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Autore: Stephaniee    07/11/2018    1 recensioni
Seguito di Primo ed Ultimo.
"Siamo stati qualcosa.
Siamo stati tante cose, a dire il vero. Siamo stati qualcosa quando non parlavamo ma ci guadavamo e capivamo comunque.
Siamo stati qualcosa quando ancora non sapevamo che stavamo per cambiarci le vite, almeno un po’. Siamo stati qualcosa di misterioso quando noi per primi non sapevamo cosa fossimo, chi fossimo. Siamo stati la sicurezza quando invece eravamo certi che nonostante tutto, come ci brillavano gli occhi quando eravamo insieme, non avrebbero brillato con nessun’altra.
Siamo stati un amore mancato"
(grazie #caratempesta per la citazione.)
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
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Prologo
Summer days and summer nights
Non si dice “ho paura di amare”.
Si dice “ho paura di scoprire che

qualcuno mi piace a tal punto
che potrei innamorarmene così fortemente
da rinunciare a una parte di me stesso”
Le mie paure mi remano contro.
 

20 luglio.

Ieri notte Luke ha dormito qui, i miei non c’erano abbiamo passato tutta la notte a baciarci ed è stato troppo difficile non andare oltre… Ma nonostante stessimo benissimo insieme, era veramente troppo presto ed ero angosciata dal timore che una volta fatto, una volta poi ufficializzato il tutto, lui si sarebbe comportato come con Val. Magari avrebbe conosciuto una più carina, più simpatica esattamente come aveva conosciuto me e tutto sarebbe andato a puttane. Avevo bisogno di più conferme per andare oltre, anche se lo volevo tantissimo.
Lui era stato veramente bravo con me in realtà. Non ho ancora la patente quindi quando dobbiamo uscire è sempre lui a guidare e a me dispiace da una parte, ma dall’altra mi fa piacere vederlo così interessato a vedermi.
Ha fatto pure un salto da Mcdonald per recuperare la cena e poi si è presentato qui bello come il sole.
Mi ha invitato da lui questo pomeriggio, vuole presentarmi suo fratello e portarmi a casa sua, sono veramente agitata. Frederik non mi ha mai portato in casa, certo, conoscevo già i suoi perché abitiamo vicini quindi l’ho sempre vista ed incrociata più volte.
Ma così è diverso, lui vuole presentarmi. E’ una cosa molto dolce, anche se è passato poco tempo da quando ha lasciato Val.
Solo ora mi rendo conto che non abbiamo mai affrontato l’argomento, certo ero sicura di piacergli non avevo nessun dubbio a riguardo, ma non mi ero mai accertata di come si sentiva in merito a questa rottura, Val era stata una parte fondamentale della sua vita per tre lunghi anni.


“Topina a breve passo a prenderti. Parto adesso”
“Mi preparo allora, grazie mille...”


Mi aveva davvero chiamata così?
Che diabete.
Però era troppo carino.


Andai preparami e indossai un vestitino nero a canottiera, legai in vita uno dei miei giubbettini di jeans leggeri e mi guardai allo specchio: le mie mattinate con Emma in piscina degli ultimi giorni avevano dato alla mia carnagione un colorito più scuro, le lentiggini si vedevano ancora di più e i miei capelli erano come sempre lisci ed indomabili.
Scesi le scale di corsa per aspettarlo giù, il mio stomaco sembrava ospitare un milione di farfalle, come da mesi ormai.



 

1 agosto.

Sono a casa sua, oggi accadrà me lo sento.
Indosso due calze diverse e uno slip blu a dir poco imbarazzante.


