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Autore: Bloody Wolf    05/11/2018    5 recensioni
Una OS senza pretese e senza senso.
La punizione di Odino verso Loki ed infine la seconda possibilità.
In questa storia c'è un pò di Angst e di maltrattamenti, spero di non urtare nessuno con tutto ciò.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nick Fury, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Ho scritto questa storia come prima scelta per un contest indetto dalla pagina FB Boy's Love ma alla fine l’avevo scartata per un'altra idea perché questa non mi convinceva per niente, ma ora eccomi qui a pubblicarla. L’ho controllata questa notte quindi non so come sia messa come errori di battitura o altro.

E’ una storiella senza senso e senza pretesa perché a mio avviso è un po' un obbrobrio però lascio a voi il giudizio.

Ho messo il rating arancione per alcune scene un po' violente, non so se è esagerato o se vada bene…

Ringrazio chiunque legga questo scritto, mi piacerebbe tantissimo se qualcuno di voi lasciasse il proprio pensiero su ciò e ora vi lascio alla lettura =)
 

“Toglietegli tutti i poteri.”

Quelle erano state le ultime parole di quello che una volta aveva avuto il coraggio di chiamare Padre, quelle erano le ultime parole che aveva avuto per lui, il figlio tanto odiato e disprezzato.

Loki non si oppose nemmeno di fronte a quella condanna, era consapevole che più lottava e più sarebbe stato doloroso, non tanto per il dolore a livello fisico, quello era in grado di sopportarlo, ma il dolore psicologico era, per la sua mente e per la sua difesa qualcosa che lo lacerava da dentro distruggendolo più e più volte per poi ricostruirlo e ricominciare a distruggerlo in un ciclo continuo ed infinito di pura follia.

Freya aveva iniziato a piangere di fronte a quel verdetto, aveva speso lacrime addolorate per quel mago che tanto apprezzava, lei che altro non era che una valida maestra che, ai tempi, aveva visto in lui quel potenziale straordinario, ora aveva l’obbligo di distruggerlo, di mandarlo in frantumi mentre guardava quel Dio negli occhi che, deciso e illeggibile come era sempre stato, fissava i suoi strozzini senza battere ciglio.

Il Dio era immobile, ubbidiente ma con gli occhi che ardevano di puro rimorso, quegli occhi avrebbero ucciso se ne fossero stati capaci. Odino sedeva ben distante da quella pratica, irremovibile in quella decisione nonostante tutto, nonostante quella moglie che urlava infuriata e che cercava di fermare quelle guardie che portavano l’amato figlio verso quel suplizio

“Odino non ti perdonerò mai! Stai uccidendo uno dei tuoi figli! MIO figlio.”

L’unico occhio dell’uomo si mosse verso la donna, la scrutò per poi ignorarla e continuare ad osservare quello scempio. La dea si ritrovò a camminare verso quelle catene e verso Freya, ma la voce del marito la bloccò pietrificandola sul posto mentre calde lacrime cadevano dal suo volto andando ad infrangersi a terra con un fragore silenzioso ma potente alle orecchie del prigioniero.

“Non è mai stato tuo figlio. Deve pagare per ciò che ha fatto e così sarà. Sarà esiliato su Midgard ma vivrà nella piena consapevolezza di ciò che era e non sarà mai più.”

Loki strinse la mandibola cercando di sorridere a quella pena, non era nemmeno così male se ci pensava bene, doveva solo imparare a convivere con quelle creature che popolavano quel pianeta per il resto non era poi così difficile…

Ma la voce del Padre Tutto risuonò nuovamente nel palazzo forte e chiara, gelando chiunque all’interno di quelle mura

“Le sue labbra saranno sigillate mentre il rito sarà compiuto affinché Asgard lo veda per ciò che è, un gigante di ghiaccio.”

Loki alzò il volto verso quell’uomo e sorrise nervoso mentre la pupilla si allargava e il respiro si mozzava nella sua gola, non era stato lui a celare il proprio aspetto, non era stato lui a nascondere quell’orribile verità e se Odino avesse davvero fatto compiere quell’azione, l’intero popolo avrebbe pensato a lui non solo come un traditore ma come il mostro che si era insinuato a Corte per tradirli tutti.

“Non sono stato io a farmi questo. Ero solo un infante e giuro che se ciò accadesse troverò il modo, a costo di vendermi a Hela, di mettere in ginocchio la tua casa.”

