniziato a lavorare, divideva l’appartamento con altri ragazzi suoi coetanei. Un po’ come avevano fatto i suoi fratelli e come faceva attualmente Serena. Durante il viaggio, aveva perfino scritto al suo capo che non sarebbe andata a lavoro l’indomani senza dilungarsi troppo in stupide scuse. Guardò per l’ennesima volta l’ora e si passò una mano tra i capelli.
Ma che cazzò sto facendo?, si disse.
Daniele aveva ragione a dirle che in quei giorni, in cui era stata veramente felice e bene con se stessa, c’era stato lui e non Riccardo. Eppure era dal suo fidanzato che era corsa. Come se fosse un porto sicuro. Tremò per il freddo e sussultò quando il portone finalmente le venne aperto. Salì i gradini due alla volta e arrivò al quarto piano che aveva quasi l’affanno. Sulla soglia della porta di casa c’era Riccardo con indosso quella ridicola maglietta che più volte lei aveva tentato di fargli buttare e semplicemente un paio di boxer. Si stropicciò gli occhi quasi non credesse che potesse essere lei.
<< Ilaria? >> mormorò con voce impastata dal sonno << Che cosa… credevo fossi Umberto che si era dimenti… >>.
Non riuscì a terminare la frase poiché la ragazza si fiondò tra le sue braccia sull’orlo del pianto. Riccardo la strinse sentendola fredda e richiuse la porta alle sue spalle.
<< Che cosa è successo? A casa stanno tutti bene? >>.
Ilaria si limitò ad annuire senza guardarlo.
<< Ti preparo qualcosa di caldo? Va bene? >>.
<< Non voglio niente, solo… fammi stare con te >>.
Riccardo la fissò a lungo senza sapere cosa dire. La ragazza non era mai stata tipo da smancerie e cose simili, le aveva sempre odiate e quindi doveva essere successo qualcosa di davvero grave per spingerla a comportarsi così. La prese per le spalle scrollandola leggermente.
<< Mi spieghi che hai? >>.
Ilaria alzò gli occhi incontrando i suoi e Riccardo si ricordò improvvisamente perché fosse così innamorato di lei. L’aveva messa da parte per concentrarsi al meglio sul lavoro, accantonando i loro problemi e le loro discussioni. E aveva sbagliato, una cosa bella come Ilaria non l’avrebbe più avuta dalla vita.
<< Ho litigato con Claudia >> disse infine la venticinquenne << Noi ci siamo dette cose molto pesanti >> aggiunse rimanendo sul generico.
Adesso che lo aveva davanti, si sentiva terribilmente in colpa per la felicità provata con Daniele. Aveva fatto un errore e le parole usate dalla sorella ancora le rimbombavano nelle orecchie. Riccardo le mostrò un sorriso mentre allargava le braccia per stringerla nuovamente.
<< Oh, ma che cazzo è tutto questo… >>.
Mattia, l’altro coinquilino di Riccardo, era apparso sulla soglia della cucina interrompendo per un attimo la coppia. Ilaria arrossì rendendosi conto di essere piombata a casa loro nel cuore della notte senza avvisare nessuno e di aver probabilmente anche spaventato il ragazzo.
<< Scusa, Mat >> disse Riccardo prendendo per mano la sua fidanzata << Non volevamo svegliarti >>.
<< Ila! >> esclamò l’altro sorpreso << Sorpresona romantica? >> chiese ridendo e alzando le mani << Lo ammetto, credevo che Umberto fosse rientrato per l’ennesima volta ubriaco >>.
Tutti e tre risero.
<< Mi spiace essere piombata in questo modo >> mormorò subito dopo la ragazza.
Mattia fece un gesto con la mano e scosse il capo.
<< Figurati, qui ti adoriamo tutti! >> rispose << Adesso, però, me ne torno a dormire. Tra qualche ora mi suona la sveglia >>.
Riccardo abbracciò Ilaria da dietro e respirò l’odore dei suoi capelli. Le era mancata averla in giro, anche se si trattava di un arrivo improvviso e breve.
<< Penso che suoni anche a Riccardo >> commentò Ilaria << Notte e scusa ancora >>.
