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Autore: Red_Coat    07/11/2018    2 recensioni
(SEGUITO DI "IL PRIMO AMORE DI IGNIS SCIENTIA")
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Vivere o morire, queste erano le due opzioni disponibili.
Toccava ripartire da zero, tentando invano di dimenticare l'orrore e il dolore appena vissuto.
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(Dal terzo capitolo: "Alexandra riaprì gli occhi alla vita e la prima cosa che udì fu il silenzio, rotto solo dal ticchettio inesorabile dell'orologio sul comodino. (...) Era sola, esclusivamente di questo si accorse. Sola e disperata, senza più nulla al mondo.
Come avevano fatto gli dei a dimenticarsi della sua esistenza, quel giorno ad Insomnia? Forse erano davvero troppo preoccupati a difendere il loro prescelto?"
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ignis Stupeo Scientia, Iris Amicitia, Nuovo personaggio, Talcott Hester
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il meraviglioso fuoco della conoscenza'
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Farewells
(addii)
 
 
"Gladio ... è successa una cosa terribile ...
Insomnia è stata distrutta. Io, Talcott e Jared stiamo bene, ora.

Siamo a Lestallum con alcuni degli altri profughi ...
Sembra un ospedale da campo, qui.
Chiamami appena puoi, spero tu stia bene.

E anche Noct e gli altri. Spero siate tutti al sicuro ..."

 
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Ad allarmare Gladio Amicitia fu proprio questo SMS della sorella, dal tono disperato e tragico.
Lo ricevette verso mezzanotte, segno che neppure lei riusciva a dormire, e i suoi pallidi timori assunsero forma e consistenza.
Ultimo sfregio alla magnificenza dei suoi Re e degli dei che fino all'ultimo l'avevano eletta a propria protetta: Insomnia ... distrutta.
Rabbrividì pensandoci.
Non avrebbe dovuto essere così sorpreso, fin dall'inizio l'idea dell'armistizio non gli era piaciuta affatto, e nemmeno la volontà di suo padre di trascorrere un'ultima cena in famiglia prima del fatidico giorno.
Sapeva di addio, e adesso si ritrovò a sperare, invano lo sapeva bene, che sia il Re che la sua guardia del corpo ce l'avessero fatta. Si consolò pensando che almeno erano rimasti insieme fino alla fine secondo le volontà di entrambi, e che almeno Iris era viva e stava bene.
Ma, nella peggiore delle ipotesi ... qualcuno avrebbe dovuto dirlo a Noctis, e anche in fretta. Una notizia così l'indomani avrebbe potuto essere di sicuro su tutti i notiziari e i rotocalchi di Eos.
Lucis era caduta.
Il suo Re e la sua corte erano stati uccisi, la splendida Insomnia rasa al suolo e riempita di daemon.
Ci pensò talmente tanto che alla fine la testa iniziò a dolergli. Di chiudere gli occhi e dormire non se ne parlava proprio, provò quindi a svagarsi videogiocando e immaginò che al posto dei soldatini virtuali ci fossero i magitek e gli assassini della sua terra e della sua famiglia.
Servì ad agitarlo solo di più. Alle cinque del mattino spense il telefono e decise di prendere un po’ d'aria per riflettere.
Raggiunse la spiaggia e fece due volte il tragitto fino alla scogliera, andata e ritorno a piedi.
Vide Ignis che lo osservava da lontano, impettito come al solito nella sua divisa.
Anche suo zio era rimasto ad Insomnia.
Quell'uomo era praticamente stato il suo insegnante e tutore da quando il re lo aveva scelto come futuro consigliere per Noctis e gli aveva dato la possibilità di vivere ed educarsi a palazzo.
Inoltre ... Alexandra.
Ignis non aveva lasciato solo un parente a palazzo, ma anche l'unico amore della sua vita.
Sperò per loro che almeno lei fosse riuscita a scamparla. Magari era indenne, e li avrebbe aspettati a Lestallum.
Forse avrebbe potuto chiedere a sua sorella di cercarla, per dargli almeno una buona notizia.
Mentre cercava di decidere senza riuscire a farlo pienamente, Ignis smise di aspettarlo al molo e iniziò a camminare verso di lui.
Le mani sprofondate nelle tasche del pantalone e la leggera brezza marina ad accarezzare i capelli, il ciuffo acconciato sapientemente all'insù per lasciar libera la fronte e gli occhi da eventuali fastidiosi impedimenti alla visuale.
Le scarpe sprofondavano appena nella sabbia finissima, gli occhi verdi scrutavano con la solita assorta attenzione le onde calme del mare immerso nella pace notturna.
Sembrava completamente un altro posto quello, a quell'ora.

