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Autore: Egia2001    06/11/2018    1 recensioni
Come era arrivato a questo? Kazuki non riusciva a ricordarlo o a capirlo. I suoi occhi erano bendati insieme alla sua bocca, non riusciva a muovere le braccia che erano bloccate dietro la sua esile schiena e le sue gambe erano tenute dalle mani di qualcuno. Ormai non si ricordava nemmeno quanto tempo era passato, potevano essere minuti, o forse ore se non giorni. Non poteva far a meno che sperare nell'arrivo di qualcuno, anche in di Daisuke, nonostante non voleva che lo vedesse in quelle pietbose condizioni.
Tutto quello era successo senza potersi rendersene conto, era successo velocemente e all'improvviso; era una giornata come tante per Kazuki, si ricordava che stava andando a scuola, tutto era tranquillo e nella solita e noiosa monotonia, fino a quando tutto era diventato buio.
ATTENZIONE: in questa storia sono presenti contenuti forti (violenza fisica e carnale, autolesionismo, ecc) (+18)
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Si era chiesto molte volte di come potesse essere finito tutto con quella magnifica tragedia. Si era ritrovato riverso sul pavimento, davanti alla grande finestra vicino al meraviglioso letto del suo compagno di disgrazie. Il pavimento era sempre più freddo, o almeno così gli sembrava, forse erano solo le sue carni a diventare fredde, sempre più fredde, come la neve che cadeva fuori da quella grande finestra. L’inverno era arrivato e, mentre la neve iniziava a bruciare gli immensi campi d’erba e le colture del posto, anche il loro amore era arrivato alla fine del suo percorso, venendo bruciato e consumato da un inverno freddo come l’Inferno.

 

*  *  *

 

Sembrava un autunno come tutti gli altri all’inizio, ormai dovevano essere arrivati verso la fine di ottobre. L’estate sembrava ormai un lontano ricordo sbiadito dal tempo e i ragazzi delle scuola superiore, come tutti gli altri studenti del Giappone, si erano finalmente resi conto che ormai erano di nuovo a metà del loro anno scolastico.  Kazuki Hayashi era uno studente apparentemente come tutti gli altri, era del secondo anno, e non era assolutamente lo studente migliore della sua classe, ma era decisamente un buono studente, i suoi voti erano alti nonostante in classe sembrasse costantemente perso tra i suoi pensieri. Quella mattina la sveglia del ragazzo era suonata al solito orario; il ragazzo, al contrario di quel che si poteva aspettare da uno della sua età,  si era alzato e si era preparato senza mostrare segni di stanchezza, dopo di che era sceso al piano inferiore. Sua madre come al solito stava facendo troppe cose insieme: mentre parlava al telefono con il suo datore di lavoro, continuava a truccarsi e a dare indicazioni al figlio su come preparare la colazione. Il castano era abituato ai continui impegni della madre e del fatto che ci fosse sempre molto poco, e proprio per questo finita la colazione uscì di casa senza proferire parola, ma dando solo un affettuoso bacio sulla guancia della madre, ancora al telefono. Il ragazzo uscì di casa e si mise le cuffiette, iniziando poi a camminare lentamente sul marciapiede.

 

Kazuki abitava in una bella cittadina situata in un’isoletta a nord ovest dell’isola di Honshū, non era molto grande, ma era nettamente divisa a metà. Nella parte più lontana dal “centro” c’erano molte villette a schiera che si affacciavano quasi tutte sul mare o dalle quali si poteva avere una splendida vista di esso. Sul lungomare vi erano molti locali e bar che venivano frequentati molto dai giovani soprattutto la sera durante il periodo estivo. Nella zona più interna vi erano altrettanti bar, ma c’erano anche molti più negozi. Adesso che si stava avvicinando il periodo invernale però, la zona interna era quella più viva, mentre la zona vicino al mare andava piano piano morendo, con l’arrivo dell’autunno evidentemente non erano solo gli alberi a spogliarsi, e come essi lentamente perdevano le foglie fino all’arrivo dell’inverno, la zona vicino al mare si spogliava delle persone che la frequentavano, fino ad arrivare a dicembre con solo una decina tra bar e ristoranti ancora aperti.  Kazuki si riteneva fortunato di vivere nella zona esterna della città, perché le case del centro erano più piccole, e preferiva molto di più addormentarsi ascoltando il dolce rumore delle onde che s’infrangevano contro il bagnasciuga e durante l’estate qualche ragazzo che ride per strada, lo preferiva decisamente al frastuono delle auto e il caos dei giovani della città.

