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Autore: fotone    09/11/2018    1 recensioni
Uno sfogo di una ragazza ricoverata in un ospedale nel quale si sente intrappolata, con un destino che teme finirà in quel luogo. Si ricorda della vita che aveva prima dell'evento che l'ha portata in ospedale, la ricorda come una vita lontana e che, per contrasto, fa sembrare quella che ora una vita finta e surreale.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho una vita surreale. Non trovo alcuna catarsi in questa sofferenza. Nessuno può salvarmi e il mio male non ha fine. Non ricordo neanche l’inizio di tutto questo e non ne vedo la fine. Sono abbastanza triste, ma non c’è alcun modo per alleviare la mia sofferenza. Non sono più davvero viva e mi manca poter cambiare il mondo. In questo stato, sono come un cadavere. Vorrei poter tornare a come ero prima. Perché io devo soffrire e gli altri no? Mi sembra tutto così ingiusto. Dovrei morire. Probabilmente sarebbe meglio. Sarebbe dovuto succedere. È così triste vivere quest’incubo. Odio questo luogo e lo odierò finché non ne sarò libera. O forse per sempre. Spero di non stare qui per sempre. Almeno quello. È difficile essere la persona che sono. Non vivo più la vita che vivevo. Vorrei tornare ad essere quella che ero. Ero un essere sbagliato anche prima, ma ora sono ancora più sbagliata. La puntura che mi faranno fra poco era e rimane dolorosa. Non capisco il senso di ciò che mi tocca vivere. È tutto estremamente sbagliato. Soffrirò ancora e non posso evitare tale sofferenza. Ogni cosa al momento è strana, ma è reale e purtroppo la sento. Tutto ciò che mi rimane sono i miei bei ricordi e il suicidio e non posso nemmeno fare la seconda. Mi chiedo perché stia capitando a me, non mi si prospetta davanti altro che un dolore dal quale non potrò fuggire. Mi sembra di annegare nella mia tristezza. Non comprendo come possa essere successo tutto questo. O, più precisamente, non lo ricordo neanche. Vorrei poterlo cambiare, perché non posso sopportare tanto dolore. Miracolosamente, la puntura non mi ha fatto uscire sangue Dovrò farne ancora molte. Spero non troppe, perché già oggi volevo urlare. Cosa che, ovviamente, non posso fare. Mi sento priva di ogni speranza, che in realtà so di avere. Da dove arriva tutto il male che vivo? Ne sono stata io la causa? Quando avrà fine? Non mi sento libera e non lo potrò più essere per un bel po’. Sono prigioniera di me stessa, di queste mura, di questo inevitabile ed infinito compartimento. La gioia è parte del passato, il dolore parte del presente e del futuro. Ciò che mi è capitato è così strano ed ingiusto. Vorrei che la guarigione arrivasse subito ed improvvisamente. Una cosa del genere non sembra reale finché non capita a te. Ora sembra fin troppo reale e vorrei che non lo fosse. Niente di quello che ho è più parte di me e penso di essere condannata a non esistere perché non vedo altra scelta. Sono arrivata al punto in cui non rimane più nulla per cui vale la pena vivere. Non mi resta che essere addolorata fino a che tale dolore non mi ucciderà. Penso di non essere altro che un errore e questo spiega ciò che mi è capitato e mi sta capitando. Come si può vivere quando non si ha più un futuro ma si ha solo sofferenza? Forse vivere, nel mio caso, è un errore. Ritengo che la sottoscritta sia dovuta stare troppo male in un lasso di tempo troppo breve. È così triste essere condannati a soffrire e vivere tale sofferenza. Domani mi toccherà un’altra, dolorosa, puntura. Mi sento priva del normale desiderio di andare avanti. Morire significa solo scomparire, cessare di esistere e di sentire e al momento non potrei desiderare altro. Non ho alcun desiderio di vivere, temo. Chiedo perdono ai miei genitori per questo ma non vedo luce davanti a me. Nessuno può amare un essere immondo come me. Mi chiedo perché io debba meritarmi tutto ciò. Non lo posso comprendere ma non lo posso nemmeno cambiare. Solo una cosa posso ancora sperare: di essere dimessa presto. Mi sento prigioniera e non è così che dovrei sentirmi. Non ricordo alcunché dell’incidente che mi ha portato qua, benché me lo abbiano raccontato. È tutto talmente detestabile qui. Temo di non avere speranze di essere libera. Non posso camminare e neanche fuggire sebbene vorrei. Non tornerei più qui, se non per vendicarmi. Sono un errore e lo è anche quello che ho fatto. Vorrei non essere finita in questo orrendo ospedale o, perlomeno, apprezzarlo come alcuni sembrano fare e come tornerebbe comodo fare anche a me. Se mi merito questo dolore, forse ne ho causato un po’, ma non così tanto e penso di meritare di tornare quella che ero. Se nulla di tutto questo fosse accaduto, sarebbe stato molto meglio per tutti. Forse non per tutti, ma per molti. Non so – onestamente – se la cosa veramente sbagliata sono io o ciò che mi è successo. Nulla di ciò che ora è mio, sembra davvero più mio. Mi sento derubata della mia identità. Ogni cosa sembra irreale ma so che non lo è affatto. Soffro più di quanto meriterei, a mio avviso. Non vedo più positività in me. Sono cambiata e non mi riconosco. C’è un buco nel mio passato e penso che, nonostante ogni mio sforzo, rimarrà vuoto. Mi spiace per chi ha sofferto nel periodo che non ricordo, ma io ora sto soffrendo infinitamente e penso di non avere via di fuga disponibili. Se solo qualcuno potesse salvarmi da quest’esistenza disastrosa. Non vedo la fine del male che sto purtroppo vivendo.
   
 
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