-C'è una brezza piacevole, qui ...- disse, accostandosi all'amico e sedendosi sulla sabbia insieme a lui.

Schiena dritta, mani giunte a sorreggere un ginocchio.
Gladio sorrise appena, impercettibilmente.

-Anche troppo ...- mugugnò.

Lui invece era semisdraiato, i gomiti poggiati sulla sabbia e le gambe accavallate.
Scrutava l'orizzonte come se sperasse di veder comparire le risposte ai suoi problemi da un momento all'altro, magari come un aiuto provvidenziale.
Ignis lo scrutò per qualche istante preoccupato. Poi tornò a guardare assieme a lui l'orizzonte e chiese.

-Ci sono problemi?-

Lo sentì sospirare di nuovo, più profondamente e pesantemente.

-Grossi quanto una casa.- gli rispose cupo -Solo che non so se sia giusto dirtelo o aspettare che tu lo scopra da te.-

Ignis Scientia si fece attento. Corrucciò la fronte e lo guardò inclinando di poco il capo, con aria interrogativa.
Gladio sorrise amaro.

-Così non mi aiuti...- tentò di sdrammatizzare.

Ma ormai aveva attirato la sua attenzione, oltre che impensierirlo ancora di più.
Quindi, senza aspettare oltre, si scurì di nuovo, si alzò e voltandogli le spalle incrociò le braccia sul petto.
Meglio non vedere l'effetto che aveva su di lui la notizia, era già terribile di per sè.

-L'armistizio era una farsa, bella e buona.-

Ignis sgranò gli occhi, il cuore rallentò i battiti per qualche istante.

-Cosa?- riuscì solo ad esclamare, sorpreso, tornando a scrutare la sua sagoma.
-Mi ha scritto Iris, poco fa.-

Quindi prese dalla tasca il telefono, trovò il messaggio e glielo consegnò perché potesse leggerlo.
Scientia scosse rapido e ansioso quelle poche righe, il cuore che gli batteva in gola e la mente all'improvviso affollata da paure, angosce e ricordi.
Aveva sempre saputo, in fondo, che quel momento sarebbe potuto arrivare. Eppure ora dovette controllare molto sé stesso per non esplodere.
Per un po’ non parlò, incapace di farlo, fissando il telefono e rileggendo quelle righe come se si aspettasse di vederle trasformarsi in qualcosa di positivo, come se sperasse di essersi sbagliato, di aver letto male.
Invece più leggeva, più non sapeva come reagire.
Era sconvolto.
E con lui lo era anche Gladio.
Che alla fine abbassando il capo e sprofondando le mani nelle tasche del pantalone mormorò, scuro e rassegnato.

-Dovremmo dirlo a Noct,  domani ...- disse.

Ignis parve riprendersi.
Già ... Noctis.
Il Re ... probabilmente era morto, assieme ai suoi consiglieri e a Clarus, sua guardia del corpo e padre di Gladio e Iris.
All'improvviso sembrò ricordarsi anche di loro, riaversi per qualche istante.
La paura aveva immobilizzato la sua mente. L'unica cosa a cui era riuscito a pensare era che Alexandra e suo zio si trovavano a palazzo, e per un istante lo choc lo aveva travolto.
Adesso però, il campo si allargava.
Non solo Alexandra.
Gli abitanti di Insomnia, la splendida città della Corona, il palazzo reale.
Che ne era stato di questi? Quanti profughi? Quanti morti?
Una catastrofe di proporzioni colossali.
E allora, quasi come una luce nella nebbia, un'idea nacque e lui la seguì per non perdersi.
Doveva reagire.
Doveva farlo per Noct. Lo aveva promesso al Re, era questo il suo compito.
Solo ... Solo questo.
Doveva seguire quella missione e resistere al dolore, alla paura.
Si alzò, annuendo deciso.

