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Autore: Danail    08/11/2018    1 recensioni
[Prequel di "Unvorsum"| Raccolta di cinque storie | Lunghezza variabile | OriginAU].
Ci sono storie che non vengono raccontate alla luce del sole, ma sussurrate nelle sere tra amici, con un misto di terribile fascino e vivido stupore. E tra una Prova e l'altra, tra una cattura e un allenamento con i propri Pokemon, queste leggende circolano, crescono, si fanno più grandi.
La nascita dei Tapu, la prima venuta delle Ultracreature. i popoli prima delle Guerre di Kalos, eroi di tempi mitici. Il Peccato Originale, il voler andare oltre la superficie.
Racconti di scelte, racconti del coraggio di quattro individui che, seppur diversi e sconosciuti fra loro, hanno il coraggio di aggirare le regole, consci della punizione divina che potrebbe costar loro e alla loro gente la rovina eterna in caso di fallimento.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Arceus, Guzman, Ivan, Max (Team Magma)
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Pangea


C'era stato un momento in cui la lingua comune e la lingua divina erano la stessa cosa. E chiunque avesse avuto le capacità giuste, non importava la sua natura, poteva sfruttarla per plasmare l'ambiente attorno a sè.
Nei limiti imposti dalle leggi della materia, s'intende.
Tuttavia, tempo fa, c'era stato un popolo che era riuscito a piegare il potere della voce in modi sorprendenti, anche grazie a una certa interferenza esterna che, ormai, tutti conoscevano bene.
Soprattutto per la storia dell'esilio nell'altra faccia del mondo.
Kukui alzò lo sguardo verso il cielo grigio acciaio, che continuava a riversare sull'isola il suo carico di pioggia, per poi osservare dal portico in pietra le gocce d'acqua infrangersi sulle grandi pozze del giardino.
Sì, la ricordava bene quella storia.
Tempo fa, la via della Voce insegnava alle razze dotate di raziocinio come raggiungere la vera realtà, ciò che si trovava oltre al fenomeno, per poi arrivare all'illuminazione.
Il vero nome di tutto, la parola prima con cui tutto era stato plasmato dal caos semplicemente nominandone l'idea.
Ma c'è stato un momento in cui la via della Voce ha permesso abusi di potere di vario genere, e per questo se ne è persa quasi traccia. E quel poco che è rimasto di quell'antico sentiero era talmente difficile da percorrere, per gli uomini, che a volte solo con l'aiuto del Tapu poteva essere esplorato.
C'era chi, come lui, continuava quella tradizione. E, nel tempo, s'era formato un ordine, quello dei Vae'nder.
E mentre la gente comune sfiorava soltanto quel mondo oltre il percettibile per dedicarsi ad altri lavori, loro studiavano. E meditavano.
E chi si distingueva tra loro, poteva entrare nel Consiglio e governare.
Quando il freddo della pietra intorpidì del tutto le sue gambe, il ragazzo si decise finalmente di alzarsi e stiracchiarsi, per poi voltarsi verso l'interno della struttura e cominciare a incamminarsi verso il suo centro.La tunica bianca, forse troppo larga per uno come lui, produceva brusii particolari ogni volta che sfiorava la pietra o qualche scarno mobilio, ma Kukui non ci faceva troppo caso.
Percorse il corridoio fin dove s'intersecava col chiostro del quarto quadrante del monastero, zona che corrispondeva alle camere dei Vae'nder apprendisti come lui.
Posò, per un momento, le dita della mano destra sulla fredda parete e si voltò verso il centro del chiostro: per qualche strana ragione, forse legata al Tapu, lì in mezzo durante le prime costruzioni vi erano cresciuti due alberi di Koa* intrecciati fra loro e, a forza di crescere, in quel momento le loro fronde coprivano l'intero spazio aperto.
Il ragazzo chiuse gli occhi per un momento: ogni occasione era buona per carpire i discorsi del mondo e apprendere ancora un poco.




