Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: Alies    09/11/2018    3 recensioni
Dopo aver viaggiato nel tempo, Draco Malfoy si ritrova nel suo corpo da undicenne con tutti i ricordi degli scorsi diciasette anni. Usando le sue conoscenze decide di cambiare il passato. La sua prima missione: fare amicizia con Harry Potter. *Libro Primo della serie Riscritto nel Tempo*
Traduzione in italiano della fanfiction scritta da Scotland Evander
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Regrets Collect Like Old Friends by Scotland Evander
I rimorsi si accumulano come fossero vecchi amici

Note per abbreviazioni e non.
A/N Author Note = Note dell'autore.
N/T Note Traduttrice.
Disclaimer Dichiarazione di non responsabilità. Con questa l'autore dichiara di non essere il padrone della storia originale (Harry Potter), e dichiara a chi appartengono (JKR).

Questa non è una storia di mia invenzione, ma è stata scritta da Scotland Evander in inglese.
Col permesso dell'autrice ho deciso di tradurre e pubblicare in italiano questa fanfiction di Harry Potter per far sì che altre persone potessero conoscerla. È una storia molto avvincente e vi terrà col fiato sospeso, sono una sua grande fan. Spero che vi divertiate e che vi appassioni come è stato per me. Per le recensioni potete scrivere direttamente all'autrice sulla sua pagina su fanfic . net o potete scrivere una recensione qui, nel caso provvederò a tradurre i vostri messaggi in inglese e a recapitarli all'autrice.
Ho deciso di lasciare il titolo originale perché la sua traduzione mi sembrava non avesse un suono all'altezza di quello in inglese, inoltre ho deciso di tradurre per intero tutte le note nell'autrice. Qualora le note si riferissero a storie presenti solo in inglese aggiungerò un commento in proposito.

Questo è il link al profilo dell'autrice: fanfiction (dot) net /u/4160347/Scotland-Evander
Questo è il link alla storia originale: fanfiction (dot) net /s/8601821/1/Regrets-Collect-Like-Old-Friends

Non sono una traduttrice professionista, quindi spero che mi perdoniate qualche possibile imprecisione. Inoltre vi pregerei di ricordare che non tutto è traducibile letteralmente.
Cercherò di mantenere una pubblicazione costante con almeno un capitolo a settimana. Detto questo. Buona lettura!
 

A/N: Nella storia sono presenti OC e del leggero slash. Ci sono delle relazione M/M nello sfondo e anche un'altra se strizzate gli occhi. Questa è una storia sull'amicizia, quindi non ci sarà nessuna relazione romantica fino al sesto anno e anche allora non saranno al centro della storia. Se non vi piacciono gli OC o lo slash siete pregati di uscire. (Lett. exit to the left)

Questa storia ha una compagna; può essere letta sia prima che dopo o per niente. Si chiama "Over the Rainbow" e racconta la storia dell'OC presente quando Draco viaggia indietro nel tempo e che viene risucchiata indietro nel tempo fino al periodo del Malandrini. (Qui c'è una relazione slash e non è in secondo piano.)
(N/T Questa storia non è presente in italiano.)

Ad un certo punto le mie note sulla serie di sono perse nel nulla durante l'aggiornamento o editing. Guardate nel mio profilo per le note su questa storia come per il resto della serie "Rewritten in Time" (Riscritto nel Tempo). Sentitevi liberi di leggerle per prime, o quando vi pare. O per niente.

Corretto il 13 Dicembre 2015

Disclaimer: If you know it. I do not own it. If you really know it, it's out of Deathly Hallows, written by JKR
Disclaimer: Se lo sai, non mi appartiene. Se la sai veramente, viene da Deathly Hallows, scritto da JKR.


Cap 1. Ricominciare

La Storia è disseminata di disastri. Si suppone che le persone imparino dai propri errori, tuttavia Draco si sentiva come se stesse ripetendo gli stessi errori ancora e ancora, mai più saggio di prima.

Gli era ormai chiaro che, invece di voler essere come suo padre, avrebbe dovuto imparare dalle sue pessime scelte e non seguire i suoi passi.