-Aspettiamo di saperne di più.- disse, riconsegnandogli il telefono -Di sicuro domani i giornali ne parleranno. Dobbiamo essere pronti a tutto.-

Gladio lo prese e se lo mise in tasca, annuendo.
Rimasero ancora per qualche istante in silenzio, a pensare.
Entrambi non riuscivano a non sentirsi improvvisamente frustrati.

-Potremmo tornare indietro.- avanzò Amicitia nervosamente -Almeno per saperne di più.-

Poi lo guardò. Sapeva quanto anche lui volesse farlo.
La sua promessa sposa era rimasta ad Insomnia, la sua famiglia e il suo futuro.
Ignis riuscì a non scomporsi nemmeno a quel punto.
Annuì, continuando a scrutare attento l'orizzonte.

-Lo faremo insieme domani, quando saremo riusciti a dirlo a Noctis.- concluse, gli occhi stranamente lucidi -Non manca molto, tutto sommato...-

E, alzando spazientito gli occhi verso il cielo, Gladio si accorse che la linea dell'orizzonte era rischiarata da un tenue bagliore turchese, segno evidente della prossima rinascita del sole.
L'alba era iniziata. Sarebbe stato il giorno del risveglio per loro, un brusco risveglio che li avrebbe presto catapultati in una guerra troppo grande per essere affrontata in solitudine.
Presto le parole di Regis avrebbe assunto un profondo e chiaro significato per tutti loro: Il tesoro più grande per un uomo sono i suoi amici fraterni.
Questa è la vera forza anche e soprattutto di un vero Re.

 
***
 
Il primo gruppo di sfollati giunse a Lestallum già quella sera stessa, in condizioni piuttosto critiche.
Gli Angoni si assicurarono di aver lasciato i feriti in buone mani prima di ripartire per Insomnia, dissero che avevano una questione importante da risolvere e a sentirli Iris pensò fossero impazziti.
Parlavano di una promessa che l'Impero aveva fatto loro, dicevano che Insomnia sarebbe stata riabitata solo da chi si era dimostrato leale a Niflheim e così non ebbero nemmeno timore ad ammettere di essere traditori.
In quel momento non seppe se saltare loro al collo e strozzarli o essergli grata per averli soccorsi.
Comunque sia non ebbe molto tempo per rimuginarci su. Dopo che gli uomini se ne furono andati, i medici di Lestallum presero in consegna sia Alexandra che Monica, quest'ultima risvegliatasi e perfettamente cosciente, nonostante il dolore alla gamba che aumentava.
Ormai stringeva i denti per resistervi, e nonostante ciò le sfuggivano gemiti di dolore.
Mentre Jared e Talcott si occupavano di prenotare una stanza per la notte,
Iris decise di seguire entrambe le ragazze per accertarsi che tutto andasse nel migliore dei modi.
A Monica fu praticata una tac e diversi accertamenti. Alla fine i dottori si radunarono per studiare meglio un modo per estrarre il proiettile che era penetrato in profondità all'altezza della vena femorale.
Venne sedata per farla riposare qualche ora e le venne applicata la prassi solita per restituire al corpo tutto ciò che aveva perso con la fatica e l'emorragia.
Per Alexandra invece, il procedimento fu più complesso e delicato.
Venne operata d'urgenza. Il primo intervento fu uno dei più difficili e durò quasi cinque ore e terminò all'una passata. Alla fine le furono estratti tre proiettili che avevano centrato il tessuto polmonare, e per questo si rese necessario anche ricostruirlo al meglio.
Le venne praticata anestesia totale e venne agganciata ad una macchina che le garantiva una respirazione tutto sommato adeguata e costante.
Quello di Lestallum era un ospedale piccolo ma ben equipaggiato. La loro fortuna consisté nell'arrivare per primi. Iris rimase ad attendere fuori dalla porta della sala operatoria, in pena per le due sorelle come se fossero sue vecchie amiche, mentre i feriti continuavano ad arrivare e la piccola città si riempiva di sfollati.
Pregò come non ricordava di aver mai fatto in vita sua.
Aveva così tanto da dire e da chiedere!
Lo fece fino a che, vinta dalla stanchezza, finì per addormentarsi, il capo reclinato su una spalla.
Finalmente, dopo minuti che le sembrarono eoni interminabili, un medico le si accostò svegliandola dal torpore in cui era caduta.

