Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: _Akimi    06/11/2018    3 recensioni
[Maxicest - 1960s]
"E capiva quando qualcosa la innervosiva, lo sentiva – anche se l'empatia non era mai stata una sua grande dote; nella vita aveva imparato a correre, a sbagliare, ma raramente erano abilità utili insieme a lei.
Eppure, la comprendeva dal suo respiro fattosi un poco più pesante, la curva delle ciglia a nascondere uno sguardo vago e la bocca a formare una linea perfetta.
«Mi chiedo solo se finirà mai.»
«Tra di noi?»
Mormorò incerto, vedendo le sue labbra trattennere un breve ghigno, come se vi fosse qualcosa di estremamente ingenuo e sciocco nella sua domanda.
Era il più stupido, tra i due; forse lo era sempre stato, ma vederla rallegrarsi per la sua idiozia era una dolce abitudine a cui non avrebbe mai rinunciato.
«No, dico la violenza che si respira ovunque, per le strade, ascoltando la radio; con l'occidente, in Ungheria e adesso a Praga.»"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pietro Maximoff/Quicksilver, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU | Avvertimenti: Incest
- Questa storia fa parte della serie 'Mila Rodino'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Consigliata prima la lettura di Aspettando la fine, essendo una serie, ma non è obbligatoria. Linko una mappa della Bulgaria per capire gli spostamenti.

 
Свобода?

 
Burgas-Varna, Bulgaria
1968


L'oscillare leggero e continuo del treno faceva assopire Pietro, lì, appoggiato contro lo schienale in legno e con le palpebre che minacciavano di chiudersi.
La cabina era sin troppo tranquilla, non un mormorio sommesso, ma solo una signora – pareva sulla rovinosa settantina – con un ingombrante pelliccia che sospirava, guardando curiosa i passeggeri che salivano ad ogni fermata.
Probabilmente stava aspettando qualcuno a lei caro – pensò Pietro – perché il suo volto pasticciato dal trucco qualche volta si allontanava dal corridoio, lanciando una timida occhiata ai due Maximoff.
Sembrava che chiedesse loro di parlare, di dire qualsiasi cosa per cacciare la sua solitudine, ma lui era stanco dopo più di due ore in treno e Wanda, invece, non aveva allontanato gli occhi dai quotidiani da quando avevano preso posto.
Pietro ancora non capiva che cosa ci trovasse di interessante nei giornali, la maggioranza delle notizie erano bugie a cui tutti dovevano credere – volere del governo – e solo gli sciocchi potevano cascarci.
Wanda lo capiva bene, sì, eppure le piaceva sapere di non essere sola nel mondo – che non esistevano solo loro e la maledetta Repubblica popolare di Bulgaria.
La sua curiosità spiegava perché si trovavano su un treno verso Varna, una città che non diceva nulla a Pietro, ma l'aveva seguita solo per non abbandonarla ad un lungo, noiosissimo viaggio.
Iniziava a pentirsene.

«Allora, giovanotti, cosa vi porta su questo treno?»
Pietro si trattenne dal roteare gli occhi infastidito, avrebbe potuto prendere sua sorella in braccio e correre fulmineo verso la loro direzione e risparmiarsi altre due ore di viaggio, ma Wanda non gli avrebbe mai perdonato un comportamento così infantile.
«La competizione di balletto a Varna[1], tifiamo per i nostri, vero Pietro?»
Lo richiamò premendo contro il suo fianco uno dei giornali ben arrotolato; avrebbe potuto schivarlo, se avesse voluto, ma l'essere punzecchiato da lei gli piaceva più del previsto.
«Signora, tifavo per i nostri agli Europei[2], ma gli italiani si sono messi di mezzo. Glielo dica lei che non voglio altre delusioni sportive per quest'anno.»
Pietro non se lo lasciò sfuggire, un sorriso piccolo ad illuminare il viso della sorella, una minuzia che rese il viaggio un poco più sopportabile, sebbene la loro nuova conoscenza cominciò a parlare senza sosta.
Riuscì a non ascoltarla mentre diceva che la danza non era solo sport; era eleganza e grazia, determinazione e equilibrio – e altre parole che Wanda, invece, condivideva con passione.
La osservò accennare gentile con il capo, un altro sorriso – di circostanza, ma non propriamente falso – e lievi risposte che sembrarono soddisfare il mittente.
A Pietro poco interessava cosa stesse dicendo, mai gli era importato di vedere danzare persone sconosciute, ma sua sorella adorava quel genere di cose – come se il balletto risvegliasse in lei un sogno che non aveva mai potuto conseguire.
Non era difficile, ai suoi occhi, immaginarla come una delle danzatrici che tanto ammirava, ma era consapevole di essere di parte: Wanda era magnifica in tutto, da sempre, secondo il suo punto di vista.
Si sottovalutava, forse era troppo severa con sé stessa, e ogni volta trovava un buon motivo per limitarsi; non erano mai stati grandi sognatori, ma con qualche soldo da parte - Pietro l’avrebbe potuto giurare - qualche lezione poteva permettersela.
Da sola, ovviamente, perché Pietro non amava la musica classica e ancora meno gli stupidi quanto aderenti abiti che gli uomini erano costretti ad indossare.
Non li considerava l’emblema della mascolinità orientale, ma una parte di lui invidiava la loro sana armonia tra forza fisica ed leggera eleganza.
Forse avrebbe imparato a farsela piacere, quella musica noiosa, per fare contenta Wanda.