Il ragazzo fece un cenno di saluto a entrambi e tornò in camera. Quando sentì la serratura scattare, Riccardo fece girare Ilaria tra le sue braccia e le sorrise prima di baciarla. Fu un bacio dolce e gentile come sempre, perché lui era così ed era stato questo a far innamorare di lui la ragazza. Lei gli mise le braccia intorno al collo e lasciò che l’altro la sollevasse per condurla nella sua stanza.
<< Mi sei mancata così tanto >> le sussurrò dopo averla adagiata sul suo letto << Sono stato davvero un idiota con te >>.
Ilaria gli posò un dito sulle labbra riprendendo a baciare.
<< Io… >> mormorò Riccardo non appena riuscì a farlo << …non voglio perderti, Ila. Mi sono comportato in modo così immaturo e stupido da non meritarti >>.
<< Lo so >> rispose Ilaria poggiando la fronte su quella dell’altro << Lo so >>.
<< Rimedierò >> promise il ragazzo guardandola seriamente << Ma se dovessi di nuovo fare lo stronzo, prendimi a calci; va bene? Sei autorizzata >>.
Ilaria scoppiò a ridere a quelle parole e pensò che si stava davvero pentendo del comportamento avuto con lei. Gli tolse la maglietta accarezzandogli il viso lentamente per scendere verso i suoi pettorali.
<< Ti prego >> gli disse subito dopo mentre l’ispido della barba le ricordava Daniele << Domani raditi e tagliati anche i capelli >>.
Riccardo rise chinando leggermente il capo e annuì. Poi la baciò lasciando che la sua lingua vagasse sul collo della sua ragazza per poi scivolare già dopo averla spogliata. Ansimò nel contemplarla nuda.
<< Sei la cosa più bella che potesse capitarmi >> le sussurrò all’orecchio mentre iniziava a giocare col suo seno.
Ilaria sorrise appena tra un gemito e l’altro. Il suo tocco era così diverso da quello dell’altro ragazzo. Chiuse gli occhi baciandolo e nella sua mente si sovrappose l’immagine di Daniele. Scosse il capo baciandolo ancora, ancora e ancora. Riccardo sorrise sulle sue labbra avvertendo la sua eccitazione crescere.
<< Fammi essere tua, Riccardo >>.
 
Eleonora uscì da lavoro e si infilò in macchina posando la sua borsa sul sedile del passeggero. Per fortuna quella settimana era terminata. Aveva dovuto lavorare anche di sabato vista la mole arretrata che aveva a causa della sua scarsa concentrazione e finalmente aveva terminato. Le era dispiaciuto costringere Valérie a passare tutta la giornata con lei, ma non si era potuto fare altrimenti. Le due ne avevano anche approfittato per discutere di alcuni punti sull’uscita del suo libro. La più grande, che credeva molto nel suo progetto, le aveva proposto una serie di incontri in alcune librerie molto famose a Parigi per cercare di attirare un pubblico sempre maggiore. Eleonora, che non amava particolarmente essere al centro di una conversazione, non aveva ancora accettato preferendo parlarne prima con Martina. Era lei che riusciva sempre a farle vedere le cose con la giusta prospettiva, a distanza di così tanti anni non era cambiato nulla. E poi il suo manoscritto parlava anche della sua compagna e le pareva giusto interpellarla. Perché, nonostante nomi e luoghi fossero sue invenzioni, anche un cieco avrebbe compreso a chi si stesse riferendo, soprattutto chi la conosceva almeno un minimo. Aveva appena messo in moto quando Davide si palesò al suo fianco con le braccia piegate dietro la testa.
<< Che giornata stressante >> disse sbadigliando e stiracchiandosi.
Eleonora scosse il capo. Ormai aveva imparato a convivere col ragazzo accanto, la sua presenza era a tratti irritante e a tratti ironica. Diceva tutto quello che pensava senza alcun freno, del resto era solo nella sua testa.
<< Immagino che giornata tu possa aver avuto >> rispose facendo manovra e immettendosi nel traffico.
<< Scherzi? Starti dietro non è per niente facile! Soprattutto a tutti i tuoi pensieri >>.
<< Puoi sempre sparire >>.
Davide sbuffò e allungò le gambe sul cruscotto.
<< Ancora, Eleonora? Pensavo che questa parte l’avessimo già superata! Non posso sparire, sono nella tua testa! >>.