-Oh ... si?- chiese, ridestandosi.

Il dottore le sorrise appena, sforzandosi di apparire tranquillo. Era un professore stimato, eppure quell'operazione era riuscito a metterlo a dura prova.
Iris si alzò in piedi, finalmente completamente attenta.

-Come sta?-
-È stata molto, molto fortunata.- le disse -Gli dei devono volerle particolarmente bene.-

Iris si concesse un sospiro sollevato.

-Si riprenderà, quindi.-

Una smorfia contratta sul volto del medico.
Scosse titubante il capo.

-Non proprio nell'immediato, e comunque sicuramente avrà ripercussioni con cui dovrà convivere purtroppo fino a che vivrà.-

Iris s'impensierì di nuovo. Aveva cantato vittoria troppo presto.

-Si spieghi meglio, per favore.- chiese supplicante -Così che io possa riferire a sua sorella non appena sarà sveglia.-

Il medico annuì.

-Le abbiamo estratto un proiettile dalla gamba e tre dai polmoni, e abbiamo dovuto ricostruire il tessuto polmonare danneggiato. Fortunatamente non era molto ma è comunque un danno permanente agli organi di respirazione. Potrebbe essere soggetta, soprattutto nei primi tempi, a frequenti problemi respiratori. Asma, polmonite e altre patologie simili.-

Iris trattenne il fiato.

-Oh ...- mormorò.

Era un destino terribilmente difficile, ma le successive parole del medico le accesero una lampadina.

-Di certo l'umidità di Lestallum non le gioverebbe. Sarebbe l'ideale se riuscisse a stabilirsi sul mare.-

Sul volto della giovane apparve un sorriso.
Capo Caem!
Sarebbe stato perfetto per lei, magari avrebbero potuto andarci insieme quando entrambe le sorelle sarebbero state in grado di viaggiare.

-E per precauzione per i primi tempi meglio stia lontano dai germi e indossi sempre una mascherina protettiva e guanti.-

La giovane annuì di nuovo, ascoltando con attenzione. Era davvero una vita terribile.
Ma se fosse riuscita a sopravvivere forse le cose sarebbero migliorate, il medico aveva detto che solo i primi tempi sarebbero stati duri.

-Per quanto riguarda l'occhio invece ancora non so dirle molto. La stiamo tenendo in osservazione, avrò un quadro più completo tra qualche giorno.-

Iris si riscosse, sorpresa.

-L'occhio?- tornò a domandare in ansia.

Non si era accorta che stesse rischiando di perdere anche la vista.
Il medico annuì grave.

-Ha l'occhio destro completamente pieno di sangue e la pupilla lievemente più chiara del normale. La radiografia mostra un lievissimo danneggiamento del nervo. Sembra non si muova nemmeno, ma finché non si sveglia non possiamo testarne la sensibilità. L'importante è averle salvato la vita, per ora ...- aggiunse abbassando dispiaciuto il volto.

Iris ebbe bisogno di qualche istante per rendersi conto della gravità di quelle informazioni.

-Quindi ...- mormorò mentre la sorpresa e lo sgomento mutavano velocemente la sua espressione -Mi sta dicendo che potrebbe perdere l'uso dell'occhio destro?-

Il medico annuì.

-Non mi sento di escluderlo, ma nemmeno di garantirlo, non fino a che non capiamo il problema. Potrebbe aver subito solo un trauma cranico. Questo giustificherebbe la perdita di sensibilità e il coma. In quel caso potrebbe semplicemente trattarsi di qualche vena rotta e di nervi infiammati. Oppure potrebbe essere più grave, non so dirglielo ora.- si scusò di nuovo, scuotendo dispiaciuto il capo e allargando sconfitto le braccia.