«Sei comunque fortunata ad avere un accompagnatore, sono rimasti pochi i gentiluomini dopo la fine della guerra.»
Pietro la trovava una considerazione stupida e ancor più sciocca la malinconia che trapelò dalle sue parole perché, a differenza sua, i Maximoff non avevano trovato romantico né il collaborazionismo con i nazisti né le stelle di David che erano stati costretti ad indossare.[3]
Eppure, la signora sembrò non comprendere per nulla l'espressione infastidita sul volto dei gemelli, soffermandosi su un dettaglio alla quale lo stesso Pietro non aveva prestato attenzione.
«Oh, Pietro, lui è...»
Le loro dita erano intrecciate, un gesto intimo e scontato, ma che raramente si concedevano in pubblico, soprattutto se intimoriti di riconoscere qualche faccia familiare.
Ora erano lontani da casa, eppure la parte più razionale di Pietro gli suggeriva di ritirare la mano, evitando qualsiasi discussione.
Wanda gli aveva ripetuto più volte che ciò che li univa doveva rimanere solo tra di loro, ma eccola lì, ora, a mentire senza neppure un abbozzo di vergogna o pentimento.
«È buono, anche se alle volte è sin troppo imprudente.»
Un paio di iridi verdi si posarono su di lui, scrutandolo come se attendessero un replica, ma Pietro, guardandola, ricordò solamente uno dei tanti sguardi che si dedicavano quando erano a casa.
A Sozopol, nelle estati precedenti, con un costume da bagno a fasciarle il corpo, con i raggi del sole ad accarezzarle la pelle, mentre il Mar Nero rifletteva tremante le loro figure.
Qualche volta la osservava addestrarsi con i suoi poteri – distruttivi, diceva lei -, ma sapeva che prima o poi sarebbe riuscita a controllarli e anche quell'insana energia l'avrebbe resa un poco più affascinante ai suoi occhi.
Non che ce ne fosse bisogno, ovviamente, perché Pietro ne aveva viste tante di ragazze - la Bulgaria poteva vantare un buon primato oltre la cortina di ferro - ma Wanda era più di un bel visetto o un corpo tonico.
Sapeva parlare di tutto, dal cucinare delle ottime kofte[4] al discutere di guerra e politica, con una tale naturalezza comune a pochi; era fedele, riservata quando necessario e, benché non lo desiderasse, Pietro un giorno avrebbe dovuto lasciarla andare.

«Alla vostra età essere determinati non guasta mai. Vi auguro buon viaggio, adesso.»
La signora si alzò – finalmente, avrebbe aggiunto lui – e riservò ad entrambi un ultimo sorriso, con una nuova luce ad illuminarle il volto.
Se solo avesse saputo.

 
* * *


Si avvicinò l'imbrunire, il sole andava ad addormentarsi dietro a qualche sfilacciata nuvola, lasciando spazio ad un primo accenno di luna piena.
Pietro non sapeva che ore fossero – doveva aver dimenticato l'orologio a Burgas -, ma rimaneva una scarsa mezz'ora di pace prima di dover prendere la loro valigia e inoltrarsi in città.
Era il primo viaggio fuori porta che facevano assieme – nulla di particolarmente emozionante -, eppure vi era un qualcosa di strano nel condividere un'esperienza che andasse oltre le quattro case del loro paesino.
Potevano essere, una volta tanto, qualcuno di diverso dai Maximoff che tutti conoscevano, ma ritenne opportuno non esplicitare tale pensiero.
Wanda non avrebbe fatto altre eccezioni, ora che erano rimasti solo loro due nella carrozza; era troppo matura per concedersi un'altra sciocca bugia.