La scuola del ragazzo si trovava ovviamente nella parte centrale della città.  Kazuki ogni mattina si ritrovava a camminare lungo il marciapiede che portava verso il liceo; il castano però non camminava sempre sulla stessa strada, quasi ogni giorno, appunto cambiava strada quasi a metà del suo percorso, passando davanti alle case di due suoi cari amici. Per fare questo però,  Kazuki era costretto però ad allungare il tragitto, per questo generalmente Kazuki usciva mezz’ora prima, sia per poter passeggiare con i suoi amici che per riuscire ad andare insieme al bar per bere qualcosa di caldo. Il suo cammino si snodava per varie viuzze: prima passava davanti al mare, poi passava davanti a una piccola piazza con alcuni bar e negozi, per poi entrare in una strada dove la prima casa che incontrava era quella di Akemi.

La solare ragazza dai capelli rossicci era piombata all’improvviso nella vita di  Kazuki . I due si erano conosciuti alle scuole medie, la rossa si era trasferita da un’altra città e aveva lasciato insieme ad essa anche tutti i suoi vecchi amici. Nella nuova scuola i ragazzi si erano dimostrati tutti poco amichevoli con lei, non le parlavano e la escludevano dalle attività di classe. Kazuki fu l’unico della loro classe ad avvicinarsi a Akemi, col tempo si conobbero e le fece conoscere anche un altro suo amico includendola poi nel loro gruppo. La loro amicizia ovviamente era continuata nel corso degli anni, tanto che tutti e tre avevano deciso di frequentare la stessa scuola.

Kazuki era arrivato davanti casa della ragazza, ma di lei non vi era nemmeno l’ombra. Il castano pensò che la ragazza potesse essere uscita prima del solito e che probabilmente si era già avviata verso il bar e che l’avrebbe trovata lì. Ancora indeciso se aspettarla o no, il ragazzo decise di riprendere a camminare verso la casa di un altro amico, che si trovava un po’ più lontano della casa della rossa. Mentre cercava di mettersi le cuffie nelle orecchie per rendere il suo cammino più piacevole nella solitudine, sentì in lontananza le falcate pesanti di qualcuno che correva in tutta velocità verso di lui.  Kazuki non fece in tempo a voltarsi che le braccia di Akemi si buttarono contro il suo collo, cingendolo in un abbraccio. La ragazza rideva divertita forse per quello che aveva appena fatto, o forse perché il ragazzo era arrossito per quel gesto dolce e improvviso.

 

“Sei in ritardo Akemi” disse Kazuki sorridendo un po’ impacciato.

 

“Non dire stupidaggini Kazuki” Rispose la ragazza riprendendo lentamente a camminare, continuando a sorridergli in modo amorevole “Mi stavo solo facendo desiderare”.

 

I due si guardarono e si misero a ridere, mentre ricominciarono il loro cammino verso scuola.

 

“Come mai te ne stavi andando  Kazuki?” Chiese la ragazza dopo un po’.

 

“Beh non ti ho vista arrivare e me ne stavo andando, pensavo mi stessi aspettando al bar, o forse da Daisuke” Rispose il castano con una sfumatura di gelosia nella sua voce.

 

La ragazza lo guardò sorridendo. “Non dire stupidaggini Kazuki, sai che non potrei mai tradirti con Daisuke, nemmeno se mi offrisse una bella tazza di cioccolata calda!” Rispose stringendosi al braccio del ragazzo.