Iris annuì, pensando a quali orribili sorprese quella ragazza avrebbe trovato svegliandosi.
Cieca da un occhio, polmoni irrimediabilmente danneggiati, il suo promesso sposo ancora latitante e la sua città natale completamente distrutta.
Le venne da piangere. In compenso la sua perdita sembrava completamente insignificante.
In fondo a lei era andata bene, era riuscita a fuggire illesa con Jared e Talcott, scortati fuori da una guardia reale che poi aveva raggiunto la sua famiglia e si era unita ai profughi.
Ma Alexandra ... Per gli dei, lei aveva perso tutto! Completamente!
Le lacrime le punzecchiarono le palpebre, dovette fare uno sforzo immane per non lasciarle uscire e anche così il medico se ne accorse e stava per chiedergli se stesse bene quando lei stessa lo interruppe, tornando a chiedere.

-E la gamba? Ha detto che gliene ha estratto uno anche da lì.-

Il medico annuì e tornò a sorridere.

-Quella è salva. Zoppicherà per qualche mese, ma dovrebbe farcela. Sempre se i polmoni non le creino qualche altra complicazione.-

Tornarono ad impensierirsi entrambi, assorti in quei cupi pensieri.
Determinata, Iris pensò che non sarebbe successo. La storia di quelle due sorelle e il loro coraggio l'avevano colpita, le aveva prese a cuore e avrebbe fatto di tutto pur di farla finire bene.

-Andrà bene.- determinò quindi, per poi tornare a chiedere, col suo solito sorriso -E per Monica invece? Anche lei starà meglio, vero?-

L'espressione cupa del medico non le piacque affatto.

-In realtà ...- disse, pensando un po’ troppo alle parole da scegliere -Il proiettile è penetrato e ha raggiunto una zona delicata per nervi e vene. Anche in condizioni normali sarebbe un'operazione rischiosissima ...-

Di nuovo, il fiato si smorzò e Iris Amicitia sgranò gli occhi angosciata.
Non aveva niente di buono quella premessa.

-Quindi ...- fece, senza riuscire a finire la frase.

Il medico sospirò di nuovo.

-Dobbiamo comunque estrarlo, ma il fisico è molto debilitato e potrebbe ... non superare l'intervento.-

Un singulto soffocato.
Il medico nemmeno se ne accorse, mentre lei adesso si ritrovò a stringere i pugni fino a farsi male.

-Abbiamo chiesto alla paziente, lei ci ha detto di concederle ancora qualche ora.- concluse il dottore, con aria affranta -La opereremo domani, nel pomeriggio. Nel frattempo ha chiesto di vedervi ...-

Iris soffocò un altro singhiozzo, annuì più volte stringendo le labbra.

-Si ...- mormorò a fil di voce -Certo ... Grazie ...-

Il dottore annuì, sorridendole appena, dispiaciuto.
Poi fece per andarsene, ma prima di farlo si voltò verso di lei e aggiunse, affranto.

-In casi come questo di solito dovrei consigliarle di non farla preoccupare, ma ... se vuole informarla di ciò che le ho detto riguardo a sua sorella, lo faccia con la dovuta cautela.-

Iris annuì, e stavolta non potè trattenersi dallo scoppiare a piangere. Il medico la lasciò sola, lei si sedette sulla sedia ove era rimasta ad aspettare e sfogò le lacrime, tenendosi il petto con una mano.
Non piangeva solo per quelle povere donne.
In quelle lacrime c'era il dolore per sè e per tutto quello che ormai era scomparso. Per il Re, per Insomnia, per i morti e gli sfollati.
Per tutto quello strazio.
Pianse a lungo prima di avere il coraggio di riaversi e la forza di alzarsi in piedi e trascinarsi verso la stanza della maggiore delle sorelle Baker.
La trovò ad attenderla, gli occhi aperti ad osservare la porta dal quale fece capolino e il viso rigato dalle lacrime.
Cercarono entrambe di sorridere, ma tutto ciò che riuscirono ad ottenere fu una smorfia forzata e triste.

-Ciao ...- esordì Iris avvicinandosi.

Monica le strinse la mano, facendola tremare.

-Ciao... sono contenta che tu sia venuta.- le disse, la voce stranamente chiara, lo sguardo fiducioso.

Iris appoggiò la mano libera sulla sua, la accarezzò dolcemente.