Avrebbe dovuto seguire il suo istinto riguardo il diventare un Mangiamorte: ascoltare quella sensazione che L'Oscuro Signore fosse in effetti uno psicopatico. Draco aveva lasciato che la paura lo guidasse.

Guardando indietro, il suo stesso comportamento lo imbarazzava a tal punto da non voler neppure continuare a vivere. Lui era un Serpeverde, si supponeva che lui fosse scaltro, subdolo e ambizioso. Lui era destinato a essere grande e di successo, invidiato dall'intero Paese.

Ma Draco non era meglio di un elfo domestico ed era spaventato a morte. L'anno passato era stato il peggiore della sua vita. Le scorse due estati erano state miserabili: vivere nel terrore di essere maledetto, provare dolore e non poterlo fermare. Il tempo rallentò, accelerò, passava attorno a lui e la gente continuava a morire.

Il Marchio Nero sul suo braccio era un ricordo del fatto che lui fosse marchiato per sempre, uno schiavo. L'Oscuro Signore non era misericordioso, non era gentile e secondo Draco non era neppure umano.

Era stanco di essere spaventato. Era stanco di vedere la fine. Questo era tutto ciò che vedeva: la fine. Se l'Oscuro Signore avesse vinto quella stupida battaglia la sua famiglia sarebbe stata alla mercé delle sue pretese e dei suoi capricci. Avevano già perso il suo favore a causa del fallimento di suo padre nel recuperare la profezia, di Draco stesso nell'uccidere Silente e nell'aver lasciato scappare il Golden Trio a Pasqua. E qualsiasi cosa il Trio avesse rubato dalla camera blindata della famiglia di Bellatrix era stata l'ultima goccia.

Draco si asciugò il sangue dalla bocca mentre si arrampicava dentro un passaggio nascosto. Era sfuggito per un soffio ad alcuni Mangiamorte che volevano ucciderlo; qualcuno altro li mise poi fuori combattimento, solo per poi tirare a lui un pugno sulla mascella. Quella persona pareva fosse Ron Weasley anche se non c'erano capelli rossi in vista.

Se avesse vinto l'altra parte la sua famiglia sarebbe stata punita, rinchiusa ad Azkaban per i loro crimini. Non c'era alcun modo di negare che fossero dei Mangiamorte.

Era la fine dei Malfoy, una cosa che non andava bene a Draco, assieme a tutti i suoi altri rimorsi. Ora gli era chiaro, trasparente come il vetro, cosa avrebbe dovuto fare, cosa dovesse essere fatto. Lui sapeva che l'avrebbe dovuto fare sin dal momento in cui aveva trovato quella piccola scatola mentre stava riparando l'armadio l'anno precedente, ma al tempo era troppo spaventato.

La battaglia infuriava nella Sala d'Ingresso, sempre più Mangiamorte si lanciavano dentro il castello. Draco non voleva assolutamente che l'Oscuro Signore vincesse.

Il Tempo non è una cosa su cui mettere mano. Era una legge bianca e nera nel mondo magico. Ma Draco Malfoy stava per farlo. Corse per i corridoi schivando battaglie e duelli a destra e a manca. Aveva perso la bacchetta di sua madre nell'incendio che Tiger aveva creato nella Stanza delle Necessità. Potter aveva la sua bacchetta, ma stranamente non gli importava. La fine era tutto ciò che riusciva a vedere. Alcune ore da quel momento quella realtà non sarebbe più esistita: ne avrebbe creata una nuova.

Tutto quello che doveva fare era ingoiare le pozioni, leggere il foglio con l'incantesimo e scegliere il punto temporale in cui tornare. L'unica ragione per cui non l'aveva ancora fatto era perché per un folle momento aveva visto un modo per redimere se stesso e la sua famiglia dal loro essere caduti in disgrazia: ottenere qualunque cosa Potter stesse cercando prima che la trovasse; era un diadema di qualche tipo.

Aveva fallito. Aveva perso Tiger. Nonostante non apprezzasse particolarmente la sua compagnia si sentiva come se avesse perso un arto che non si era reso conto di avere.

"Avete combattuto audacemente." La fredda voce si diffuse nella scuola, riecheggiando tra le pareti e i pavimenti. Draco rabbrividì. "Lord Voldemort sa come apprezzare il coraggio".

