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Autore: Serenelyinsane    08/11/2018    1 recensioni
Le spiegazioni potrebbero essere molteplici, ma per oggi voglio fermarmi all'amore.
All'amore di una mano che scorre sulla schiena di un giubbotto di pelle, per avvicinarla ancora di più a te, per tenertela stretta, perché non vorresti mai che andasse via, di una mano che scorre e che fa rabbrividire me, pensando alle tue mani, grandi, calde e lontane.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La metropolitana, di qualunque città, mi piace immaginarla come un microcosmo. Il suo fascino cosmopolita sfreccia a 100 chilometri orari, e io qui seduta (grazie a Dio) osservo il suo ricambio naturale. Tra le centinaia di persone che scendono e quella manciata che sale - o viceversa - si trova davvero di tutto, non solo in termini umani. Sono papabili lo stress e il disagio di una società sempre di fretta e sempre in disaccordo con le mille problematiche che Roma allega al suo patrimonio. Eppure, tra gli sbuffi e i brontolii, percepisco dietro di me, attraverso gli auricolari, un'incontenibile e curiosa gioia, che non è quella di un turista, né di un bambino, bensì di una ragazzina. Non penso superi gli 11 anni, quindi in un'età abbastanza avanzata per potersi stupire di molte cose, tra cui la metro, o, tantomeno, della voce metallica che annuncia le fermate. Mi fa ridere questa ragazzina, prende tutto con estrema serietà, indica alla madre fermate che probabilmente lei conosce da anni e lei annuisce e le spiega forse anche quattro volte il percorso da fare. E lei ride. E la mamma la abbraccia. E la nonna, seduta di fronte a loro, le guarda e sorride. Una scena insolita, forse. Scendono alla mia stessa fermata, questo è appurato ormai. Ci siamo quasi. Nel frattempo, ecco che salgono sulla metro due individui, penso marito e moglie, che si fermano di fronte a me, di spalle. Forse sono turisti, perché lui indossa uno strano zaino, messo al contrario. Si sa, in metro la prudenza non basta mai. Se non che una signora, seduta davanti a lui, si alza celere e con premura gli indica il posto vuoto. E quando il ragazzo, non più di trentacinque anni, si siede, ecco svelata la sorpresa: lo zaino strano non è uno zaino, ma un marsupio, con dentro una bellissima bambina di pochissimi mesi. La moglie - sicuramente moglie data la fede al dito di lui - rimane in piedi e osserva i due componenti della sua famiglia con uno sguardo indecifrabile, che oscilla tra l'amore incondizionato e l'orgoglio condiviso con il padre di quell'esserino che hanno fatto proprio loro e che lui non riesce a smettere di guardare, mentre sorride. Penso che, in quel momento, nessuno dei tre potrebbe chiedere di meglio. Un paio di sguardi furtivi mi servono per osservare meglio quel fagottino rosa (non vestirò mai la mia bambina di rosa) che dorme beatamente sul cuore del suo papà, che batte solo per lei. Ma ecco che la metro si ferma, è arrivata ora di scendere. Afferro al volo una vecchina cui l'età non permette di contare su un qualcosa di simile a un equilibrio, che mentre si perde nei ringraziamenti incoraggio ad uscire perché sennò perdiamo entrambe la fermata. Sarò lieta di lasciarsi sdebitare fuori dal treno. Davanti a noi la famiglia tutta al femminile, le nostre tre generazioni, si dirigono anche loro in tutta fretta verso l'uscita, tirate dall'oramai noto e irrefrenabile entusiasmo della giovane donna che, girando la testa di qua e di là, muove la sua lunga treccia che oscilla come una piccola bandiera. É solo in quel momento, quando il mio sguardo si sposta verso i suoi capelli, e quindi molto vicino alle sue orecchie, che noto uno strano auricolare grigio all'interno del suo orecchio destro. Che sia questa, allora, la causa dei sorrisi della gente? Che sia per questo che nessuno ha storto il naso davanti al suo tono di voce tenuto costantemente alto per tutta la sua permanenza in metro? Inclino istintivamente la testa verso destra, sorridendo anch'io, stavolta con un accenno in più di consapevolezza. Le spiegazioni potrebbero essere molteplici, ma per oggi voglio fermarmi all'amore. All'amore di una mano che scorre sulla schiena di un giubbotto di pelle, per avvicinarla ancora di più a te, per tenertela stretta, perché non vorresti mai che andasse via, di una mano che scorre e che fa rabbrividire me, pensando alle tue mani, grandi, calde e lontane. All'amore di una nuova vita che sboccia e che porta con sé il grande potere di cancellare tutte le cose brutte e di rendere tutto un po' più meraviglioso, ma mai più di lei. All'amore di un padre che sincronizza il suo grande cuore con quello piccolino del suo più grande tesoro, che custodisce con estrema cura e gelosia. E all'amore di una madre, che non ha occhi che per la sua bambina, cresciuta ma pur sempre bambina, che scopre di nuovo il mondo.
   
 
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