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Autore: SasuSweeTeme    08/11/2018    0 recensioni
[Fem!SasukexNaruto]
Virago è un termine generalmente utilizzato per indicare una donna che, nell'aspetto fisico e soprattutto nel pensare e nell'agire, ha tratti significativi del sesso maschile, pur conservando una forte sensualità tipicamente femminile.
La parola aveva connotazione positiva in contesto mitologico, in cui venivano descritte delle donne eroiche.
Dalla storia:
in un primo momento pensò che per quanto poco gli interessasse la religione lo stava tentando abbastanza con quel miracolo, reso reale dall'inebriante odore dell'ammorbidente dell'altra a pochi centimetri dalla faccia.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Si era più volte chiesta perché, tra le svariate possibilità fornite dalla sua classe -e perché no, proprio dal suo istituto- il ruolo di complice fosse ricaduto proprio su Naruto Uzumaki.
In un primo momento si era convinta che la scelta era stata inevitabile grazie al suo aspetto fisico, motivata dal pensiero di quanto i capelli biondi e gli occhi azzurri da gaijin avrebbero mandato in bestia suo padre se solo a lui fosse importato qualcosa.
Si era immaginata il viso di Fugaku Uchiha scurirsi, una vena all'altezza della tempia gonfiarsi e la sue labbra stringersi in una linea dura per permettere al proprio autocontrollo di mantenere una facciata imperturbabile, una vista che l'aveva divertita molto, a dire il vero. 
Ma poi un treno di pensieri si era fatto avanti e Sasuko aveva dovuto affrontare una realtà a cui non si era affatto preparata.
Tra tutti i ragazzi della sua classe, delle altre classi, e persino degli altri istituti superiori, nessuno aveva dimostrato la sua gentilezza.
E quella gentilezza che lo aveva contraddistinto e che, in tutta franchezza, forse aveva usato a suo piacimento per invogliarlo ad accettare una proposta così folle e senza profitto, non aveva mancato di mostrarsi ancora una volta.
Annaspando l'aria persa per correrle dietro e piegato in due con le mani sulle ginocchia, infatti, il ragazzo più buono del Giappone si era fatto avanti ancora una volta per porgere per l'ennesima volta i polsi al serpente affinché mordesse.
E gli occhi scuri di lei si erano risvegliati dal torpore in cui la rabbia li aveva soggiogati, le pupille e le iridi -entrambe scure come pozzi neri abbandonati da ogni luce- avevano accarezzato morbidamente la figura ansimante che le stava a poca distanza, stringendo le dita delle mani in due pugni che le fecero sbiancare le nocche già immacolate.
Perché si sentiva già uno schifo da sola, con la consapevolezza di essere una delusione per la propria famiglia e un disonore per il proprio ruolo da capoclasse, l'ultima cosa che le mancava alla lista - a quel bingo crudele che sentiva pesare intorno al collo- era l'approfittarsi di una brava persona. 
Di nuovo, almeno. 
Accatastando e facendo leva sui rimasugli di autocontrollo avanzati al crollo avuto in aula si sforzò di parlare con voce ferma, indossando una delle scarpe appena tirate fuori  dall'armadietto  all'ingresso dell'edificio scolastico. 
Non sarebbe rimasta, non aveva il coraggio -e, soprattutto, la forza- di ritornare in classe dopo la scenata di poco prima. 
Tornare a casa - in quella di Itachi, si intende- era inevitabile
« Ho delle questioni da risolvere a casa. Non sarei dovuta venire, oggi. »
Mentì spudoratamente ed entrambi lo seppero quasi subito, lei per consapevolezza e lui perché aveva imparato a conoscerla e lo sapeva, sapeva che lei non avrebbe rovinato la sua media scolastica e il suo record di presenze per nulla al mondo, nemmeno per un genitore di merda.
Aveva imparato tutto di lei e poco alla volta, osservando la mimica facciale, l'intonazione della voce, l'intercalare impersonale per porre tra lei e il mondo una barriera impalpabile ma presente che la proteggesse.
 E lui la vedeva, chiara come il sole nell'ora del suo massimo splendore, impilare un mattone dopo l'altro per creare dal nulla quel muro che era riuscito a buttare giù a fatica e che, evidentemente, adesso sentiva di nuovo necessario. 
Il biondo sentì distintamente qualcosa inclinarsi e rompersi, il sapore amaro della bugia sulla punta della lingua e lo stomaco annodarsi per la frustrazione.  
Non aveva niente in particolare da fare a casa, molto probabilmente sarebbe tornara subito in classe se non fosse stata per l'imbarazzo che la sua perdita di controllo le aveva causato. Lui lo sapeva.
Sasuko non era impegnata, era solo triste, e Naruto avrebbe fatto di tutto per cancellare da quel viso bellissimo - ormai non si sforzava nemmeno più a nascondere la propria infatuazione- l'aria tesa e le ombre tristi che le danzavano nello sguardo scuro.
Mosse un passo e poi un altro, i polmoni adesso saturi di ossigeno e i riflessi pronti ad ogni minimo movimento di lei, avvicinandola quanto bastava a vedere i danni - morsi che si era data da sola a causa della rabbia ad irritarle le labbra e il naso arrossato da lacrime che si era rifiutata di versare- che c'erano stati a fronte della rottura della diga che conteneva le sue emozioni.