Bugie. Il Signore Oscuro non apprezza niente se non sé stesso e i mezzi per raggiungere i suoi scopi. Draco si schiacciò contro la parete.

"Tuttavia avete ricevuto gravi perdite. Se continuerete a resistere morirete tutti. Uno ad uno. Io non desidero che questo accada. Ogni goccia di sangue magico versato è una perdita e uno spreco."

Bugie. Bugie. Bugie.

Draco chiuse gli occhi come l'anno appena passato gli sfrecciava nella mente. Studenti picchiati, Nati Babbani uccisi. Per nessuna ragione tranne che erano diversi.

Draco lo capiva adesso, solo non era stato abbastanza coraggioso da ammetterlo. Coraggioso abbastanza da ingoiare le pozioni che aveva preparato e leggere il foglietto dalla scatola che aveva trovato quando stava cercando di riparare l'armadio. L'Armadio Svanitore. Quanto desiderava non averlo mai riparato. Per quanto pensasse che Silente fosse un idiota e leggermente matto in senso negativo, il vecchio sapeva duellare e aveva spaventato l'Oscuro Signore.

Se Silente fosse stato vivo niente di tutto questo sarebbe accaduto.

"Io comando alle mie forze di ritirarsi immediatamente. Avete un'ora. Disponete i vostri defunti con dignità. Curate i feriti."

Il Signore Oscuro continuò minacciando Harry Potter, accusandolo delle morti e dandogli un'ora di tempo per incontrarlo nella foresta.

Potter si sarebbe consegnato.

Draco spalancò gli occhi, infilò la mano nella tasca destra e tirò fuori una delle fiale, le teneva sempre addosso dal momento stesso in cui le aveva preparate durante l'estate. La stappò e ingoiò. Gli gelò le viscere. Calò un silenzio innaturale. Aveva dieci minuti di tempo prima di poter bere la prossima pozione. Vacillando, Draco tornò sui suoi passi. Spinse l'arazzo di lato e entrò nella Sala d'Ingresso. Come lo fece vide entrare Potter, Granger e Weasley che si guardavano intorno. Parevano preoccupati, nessuno più di Potter.

Lo stava per fare, stava per consegnarsi.

Il Signore Oscuro stava per vincere, perché non avrebbe mantenuto la sua promessa di lasciare gli altri vivi. Chiunque fosse contro di lui sarebbe stato ucciso.

Chiunque fosse stato con lui sarebbe stato ucciso.

Draco stava nascosto, guardava i tre entrare nella Sala Grande. Strisciò giù dalle scale, il suo timore aveva preso il sopravvento su di lui.

Potter si fermò all'improvviso barcollando all'indietro. Si girò rapidamente e corse dritto verso dove si trovava Draco. Lanciandosi fuori dal percorso di Potter, Draco lo guardò correre via stringendo saldamente qualcosa in mano.

Potter si stava consegnando.

Draco si diresse verso le porte osservando i corpi allineati. Scorse qualcuno che non apparteneva a Hogwarts. Una volta conosceva la ragazza seduta ai piedi di due morti.

Sembrava passata una vita intera da quando aveva speso con riluttanza del tempo assieme alla strega americana. Non si era mai veramente affezionato a lei, perché lei era troppo turbolenta per i suoi gusti, ma sentiva nostalgia per quei tempi più semplici che lei rappresentava. I giorni prima che sapesse chi fosse l'Oscuro Signore, prima che avesse visto Potter, prima che avesse cercato di essere suo padre.

Lei sedeva ai piedi di due corpi, un'espressione vuota sul suo viso. Draco non l'aveva mai vista così... morta prima. Non aveva bisogno di vedere per sapere a chi appartenevano quei corpi: la strana Auror coi capelli rosa e Remus Lupin- matrigna e padre biologico di Atlanta Black.

Draco si voltò e seguì velocemente i passi di Potter. Appena raggiunta la cima delle scale ingoiò la seconda pozione. Aveva trenta minuti prima di dover prendere l'ultima. Il momento in cui avrebbe dovuto terminare il tutto sarebbe stato allo scadere del limite di un'ora.

"Draco?" chiese una voce fuori posto americana, troppo vicina.