Odino strinse la mano sullo scettro, assottigliando l’occhio di fronte a quella minaccia, sapeva che ne era in grado, sapeva che non doveva sottovalutare quel figlio che aveva raccolto dalle lande ghiacciate e che aveva portato con sé a corte eppure… doveva farlo, doveva dimostrare la sua autorità all’intero popolo.

Non poteva vacillare.

Il suono dello scettro che sbatteva a terra risuonò per tre volte prima che l’intera sala si muovesse per adempiere a quella punizione, si muovevano nel più totale silenzio e con la testa bassa mentre il Dio degli inganni ringhiava furioso verso quell’uomo che non meritava nemmeno un quarto di ciò che lui aveva provato a fare per dimostrare di essere degno.

Gli occhi del Dio erano diventati rossi e carichi di ira, avrebbe avuto la sua vendetta e Odino ne fu sicuro nel momento esatto in cui l’ago penetrò la carne delle labbra del dio per la prima volta…

Il sangue iniziò a cadere copioso dal punto di sutura ma nonostante quello Loki rimase impassibile mentre il cielo sopra di loro si tingeva di rosso scarlatto.

Frigga piangeva in silenzio di fronte a quello scempio, Thor vicino a lei le mise una mano sulla spalla per allontanarla da lì ma la donna, presa da quella forza materna, si girò verso il figlio maggiore e lo guardò con disprezzo prima di parlare ad alta voce mentre tutti se ne stavano in silenzioso rispetto

”Guarda Thor! Non ti permetterò di girarti dall’altra parte, tuo padre è il vero mostro non tuo fratello!”

Thor si ritrovò a dover guardare quell’esecuzione spietata ed irragionevole anche per lui mentre vicino a sé la madre guardava quel figlio con dolore. L’ago bucò quelle labbra con precisione e con forza, Freya aveva le mani che grondavano sangue ed in fine strappò quel filo utilizzando i propri denti come una lama ma prima di allontanarsi da Loki appoggiò le labbra su quella fronte e iniziò a parlare a bassa voce imponendo la sua benedizione su quella carne e quella mente.

“Loki il destino ti sarà avverso ma ti prometto che gli ingranaggi di questo ciclo saranno messi al loro posto e tu sarai parte della lotta e solo allora Odino capirà chi aveva come figlio”

Loki avvertì quel leggero calore diramarsi dalle labbra posate sulla propria fronte mentre il colore naturale della sua pelle si mostrava all’intera Asgard. Il blu si diramò in tutto il corpo, i suoi occhi divennero scarlatti e prepotenti i segni tribali della sua razza si scolpirono nella sua pelle facendolo sussultare leggermente addolorato.

Volstagg ridacchiò mentre sputava a terra di fronte a quel mostro, si lisciò la barba e poi parlò con tono dispregiativo, senza timore o vergogna

“Inchinatevi all’ultimo figlio di Laufeyson, di lignaggio reale solo il pianeta che è sbagliato, principessa”

Loki ringhiò tirando quei punti di sutura, quell’essere abbietto non aveva mai avuto il coraggio di parlargli in quel modo, aveva sempre avuto timore di lui ma ora si sentiva forte per via di quelle limitazioni che gli erano state imposte ma si sarebbe vendicato, non avrebbe risparmiato nessuno quella volta.

 

Freya gli tolse i poteri con un antico rituale nella piazza centrale di Asgard, le folle si erano accalcate per vedere la fine di quella creatura che aveva terrorizzato i loro sogni in più occasioni.

Loki non emise un suono, non si mosse nemmeno quando la donna gli incise qualcosa sulla pelle portandolo a bruciare dall’interno, si accasciò a terra preda delle convulsioni e della febbre ma sentì le parole della donna poco prima di svenire, parole a cui si aggrappò come un’ancora di una nave in preda alla tempesta

“Odino, così lo uccideremo, Loki è puro Seidr, è parte di lui e per quanto puoi toglierne lui sarà sempre così.”

La magia lo avrebbe curato, avrebbe lenito quel dolore ne era certo, avrebbe dovuto solo capire come fare per richiamarla a sé e il gioco era fatto.

