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Autore: Alchimista di Neve    09/11/2018    5 recensioni
Il Colonnello di Fuoco si erge dinanzi a una lapide, grigia come le nubi che sovrastano Central City, in attesa che la pioggia si decida finalmente a cadere. Il cielo si gonfia, come se il suo petto si riempisse di orgoglioso grigiore, ma trattiene gelosamente ogni goccia per sé.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roy Mustang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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[Scritto per il giorno 31 del #Writober indetto da Fanwriter.it - Prompt: What if?]

Il Colonnello di Fuoco si erge dinanzi a una lapide, grigia come le nubi che sovrastano Central City, in attesa che la pioggia si decida finalmente a cadere. Il cielo si gonfia, come se il suo petto si riempisse di orgoglioso grigiore, ma trattiene gelosamente ogni goccia per sé.
– So che probabilmente vegli su di me, – esordisce Roy rivolgendosi alla muta lastra di pietra ai propri piedi, – Ma ci tenevo a farti sapere personalmente che ce l’abbiamo fatta. –
Si ferma, deglutisce cercando di soffocare il groppo che vuole risalirgli in gola: parlare coi morti è sempre una fatica immane. Cerca di sorridere, ma anche i fantasmi che aleggiano nel cimitero si possono accorgere della fatica e della forzatura di quel semplice, compassionevole gesto.
– Alphonse ha riavuto il suo corpo, Edward il suo braccio… e presto realizzerò il nostro progetto. –
Alza lo sguardo al cielo, lasciandosi accarezzare dalla brezza che precede quel temporale primaverile.
– Da un momento all’altro pioverà, e tu non sarai qui a prendermi in giro. –
Sghignazza amareggiato, portandosi una mano alla bocca e poi agli occhi per non lasciare cadere le lacrime, proprio come il cielo sopra la sua testa.
– Che pessimo tempismo, eh? – si dà una parvenza di contegno, continuando tuttavia a sorridere lievemente allo spettacolo che si prepara a iniziare: lampi illuminano il cimitero, prima di risuonare come cannonate in lontananza.
– C’erano tante cose che volevo dirti, ma temo di aver temporeggiato troppo… e così facendo ho perso la mia occasione. –
Una goccia cade accanto a lui, senza toccarlo: non percepisce ancora che il cielo ha già iniziato a piangere.
– Avrei dovuto cedere. – stringe i pugni, furioso con se stesso, – Avrei dovuto accettare le condizioni, rimanere al tuo fianco… Perché mi hai detto di non intervenire? Lo sapevi che ti avrei dato ascolto, perché mettere a repentaglio la tua stessa vita per me?! –
Alza la voce, spezzata dall’impotenza e dalla frustrazione: gli duole il petto, si porta una mano sul cuore e stringe, potrebbe tenerlo insieme o spappolarlo, non sa nemmeno lui cosa farsene. Un cuore spezzato ha poca utilità, anche se il resto è intatto.
– Non smetterà mai più di piovere… ed è colpa tua, Tenente. –
Si lascia cadere in ginocchio sul prato inumidito, appoggia una mano sulla lastra granitica e, sentendosi vagamente patetico, vi appoggia anche la fronte, come aveva fatto con la sua sottoposta prima di lasciarla completamente andare alle braccia della morte.
Ora sì che sente la pioggia sul proprio volto, la sente inzuppargli gli abiti, appiccicandoglieli addosso come se volesse immobilizzarlo un'altra volta di fronte allo sguardo severo e comprensivo della sua regina.
– Avrei dovuto dirtelo… –
La pioggia continua a cadere inesorabile, e il Colonnello di Fuoco si spegne lentamente sotto il suo incedere inclemente.


 


Angolo autrice

Non ringraziate me, ringraziate Mari Lace, che mi ha convinta a vedere un anime straziante provocandomi un istinto vendicativo nei suoi confronti.
   
 
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