Lui si girò e corse via. Draco doveva andare in un posto in cui lei non fosse stata capace di trovarlo e siccome lei non era familiare con Hogwarts sarebbe dovuto essere facile. Naturalmente, come per la maggior parte delle cose, aveva sbagliato. Atlanta lo seguì e raggiunse facilmente. Lei lo placcò e lui cadde con un 'thud', Atlanta era su di lui.

"Stai progettando qualcosa vero?" lo accusò Atlanta, girandolo e sbattendogli la schiena al pavimento.

Draco era frastornato. Chiuse gli occhi in modo da non vedere i suoi accusatori occhi ambrati. Doveva andare via, aveva bisogno di essere da solo quando avrebbe fatto ciò che doveva fare. Una parte di lui non voleva che nessuno sapesse che stava per andarsene e salvare persone. Chi avrebbe mai pensato che Draco Malfoy salvasse persone? Quella era l'area di Potter. Solitamente Draco voleva solo salvare il suo fondo schiena.

Liberando i piedi da sotto di lei, Draco diede ad Atlanta un calcio nel petto, facendola rovesciare all'indietro con un grugnito. Senza guardarsi indietro saltò in piedi e tirò dritto. Atlanta lo raggiunse velocemente e gli afferrò l'avambraccio, strattonando Draco in modo che la guardasse in faccia. Anche se al momento il Marchio Nero non bruciava, lui cercò comunque di liberarsi con un sibilo, ma sembrava che Atlanta avesse una super forza per qualcuno che pareva così esile e fragile. Le sue lunghe dita si chiusero attorno al suo braccio e lo strattonarono in avanti, verso di lei. I suoi occhi apparivano letali, poi diventarono confusi mentre lo fissava.

"Tu non ci credi" affermò piano Atlanta.

"No (, non ci credo)" esalò Draco, dicendo la verità ad alta voce per la prima volta.

Non si azzardava a guardarla negli occhi.

"Allora vieni con me," disse piano Atlanta, affondando le unghie nel suo braccio.

Draco fece scivolare gli occhi verso di lei, guardandole i piedi. Aveva indosso dei sandali e i suoi piedi erano coperti di gocce di sangue e macerie del castello. Le sue gambe, scoperte perché lei stava indossando pantaloncini per qualche ragione ignota, erano coperte di sporcizia, graffi, e altro sangue. I suoi occhi continuarono a salire verso l'alto, notarono il suo aspetto grigio a causa della polvere di cui era ricoperta. Aveva detriti incastrati nei capelli corvini che erano selvaggi e aggressivamente arricciati.

"Perché sei vestita così?" Draco sentì sé stesso chiedere.

"Scommetto che tua madre è preoccupatissima" lo ammonì Atlanta, ignorando la sua domanda. Gli osservò le vesti bruciacchiate, le strisciate di polvere e sporcizia. Si accigliò. "Hai una bacchetta?". La sua era stretta nella sua mano.

"L' ho persa". Draco sentiva il tempo scivolare via, trascinando tutto ciò che era attorno a lui. Era una strana sensazione. Le cose si sono fatte luminose, poi più offuscate. Più ampie e più brevi. L'immagine di Atlanta passava da nitida a sfocata, parlava prima con un accento del Sud super lento, poi con uno molto acuto e veloce.

La pozione gli stava facendo qualcosa.

"Draco?" chiese Atlanta, notando che lui non era esattamente in sé. "Cosa hai fatto? Cosa hai preso in cima alle scale?"

Qualcosa si schiantò da qualche parte nel castello facendo girare Atlanta. Draco approfittò della sua distrazione per liberare il braccio dalla sua presa.

Era tempo di andare.

"Addio" sussurrò nell'orecchio di Atlanta prima di correre via lungo il corridoio.

Poteva sentirla girarsi e iniziare a seguirlo, ma lui girò l'angolo e si nascose velocemente dietro un arazzo, in un nascondiglio di cui sapeva che lei non era a conoscenza.

"MALFOY!" urlò Atlanta da lontano.