 

I due intanto erano arrivati davanti casa di Daisuke. Il ragazzo abitava in un appartamento lontano dalle case degli altri due ragazzi, e abitava da solo da quando aveva compiuto 18 anni. Il corvino era l’amico d’infanzia di  Kazuki , la loro amicizia infatti era iniziata moltissimi anni fa: i due si erano conosciuti all’asilo e inizialmente non sembravano andare molto d’accordo: Kazuki cercava sempre di imitare i comportamenti dell’altro ragazzo, anche se questo non lo stava sfidando in alcun modo, ma stava semplicemente facendo un disegno. I due col tempo impararono ad andare d’accordo e a non basare la loro amicizia su chi era il più bravo o il più forte; anche se non frequentavano più la stessa classe, i due fecero lo stesso percorso scolastico: andarono alle stesse elementari, alle stesse medie e infine anche alle stesse superiori. Visti dall’esterno erano un duo equilibrato, c’era  Kazuki con il suo carattere esuberante ed esibizionista e poi c’era Daisuke con il suo carattere tranquillo e giudizioso.

Kazuki  e Akemi trovarono il corvino fuori dal suo portone, il suo zaino era appoggiato a terra mentre lui era seduto su dei gradini.

 

“Siete in ritardo” Sentenziò infine, alzandosi e mettendosi in spalla il suo zaino. “Che fine avevate fatto?”

 

“Io ero in perfetto orario, ma Akemi aveva deciso di farsi desiderare” Rispose infine il castano, che come premio per la sua sincerità si prese una gomitata da parte della ragazza.

 

“Allora ragazzi, andiamo al bar a prenderci qualcosa di caldo? Io sto congelando” Akemi cambiò argomento prima che uno dei due ragazzi potesse dirle qualcosa.

 

“Stai congelando?! Ma siamo ancora a ottobre” Disse Kazuki sconcertato.

 

”Pensa quando saremo a dicembre” Daisuke continuò la frase al posto dell’amico, mentre tutti e tre insieme ripresero a camminare verso il loro bar preferito.

 

Durante la passeggiata tutti e tre gli amici parlarono del più e del meno, ridendo delle battute e lamentandosi di quello che li avrebbe aspettati durante le ore di lezione. O meglio, Akemi e Daisuke parlavano, Kazuki si limitava a dare delle risposte secche; si vedeva che il ragazzo era pensieroso e che era distante. Anche Akemi e RIku lo notarono, ma ormai avevano fatto l’abitudine della freddezza del loro amico:  Kazuki da giorni sembrava preoccupato o pensieroso, ma non sembrava voler proferire parola di quel che gli passava in testa, tanto che i suoi amici, stanchi di chiedere ogni volta, iniziarono ad aspettare il giorno in cui il castano si sarebbe aperto.

 

La giornata scolastica trascorse tranquilla, le ore di lezione si susseguirono per un arco di tempo che sembrò infinito. Quando suonò la campanella della ricreazione  Kazuki tirò un sospiro di sollievo e, come era solito fare, si alzò e si diresse al solito posto. I tre infatti si incontravano sempre sul tetto della scuola che era un posto indubbiamente meno caotico del giardino. Quando Kazuki arrivò trovò al loro posto Daisuke e Akemi, proprio dove si  aspettava che li avrebbe trovati: Daisuke era appoggiato a quello che credevano fosse un vecchio ripostiglio e Akemi era seduta su un muretto sul bordo del tetto appoggiata con la schiena al la rete che le impediva di precipitare nel vuoto.

 

“Hey  Kazuki, finalmente sei arrivato” gridò da lontano Akemi, facendogli un cenno con la mano “Come sono andate le lezioni?”

 

Kazuki  non rispose, si limitò a fare spallucce, era assorto nei suoi pensieri come quella mattina, pensieri che continuavano a girargli in testa da qualche giorno. Gli altri due continuarono a parlare, ma le loro parole non arrivavano al castano nonostante fosse lì accanto, lui riusciva solo a sentire un vociare sommesso che faceva risaltare ancora di più i suoi pensieri.