<< Ehi, togli immediatamente i piedi da lì! >> esclamò la ragazza facendo un gesto con la mano.
L’altro inarcò un sopracciglio facendo come diceva.
<< Lo sai vero, che non posso veramente sporcare la tua auto? >>.
<< Sì, io… >> mormorò Eleonora imbarazzata << …è che ogni tanto dimentico che sei solo nella mia testa >>.
Davide la guardò porgendole un sorriso.
<< Magari se riuscissimo a capire qual è il tuo problema, sarebbe tutto più semplice. Non trovi? >>.
<< Io non ho nessun problema >> fece fermandosi allo stop.
Si voltò verso un negozio di abiti le cui vetrine erano ben illuminate e notò un paio di graziosi vestiti indossati dai manichini.
<< Oh, sì >> rispose Davide << Quello starebbe davvero bene a Martina! Glielo prendiamo? >>.
Eleonora scosse il capo ripartendo.
<< Martina ha un armadio che straborda >>.
<< Mai quanto il tuo >> rimbeccò subito il diciottenne << Allora portiamola a cena fuori! >>.
Di nuovo la ragazza scosse il capo.
<< Sono stanchissima, Davide >> disse << E poi non ho l’umore… >>.
<< Oh, andiamo Eleonora! È sabato e ti comporti come un’ottantenne! Non te lo devo ricordare io quello che combinavi solo qualche anno fa >>.
La trentenne scoppiò involontariamente a ridere. Stando nella sua testa, lei e Davide condividevano gli stessi ricordi.
<< A proposito >> continuò il ragazzo toccandosi la maglietta a mezze maniche che indossava << Non è che mi daresti degli abiti migliori? Queste cose andavano di moda almeno dieci anni fa! >>.
Eleonora dovette fermarsi per l’ennesima volta e si voltò per fissarlo. Davide indossava una maglietta blu che sfumava verso il basso e un paio di jeans molto semplici. Ingoiò un groppo di saliva.
<< Sono vestiti che indossavi quando andavamo al liceo… io non so perché… >>.
La mano che stringeva il volante tremò per un attimo.
<< Lo so >> replicò l’altro seriamente << Ma ti ricordo che io non sono lui >>.
Eleonora si irrigidì.
<< Già, sei la versione che custodisce la mia testa >>.
<< Io sono il tuo senso di colpa, non dimenticarlo. Mi hai dato questa forma perché… >>.
<< Ti prego, smettila adesso >> lo bloccò la ragazza cercando di non scoppiare a piangere.
Quello era ciò che le rimaneva del suo migliore amico ed era quasi confortante vederlo gironzolarle intorno. Come se non fossero mai trascorsi dodici anni di silenzio. Come se non fosse mai morto.
<< Eleonora >> la richiamò l’amico << Lui è… >>.
Venne interrotto dal suono del cellulare. Eleonora nel frattempo aveva parcheggiato e iniziò a cercarlo nella sua ventiquattrore. Era Serena. Il suo respiro tornò normale e attivò la chiamata. Erano giorni che lei e la sorella non riuscivano a parlare a causa degli impegni di entrambe. Serena era tornata a Roma lo stesso giorno della sua partenza e stava studiando per il prossimo esame. Parlare con la più piccola la faceva sentire bene, le pareva una boccata d’aria dai pensieri che, invece, la investivano quotidianamente. Claudia non aveva nessuna novità per lei, non c’era stata nessuna notizia da riferirle e il piccolo Andrea per il momento era ancora a casa della nonna paterna. Quando pensava a quel bambino, una strana ansia si impossessava di lei soprattutto perché non capiva come mai ci volesse tutto quel tempo per avere una risposta definitiva. Non doveva essere complicato per Marina chiedere l’affidamento e ottenerlo. Non ricordava nemmeno l’ultima volta che l’aveva sentita, talmente era immersa nel vortice dei suoi pensieri. Soprattutto ora che Davide dava pieno sfogo a quello che pensava. Scese dalla macchina mentre chiacchierava con Serena e inserì l’antifurto. Ritrovò Davide che le camminava accanto dopo aver appena voltato la testa e guardò in alto. Le venne da sorridere vedendo la luce della camera da letto accesa.
<< Ci sta aspettando >> le sussurrò l’amico mentre Serena le stava esponendo di cosa riguardasse il suo prossimo esame.