Draco girò bruscamente l'angolo. Corse finché non gli cedettero le gambe. Mentre cadeva al suolo mise la mano in tasca e prese l'ultima fiala. Tirò fuori il foglio mentre si appoggiava al muro del corridoio vuoto. Non sentiva passi che lo seguissero, ma poteva sentire Atlanta che urlava da lontano. Prendendo dei respiri profondi, svuotò la mente. L'ora doveva essere finita. Aprì gli occhi, era come se nella seconda pozione ci fosse un allarme per avvertirlo che era tempo di prendere la dose successiva. Il mondo intero era al contrario, eppure lui era ancora seduto sul pavimento.

Dopo aver tolto il tappo bevve l'ultima pozione. Non sentì niente, ma il mondo si era raddrizzato. Assicurandosi di essere effettivamente solo, lesse l'incantesimo ad alta voce pensando al suo undicesimo compleanno. A undici anni era ancora abbastanza giovane da poter cambiare chi era, cambiare come erano finite le cose. E non era troppo giovane perché sembrasse che si stesse comportando in maniera troppo adulta per la sua età.

"MALFOY!"

Draco aprì gli occhi di scatto, ma non vide nessuno.

Sentì uno strattone nella sua testa e un dolore bruciante. Gli cedettero le ginocchia proprio mentre sentiva Voldemort, l'Oscuro Signore annunciare all'intera scuola: "Harry Potter è morto."

E il mondo diventò grigio con un ultimo grido di "MALFOY!"


L'unica cosa che Draco sapeva a proposito dei viaggi nel tempo era: uno, quello che aveva fatto era illegale; due, non ti è consentito cambiare il Tempo, di conseguenza quello che stava pianificando non era un'idea così favolosa.

Il dolore nella sua testa era peggiore di quando l'Oscuro Signore l'aveva sottoposto alla maledizione Cruciatus. Si premette la testa con le mani e sentì come se si stesse allontanando. Il dolore continuava, ma non sentiva niente. Si sentiva fluttuare, alla deriva nel nulla. Un vortice di visioni, immagini e pensieri gli turbinavano nella testa, troppo veloci perché le potesse elaborare. Era la sua vita che passava velocemente al contrario.

La sua vita non aveva molto, tragicamente.

Poi tutto finì e diventò buio. E non poteva respirare. C'era qualcosa di pesante sul suo petto che gli impediva di respirare. E che continuava a contorcersi.

"Miss Siri, scenda da sopra a Padron Draco!" rimproverò un marcato accento del Sud da qualche parte lontano.

Chi diavolo era Siri?

"Draaaaaaaco! Alzati!" canticchiò un'altra voce, con un accento leggero. Non era marcato come il primo.

Erano entrambi accenti americani, non inglesi.

Draco spalancò gli occhi.

Atlanta Black era sopra di lui. Draco rimase senza fiato per quanto lei era giovane. Studiò il suo viso, le guardò gli occhi ambrati. Gli occhi gli si bloccarono sul suo naso che era un mix del naso di Remus Lupin e l'aristocratico naso dei Black. Più la fissava più lei sembrava imparentata con Lupin.

Come aveva potuto esserselo perso prima?

Perché lei sembrava così giovane? Dov'era lui?

"Miss Siri" sgridò la prima voce.

Chi era Siri?

Atlanta sparì e la pressione sul suo petto si attenuò. Ansimando e deglutendo aria, Draco rotolò fuori dal letto (come era finito a letto?) e cadde sul pavimento con un 'thud', chiedendosi dove fosse questa Siri e come lui fosse arrivato nella sua stanza.

"Draco" Atlanta chiamò lentamente.

Anche la sua voce era strana, era troppo acuta.

Draco si sollevò e si mise in ginocchio. C'erano solo un elfo domestico e Atlanta nella camera.

"Prego?"

Whoa. La sua voce era un pochino acuta. Represse il desiderio di urlare.

"Draco, che c'è?"

Atlanta si inginocchiò accanto a lui mettendogli una piccola mano sulla schiena. Le emozioni lo avvolsero come un fiume in piena, soprattutto la confusione per il fatto che lei lo stava toccando. Nessuno lo toccava eccetto sua madre.

"Padron Draco, lei è sicuro di stare bene?"

Sbarrò gli occhi come l'elfa domestica ficcò la faccia nella sua visuale apparendo alquanto preoccupata.