-Come stai?- le chiese.

Sembrava una domanda stupida, ma fu la prima che le venne in mente.
Monica scosse le spalle, continuando a sorridere.
Poi si fece pensierosa, guardò davanti a sé.

-Stavo pensando a nostra madre ...- rifletté -A quante volte l'ho vista in questo stato su un letto di malattia e ho cercato in tutti i modi di tirarla fuori mentre avevo paura di perderla ...- la sua voce tornò ad incrinarsi, gli occhi si riempirono di nuovo di lacrime -Avevo iniziato a sperare che forse avrei fatto prima a morire prima io, e invece ...-

Abbassò il capo, soffocando i singhiozzi a stento.
Iris la sostenne con rispetto ed empatia, in silenzio per diversi minuti prima di sentirla di nuovo parlare.

-Sono contenta che almeno Alexandra non possa vedermi adesso ...- concluse alzando il capo -Mi spiace solo non essere riuscita a salvarle entrambe ...-

La giovane sentì il suo cuore stringersi di nuovo dolorosamente.
Ma prima che potesse rispondere, la domanda più temuta giunse.

-Come sta adesso?-

Alzò gli occhi a scrutare sorpresa quelli di Monica, che sembravano quasi voler scrutarle l'anima.

 
"La informi con la dovuta cautela."


Già il suo sguardo parlava da sé, eppure stava cercando un modo per addolcirle la pillola.

-Il medico ha detto che è fuori pericolo.- sorrise imbarazzata, abbassando gli occhi.

Monica strinse la sua mano, strattonandola appena.
Tornarono a guardarsi negli occhi.

-Per favore, dimmi la verità.- la supplicò.

E a quel punto non potè più ricorrere solo alle vaghe affermazioni.
Si sedette, le disse ogni cosa.
Monica ascoltò attentamente sussultando un paio di volte.

-Mi spiace ...- si scusò Iris continuando a tenere il viso basso.

La donna le sorrise, e la invitò a guardarla.

-Ci hai salvate, Iris.
Io devo solo ringraziarti per averci ascoltate, non devi scusarti di nulla.-
-È che ...- mormorò sgomenta lei, iniziando di nuovo a piangere -È così ingiusto! E io vorrei davvero fare qualcosa per voi, avete già sofferto abbastanza! Non è giusto che soffriate ancora! Tu non dovresti ...-

Si fermò di colpo guardandola negli occhi. Monica Baker seguitò a sorriderle tenera e commossa.
Poi le accarezzò una guancia e le chiese, gentile e decisa.

-Prenditi cura di mia sorella, se domani non dovessi farcela. Questo puoi farlo.- quindi la vide annuire, e prima che potesse rispondere aggiunse -E ... Hai modo di procurarti una penna e un foglio?-

Iris si guardò intorno. Oltre le mura di quell'ospedale c'era Lestallum, qualcuno doveva pur avere del materiale per scrivere in una città come quella.
Tornò a guardarla e annuì volenterosa.

-Ci posso provare.-

Monica sorrise.

-Bene. Vai e torna. Voglio scrivere una lettera ad Alex ... e tu mi aiuterai.- concluse, scoccandole un occhiolino.

La giovane Amicitia accolse con commozione e gratitudine quella richiesta.
Uscì e dopo qualche minuto rientrò con ciò che serviva.
Mise per iscritto ogni cosa, trattenendo a stento le lacrime.
Poi passò il resto della nottata a chiacchierare con la donna e a farle domande a cui Monica rispose senza remore.
Forse il loro incontro era stato un segno del destino, forse non tutto era vano.
Certo, a quel matrimonio avrebbe dovuto esserci anche lei.
Le sarebbe piaciuto tanto vedere la sua sorellina sposarsi, dopo tutti quegli anni di lotte.
Ma ... quando l'alba sorse oltre i vetri della finestra delle camera in cui era confinata, la trovò pronta a tutto.
Iris si era addormentata al suo capezzale.
La svegliò e le chiese di accompagnarla da Alexandra, cosa che fece dopo aver chiesto il permesso del medico.
La più giovane riposava in una stanza poco distante dalla sua, circondata da ogni tipo di macchinari.
Uno le pompava aria pulita nei polmoni malandati aiutandola nella respirazione, un'altro ne misurava i battiti lenti e decisi del cuore.
Era piena di bende, una le copriva l'occhio destro fasciandole anche la nuca e la fronte.
Quando la video, Monica pianse appoggiandosi ad Iris e alla stampella che le avevano fornito, ma durò poco.
Alla fine riuscì a riaversi, si fece accompagnare al suo capezzale e chiese di rimanere per qualche attimo sola con lei.
Le prese la mano destra tra le sue, con un sorriso commosso si chinò a baciarle piano la fronte accarezzandole dolcemente i capelli.
E non appena fu davvero sola, ricominciò a piangere.