 

Si risvegliò in una delle celle, aveva ancora le labbra sigillate ma la sua pelle era tornata normale, non c’era più quel fastidioso blu. Aveva delle catene sia ai polsi che alle caviglie, si portò le dita alla bocca toccando, punto dopo punto, quella cucitura Avvertiva un leggero dolore mentre la carne si tendeva e quel filo si tendeva irradiando nei suoi nervi stilettate come se fossero una debole tortura, piacevole e contorta, da fargli ripetere quel gesto.

Era stato a grandi linee ripulito dal sangue perché ciò che avvertiva su di sé era solo l’odore di quel sangue fresco che stava facendo sgorgare lui stesso, si guardò attorno mentre la cicatrice sul collo si attivava marchiandolo con prepotenza. Alzò lo sguardo deciso a non dimostrare segni di debolezza a chiunque lo stesse guardando.

La serratura scattò lasciando che tre guerrieri lo afferrassero con forza e lo trascinassero al di fuori della propria cella, venne messo seduto su una sedia e legato nuovamente. Dalla porta entrò una donna che, purtroppo, conosceva bene: Lady Sif.

“Dio dell’inganno, è un piacere che tuo... anzi no. E’ un piacere che Padre Tutto mi abbia affidato questo compito, sai io e te non siamo stati complici in nulla, non ci siamo mai sopportati.”

Tolse il lungo cappotto mentre una delle guardie gli porse un fodero di pelle, lo afferrò ringraziando l’uomo e tornando poi a dedicarsi all’odiato principe.

“Lo scherzo che mi avevi fatto, quando mi avevi reso pelata per poi donarmi questo color legno non l’ho mai digerito fino in fondo così eccomi qui”

Dal fodero estrasse un paio di cesoie dorate e sorrise mentre le mostrava al Dio, ridacchiò mentre faceva il giro di quella sedia e afferrava i lunghi capelli neri e tirava la testa all’indietro fino ad esporre la gola con forza

“Finalmente potrò sentirmi soddisfatta”

Mollò la presa su quei capelli portando il Dio a tossicchiare a denti stretti, mentre sentiva le lame tagliare quelle prime ciocche di capelli, la donna alle sue spalle rideva senza trattenersi mentre lui abbassava lo sguardo carico di dolore e di odio verso quella gente che non lo aveva mai capito e accettato per via di quella patina dorata che ottenebrava loro la vista.

Le ciocche scure cadevano ai suoi piedi con un lento susseguirsi, ad ogni singolo filo che veniva reciso il Dio ne sentiva la mancanza senza che potesse farci nulla. Sarebbe sopravvissuto e li avrebbe schiacciati tutti, uno dopo l’altro, nello stesso modo in cui i propri capelli cadevano a terra.

 

“Sono pronto per partire Padre.”

Odino guardò il figlio maggiore con quell’unico occhio rimastogli e negò con il capo, indicandogli una sedia intimandogli di sedersi senza muovere un muscolo

“Non sarai tu ad accompagnarlo nel mondo umano… Sarò io stesso. Tu hai l’unico compito di tacere, nessun midgardiano deve sapere della sua presenza”

Loki cercò di ridacchiare negando con il capo, la sconsolazione ormai era scomparsa dentro di lui, mai e poi mai avrebbe immaginato che il grande Odino sarebbe sceso di persona per portarlo di fronte a quella punizione ma poteva solo che accettarlo e continuare verso quella direzione.

“Toglietegli il filo”

Freya guardò il sovrano negando con la testa, le cicatrici erano ancora sanguinanti e se avesse ubbidito le cicatrici sarebbero rimaste per sempre, come monito per altri ma come una vergogna per quella creatura.

Lo sguardo di Odino non ammetteva repliche, quello aveva ordinato e quello andava fatto, la donna annuì avvicinandosi a lui e mormorando delle scuse mentre rimuoveva quel filo dorato che, fin dal primo foro, aveva ricominciato a far sgorgare sangue da quella pelle chiara.

 

Il Bifrost si richiuse alle loro spalle e Odino non si trattenne dallo strattonare la grossa catena a cui il figlio era legato, un cane sarebbe stato trattato meglio di lui in quel momento perchè un cane aveva molto più valore del Dio delle malefatte.

Una spessa benda era stata applicata, in maniera grossolana sulle ferite della bocca impedendogli di parlare.

Padre Tutto lo portò di fronte ad una struttura, dove alcune persone già lo attendevano, erano vestiti di bianco e avevano tra le mani alcuni grossi aghi.