La prima volta che sono entrata in camera sua mi ero stupita di quanto assomigliasse alla mia, esattamente gli stessi colori: azzurro e marrone chiaro, l’unica differenza stava nel letto: il suo era un letto francese ad una piazza e mezza, mentre il mio un letto a castello.
Ci stiamo baciando da ore, sento le labbra gonfie e non solo quelle. Le sue mani mi stringono forte, possessive, desiderose.
Prendo io l’iniziativa e gli sfilo la maglietta, lui capisce esattamente senza che bisogno che io parli. Lo sento armeggiare con i miei pantaloncini e togliermeli con ansia, era così bello sentirsi desiderate, aveva la capacità di farmi sentire bellissima.
Lo sentivo accarezzarmi le gambe fino arrivare ai miei slip, le sue mani sono bollenti, i nostri respiri erano ormai all’unisono, affannati e frettolosi. Gli presi il viso tra le mani e i miei occhi si incastrarono per l’ennesima volta nei suoi. Era incredibile come ogni volta che mi trovavo a fissarli tutto il resto scomparisse per sempre.
“Sei bellissima Kat”
Non avevo forza di rispondere, continuavo a guardarlo negli occhi mentre lui divorava letteralmente la mia bocca. Le mie mani ora erano sui suoi boxer, volevo liberarmene ad ogni costo. Lo sentivo sorridere sulle mie labbra, mi spostai sopra di lui, un sottile strato di biancheria divideva ciò che volevo e ciò che allo stesso tempo temevo. Luke si liberò in fretta del mio reggiseno e in un attimo mi liberai dei suoi boxer, avevo i capelli arruffati, le labbra gonfie e mi sentivo bollente. Luke si alzò e mi prese il viso tra le mani, gli scompigliai i capelli e lo baciai con forza, con desiderio. Eravamo entrambi già al limite senza aver cominciato.
“Se non mi togli questi slip impazzisco” sussurrai continuando a baciarlo. Luke si liberò in meno di un secondo della mie mutande e mi rimisi sopra di lui, era seduto ed io sembravo così piccola confronto a lui.
“Sei pazzesca Kat Spencer”
“Anche tu Piterson”
Non potevo fuggire, non volevo fuggire. E così con gli occhi incatenati ci perdemmo l’uno nell’altra per il resto del pomeriggio.


Sentivo il suo viso tra i miei capelli, il suo respiro sulla mia spalla e il sua braccio abbracciarmi. Mi accorsi che stavo sudando freddo, mi mancava il respiro, mi sentivo un peso premere sul torace, ma non c’era nulla che potesse ostruire il passaggio dell’aria e il condizionatore posizionato sul muro di camera sua aveva eliminato il caldo estivo.
Ma le mie sensazioni non avevano nulla a che vedere con il caldo estivo. Era paura.
“Adesso puoi anche sparire” il mio fu un sussurro strozzato
“Ma cosa dici?” la sua voce era roca dal sonno ma le due braccia mi strinsero “non vado da nessuna parte Kat, devi imparare a fidarti”


Già, fosse facile.



 

9 agosto.

Io e Luke siamo seduti sul divano di casa mia da quando ci siamo svegliati, anche se sarebbe meglio dire da quando abbiamo deciso di abbandonare il letto visto che non abbiamo dormito quasi per niente. Ho improvvisato una pasta integrale al pesto rosso che stiamo mangiando allegramente di fronte ad un film.
“Domani è la notte di San Lorenzo” biascicai tra un boccone l’altro
“Già è vero! Le stelle cadenti”
“Le ho sempre viste in riva al mare” sospirai perdendomi un po’ nei ricordi
Luke appoggiò il suo piatto sul tavolino e mi strinse a sé, guardandomi con quei due smeraldi che si trovava al posto degli occhi.
“Hai impegni domani Kat?”
“N-no”
“Bene. Allora io adesso vado” disse lasciandomi un bacio in fronte “passerò a prenderti alle 15, fai la valigia Kat stasera andiamo al mare”
La mia faccia doveva avere un espressione comica, non so cosa avrei dato per vedermi.
“Sei serio?” percepivo i miei occhi brillare. Questo ragazzo andava oltre ogni mia aspettativa.
“So che è una follia, ma io ci sto. Tu ci stai?
“Ovvio!”
Lanciai il piatto sul tavolo e mi incollai alle sue labbra.