Odore di pioggia e della terra che si bagna. La roccia fredda e morta che vibra al percepire il passo del tempo.
Le foglie degli alberi che cantano al passare del vento. La pioggia che sul legno e sulla pietra dà il ritmo alle parole.
Il mare in lontananza che priva ai suoi figli sogni sereni, le onde che restituiscono alla sabbia ciò che un tempo era nascosto.

Aveva tanto di cui riportare al Tapu, pensò Kukui mentre scendeva giù, nelle viscere del Monte Lanakila, verso il cuore pulsante dell'isola, dopo che al centro della struttura dell’ordine gli fu dato il permesso di scendere.
Dopo la comparsa dei tre ragazzi senza memoria, la vita a Ula Ula non è stata più la stessa: prima gli incubi dei marinai, poi l'oceano che ributta, non si sa come né perché, sulle spiagge ragazzi mai visti e con tratti fin troppo esotici.
Kukui si legò i capelli neri e alzò le vesti da terra prima di affrontare la scala a chiocciola finale: fra radici di piante, terriccio e gli scalini scivolosi e usurati dal tempo, la discesa poteva risultare fin troppo difficoltosa, addirittura fatale senza prestare la dovuta precauzione.
L'unica nota positiva -o almeno, lo era per lui- erano le escrescenze luminose sulle stesse radici, manipolate dai primissimi Vae'nder a partire dai funghi di Morellul e Shiinotic.
La scala, dopo interminabili minuti, poco a poco prese ad allargarsi in maniera graduale. Segno che stava per arrivare.
Mentre s'aggrappava a una radice per non scivolare, Kukui prese nota nella sua mente di ringraziare Plumeria e i suoi cugini per tutto quello.
Lui aveva trovato i naufraghi sulla spiaggia, ma era stata lei a offrirsi per stabilizzare le loro condizioni, permettendogli di dedicarsi alle indagini e a calmare le acque, smosse da quelle comparse inaspettate.
Infine, durante le riunioni del consiglio, i suoi tre cugini avevano convinto i loro colleghi a interpellare direttamente il Tapu.
Kukui ricordava bene quel momento, dato che era presente a quell'incontro tenutosi nel giardino centrale, anche se assisteva solo da un angolino buio.
E non era stato l'unico a sorprendersi quando il vecchio Augusto, la guida di tutti loro, non aveva pensato di andare egli stesso da Tapu Bulu.
Il vecchio Vae'nder, la riluttante guida dell'intera Ula Ula, aveva deciso di mandare lui, un ragazzo, fino al cuore della terra, seguendolo solo spiritualmente.
A quanto pare, lui aveva ritrovato i tre naufraghi e lui doveva riportare la sua versione dei fatti al Nume. Personalmente.
Mentre giungeva all'ingresso sigillato che conduceva verso l'ultima sala, Kukui si ritrovò a pensare a quella decisione peculiare e, istintivamente, tese le orecchie per captare eventuali altre presenze.
Ma se non usava la Voce, non gli era possibile determinare se effettivamente Augusto aveva mantenuto la parola e stesse in disparte, a osservarlo come spirito non percepibile.
Ma non aveva motivo di dubitare di lui, in fondo.
Indi per cui, con una certa cautela, si avvicinò in punta di piedi al masso biancastro che fungeva da ultima soglia e si scoprì le braccia, completamente coperte da neri disegni, direttamente scarificati sulla pelle bruna e screpolata per via dell'eccessiva esposizione solare.
Disegni che assunsero tutt'altra sfumatura quando il giovane posò prima la mano sinistra sulla nuda roccia e poi la destra, quasi ad angolo retto rispetto alla prima, e iniziò ad aprire la porta.
Kukui inspirò per rilassarsi, concentrarsi, cercare con calma di ricontattare quella capacità che con tanta fatica cercava da sempre di padroneggiare.
Chiuse gli occhi. Inspirò. Espirò.
La Voce, forse grazie anche all'ambiente ricco di energia in cui si trovava, subito rispose al richiamo: come uno Jiaolong** che riemerge dagli abissi, questa strisciò leggera dal ventre fino a risalire, gentile e potente, lungo la trachea, per poi spingere e gorgogliare una volta arrivata alla bocca, impaziente di essere liberata.
Il giovane Vae'nder sospirò e, con timida prudenza, cadde in una tenue e dolce trance e a rilasciare il suo potere, mantenendo quel poco di lucidità utile per controllare il diaframma.
Sebbene le basi per il controllo della Voce le desse la lingua comune, una volta trasportata a un piano più profondo essa perdeva tutto ciò che fosse riconducibile alla materia superficiale e alle parole comuni: si parlava una lingua-non-lingua, simile più a un canto continuo che trasportava la mente verso lidi ben più lontani di quel mondo fatto di polvere e fango.
Ed era quello che stava succedendo alla psiche e allo spirito del ragazzo: risaliva col canto lungo le radici degli alberi e lungo i loro tronchi, fino a raggiungerne le fronde e farle stormire. Attraversava la pietra fredda e solida per ricongiungersi con l'essenza, mutevole e stabile allo stesso tempo, della terra. Sopra di sé sentiva lo sferzare del vento contro il proprio dorso e i propri alberi; percepiva all'interno lo scorrere dell'acqua. Se prestava un pochino più attenzioni alle immense profondità del mondo sotto di lui, poteva quasi sentire l'energia latente del fuoco, che scorreva come sangue.
Permeava l'ambiente attorno a sé in maniera così intima da riuscire perfino a percepire la lieve presenza spirituale del proprio maestro. Per cui non si stupì se, col canto, riuscì a sentire il cambiamento nella pietra dell'ingresso. Sotto i polpastrelli del ragazzo s'erano diramati piccoli fasci simili a radici fatte di luce fioca, di varie sfumature di bianco, che presero a formare disegni e schemi dalle curve e dagli spigoli più disparati, a seconda della natura della roccia, quasi a formare una sorta di fiore.
Il Vae'nder non interruppe né la sua trance né il suo canto: semplicemente, con garbo ruotò in senso orario le mani, lentamente, senza fretta. La roccia seguì con altrettanta semplicità il movimento.
Una volta liberato il passaggio, lo spirito e la mente del ragazzo ritornarono con calma all'interno del corpo: una volta che tutto fu al suo posto, il ragazzo terminò gradualmente il suo canto-discorso e si risvegliò.
Davanti alla voragine nera che gli si prospettava davanti dopo aver fatto scorrere la porta in pietra nella sua apposita cavità, Kukui non poteva fare altro che sollevare lo sguardo, riassettarsi le vesti ed entrare nell'oscurità a testa alta.