Loki si bloccò, facendo tintinnare le catene, negò con la testa e guardò quell’uomo che lo stava scortando e cercò una via di fuga.

“Non volevo tutto questo ma non posso lasciarti andare in giro per Midgard, sei una minaccia per loro e per noi”

Gli occhi del prigioniero si riempirono di puro risentimento e di dolore, non era più nulla ora che non aveva nessun potere! Non era una minaccia, non lo sarebbe più stato ma quella era palesemente l’ennesima punizione ingiusta che doveva subire.

“Odinson, possiamo sedarlo?”

Uno degli uomini che li stavano aspettando si era avvicinato e aveva parlato con quel tono piatto, come se non stesse parlando di un essere umano ma piuttosto di una bestia priva di emozioni. Odino annuì e passò la catena sicuro di sé, non ebbe nessun ripensamento...

Loki cercò di urlare ma ciò che uscì dalla propria bocca fu un rantolo carico di dolore mentre ogni singolo punto di sutura si spaccava e permetteva a quel liquido scarlatto di impregnare le bende candide.

L’aria attorno a loro fremette mentre il vento aumentava di intensità, seguendo quel dolore come richiamate da una forza superiore.

Alcune foglie caddero dagli alberi rotolando su quella strada, si unirono alle sorelle già cadute in precedenza e Loki si perse a guardarle, si perse nel ricordarsi quanto la natura fosse potente in quella specifica stagione dell’anno. Odino si guardò attorno con sospetto alla ricerca di qualche indizio che portava al coinvolgimento del figlio in quello strano e forte vento e, non trovandone, annuì all’uomo che si avvicinò al prigioniero iniettandogli un potente calmante direttamente nel collo.

Loki si scostò dall’uomo colpendolo con un gomito e ringhiando in disaccordo con quel trattamento, iniziò a respirare in maniera più sostenuta, la sua vista si stava lentamente sfocando mentre il battito del suo cuore rallentava.

Strattonò la catena facendo qualche passo per cercare, inutilmente, di fuggire da quel posto che non gli apparteneva, ma crollò sulle ginocchia con gli occhi spalancati mentre si guardava le mani.

Mani che tremavano senza controllo mentre il suo corpo cedeva, cadendo a terra con un leggero tonfo… I suoi occhi registrarono solo quelle foglie di mille colori, colori che assomigliavano tanto a quelli di Asgard, colori che andavano dal giallo all’arancione e che stonavano quando appariva il rosso, un colore che lui stesso voleva vedere sgorgare dal petto di quel popolo orbo e sordo.

Buio.

 

“Direttore Fury, dobbiamo informare gli Avengers?”

L’uomo guardò il corpo del Dio delle malefatte che veniva portato all’interno della struttura privata dello S.H.I.E.L.D. negando quanto detto dalla donna.

“No, conosco Stark, se gli impediamo di fare una cosa si impegnerà il doppio per farla.”

La donna annuì ritirandosi mentre Fury seguiva quella creatura fin dentro alla stanza dove alcuni dottori iniziarono a studiarlo. Odino aveva dato loro quella possibilità, gli aveva donato il figlio adottivo come segno di pace.

 

“Buona notte Avengers!”

Tony salutò il gruppo andando verso la propria camera, si liberò dalla camicia con calma, bottone dopo bottone rilassandosi ed infine si sdraiò in quel letto diventato troppo freddo da quando Pepper non c’era più.

Si girò di lato addormentandosi con facilità.

 

Si svegliò di soprassalto spalancando gli occhi trovandosi ad osservare un soffitto bianco, si girò di lato trovando ancora quel colore puro, cercò di muovere le mani trovandole bloccate, legate da spesse cinghie e catene con strani simboli.

I suoi occhi vagarono per la stanza con un pizzico di curiosità unita a paura, era solo un incubo eppure era così reale, così definito.

Tony cercò di parlare ma un dolore intenso gli colpì le labbra portandolo a lacrimare, dalla sua bocca uscì solo un rantolo agonizzante, mentre un piccolo rivolo di sangue scivolava all’interno di quelle labbra dischiuse.

Chiuse gli occhi mentre una scarica di puro dolore gli invadeva la testa portandolo a serrare gli occhi per contrastarla. L’unica cosa di cui era certo era quel freddo pungente che gli era entrato sotto pelle.