-Alex ...- singhiozzò -Mi dispiace ... non sono riuscita a salvare la mamma, solo te.- abbassò il volto, stringendo i denti -Comunque ... Sono contenta di averti avuta come sorella.- sorrise commossa -Non te lo dicevo molto spesso, ma sono davvero felice di averti avuta come sorella. Anche se a volte mi facevi dannare, piccola peste.-

Sorrise nostalgica, guardandola e tornando indietro con la mente a ricordi più felici, quelli della sua prima infanzia.
Lei era stata come una seconda mamma per la piccola Jane Baker, quando quella vera per problemi di salute seri non era riuscita ad essere presente. Era stata importante, tanto che per un periodo la bambina aveva preso davvero a chiamarla mamma. E una volta cresciuta qualcuno aveva continuato a scambiarle per madre e figlia.
Era esattamente così che si sentivano, oltre che ad essere sorelle.
Ne avevano trascorsi di anni assieme!
Così tante ne avevano passate, che alla fine erano diventata l'una il tutto dell'altra, e se litigavano era solo per fare la pace qualche minuto più tardi.
Le sarebbe mancata, qualsiasi fosse stato il mondo in cui sarebbe andata a stare dopo la vita.

-Abbi cura di te, tesoro. Okkey? E sii forte ... Io lo so che tu lo sei ... Lo sei sempre stata ...- s'interruppe per tornare a ricadere vittima delle lacrime -Sposa Ignis, vivi e siate felici. Soltanto questo vogliamo tutti. Io, mamma, Christine e le due piccole ...-

Stavolta non poté impedirsi di singhiozzare, addolorata.
Durò qualche istante di troppo, Iris rientrò per soccorrerla ma lei la fermò dal portarla via.

-Portaci con te, e ci avrai per sempre al tuo fianco Alex.- concluse, tornando a stringerle la mano -Anche se dopo non dovesse esserci niente, noi vivremo con te. In te. E ricordati ... ti vogliamo bene. Tanto ... e per noi sei stata il tesoro più prezioso.-

Infine, sentendo le forze scemare, tornò ad appoggiarsi ad Iris e uscì assieme a lei dalla stanza, tornando ad attendere i medici nella sua.

-Queste parole ...- le disse, mentre la giovane Amicitia cercava di incoraggiarla a non arrendersi e a pensare in meglio -Quelle che le ho detto poco fa. Sono le più importanti ... pensaci tu a ricordargliele, va bene?-

Iris si fermò a guardarla, sconvolta da quella improvvisa sicurezza.
Annuì, ricevendo in cambio un sorriso e l'ennesimo grazie.
Pochi minuti più tardi la barella su cui Monica era stata posta entrò in sala operatoria, e prima che le porte si chiudessero Iris la vide tornare a guardarla e spegnere per un istante il terrore per sorridere e scoccarle un occhiolino.
Lei annuì, Monica sorrise e chiuse gli occhi, rilassandosi sulla barella.
Sarebbe andata bene, si ripeté Iris ritrovandosi di nuovo ad aspettare.
Tutto sarebbe andato per il meglio, non doveva essere così pessimista.
Ma se anche non lo avesse fatto ... Alexandra non sarebbe stata sola, mai più
E nemmeno lei, adesso.
Pure se gli anni a venire si fossero rivelati peggiori di tutti quelli bui ricordati dalla storia di tutti i popoli di Eos.