Appena s'immerse nella buia e silenziosa sala, sentì subito il rumore della pietra muoversi dietro di lui. Non provò neanche a voltarsi: tempo un istante che la porta si richiuse dietro di lui, lasciandolo solo con l'oscurità, la vaga presenza del suo maestro, e l'ambiente che riusciva a percepire col resto dei sensi.
Kukui non provò paura, sapeva che se qualcosa fosse andato storto avrebbe trovato una soluzione.
Era pure consapevole che questo non voleva dire perdere la concentrazione, specialmente se era entrato in un territorio non suo. Specialmente se non era previsto che un inesperto come lui entrasse lì.
Tese le mai a fianco a sé, allargò le dita, riprese a far fluire la Voce attraverso di sé, tramite un mormorio sommesso, basso e continuato. Sentiva attorno a lui la pietra, le radici e le piante rampicanti, la terra e l'acqua gocciolante rispondere a quel richiamo e vibrare per il canto che modulavano in risposta.
Il Vae'nder procedeva con calma, a palmi aperti e rivolti verso l'esterno, continuando la sua preghiera mentre raccoglieva la moltitudine di risposte dell'ambiente e farne un'unica cosa.
Sentiva le scarificazioni sulle braccia pulsare e illuminarsi debolmente per l'energia che lui stava esercitando, dentro e fuori di sé: percepiva il calore che ne derivava che si allargava sulle spalle, sulla schiena, sul petto, a formare disegni che avrebbe visto solo una volta terminato il rito.
Fu quando il calore e l'energia raggiunsero il cuore che Kukui lo sentì palesarsi.
Accanto a lui, lo spirito di Augusto prese forma di un etereo canide dalle molte code, tanto simile ai messaggeri sacri che abitanvano il picco gelido del monte*** sopra di loro, ma non era la sua aura che influenzava così tanto lo spirito del giovane Vae'nder.
Era quella del Nume.
Ovviamente, nella semi-oscurità, rischiarata solo da deboli luci prodotte dagli effetti della Voce e dallo spirito, la vista da sola non poteva percepire la presenza incorporea del Tapu.
Ma con il canto... era come se, di fronte al ragazzo, ci fosse una forma che irradiasse tutt'attorno a sé un'energia dai colori della foresta, che sapeva di umido, di dolce, di pioggia e di terra. Di vita.
Senza movimenti bruschi, Kukui si abbassò fino a terra, per poi sedersi sulle gambe. Riducendo il canto a un flebile sussurro, portò le mani sulle ginocchia.
Sentiva Tapu Bulu avvolgerli entrambi e girar loro intorno, come una sorta di danza che solo lui conosceva il senso. E, nel frattempo, rivolgeva loro domande, sensazioni, impressioni.
Kukui era abbastanza certo che quel parlare senza parole fosse un modo per il Nume di spingere a migliorarsi i Vae'nder che si rivolgevano a lui, una sorta di occasione per esercitarsi in più.
Sentì lo spirito Bulu sfiorarlo con una domanda: era curioso su cosa pensasse il ragazzo riguardo al motivo per cui lui era laggiù.