 

Li riaprì ritrovandosi nel proprio letto, nella propria stanza, respirava a fatica e il suo cuore sembrava impazzito. Si portò le mani alle labbra riscoprendole coperte di sangue,tremava infreddolito mentre sulla finestra si poteva vedere un leggero strato di ghiaccio.

Si alzò d’impulso lanciandosi nel bagno privato della stanza per guardarsi allo specchio, non aveva nessuna ferita eppure quel sangue era lì, vivido e viscoso a ricordargli quel dolore atroce.

Che diavolo era successo?

Si ripulì dal sangue lavandosi quelle mani e quel volto con forza e mentre si asciugava le mani in quella spugna candida, notò che i suoi polsi erano lividi.

“Jarvis, le registrazioni delle ultime ore… subito.”

Passò tre ore a guardare e riguardare se stesso mentre dormiva, era stato un sonno disturbato per le prime ore ma poi il sangue aveva iniziato a sgorgare dalle sue labbra ed infine si era svegliato.

Stava forse impazzendo?

Decise di non dire nulla al team, non voleva preoccuparli con quelle scemenze, scese nel proprio laboratorio ed iniziò a lavorare sull’armatura del suo protetto, era sicuro che se avesse toccato il letto sarebbe ricaduto in quella trance e, in quel momento, non se la sentiva, non era sicuro di riuscire a reggerlo.

 

Passarono alcuni giorni, giorni in cui Tony si ritrovò spesso a domandarsi di quella nottata folle ma, più passavano le ore e più si convinceva che tutto era parte di un grande scherzo.

Era appoggiato con i gomiti sul parapetto della nuova struttura degli Avengers, sorseggiava il suo drink mentre dietro di sé sentiva i colleghi ridacchiare e rivangare il passato in maniera leggera e spensierata.

L’unico che non era presente era Thor che erano mesi che non si faceva vedere sulla terra, spesso questa sua sparizione era dovuta a cose che stavano accadendo nell’universo e che, ovviamente, arrivavano sulla terra per distruggere, comandare o disintegrare qualsiasi cosa.

Rientrò nell’atrio di quel salone avvicinandosi a Peter e appoggiandogli bonariamente una mano sulla spalla, gli sorrise in maniera sorniona, quel ragazzo era giovanissimo ma gli assomigliava in un modo quasi spaventoso.

“Signor Stark tutto ok?”

Sul volto di Peter si delineò una ruga di perplessità, i suoi occhi si velarono di preoccupazione e il suo corpo si protese verso il suo mentore e idolo.

Tutti i presenti fermarono ciò che stavano facendo per guardare verso di loro, Steve si alzò in piedi percorrendo quei pochi metri per aiutare il ragazzo a sorreggere l’uomo.

“TONY!!”

L’uomo aveva perso colore, tremava per il freddo e i suoi occhi erano diventati vacui e ciechi a tutto ciò che lo circondava mentre il suo corpo diventava troppo pesante per poter restare in piedi.

Banner si fiondò vicino a lui per ascoltargli i battiti e per cercare di capire cosa avesse, aveva la temperatura corporea che sfiorava l’ipotermia, non rispondeva a nessuno stimolo, nemmeno l’acqua bollente sembrò risvegliare l’uomo.

Il sangue iniziò a sgorgargli dalle labbra senza che ci fosse una vera e propria ferita al di sotto e più Banner puliva via quel sangue e più esso continuava ad uscire.

Con un urlo Tony si riprese, riprendendo piano piano colore e, mentre cercava di capire cosa diavolo fosse successo, ricordava perfettamente ciò che aveva visto. Non si capacitava su come fosse stato possibile.

“Tony, che diavolo è successo?”

L’uomo guardò il dottore e negò con la testa, gli spiegò ciò che gli era successo qualche notte prima e poi iniziò a parlare di ciò che aveva visto in quei minuti terribili.

“Banner, chiunque mi stia mostrando questi spezzati non lo fa apposta e sicuramente è messo male… molto male.”

Tutti i presenti si guardarono tra loro, nei volti di ognuno di loro Tony lesse lo sgomento e il dubbio, non era impazzito ed era certo di ciò che vedeva, non si stava inventando nulla.

“Stark, devi riposare. Noi cerchiamo di contattare Thor o Strange, magari loro possono aiutarci.”

Steve aveva parlato appoggiandogli una mano sulla spalla mentre gli sorrideva con quello sguardo sofferente, Tony negò con il capo prima di allontanare quella mano di conforto e sbuffare alzandosi in piedi dal pavimento del bagno, barcollò ma rifiutò l’aiuto dei colleghi.