Eleonora gli mostrò un sorriso enorme, quello che aveva sempre quando si trattava di Martina e si affrettò ad annuire. Rispose a Serena in maniera un po’ troppo frettolosa e riagganciò dopo averla salutata e averle augurato un buon sabato sera. Davide scoppiò a ridere mentre la osservava cercare le chiavi nella borsa.
<< E’ mancata anche a me >>.
<< Non può mancare anche a te >> replicò Eleonora aprendo il portone della palazzina << Lei è la mia ragazza >>.
Il diciottenne alzò gli occhi al cielo seguendola.
<< Tecnicamente è anche la mia >>.
<< Non provarci nemmeno! >> esclamò << Non ho intenzione di dividerla con nessuno, soprattutto con te! >>.
Davide la guardò con aria interrogativa mentre salivano a piedi.
<< Te lo ricordi che sono nella tua testa e non rappresento un pericolo, vero? >> domandò con aria incerta << Almeno non sotto quel punto di vista! >>.
<< Solo sotto quel punto di vista? >> fece eco Eleonora << Perché per il resto è normale parlare e vedere il proprio amico morto, no? >>.
Stava per infilare la chiave di casa nella toppa della porta, quando questa si aprì inaspettatamente. Eleonora vide Martina sorriderle sulla soglia della porta mentre stava finendo di prepararsi.
<< Con chi parlavi? >> domandò la ragazza << Ti ho sentita per le scale >>.
La trentenne avvampò.
<< Serena >> rispose velocemente << Come mai sei… >>.
Lo sguardo che le lanciò l’altra le fece comprendere d’aver dimenticato qualcosa. Ingoiò a vuoto un paio di volte cercando di fare mente locale. Guardò Davide in cerca d’aiuto che alzò le mani nella sua direzione e scosse il capo.
<< Cos’è che dicevi prima? >> domandò ironicamente << Non volevi dividerla nemmeno con me? Prego, tutta tua >>.
<< Stronzo… >> mormorò Eleonora assottigliando gli occhi.
<< Te ne sei dimenticata, vero Ele? >> incalzò Martina avvicinandosi.
<< Ehm… no, certo che no! >>.
La ventottenne alzò un sopracciglio incrociando le braccia sul petto.
<< Quindi… ti prepari? >>.
<< Certo, dammi il tempo! Sono appena arrivata! >> rispose la sua compagna cercando di guadagnare tempo.
Si tolse le scarpe e gettò la ventiquattrore sul divano. Si avvicinò a Martina per baciarla e subito dopo corse in bagno. Forse una doccia l’avrebbe aiutata.
<< Me lo avevi promesso, sai? >> fece Martina seguendola nel corridoio.
<< Amore, tutto quello che vuoi. Ora mi cambio e… >>.
<< Andiamo a casa di Jean e Robert a cenare >>.
<< Andiamo a casa di J… che? >> esclamò Eleonora girandosi di scatto nella sua direzione.
Davide scoppiò a ridere così forte che dovette appoggiarsi alla parete. L’amica lo fissò con aria omicida e subito dopo tornò a guardare Martina.
<< Lo sapevo che non te lo ricordavi >>.
<< Oddio, vorrei avere uno specchio per farti vedere la tua faccia in questo momento! >> disse Davide senza riuscire a smettere di ridere.
Eleonora si portò una mano dietro la nuca e abbozzò un sorriso.
<< Dobbiamo… proprio? >> chiese.
Martina sbuffò mettendosi, senza farlo apposta, nella stessa posizione di Davide.
<< E’ una cosa importante, Eleonora >> le rispose seriamente << Lunedì arriverà il bambino e Jean voleva mostrarmi la cameretta e tutto il corredo che gli hanno comprato! Lo sai quanto ci tenga! >>.
<< Non puoi proprio scansartela, Eleonora >> fece eco Davide con voce seria.
<< Ma io non ho mai… >>.
<< Oh, non mentirmi! Lo so perfettamente quello che hai pensato! >>.
Eleonora si passò entrambe le mani sul viso.
<< Scusami >> disse infine << E’ vero, mi era passato di mente >> continuò guardando Martina negli occhi << E’ stata una lunga giornata e… sono stanca… >>.