«Sei preoccupata.»
Bisbigliò senza alcun dubbio, vedendo i colori caldi del tramonto sfiorarle il viso, la fronte corrucciata e gli occhi a perdersi tra i primi edifici della loro destinazione.
Aveva le guance più pallide del solito, nessun trucco a ravvivarle né il solito rossetto sulle labbra, ma Pietro la trovava graziosa comunque, sebbene lei non amasse sentirselo dire spesso.
E capiva quando qualcosa la innervosiva, lo sentiva – anche se l'empatia non era mai stata una sua grande dote; nella vita aveva imparato a correre, a sbagliare, ma raramente erano abilità utili insieme a lei.
Eppure, la comprendeva dal suo respiro fattosi un poco più pesante, la curva delle ciglia a nascondere uno sguardo vago e la bocca a formare una linea perfetta.
«Mi chiedo solo se finirà mai.»
«Tra di noi?»
Mormorò incerto, vedendo le sue labbra trattenere un breve ghigno, come se vi fosse qualcosa di estremamente ingenuo e sciocco nella sua domanda.
Era il più stupido, tra i due; forse lo era sempre stato, ma vederla rallegrarsi per la sua idiozia era una dolce abitudine a cui non avrebbe mai rinunciato.
«No, dico la violenza che si respira ovunque, per le strade, ascoltando la radio; con l'occidente, in Ungheria e adesso a Praga.[5]»
«Quando ci si fa i nemici sbagliati...»
Non pareva soddisfatta dalla sua risposta, delusa, persino, perché Pietro si mostrava disinteressato a qualsiasi vicenda che accadeva nel mondo.
Un mondo in continuo mutamento, ma nel profondo sempre in errore - i conflitti non finivano, le discriminazioni non cessavano, e Pietro pensava solamente a sopravvivere, con la consapevolezza che né il presente né il futuro avrebbero mai regalato clemenza al loro rapporto.
Potevano cambiare governi, città, ma Wanda e Pietro erano fratelli, sangue dello stesso sangue - una costante che amava e temeva al medesimo modo.
«Combattere porta sempre nemici. Tu non lo faresti per la libertà?»
«La libertà è soggettiva, Wanda. Siamo tutti servi di qualcosa, che lo si voglia o meno.»
Pietro odiava i nazisti perché gli avevano insegnato a considerare le sue origini sporche, come se una macchia indelebile avesse segnato a vita la sua anima.
Ma odiava anche i comunisti poiché avevano mentito sull’essere padroni di sé stessi e da un giogo ideologico erano passati ad un altro.
Era schiavo delle scelte di uomini il cui viso tappezzava le pareti dei luoghi pubblici: Jugov, Živkov[6]- pedine su una scacchiera sempre più complessa.
E poi, come se non bastassero le complicanze politiche, era prigioniero di un amore che non poteva consumare, ma che, al contempo, non voleva lasciare libero.
Aspettava Wanda, forse, ma lei - benché fosse la più responsabile dei due - non diceva mai di no, accompagnandolo in quel vortice di sconsideratezza.

«E tu, sei servo di cosa, esattamente?»
Le sue parole erano colorata da una punta di sarcasmo, una domanda la quale risposta non le era così sconosciuta, ma voleva sentirselo dire, come se l’essere desiderata da Pietro - da suo fratello - fosse un privilegio, non una maledizione di cui vergognarsi.
«Di chi, dovresti chiederti.»
Non le diede tempo di rispondere, lo sapeva entrambi - dopo anni - com’erano succubi l’uno dell’altro, un’abitudine che non ostacolavano, al contrario, decisero di affermarla lì, di nuovo, con un breve bacio.
Alle loro spalle, l’orizzonte era coperto dai palazzi di Varna e Pietro pensò che, dopotutto, il viaggio non era stato poi così noioso.


 

Note:
[1] – Competizione internazionale di balletto dal 1964, è una delle più prestigiose al mondo e si tiene ancora oggi.
[2] – Europei di calcio del 1968 – la Bulgaria arrivò per la prima volta (e temo ultima) ai quarti di finale, ma venne eliminata dalla nostra Nazionale. (che poi si guadagnò il titolo contro la Jugoslavia!)
[3] – Dal 1943 vennero vietati i matrimoni misti e gli ebrei furono obbligati a portare una fascia identificativa. A differenza di altri paesi, in Bulgaria ci fu una mobilitazione contro le leggi antisemite naziste, anche se di fatto lo stesso Regno era alleato della Germania Hitleriana. (La maggioranza degli ebrei a fine guerra emigrò in Israele.)
[4] – Sono polpette tipiche bulgare. Ammetto che non credo che la carne sia kosher; nel canon, i Maximoff sono in alcune timeline ebrei (o anche roma). Però data questo possibile strappo alla regola, prendeteli come non praticanti. (anche perché nel blocco sovietico si era ufficialmente atei)
[5] – Ci fu nel 1956 un'insurrezione anti-sovietica in Ungheria (domata con violenza) e poi, nel 1968 la Primavera di Praga. La storia qui potrebbe essere prima dell'invasione con i carri armati da parte della Russia sovietica (quindi in un tempo tra Gennaio e Agosto)
[6] – I due primi ministri della Repubblica popolare di Bulgaria; al momento della storia, è Živkov (lo era dal 1962)
Adesso potete fare una verifica di storia contemporanea o storia dell'Europa orientale senza problemi, prego!

 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: _Akimi