Rispose facendo fluire i ricordi dei naufragi che aveva trovato, uno assieme anche a un'amica. Rispose con le stranezze che stavano colpendo i sogni degli abitanti, con quello che lui vedeva attraverso visioni oniriche. Cose e creature presenti in terre lontane, esseri dalle anatomie bizzarre esplorare guardinghi il mondo al di fuori di Ula Ula. Ma, soprattutto, rispose con l'impressione che le loro auree, i loro spiriti, fossero in qualche modo corrotti, alcuni forse addirittura sbagliati.
Erano esseri orribili, sì, ma il ragazzo ancora non comprendeva bene la loro natura. Forse era per questo che era là sotto: per tutti quegli indizi e situazioni fuori dall'ordinario.
Un istante di silenzio interiore da parte del Tapu, poi fu il suo turno di replicare.
Prese il suo spirito e lo portò lontano da quell'oscurità, lontano da quella sala, lontano dal mondo materiale. Abbandonando i loro involucri di carne, gli fece sfiorare la forza del mare, la libertà del vento, la furia del fuoco, la potenza latente della terra. Per un momento, il ragazzo guardò il mondo dagli occhi del Nume: un coacervo di ordine e caos, di elementi in costante contrasto e unione fra loro, un'entità dormiente in perenne equilibrio.
Per un solo istante, Kukui sfiorò l'essenza di tutto il suo mondo: solo per quell'istante, percepì cosa volesse dire avere un corpo fatto di terra, magma e pietra e sangue fatto di fuoco, sferzato continuamente da correnti marine e da venti impetuosi che scalfiscono la solida pelle. Fu quasi lì lì a scoprire l'intero senso di tutto ciò che stava succedendo, a scoprire il nome e l'essenza di tutto ciò, a farsi avvincere dall'idea alla base del suo mondo.
Ma riuscì solo a percepire miriadi di ferite, di cose lacerate e doloranti, di cose spezzate e putrescenti, prima che due forze lo tirasse indietro per ributtarlo brutalmente nel suo misero e piccolo corpo.
Kukui boccheggiò, senza fiato; per non crollare in avanti a peso morto poggiò le mani sulla fredda pietra.
Il suo canto era terminato e, stanco e senza aria, non era sicuro di avere le energie per continuare. Riuscì a scorgere appena la figura dello spirito di Augusto, ritto sulle quattro zampe e all'erta, pronto per soccorrere di nuovo l'allievo.