 
***
 
Aspettare l'alba per avere conferma delle terribili ombre che nella notte si erano mosse su Insomnia e i suoi sfortunati abitanti.
Purtroppo, la decisione di Ignis e Gladio fu saggia e permise loro di scoprire ciò che si aspettavano.
Prima fu un notiziario alla radio, poi quello del mattino alla tv. Infine, verso le otto e mezza del mattino, giunse il furgone della consegna dei giornali e in prima pagina la notizia che fece rabbrividire i due.
Lessero tutto attoniti.
Insomnia era stata distrutta, invasa dai daemon, e il Re era morto assieme a Lunafreya. O almeno questo era ciò che sto poteva trovare scritto nell'articolo. Su questo però avevano qualche riserva, visto che il giornalista nello scrivere aveva dato per scontata anche la dipartita di Noctis, che al contrario era sano e salvo con loro, per fortuna.
Potevano essere semplici informazioni fuorvianti di provenienza imperiale.
E a questo punto potevano esserlo anche le altre statistiche riportate.
Le vittime: centinaia.
Non si contavano gli sfollati, i feriti erano quasi la metà di essi.
Tra loro orfani, vedovi, persone anziane senza più nulla, malati gravi e persone con disabilità in alcuni casi anche totale.
Si vociferava che all'attacco si fossero uniti anche alcuni kingslaves ribelli, ma il giornale era la prima fonte che accennava alla notizia e ne sottolineava la scarsa attendibilità della fonte.
Sembrava che alcuni scampati avessero visto di persona gli Angoni unirsi agli imperiali nell'assalto.
Però, in quel momento, non era quella la notizia più importante per loro.
 
-Io rientro ...- disse Gladio, nervoso e scontento -A questo punto meglio aspettare che Noct si svegli.-
 
Ignis annuì, lo lasciò andare e si sedette a leggere quelle pagine con l'angoscia nel cuore.
Più leggeva, più pensava al Re, ad Alexandra, a suo zio e ai giorni prima della tregua.
Era stato un anno meraviglioso, l'ultimo ad Insomnia.
Sembrava impossibile quel colpo di scena così all'improvviso. Eppure le avvisaglie c'erano state, soprattutto negli ultimi dodici lunghi anni.
Ora spettava a Noctis, principe di un trono ormai vuoto e di un regno ormai distrutto.
Tutto era nelle sue mani, proprio come nella profezia, e Ignis tremò pensando a cos'altro ancora avrebbe dovuto avverarsi. Non sapeva molto, in realtà.
L'unica persona che conosceva i dettagli della profezia era Regis, che forse ormai non avrebbe più potuto essere d'aiuto.
Aveva già fatto tanto, preoccupandosi di salvaguardare l'erede al trono dalla tragedia.
Ora quel ruolo ... toccava a loro. A lui.
Quella pillola non poteva essere addolcita, Noctis doveva sapere. Era una sua responsabilità metterlo a conoscenza di ogni cosa e aiutarlo a ricoprire il ruolo che tanto temeva. 
Adesso ... era ora di reclamare quel trono e salvare il regno prima che tutto sprofondasse per sempre nell'oscurità e nel silenzio.

 
 
\\\
 
Raggiunsero di nuovo Insomnia, ovviamente.
Ma tutto ciò che trovarono fu solo truppe magitek a difesa delle mura, un continuo arrivo di aeronavi da guerra, e desolazione.
Una devastazione apocalittica.
Non fu loro possibile entrare, ma non ne ebbero il bisogno.
Proprio mentre stavano ad osservare inebetiti e sconvolti la città da una collinetta di fronte, prima una radiocronaca e poi una telefonata del comandate della guardia reale, Cor Leonis, chiarirono ogni altro dubbio.
Tutto quello che avevano sentito sul re era vero.
Ora non restava che organizzare la resistenza.
Si diedero appuntamento ad Hammerhead, era lì che si trovava il Maresciallo.
Per quanto riguardava Noctis, tutti i maledetti magitek e gli imperiali avrebbero benissimo potuto estinguersi dalla faccia della terra che non gli sarebbe minimamente dispiaciuto, anzi.
Ci avrebbe provato gusto a mandarli all'inferno, uno alla volta e nella maniera più rapida e più atroce che potesse immaginare!


 

 
   
 
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