 


“Non sai perdere” Luke si stava sbellicando dalle risate
“No, sono una persona molto competitiva Piterson. Sto ancora cercando di elaborare il fatto che tu sia uscito con 80 mentre io solo con 73. Figurati cosa posso fare di fronte ad un campo di minigolf.” Lo guardai in cagnesco e la sua risposta fu ridere ancora di più.
Camminavamo mano nella mano nella piccola città di mare, molto pittoresca a dire la verità: piccole viette di pietra attraversavano il centro, i negozi erano tutti in miniatura rispetto a quelli a cui eravamo abituati in città.
Il sole stava tramontando sul mare mentre noi ci dirigevamo verso il piccolo albergo in cui avevamo trovato posto per quelle due notti. Era alta stagione, era stato difficile trovare una stanza libera ma alla fine ci eravamo riusciti, non era una stanza da sogno ma comunque moderna e confortevole.
Mentre aspettavamo l’ora di cena mi trovavo seduta tra le gambe di Luke e lui mi baciava la nuca provocandomi una serie infinita di brividi per tutto il corpo.
“Ci pensi mai a quando è incredibile la nostra storia?” mi chiese tra un bacio e l’altro
“A dire la verità, si ci penso spesso ” risposi voltandomi verso di lui
“Credi che stiamo correndo troppo?” potevo percepire preoccupazione nei suoi occhi “Stiamo andando come due fulmini Kat, non usciamo da due situazioni semplici.” il suo sguardo si spostò verso il basso
“Probabilmente non stiamo facendo le cose con calma...” lo costrinsi a guardarmi, vidi la tristezza scomparire e lasciare spazio al suo solito sguardo, quello che anche durante la scuola riservava solo a me.
Il mio sguardo voleva esprimere sicurezza, volevo tranquillizzarlo e fargli sentire che ero li per lui e che non avrei cambiato idea, dai suoi occhi percepivo di esserci riuscita alla perfezione.



 

10 agosto.

"Mi butto, mi getto
Tra le braccia del vento
Con le mani ci faccio una vela
Aeroplani coi libri di scuola

Finita, per ora
Inclinato come l'asse terrestre
Voglio prendere il sole
È il programma del prossimo trimestre

Sento il mare dentro a una conchiglia estate
L'eternità è un battito di ciglia."

 

Il sole era in alto nel cielo, faceva un caldo pazzesco. La spiaggia era ben attrezzata, sabbia ovunque una piccola piscina nella zona bar con un chiosco con il tetto in qualcosa che assomigliava alla paglia. Di sicuro un atmosfera rilassante.
Avevamo passato tutto il giorno lì, io con i miei libri e lui con la sua Gazzetta mentre mi guardava di nascosto e io facevo finta di non accorgermene. Ci eravamo schizzati nell’acqua come due bambini per poi finire in mezzo al mare a baciarci come due adulti, io lui e il sapore salato dell’acqua di mare.
Avevamo dormito insieme sotto l’ombrellone all’ombra dopo pranzo e ci eravamo riempiti di abbronzante quando avevamo deciso che era il momento di fare le lucertole sotto al sole.
“Ho bisogno di una doccia. Mi sento impanata come una cotoletta” lamentavo guardandomi piena di sabbia quasi dappertutto per colpa sua.
“Sei bellissima anche con la sabbia nei capelli, tranquilla”
“Che sviolinata” risi mentre gli tiravo l'ennesima manciata di sabbia



 



Avevamo scelto di guardare le stelle in una spiaggia libera che terminava con un piccolo gruppo di scogli in mezzo al mare, facilmente raggiungibili senza rischiare di fare il bagno. Indossavo una gonna nera a tubino e una felpa nera sopra: il vento che c’era in mare era terribile e bisognava stare al caldo, ci eravamo portati anche un telo mare e una bottiglia di vino, rigorosamente rosso.
Luke era bellissimo, indossava dei bermuda beige e anche lui una felpa nera per proteggersi dal vento, camminavamo insieme verso la scogliera mano nella mano.
Un volta sistemati e coperti con il telo Luke mi abbracciò forte e iniziammo a guardare le stelle riscaldandoci dal vento marittimo con il vino.
Non ero mai stata più felice in vita mia e ci credevo davvero.


Gli amori folli finiscono per i motivi più disparati, ma di solito hanno tutti un elemento in comune: sono stelle cadenti, un attimo di splendore luminoso nel cielo, un lampo fugace di eternità che in un istante svanisce.


Fine Prologo.
   
 
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