 

“Non avete anche voi l’impressione che questo mondo sia morto?” Le parole di  Kazuki piombarono all’improvviso come un fulmine a ciel sereno, bloccando all’improvviso il discorso dei suoi amici e lasciandoli con delle espressioni attonite stampate sul volto.

 

“Cosa intendi?” Daisuke fu il primo a proferire parola.

 

“Intendo che non succede mai nulla, e che non ci sono persone nuove da conoscere”  Kazuki aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre diceva queste parole.

 

“I cambiamenti non sono sempre avvenimenti positivi” rispose Daisuke serio, il ragazzo sembrava essersi incupito da quel discorso. “A volte possono stravolgere la nostra vita, portandoci a fare cose stupide”

 

“No parlo di cambiamenti drastici...” Il ragazzo stroncò subito il suo discorso, come se si vergognasse. “Lasciamo perdere forse sono solo pazzo” si alzò e fece per andarsene.

 

I due ragazzi iniziarono a guardarsi con occhi freddi come il ghiaccio. Akemi, aveva capito che qualcosa non andava e decise di andarsene prima del solito per non creare problemi.

“Vorrei solo delle novità, oppure avere il coraggio per farle avverare” Il castano iniziò a camminare ma Daisuke lo bloccò per il braccio.

 

“Fai attenzione a quel che fai, Kazuki” Il ragazzo lo guardava con uno sguardo serio, ma non era più freddo, sembrava più che altro protettivo. “Non fare cose di cui potresti pentirti o stupide”

 

“Sai almeno di cosa voglio?” Chiese il castano con tono saccente, mentre guardava l’amico con uno sguardo di sfida. “Mi basterebbe poter dire a Akemi quel che provo per lei, solo che non so come dirglielo”

 

Daisuke rimase impassibile, Kazuki si aspettava una qualsiasi reazione, sia che fosse positiva che negativa. Ma di certo non si aspettava quella freddezza. Il ragazzo aveva decine di domande in testa, ma non ne fece nemmeno una. Quando il ragazzo dai capelli neri lasciò la presa, il castano riprese a camminare verso la sua classe, mentre in sottofondo iniziò a suonare la campanella.

 

Non appena Kazuki sparì attraverso la porta, Daisuke abbassò lo sguardo, lasciando che una lacrima rigò il suo volto, assicurandosi che nessuno potesse vederlo, sfogando in silenzio la sua tristezza per quella che ormai era una speranza che andava morendo.

 

La giornata di scuola continuò, i tre nelle loro classi erano turbati dal discorso di qualche ora prima. Tutti e tre durante le ore di lezione continuarono a pensare a quel che si erano detti, soprattutto Daisuke, per un motivo ancora sconosciuto sembrava preoccupato e tormentato per Kazuki. All’uscita di scuola Kazuki non incontrò i suoi amici, era uscito prima del solito ed era ancora infastidito dal comportamento del suo amico d’infanzia. Lungo il tragitto verso casa sua, che scelse quello più breve. Quando arrivò a casa la trovò vuota, sua madre doveva essersi trattenuta a lavoro fino a tardi anche quel giorno. Il ragazzo si tolse la divisa e posò lo zaino in camera sua. Dopo di ché scese di nuovo in soggiorno. Improvvisamente il suo cellulare squillò, Kazuki lesse il nome di Akemi prima di rispondere e per un momento si chiese il motivo di quella telefonata così inaspettata.

 

“Pronto?”

 

“Hey Kazuki, scusa se ti disturbo così all’improvviso” La voce di Akemi sembrava preoccupata, come se gli stesse nascondendo qualcosa “Possiamo vederci questa sera in spiaggia?”

 

“Va bene” Il tono del ragazzo era spiazzato, non pensava che la ragazza gli avrebbe fatto quella domanda, soprattutto in pieno autunno. “A che ora?”

 

“Vediamoci alle 21, al solito bar dove andiamo d'estate”

 

“Va bene Akemi, ci vediamo dopo”
 

Kazuki attaccò, preoccupato di quel che poteva essere successo, e speranzoso che quella potesse essere la volta buona per dichiarare i suoi veri sentimenti verso la ragazza.

  
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