Lo sguardo dell’altra ragazza parve raddolcirsi.
<< Le scuse sono sempre l’alibi perfetto per te, mia cara! >> ribatté Davide agitando una mano davanti al viso.
La ragazza avrebbe voluto incenerirlo con il solo sguardo.
<< Vai a farti una doccia >> mormorò Martina accarezzandole una guancia << Avviso che faremo un po’ di ritardo così ti riposi un po’ >>.
Eleonora la baciò circondandole il collo con le dita.
<< Grazie >> rispose prima di chiudersi in bagno.
Rimasta sola, si accasciò alla porta sbuffando sonoramente. Non aveva nessuna voglia di partecipare a quella cena, ma lo aveva promesso a Martina e soprattutto glielo doveva visti i suoi continui pensieri che la portavano spesso lontano da lei.
<< Io te lo avevo detto >> affermò improvvisamente Davide apparendo davanti a lei e guardandosi allo specchio. Ora era a petto nudo e perfino la cintura dei suoi jeans era sparita << Dovevamo comprarle quel vestito. Così sarebbe stata felice, lo avrebbe indossato e noi glielo avremmo tolto! >>.
<< Non esiste nessun noi quando si parla di Martina >> replicò Eleonora superandolo mentre si spogliava << Sono io che faccio l’amore con lei, non tu! >>.
<< Tecnicamente… >> provò a dire il diciottenne alzando l’indice della mano destra.
<< Zitto! >> lo fermò la ragazza gettandogli contro un asciugamano che, ovviamente, lo attraversò.
Prima di chiudersi nel box doccia, alzò il dito medio e glielo mostrò.
Davide rise appena mentre scuoteva il capo e si voltava.
 
Serena riagganciò e fissò il cellulare oscurato per diversi secondi mentre si mordeva il labbro inferiore. Sua sorella l’aveva letteralmente arronzata senza farsi troppi problemi. Proprio quando si era sentita pronta a raccontarle il disagio che viveva da diversi mesi ormai. Aveva sempre rifiutato di parlarne, soprattutto per telefono, ma non riusciva più a ignorarlo. Si sentiva così inferiore alla sorella, a tutte e tre veramente, nonostante gli sforzi e i risultati ottenuti, da farle mancare quasi l’aria. Non chiedeva altro che riuscire a raggiungere la perfezione di Eleonora, di essere spigliata come lei, di avere una persona accanto che l’amasse come faceva Martina. Aveva visto più volte quali sguardi le due si scambiassero e si era ritrovata a invidiare il tipo di rapporto che avevano. Perché lei una cosa del genere non l’aveva mai provata. Non era mai stata notata, nessun ragazzo aveva mai voluto conoscerla, non aveva mai ricevuto una qualche avances. Di qualunque tipo. A ventidue anni Serena era ancora vergine. All’inizio era convinta che fosse giusto, che stava aspettando la persona giusta con la quale condividere e sperimentare; poi lentamente tutte le sue amiche avevano iniziato a fidanzarsi e a considerarsi più donne di lei e l’avevano lasciata indietro. Per quel motivo le uniche persone che frequentava erano le sue coinquiline. Erano sempre state loro, da quando era approdata a Roma, a coinvolgerla in qualunque attività che fosse una stupidaggine a un parere per una questione più seria. E lentamente aveva iniziato a invidiare le sorelle, soprattutto la maggiore che aveva trovato la forza di reagire al rifiuto della famiglia grazie a Martina. Aveva sempre sperato che prima o poi succedesse qualcosa di meraviglioso anche a lei, ma gli anni del liceo erano terminati, il suo percorso universitario procedeva speditamente e lei era ancora lì, ferma e in attesa di quella vita sociale che tanto desiderava. Si passò una mano tra i corti capelli e provò a sorridere all’immagine che si rifletteva sullo schermo senza il risultato sperato. Infilò il cellulare in tasca e uscì dalla sua camera. Trovò entrambe le sue coinquiline, Fabiana e Francesca, in cucina intente a cucinare e a preparare dolci. Le guardò con aria interrogativa incrociando le braccia sul petto.
<< Cosa state… facendo? >> domandò vedendosi ignorata.
Francesca si voltò mentre Fabiana alzò il viso dal libro di cucina che stava consultando.
<< Cuciniamo, non è chiaro? >>.