Il dolore che hai sentito è quello che sentiamo noi ogni volta, da tempo a questa parte sussurrò una voce nella sua mente. Kukui non faticò a ricollegarla a quella del Tapu. Intuì che quest'ultimo avesse percepito la sua fatica, per questo scelse un canale di comunicazione più semplice.
Chi siano “noi”? Siamo coloro che rappresentano ogni elemento e ogni concetto di questo mondo, chi più e chi meno. Siamo in tanti, più di quanto tu creda. C'è un noi più specifico di così: siamo un noi che derivano dagli elementi primigeni e vigilano su parte di loro, ma siamo anche i vostri patroni. Venite.
Kukui, confuso, volse lo sguardo verso l'anima del suo maestro, che aveva incominciato a muovere qualche passo in avanti.
Con il corpo che era tutto un dolore, il ragazzo si alzò lentamente e lo seguì, esitante, lasciandosi guidare da lui e dalla voce.

Il resto di noi patroni prima si faceva sentire poco, ora non più. Sono muti.
Gli elementi che hanno dato loro vita non cantano più per loro, perché il legame tra loro è stato reciso, portato via.
E sono solo, ora. So che capiterà che anche il mio legame con la terra svanirà, ma comincio ad accettarlo. È necessario. Ma credo di essere l'unico a pensarlo, ed è orribile.
Quelle presenze non sono tutto il problema: qualcosa di più grande di noi sta venendo, ma non ne comprendo la causa. So solo che la terra è ferita perché il suo equilibrio sta cambiando. Qualcuno dovrà andarsene fuori da qui con quello che resta del mio legame. Perché non posso muovermi dall'isola, quelli come me possono agire solo su ciò che proteggono.

Il Vae'nder seguiva quel discorso come poteva: il terreno cominciava ad andare in salita, in lontananza, quasi sopra di loro, sembrava esserci un piccolo punto di luce. Percepiva appena la presenza dei due spiriti accanto a sé e delle pareti che si restringevano attorno a loro. Poco a poco, il terreno e le pareti curvarono, e Kukui ebbe l'impressione di star salendo su un sentiero a spirale.
Spuntarono fuori dal cunicolo e si ritrovarono a valle del Monte Lanakila, in una radura della Foresta Haina****.
Nel cielo notturno le stelle già brillavano, immerse in uno spazio sfumato e multicolore, dal nero al blu al viola più chiaro. Kukui si chiese se un giorno qualcuno sarebbe stato in grado di volare fin oltre la volta celeste, per raggiungere quella parte di galassia che lui, in quel momento, stava osservando.
Lo spirito di Augusto gli fece cenno di andare avanti, il ragazzo rivolse lo sguardo verso quello che sembrava l'obiettivo del Tapu, che aveva nel frattempo acquisito la sua forma corporea.
Il Nume stava girando lentamente attorno a un monolite in pietra, non più alto di un uomo medio, suonando nel frattempo la campana che aveva attaccata alla coda.
Ma il ragazzo non ci fece troppo caso: come trasognato, s'avvicinò al masso e allungò la mano sinistra verso l'oggetto posto lì in mezzo.
Era un cristallo di colore verde vivo, luminoso di luce propria, circondato da larghi solchi nella pietra e dal disegno di un triangolo rovesciato e diviso a metà da una linea. Solchi e disegni erano come riempiti da sottili venature verdi, come se l'energia della pietra permeasse interamente il monolito che l'ospitava.

È questo il mio legame sussurrò nella sua mente il Tapu.
Esiste da quando esisto io, rappresenta me, l'elemento che proteggo e anche il passato della tua gente. Ma, a quanto pare, tra un po' quest'isola non sarà più il suo posto adatto.
Fuori da qui, il legame dovrà trovare un posto dove il proprio potere sia amplificato, dove possa unirsi agli altri legami. Il come... il come è come la Voce. Posso indicare la strada, quando verrà il momento, ma percorrerla è tutt'altra cosa.

Kukui osservò il Nume senza fiatare, stava elaborando ciò che gli era stato riferito e le sue possibili conseguenze.
Per questo gli vennero subito spontanee le domande “
perché?” e “morirai?
Lo spirito protettore si protese verso di lui, fino a che non riuscì a guardarlo negli occhi. Il ragazzo non era gran che sicuro di riuscire a reggere quello sguardo pieno della stessa luce della pietra: deglutì, almeno ci avrebbe provato.

