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Autore: Costulo    09/11/2018    0 recensioni
"O divino Jospeh, perdonami se ti invoco cosi di fretta, ma chiedo il tuo aiuto per raccontare l'ultimo anno di una guerra civile combattuta in una terra lontana. Una ribellione contro uno stato scoppiata per ideologie completamente in antitesi fra loro, ma come il sole e la luna, uno necessitante dell'altro per poter vivere. Chiedo il tuo aiuto per raccontare anche quella storia d'amore fra schieramenti opposti, e le peripezie dell'obiettore e del mercenario ferito.
Illuminami sul modo di raccontare un fatto così complesso, con tutte quelle storie di spionaggio, contro-spionaggio e di passione furente.
Chiedo a te, ai piedi del monte dell'isola sommersa, di guidarmi nella stesura di questo racconto, tu che hai assisto dall'alto, a fianco dell'innominabile. Tu che hai osservato la creazione di Wawatew o di TDKERO, mostrami la via corretta. Aiutami, sono pronto a qualsiasi voto. E sempre sia lodato tu e l'Impronunciabile."
Genere: Avventura, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, B, Beardo, Dakota, Ella, Izzy
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale
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-Mamma, ho ansia.-
-Va tutto bene, amore. Rilassati, è solo una festa.-
Ella era in ansia. Quella stessa sera, alla villa dei suoi genitori, si sarebbe tenuta una festa tra i principali politici del partito di suo padre. Ella sentiva l’importanza che tutto andasse per il verso giusto. Il padre gli aveva detto che se avesse fatto una buona impressione ai maggiori esponenti, ci sarebbe voluto poco affinché l’onore e l’onere di Segretario spettasse a lei.
Ella si guardò allo specchio. Il vestito, confezionato quella mattina stessa dalla sarta, le stava d’incanto, ma la ragazza si sentiva fortemente a disagio. Si sentiva molto una bomboniera di quelle che si dava ai battesimi o ai matrimoni. Si sentiva assolutamente inadeguata al contesto e si vedeva deforme allo specchio, sentendosi l’essere più ignobile della galassia.
La madre si era accorta del turbamento, tanto che con un gesto congedò le signore di servizio e si avvicinò alla figlia, stringendola dolcemente sulle spalle.
-Amore, capisco il tuo stress. Ti senti assolutamente inadeguata, ma non pensare all’importanza dell’evento. E’ solo una festa come tutte le altre. Sei bellissima come sempre e il vestito sembra essere cucito su di te. Goditi il momento, non farti troppi castelli mentali.-

Tuttavia Ella non la stava a sentire: il suo pensiero era ancora sulla faccia ed ora su quelle lentiggini, quasi impercettibili, che tuttavia le davano molto fastidio. La madre, non sentendo una reazione della ragazza, iniziò a chiamarla più e più volte.
-Ella? Ella? Ella, mi senti?-

-Ella? Ella? Ella? Sono le sette.-
Ella si svegliò molto confusa. Davanti a lei Dakota si ergeva in piedi arzilla, in uniforme, con la faccia di fronte a quella della principessa. Si mise in posizione seduta, con gli occhi ancora impastati dal sonno, mentre Dakota si diresse verso le finestre, aprì le persiane e spalancò le finestre, costringendo Ella a coprirsi la faccia.
-Dakota!- urlò, per manifestare il suo fastidio.
-E’ ora di svegliarsi, principessa. Sono le sette. Alle dieci ha l’appuntamento con gli investitori.-
-Uh? Cosa?- Ella si riprese di colpo dal intontimento – Merda, sono le sette.- Ella si mise in piedi e andò a prendere Dakota per il bavero dell’uniforme, mandandola schiena al muro. – Qual è il motivo per cui non dovrei mandarti in un gulag?-
-Forse per il fatto che non abbiamo gulag?- rispose cercando di essere il più innocente Dakota.
-E allora spiegami un buon motivo per cui non dovresti essere ammazzata di botte?-
-Perché sono le sette.-
Ella sospirò, poi mollò Dakota e si diresse verso il bagno privato.

La suprema si diresse al lavabo, si lavò la faccia cercando di trovare nell’acqua il vigore necessario per affrontare quella giornata impegnata. Poi Ella si guardò allo specchio, posto proprio sopra il lavabo appoggiato al muro. Si guardava intensamente, rivolgendo l’attenzione a quelle occhiaie, sempre più marcate, e alla sua fronte, che presentava già i primi raggrinzimenti.

La principessa sospirò. Si sentiva ogni giorno sempre più stanca, come se la madame che prende tutti da lì a poco sarebbe venuta a prenderla. Alla fine si diede due schiaffetti in faccia come per motivarsi, poi aprì il cassetto e prese l’eyeliner. Era tempo di mettersi al lavoro.
   
 
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