Serena s’imbronciò e sollevò il sopracciglio.
<< Ovvio >> rispose << Ma lo state facendo per un esercito! >>.
<< Beh, forse perché stasera diamo quella famosa cena di cui tanto abbiamo parlato? >> replicò Fabiana prendendo un altro uovo.
Serena sgranò gli occhi.
<< E’ stasera? >>.
Francesca le lanciò lo strofinaccio.
<< Buongiorno bella addormentata! >> la schernì << Perché non vai a fare un po’ di spesa invece di ciondolare per casa? >>.
<< Io non sto ciondolando! >> si difese la più piccola << Ho studiato fino a poco fa >>.
Fabiana scosse il capo.
<< Io l’ho sempre detto che troppo studio ti fa male >> asserì. Prese un foglio dal suo blocco degli appunti e iniziò a scrivere freneticamente. Quando ebbe finito lo porse all’amica << Tieni, sono alcune cosette che ci servono >>.
Serena lesse la lista scritta in modo pessimo e se la mise in tasca. Guardò l’ora e si dondolò appena.
<< Allora vi serve solo questo? >>.
Francesca la guardò negli occhi.
<< Se sei anche capace di fare una bella cheese-cake, accomodati pure! >> disse spostandosi lateralmente.
Fabiana scoppiò a ridere e le batté il cinque. Tutte e tre sapevano quanto Serena fosse negata in cucina.
<< Siete due stronze! >> esclamò l’altra << Vado, già che ci sono passo anche un attimo in biblioteca per sapere se hanno consegnato quel libro che cercavo >>.
<< Che cazzo di secchiona che sei! >> sentì urlare da Fabiana mentre la ragazza chiudeva la porta alle sue spalle.
 
Il ragazzo controllò al computer e scosse il capo. L’espressione che assunse Serena fu di autentico sconforto.
<< Ma non è possibile che lo abbia per tutto questo tempo! Non gli si può fare un richiamo? >>.
L’altro si passò una mano sulla corta barba e guardò ancora lo schermo.
<< Non… credo >> mormorò poco convinto.
Serena inarcò un sopracciglio senza comprendere. Il ragazzo allora, forse qualche anno più grande di lei, agitò una mano e chiuse la pagina del programma.
<< Il punto è che l’unica copia del libro che cerchi l’ha il professor Sarri >> disse sottovoce << Ma non dire a nessuno che te l’ho detto. sai, c’è di mezzo la privacy >>.
La ragazza sbuffò sonoramente e si appoggiò alla parete.
<< Mi… mi dispiace >>.
Il professor Sarri era proprio la persona che aveva assegnato lo studio di quel libro per poter superare il suo esame e, siccome era talmente vecchio da essere uscito fuori catalogo, tutti gli studenti avevano cercato di accaparrarsi almeno delle fotocopie. Antonio Sarri aveva la nominata di essere un vero stronzo, di sottoporre gli universitari a un esame di quasi due ore e di essere quasi felice per il numero di bocciati che portava a casa a ogni sessione.
Fino a quel momento era stata convinta di farcela, ora non ne era più così sicura.
<< Non è colpa tua, grazie lo stesso >> si affrettò a rispondere prima di allontanarsi.
<< Ehi, aspetta un attimo! >> urlò il bibliotecario scendendo dalla sua sedia e rischiando quasi di cadere.
Quasi tutti i ragazzi che stavano studiando in religioso silenzio lo guardarono e Serena si sentì in imbarazzo per quello che era accaduto.
<< Io ho una copia del libro che cerchi >> disse sottovoce.
La ventiduenne sgranò gli occhi.
<< Scherzi? >>.
L’altro si grattò la nuca sorridendo appena.
<< Era di mio fratello che poi è passato a me >> spiegò << Se è davvero importante per te, potrei… magari prestartelo >>.
Serena non poteva credere alle proprie orecchie.
<< Senti >> rispose guardinga << E’ vero che sono disperata, ma se questo è uno scherzo che di solito fate quando… >>.
<< Nessuno scherzo, giuro! >> esclamò il ragazzo posando una mano sul cuore.
<< Beh, allora… >>.
La ragazza non sapeva come proseguire. Mai nessuno le aveva proposto di studiare insieme, figurarsi di prestarle un libro così importante!