“Non sono matto e nemmeno stanco.”

Chiuse gli occhi stringendosi la radice del naso con le dita, cercando un appiglio per calmarsi e, una volta deciso ciò che doveva fare, si ritrovò a farsi spazio tra Steve e Banner mentre camminava a passo spedito verso il proprio laboratorio.

Si chiuse la porta alle spalle appoggiandosi al vetro per respirare a pieni polmoni, non era impazzito e doveva provarlo. Un leggero bussare lo obbligò a voltarsi, spostandosi dall’entrata per trovarsi di fronte il volto sorridente del giovane Spider Man, era preoccupato e glielo si poteva leggere in volto.

“Che sei venuto qui a fare?”

Il ragazzo giocò un attimo con alcune delle matite che giacevano sul tavolo trattenendo sulle proprie labbra quel sorriso dolce e confortante che lo contraddistingueva

“Io le credo Signor Stark.”

L’uomo alzò un sopracciglio non capendo a cosa si riferisse quel commento, doveva credere a cosa in quel momento?

“Non credo che lei sia pazzo, quel sangue non aveva origine da una ferita ed io...voglio aiutarla, dico sul serio”

 

“Cosa ne facciamo di lui? Signore, ormai lo abbiamo quasi distrutto, il suo corpo non reggerà un’altra trasformazione...”

Il medico sistemò gli occhiali sul naso e sbuffò, Odino glielo aveva affidato con l’intento di riuscire a contenere il figlio adottivo, non poteva rischiare di ucciderlo per degli esperimenti non autorizzati dallo stesso Padre Tutto.

Afferrò la cartella medica che gli avevano appena portato ed esaminò i risultati di quei test, quella creatura, nonostante non fosse più un Dio manteneva la sua forza e la sua forma perfetta.

Entrò nella stanza dove lo avevano legato con tutta calma, guardò la “bestia” e ridacchiò nel vedere in che stato versava.

La sua bocca grondava sangue che in alcuni punti rimaneva incrostato formando sul volto pallido del Dio un’espressione grottesca. Nonostante tutto le ferite erano quasi del tutto rimarginate ed i lividi provocati dalle botte che loro stessi gli avevano inflitto stavano guarendo mentre in alcuni punti del corpo si estendevano dei fitti reticolati di sangue bruciato sotto pelle, essi formavano dei laboriosi alberi con mille rami spogli.

“Laufeyson, sei potente ma non invincibile. L’elettricità ti ha sfiancato ed io che pensavo che tu ne fossi immune...”

Loki aprì gli occhi a fatica, più i giorni passavano e più diventava debole in quel posto, ogni giorno veniva sedato e portato da qualche parte. Aveva provato a ribellarsi ma aveva solo ricevuto botte ed elettricità così aveva smesso di muoversi, aveva smesso di mangiare, aveva smesso di fare qualsiasi cosa.

Come aveva fatto a ridursi in quello stato? Lui il possente Dio delle malefatte?

Vergogna.

Suo padre aveva proprio fatto di tutto pur di fare in modo che lo trattenessero in quel posto, aveva davvero pensato a tutto anche a quelle manette sigillate da potenti rune.

 

“Signore, abbiamo una chiamata anonima, dice di voler parlare solo con lei”

Fury annuì mettendosi comodo mentre guardava Maria e le dava conferma per quella chiamata. Non aveva mai dato troppa importanza a quel genere di cose ma negli ultimi venti giorni si stavano manifestando eventi strani, anormali per il mese di ottobre.

“Parlo con Fury? Bene, sono il dottor Yumsid, lavoro per una clinica privata dello S.H.I.E.L.D. e la sto contattando perché voglio denunciare un fatto per nulla consono ai regolamenti di questa società. Non ho molto tempo ma le dico solo che Loki, il Dio degli inganni ci è stato consegnato da Odino in persona, è inoffensivo, gli sono stati tolti i poteri ma nonostante questo….”

Il silenzio regnò sovrano per alcuni secondi, quasi come a voler aggravare la situazione. Fury sapeva tutta quella storia quindi rimase in attesa, conscio che qualcosa non andava.

“...lo stanno torturando Fury. Loki è agli sgoccioli, non ce la più e capisco quello che ha fatto ma lo stanno uccidendo.”