E francamente non capiva tutta quella repressione, il nascondere -il nascondergli- il proprio stato d'animo per paura di scoprire un nervo scoperto, il lasciarsi annegare in un mare che non la abbracciava morbido ma piuttosto la scagliava contro gli scogli invece di accettare l'aiuto di un porto sicuro; fatto sta che non stava a lui giudicarla e tutto ciò che voleva era esserle di conforto.
Ma correre in aiuto di qualcuno a volte significava anche correre dei rischi e lui dal canto suo non era mai stato cauto, ecco perché giocandosi il mille per mille non sentì subito le campane dei mille allarmi che aveva violato. Sollevò le mani e prima che la ragazza potesse rendersi conto di ogni suo movimento il cuore di lui le batteva  sotto l'orecchio mentre  dita lunghe le carezzavano piano la schiena, il calore altrui che rassicurante come balsamo le curava quelle ferite che lei si ostinava a cospargere di sale.
Lei trattenne il respiro irrigidendosi, lui invece sentì una sensazione gelida scivolargli lungo la colonna vertebrale, la realizzazione di cosa aveva fatto scivolargli addosso liquida.
Incerto sul da farsi si concesse un breve silenzio, mettendo insieme le parole del discorso formulato frettolosamente durante il loro inseguimento adesso tutte confuse sul pavimento della sua mente.
« Mia madre dice sempre.. »
Aveva iniziato, cauto, lasciando che i polpastrelli costeggiassero le ossa sporgenti delle scapole.
« .. Che tenersi le cose dentro fa male.. »
In un moto circolare le mani avevano raggiunto la nuca, lasciata scoperta dai capelli grazie alla solita coda che  raccoglieva ogni filamento scuro. I polpastrelli si mossero cauti contro la pelle chiara del collo, una parte del corpo dell'altra che la disposizione dei banchi gli aveva permesso di guardare a lungo, una vista familiare e  rassicurante che avrebbe riconosciuto tra mille.
« E ha ragione. Io lo vedo che non sei felice. »
E lei era rimasta sorpresa da quel contatto caldo, basita da quel tocco imprevisto e tanto delicato seppur proveniente da un ragazzo energico come lui, ma soprattutto era rimasta sorpresa da sé stessa quando, piuttosto che spingerlo via per la confidenza che si stava prendendo o colpirlo con la scarpa che ancora aveva in mano, aveva piegato leggermente il capo in avanti per dargli miglior accesso al suo collo.
Da quando era diventata così bisognosa di affetto?
La risposta arrivò subito, sincera e al tempo stesso indesiderata. Maleducata nel suo essere sia soluzione che quesito.
Quando mai non lo era stata?
Stringendo le palpebre con la vana speranza di allontanare quel pensiero -alla lista di difetti a quanto pare se ne  era aggiunto un altro- sospinse gentilmente la fronte contro il maglione della divisa invernale dell'altro mentre lui in un primo momento fermava quel suo massaggio -probabilmente sorpreso da quella reazione- per poi riprendere indisturbato.
La mano finì gentilmente tra le punte dei lunghi capelli nero inchiostro, attraversando le ciocche setose con le dita per poi finire su una delle spalle esili. La allontanò dal proprio petto ampio per guardarla, resistendo alla tentazione di ricordarle quando adorabile la rendesse quel leggero imbarazzo che le colorava le gote.
Le accarezzò una guancia con il pollice.
« Non hai motivo di portare questo peso da sola, con me puoi parlarne. Siamo insieme in questa cosa.. »
E il cuore di Sasuko reagì in un istante, cadendo con un tonfo sordo nel suo stomaco prima di ritornare a posto e battere all'impazzata, facendole sentire fin dentro le orecchie il tumulto che aveva nel petto. 
Si mosse a disagio sotto lo sguardo limpido -già difficile da sostenere da solo, ma reso ancora più efficace dall'aria apprensiva- e, non senza una certa ritrosia, gli concesse un breve sospiro scocciato che sperava coprisse alla buona lo sforzo immane che aveva fatto per non sorridere come una stupida davanti alle premure del biondo o il rossore che le aveva decorato le guance.
« .. me la fai togliere la scarpa, almeno? »
Un borbottio lasciò le labbra della più piccola e questa sperò davvero che il biondo non l'avesse sentita, ma l'udito dell'Uzumaki si era dimostrato superiore rispetto ai tentativi di lei.
Dall'alto della sua statura irragiungibile, Naruto infatti sorrise euforico  e si chinò a lasciarle un rumoroso bacio veloce in mezzo al capo scuro.

« Grazie al cielo sei tornata in te, mi sei mancata! »   

E Sasuko non ce la fece, davvero non ce la fece a non lasciar andare una risatina, questa volta.

  « Sei proprio un cretino. »  





Partiamo con il dire che questa volta non ritornerò a fare il solito discorso sono inconcludente, faccio schifo e mangio i bambini perché, appunto è roba vecchia e risaputa. Lo so io, lo sapete voi e questo importa.
Ma citando il raggio di sole: Siamo insieme in questa cosa.
Il che vuol dire che siete abbastanza fregati.
Perché Exitum nel titolo? Bella domanda.
La verità è che questo capitolo, essendo privo di riferimenti biblici, mi ha reso estremamente difficile un compito già da sé complicato: dare i titoli. E poi il lampo di genio.
Exitum, stando alle mie ricerche da internauta che non ha mai fatto latino, può significare tra le altre cose (
uscita, partenza,passaggio, porta, sbocco, conclusione, fine, termine, morte, fine della vita, esito, risultato, riuscita, successo) conseguenza.
E il resto è venuto da solo.


Prossimamente su questi schermi: ah boh.
 

  
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