Sento qualcosa che è stato lacerato. È stato commesso un errore tanto tempo fa, forse è stato diviso qualcosa che doveva rimanere unito. Non so, questo va oltre ciò che mi è dato conoscere. E...
A quel punto, il Tapu reclinò leggermente la testa di lato.
Ci sarà un momento in cui la mia funzione di protettore cesserà di avere senso. Quando quel momento verrà, la mia individualità si dissolverà e verrà assorbita dall'essenza della terra stessa.
Te ne renderai conto.
Tornerò alle origini e rinascerò con nuove vesti, se ci sarà bisogno. Non significa morire e nascere nuovamente, significa solo che cambierò. Sarà un viaggio che noi tutti faremo assieme.

Kukui non rispose: distolse lo sguardo per guardare lo spirito di Augusto, che annuì sicuro, per poi tornare a guardare il cristallo. Cominciava a comprendere il perché era stato chiamato assieme al maestro lì. La cosa lo riempiva di terrore e meraviglia.
Viaggiare. Ma, ripensando ai tre naufraghi, ai loro piccoli tesori, a ciò che questi significavano, sentì la tensione allentare la presa sul suo cuore.
Non sono e non sarò solo io. Sarà un viaggio che faremo insieme. Io e loro e tutto il resto del mondo.
Lo faremo insieme.
Noi.





Note Autrice:

No, non mi sono scordata di questa storia, al contrario.
Ultimamente, fra università e problemi annessi, più tante altre cose da fare/scrivere/metter su, non ho avuto proprio la possibilità di tirare fuori qualcosa di decente.
E durante l'estate? Bhe, world-buildind. E cioè?
Ho tirato su tutto l'universo in cui questa storia e relativo seguito saranno ambientate. Sembrerà una banalità, ma non lo è: l'arco narrativo della serie (si può considerare così?) copre soltanto la primissima era del suddetto universo, che verrà conteggiata come “periodo 0” rispetto alla linea temporale considerata “reale”. Che... sì, è composta da tre ere.
Una bella robetta insomma. Ora che questa storia è completa, quando ci sarà il seguito diretto? Quando si entra nel vivo dell'azione?
Eh, boh. C'è da rifinire lo scheletro della trama, sviluppare gli eventi primari e abbozzare i secondari, bilanciare cose, rifinire creature...
Non voglio di nuovo far scorrere mesi fra un capitolo e l'altro, quindi più materiale c'è in background e meglio è. In ogni caso, non lavorerò solo su questo, quindi bazzicherò comunque qua in giro, ogni tanto.
Non mi resta altro che lasciare alcuni riferimenti doverosi. Bye!

*tipico albero hawaiiano: https://it.wikipedia.org/wiki/Acacia_koa
**Il nome Jiaolong è, in parte, riconducibile a Gyarados. Non credo sarà infrequente che nel corso della prossima storia i protagonisti e gli altri personaggi chiamino i Pokémon con nomi diversi da quelli ufficiali, ma saranno fenomeni abbastanza isolati o almeno si spera.
***Riferimento -forse pure scontato- ai Ninetales Alola.
Ma quindi, ci saranno pure le forme Alola anche nella long successiva? Nì. Alcune hanno senso di esserci (come per l'appunto Vulpix e Ninetales, visto che compaiono durante le prime colonizzazioni di Alola da parte degli umani). Altre un po' meno, come nel caso di Meowth e Persian: queste sono “comparse” grazie agli allevamenti che i reali di Alola hanno compiuto sulle specie originarie.
Non avendo qui ancora un governo simile, la presenza di simili varianti sarebbe forzata.

****zona boschiva che nei tempi “odierni” del gioco si è trasformata in deserto. Non credo che la presenza di una foresta preistorica sia confermata nei giochi, tuttavia l'ambiente desertico non è proprio il migliore se si vuol parlare di vita, di terra fertile e di uno spirito legato anche alla vita vegetale :'

   
 
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