 

“Monocolo è un piacere vederti, ci hai fatto venire fin qui esattamente per quale motivo?”

Gli Avengers erano tutti lì riuniti a qualche chilometro dal loro obiettivo: un istituto psichiatrico. Fury aveva dato ordine di tenersi pronti alla battaglia eppure sembrava non esserci nessuna minaccia.

“Bando alle parole, Stark...”

Il genio si mosse facendo un paio di passi prima di crollare in ginocchio mentre la sua testa esplodeva dal dolore, si trattenne dal gemere e si morse la lingua per non mostrare quella sua debolezza. Le fitte si stavano districando per tutti i suoi nervi, si stava diffondendo come una potente scarica elettrica, emise un rantolo di pura sofferenza sperando che i suoi preziosi neuroni non esplodessero sotto quella pressione

“Tony se è uno scherzo io...”

Peter si fiondò vicino a lui e aprì la tuta del mentore con foga, quel sangue misterioso stava ancora grondando dalle labbra senza nessuna ferita apparente. L’aria attorno a loro divenne sempre più fredda mentre i loro respiri iniziarono a condensarsi in piccole nuvole bianche e il ghiaccio si diramava dall’istituto centimetro dopo centimetro.

 

“NO! Signore così lo state uccidendo!”

L’uomo spinse via il medico e si dedicò al Dio agonizzante, gli tolse le manette con le rune sicuro che, ridotto in quello stato, fosse innocuo. Rideva soddisfatto dei propri risultati l’uomo mentre Loki cercava inutilmente di reggersi in piedi per riuscire a combattere o anche solo a scappare da quel posto.

Le ginocchia del dio cedettero, incapaci di reggere quel peso dopo tutti quei giorni di completa immobilità, si ritrovò a gemere di dolore mentre indietreggiava contro quella parete bianca, poteva sentire il freddo entrargli nelle vene e nei muscoli, lo avvertiva mentre il suo vero sangue lo stava trasformando in un gigante di ghiaccio, ne era certo nonostante i suoi occhi non vedevano con precisione ma era sicuro che quello che vedeva sulle proprie mani fossero sfumature di blu.

Loki iniziò a negare con la testa mentre allungava le mani per stringersi il capo con forza, l’elettricità che l’uomo aveva usato su di lui si stava ancora diffondendo, forse aiutata dal freddo e dal proprio sangue gelido.

Le unghie andarono a conficcarsi nel cuoio capelluto mentre i suoi occhi diventavano cremisi, non aveva la forza necessaria per combattere quel cambiamento ed era consapevole che forse, in quel preciso momento, era forse la sua unica possibilità di sopravvivenza.

Ringhiò mentre alzava gli occhi su quell’essere che lo torturava da troppo tempo, non era riuscito a calcolare con precisione quanto era rimasto li dentro ma era sicuro di una cosa: quella sera sarebbe uscito da lì.

“Odino mi aveva detto che ti aveva tolto i poteri! Ma come diavolo!”

Loki cercò invano di mettersi in piedi, le sue gambe avevano bisogno di più tempo per riuscire a reggere il peso di quel corpo dilaniato dal dolore ma la mente di quel Dio ambiguo era sempre stata molto più potente del suo corpo.

“Mostro….”

Le ferite sulle sue labbra si creparono e il sangue iniziò a stillare nuovamente da quei piccoli tagli, era bastata una singola parola e tutto era ricominciato, il sapore del sangue che gli invadeva il palato e quel leggero dolore così diverso dalle stilettate di elettricità che gli erano state inflitte senza motivo.

“B-basta.”

 

Stark riprese a respirare nel momento esatto in cui il dolore svanì, il sangue cessò di sgorgare dando sollievo a tutti i membri del team che, erano dovuti rimanere lì, fermi ed immobili a guardare il suplizio del loro amico.

Il genio si alzò in piedi in pochi secondi, barcollando mentre l’intero istituto crollava divorato dal ghiaccio, rompendosi e piegandosi su se stesso con una serie di rumori secchi e decisi.

Rimasero in silenzio ad osservare quella scena raccapricciante senza sapere cosa dire e cosa fare, non c’erano parole che potessero spiegare cosa fosse successo o cosa potevano fare in quel momento.

Sembrava surreale, quel ghiaccio era animato da qualcosa eppure non stava facendo nulla se non distruggendo un intero edificio,un disastro incantevole e macabro allo stesso tempo.

