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Autore: blackswam    06/11/2018    1 recensioni
Usagi Tsukino è una ragazza maldestra, disordinata, e dormigliona che vive una vita norme nella sua piccola è umile casa in città. Vissuta senza un padre ha rifiutato di crescere e di prendere la vita con la maturità e la responsabilità che una ragazza della sua età dovrebbe possedere.
Sembrava procedere tutto così bene quando a causa di situazioni misteriose sarà costretta a fuggire dalla casa dove aveva vissuto diciotto anni per riappropriarsi della sua vera identità e prendere tra le mani il suo destino. Perché lei non era quella che sembrava, e in questo nuovo viaggio Usagi potrebbe capire l'importanza della vita, dell'amicizia e dell'amore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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LA ROSA SCARLATTA

 

PROLOGO

Sangue, l’odore del sangue. 
La ferita era ancora aperta, mentre
la luna, meravigliosa, guardava
quella che sarebbe stata la mia fine.
La mia morte.

 

 

Freddo, sentii molto freddo. Non riescii a capire dove mi trovavo, e la poco luce che aveva a disposizione non aiutava certamente la mia già limitata vista. Quasi imprecai per non avere gli occhiali con me, ma ormai rassegnata mi diressi senza una meta precisa sentendo semplicemente le gambe muoversi da sole, quasi attirate da una sensazione spiacevole, ma anche maledettamente bella.
Con la mani mi tesi al muro roccioso cercando di non inciampare nei miei stessi piedi, o ti cogliere per sbaglio una piccola pietra che talvolta intaccava il mio cammino. Dovevo essere in una grotta, pensai mentre con lasciai scorrere le mani sulla parete rocciosa sentendo la parte ruvida sulle dita. 
«C’è nessuno?» provai a richiamare a gran voce. Ottenendo, però, come risposta l’eco della mia stessa voce. 
Sconsolata continuai a vagare senza un particolare motivo, sperando di trovare una via d’uscita da qualche parte. 
Quasi strillai dalla gioia quando intravidi una baiore di luce a pochi metri di distanza e iniziai così a correre presa dall’euforia e dalla contentezza. 
Sono salva.
O almeno così credevo.
Quando mi resi conto che tutto ciò che mi aspettava dietro quel baiore era semplicemente una grossa voragine, non feci in tempo a fermarmi. 
Il mio corpo perse l’equilibrio, mentre sentivo il mio corpo pesante. Chiusi gli occhi aspettando il momento dello schianto. 
Il suono della sveglia mi penetrò nelle orecchie facendomi alzare, spaventata e impregnata di sudore, dal letto. Con le mani ancora strette tra le calde coperte cercai di rallentare il battito del mio cuore, mentre cercavo di emettere ossigeno nei polmoni. 
Era stato tutto un incubo, l’ennesimo quella settimana. Affrontai la questione con sufficiente, come ero solita fare, ed uscii dal letto afferrando la presa cosa che avevo davanti agli occhi. Una spazzola.
Presi a spazzolarmi frettolosamente i capelli cercando di nascondere la sensazione di terrore che soltanto pochi minuti fa avevo provato. 
Sembrava tutto così reale.
Cancellai subito questo pensiero dalla mia mente ritornando a tormentare i miei poveri capelli. Sono di un biondo accesso, lisci come la seta di notte, ma indomabili di giorno. Tutto stonava perfettamente con i miei grosso occhi azzuri simile al colore del limpido cielo, ma di notte diventano scuri come un mare in tempesta.
I miei occhi sono sempre stati un incognita per tutti, secondo i miei genitori potevi averli ereditati dalla mia prozia Anna da cui ha ereditato anche il colore dei miei capelli.
Di corsa mi diressi verso l’armadio afferrando una maglia di un colore improponibile, ma al momento era l’unica pulita e perfettamente stirata, e un paio di jeans sempre pronti per l’occorrenza. 
Mi infilai i piedi nelle mie adorate Nike bianche e scesi le scale dirigendomi verso la cucina. 
«Già sveglia?» mi chiese mia madre alquanto meravigliata. Solitamente non ero solita ad alzarmi presto la mattina riducendo così mia madre a cacciarmi a calci di casa. Una volta mi fece uscire senza essermi pettinata i capelli e con ancora le pantofole ai piedi. 
«E’ il primo giorno, almeno in questo momenti preferisco essere puntuale.» dissi cercando di abbandonare la questione. Però non sembrava alquanto convinta della mia spiegazione, ma decise di sorvolare. 
«Su siedi e mangia.» mi disse appoggiandomi sulla tavola il latte e i biscotti. Per la prima volta da tanto tempo mi gustai con calma e tranquillità la mia colazione. 
Perché non posso mangiare così tutte le mattine? Ah si, perché non posso tradire il mio adorato letto. 
Il telefono che avevo accuratamente appoggiato sul tavolo iniziò a vibrare lasciando una piccola notifica. 
Era un messaggio di Rei. 

So che forse starai già dormendo e probabilmente non leggerai nemmeno il mio messaggio. Ahimè non so nemmeno perché insisto ad contattarti, dovrei riconsiderare molte cose della nostra amicizia. Comunque bado alla ciance ho appena saputo da Ami, che l’ha saputo da Makoto, che l’ha saputo da Minako che oggi avremo un nuovo professore di letteratura. 
Baci la tua migliore amica che pensa sempre a te, nonostante tu sia una stronza egoista che mi lascia sempre andare a scuola da sola perché vuole dormire.”


Sorrisi leggendo le ultime parole del messaggio. Diana era sempre la solita e le volevo bene proprio per questa sua caratteristica.
Finita la colazione afferro lo zaino e me lo sistemo sulla spalla. 
«Esco.» annunciai richiudendomi la porta dietro le spalle. 
Digitai il numero di Rei sul cellulare e dopo tre squilli la mia amica risponde.
«Usagi?» mi domandò sorpresa facendomi ridacchiare. «Prima che tu inizia con un lungo monologo senza senso, sto arrivando sotto casa tua.»
E attaccai mentre una sensazione di tepore mi colpiva.
Oggi sarebbe stata una bella giornata.

 
  
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