<< Allora te lo porto domani? >>.
<< Sì! Grazie mille! Io davvero non so… >>.
Il più grande la interruppe con un gesto della mano e si accordarono per incontrarsi fuori un bar molto in voga tra gli studenti che rimaneva su viale Ippocrate. Si diedero un orario e subito dopo una ragazza richiamò l’amico che aveva lasciato la postazione per troppo tempo.
<< Non so nemmeno come ti chiami! >> fece Serena guardandolo darle le spalle.
Lui si voltò sulla soglia della porta.
<< Giuseppe >> disse << Ma tutti mi chiamano Peppe. È un piacere Serena >>.
 
Serena rincasò con calma, troppa calma vista la faccia che fecero le sue coinquiline non appena la videro. Per loro era estremamente tardi e non avrebbero mai fatto in tempo a finire tutto. Nel vedere come le due ragazze fossero quasi istericamente prese dal cercare di cucinare, lei, che era totalmente incapace, si appoggiò alla finestra e ripensò al ragazzo che le aveva appena salvato la vita. E non era per niente un eufemismo. Le venne da sorridere nonostante la situazione bislacca.
<< Che c’è, hai fatto qualche incontro particolare mentre facevi la spesa? >> chiese Fabiana ironicamente cercando di togliersi la farina dal viso << Ho assolutamente bisogno di una doccia! >>.
Serena scoppiò a ridere e si voltò verso il tramonto senza rispondere.
<< La commessa del supermercato ti ha mangiato la lingua? >> continuò l’altra.
<< Scema! Un ragazzo si è offerto di aiutarmi con un libro >>.
Solo in quel momento Francesca la guardò posando i suoi grandi occhi scuri sull’amica. Era di origini calabresi e quando si arrabbiava e urlava era impossibile sbagliarsi sulla sua provenienza.
<< Uuuh! >> esclamò Fabiana.
<< In che senso? >> chiese cauta Francesca.
<< Ma non nel senso che credete voi due, siete incredibili! >> fece Serena << C’è un libro introvabile per un esame e lui me lo presta >>.
<< Oh, che carino >> rispose Fabiana << E’ uno del tuo corso? >>.
La più piccola scosse il capo.
<< Fa il servizio in biblioteca, quasi non sapevo il suo nome se non me lo diceva >>.
<< E cosa vuole in cambio? >>.
Serena guardò Francesca che aveva porto la domanda e rimase in silenzio per una manciata di secondi.
<< Veramente… credo… niente >> disse infine.
Fabiana scoppiò a ridere.
<< Dicono tutti così e poi… bang! >> urlò mimando con la mano destra una pistola che sparava.
<< Solo io la trovo strana questa cosa? >> continuò Francesca.
<< Ma dai, Francy! Magari è carino e gentile! Perché dobbiamo sempre pensare a male! >>.
Francesca si strinse nelle spalle.
<< Fa’ attenzione >> si limitò a dire.
 
 
 
L’angolo di Bik
Buonasera a tutti e scusate pe l’immenso ritardo. Giuro, però, che tutto sto facendo fuorché riposarmi! Questo ponte è stato davvero troppo corto a mio dire!
Veniamo al capitolo.
Quanti stanno adorando Davide alzino la mano! E quanti invece avrebbero stanno compatendo la povera Claudia? Credetemi, mentre scrivo di Davide e Eleonora rido da sola. Serena… vi lascio in sospeso e con la curiosità!
Colgo l’occasione per ringraziare di nuovo tutti quelli che hanno acquistato il mio fumetto 7 edito dalla Prankster Comics e che hanno avuto il pensiero di farmi sapere cosa ne pensano. Vi informo, inoltre, che ci sarà un incontro a Roma con me e il mio disegnatore il 17 in una fumetteria di Ostia. Per qualunque dettaglio ci possiamo sentire in privato. Federico sarà lieto di sentirsi al centro dell’attenzione XD
Inoltre, per agevolare la diffusione di 7, il mio editore me ne ha date diverse copie da poter vedere a un costo ridotto (3€). Quindi, se qualcuno fosse interessato e si trovasse a Napoli e dintorni, mi faccia sapere! Potremmo scegliere un giorno in cui incontrarci.
Al prossimo aggiornamento,
F.
 
  
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