Una voce alla loro destra li fece rinsavire, era Yumsid, il medico che li aveva fatti andare fin laggiù

“Dottore che diavolo è successo?”

L’uomo era sconvolto, non riusciva a parlare balbettando frasi incomprensibili, si avvicinò con passo incerto afferrando Fury per la camicia e parlando più chiaramente possibile

“Mi ha salvato la vita… Lui… salvatelo”

L’uomo fece un paio di passi, notando il famoso Iron Man,lo guardò notando quel sangue che ancora aveva in volto, si avvicinò a lui e si fermò a guardarlo con meraviglia, allungò le mani tremanti per toccare il volto del genio. Si fermò senza toccarlo mentre iniziò a piangere disperato indicando in una direzione precisa, era la direzione da dove era arrivato lui.

Il miliardario si incamminò indossando nuovamente quella tuta per proteggersi da qualsiasi cosa ci fosse al di là di quella collinetta.

Dietro la collina c’era un immenso prato con maestose querce, esse erano ricoperte di ghiaccio ma lasciavano comunque cadere a terra le proprie foglie che fluttuavano colorate nell’aria prima di adagiarsi sul manto erboso. Una sola sagoma si stagliava nella calma di quel luogo, immobile e ghiacciata.

Tony si avvicinò con calma, passo dopo passo mentre avvertiva il leggero rumore delle foglie secche che si spezzavano e si dissolvevano in quell’autunno così freddo.

Arrivò alle spalle di quella creatura, gli camminò attorno con attenzione studiando quel corpo che non si muoveva di un millimetro. Era seduto a terra con le mani rivolte verso l’alto, sotto di lui c’era un semplice segno: tre serpi legate al centro a formare una specie di spirale. Proprio al centro c’era un piccolo agglomerato di vesti scure e catene.

Stark si inginocchiò riconoscendo in quella creatura Loki. Scattò indietro inciampando nei suoi stessi piedi e cadendo sul selciato, prese un profondo respiro fermando con una mano alzata i propri compagni che attendevano un qualsiasi segno.

I suoi occhi erano vitrei, ghiacciati, il corpo congelato in quella posizione ed infine Tony le notò… quelle cicatrici, quei piccoli fori sulla bocca dovevano essere gli stessi che su di lui sanguinavano senza motivo.

Si avvicinò maggiormente rialzandosi in piedi, guardò quei vestiti abbassandosi alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse aiutarlo ma, una volta toccato il primo, un mugolio riempì l’aria obbligando l’uomo ad arretrare mentre, sempre da quel piccolo bozzolo uscivano degli altri suoni.

Stark si fece forza spostando quei pesanti stracci con un gesto deciso, si immobilizzò nel constatare che lì, c’era un bambino, un infante nudo e solo.

Alzò lo sgaurdo verso la statura di ghiaccio lasciando che le proprie mani, libere dall’armatura,andassero a toccare il viso di quel Dio, le sue dita seguirono quelle ferite e, mentre i suoi occhi piangevano, la sua mente ricollegava tutti le cose che gli erano successe.

Tutto ciò che gli era accaduto era successo a Loki, tutto ciò che aveva provato l’aveva provato lui, non era matto ma quella era stata una silenziosa richiesta di aiuto che lui non aveva saputo cogliere.

Gli altri Avengers si avvicinarono per capire cosa stesse succedendo, Banner constatò che quel cadavere era diventato ghiaccio e che Loki da Asgard era morto.

Tony si tolse la propria camicia e la avvolse attorno al bebè che, una volta al sicuro tra le braccia dell’uomo si decise ad aprire gli occhi fissando ciò che lo circondava con quell’aria furba e attenta.

“Fury che dobbiamo fare? Non ho capito molto sinceramente”

Occhi di falco aveva parlato con calma eppure una nota di disappunto faceva capolino tra quelle parole, nessuno di loro sapeva di preciso cosa era successo eppure ogni singolo membro di quella squadra in quel momento si fissò sul genio che rimase immobile a guardare quegli occhi verdi cangianti che lo stavano studiando. Tony sorrise non provando nemmeno a fermare le lacrime che cadevano dai suoi occhi, parlò mentre sorrise a quell’innocente.

“La seconda opportunità viene data proprio a tutti eh, Loki.”

Fine.

   
 
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