"Sookie!"

"Ah, bene. Almeno il Padron Draco si ricorda chi è Sookie" disse l'elfa domestica sollevando un sopracciglio.

A Sookie lui non piaceva. Soprattutto perché lui era un cretino sgarbato che la trattava come un verme. Lei era un servitore.

Aspetta, perché Sookie stava chiamando Atlanta Siri? L'ha sempre chiamata Lanty.

"Sookie!" si lamentò Atlanta.

"Miss Siri, glielo avevo detto che non saremmo dovute venire prima delle nove."

"Sono le tre del mattino!" Urlò Draco, riuscendo a mettersi in piedi nello stesso momento in cui si udì un 'crack'.

"Be, volevo svegliarti" ammise Atlanta, (sembrando) alquanto timida. Lei fece alcuni passi indietro. Era vestita da notte, i suoi capelli erano avvolti in stracci per aiutarli a formare i boccoli.

Lentamente Draco sollevò il suo braccio sinistro tirando indietro la manica. Non c'era nessun Marchio, eppure ricordava perfettamente che ce ne fosse uno. Inoltre era molto più basso.

La pozione aveva funzionato. Ricordava ancora tutto dei suoi diciassette anni passati, ma ricordava anche cose che era sicuro non fossero mai accadute.

Accigliato, Draco fissò Atlanta.

"Sei venuta per augurarmi buon compleanno?"

"Sì, hai undici anni oggi!" esclamò lei, spalancando le braccia "quest'anno potrai andare a Hogwarts!"

Questo non era avvenuto. A questo punto erano anni che non vedeva Atlanta, visto che era cresciuto abbastanza da evitare appuntamenti per giocare con lontani parenti. Il suo undicesimo compleanno era stato svegliato da Dobby alla solita ora, non alle tre del mattino da Atlanta Black.

Draco provò un lieve panico. Aveva viaggiato indietro nel tempo o da tutt'altra parte?

"Miss Siri, dobbiamo tornare" disse Sookie occhieggiando stancamente Dobby, l'Elfo Domestico di casa Malfoy.

Quando era arrivato Dobby? Dobby era vivo! Ed era ancora il loro Elfo Domestico.

Draco non aveva idea del perché questo lo esaltasse così tanto. Era forse un effetto collaterale del viaggiare nel tempo?

"Padroncino?" chiese Dobby spaventato. I suoi grandi occhi sfrecciavano per tutta la camera.

"Be, Draco, buon compleanno!" strillò Atlanta posando un pacco incartato sul suo letto. "Lascio questo qui con te, io devo andare a letto."

Saltellò verso Sookie, sorrise e diede una pacca sulla testa di Dobby. Sookie le agguantò la mano e sparirono con un altro 'crack'.

"Ha funzionato" mormorò Draco fissandosi le piccole mani.

Draco si prese un momento per prendere atto del suo essere più piccolo mentre Dobby si contorceva le mani. Draco saltò in piedi e corse verso la finestra per guardare fuori. Il parco della villa era ammantato di oscurità, ma appariva come lo ricordava prima che Voldemort prendesse il sopravvento. Velocemente iniziò a passare in rassegna tutto ciò che stava sulla sua scrivania. Ma a dieci anni non aveva nessun documento o altro con informazioni vitali. Corrucciato si voltò verso Dobby.

"Prendimi i più importanti numeri della 'Gazzetta del Profeta' degli ultimi dieci anni."

Dobby se ne andò con un 'crack'. Draco camminò avanti e indietro per venti minuti fino a che Dobby non riapparve tenendo una pila di vecchi giornali. Draco li esaminò e esalò un sospiro di sollievo. Tutte le cose importanti erano successe. Niente era cambiato se non alcune memorie più personali, ma il mondo era lo stesso. Draco si riempì di gioia e afferrò l'elfo e iniziò a scuoterlo.

"Dobby, ha funzionato!"

"Dobby è contento!" squittì l'elfo, non apparendo per niente contendo.

Draco lo lasciò andare e si sedette sul suo letto.

Aveva funzionato. Voldemort era un ombra di quello che era stato e Harry Potter era vivo.

"Fantastico" esalò Draco.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Alies