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Autore: Ghostclimber    10/11/2018    5 recensioni
Rukawa, dopo i campionati nazionali, sembrava aver imparato a fare gioco di squadra, ma ultimamente sembra essere tornato il solito egocentrico.
Il neo capitano Miyagi incaricherà Sakuragi di indagare sullo stato d'animo del loro asso...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Ryota Miyagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy HanaRu day a tutti!

Fiuuu, per fortuna ho guardato il calendario, se no avrei finito per pubblicare durante il RuRu day (battuta di merda, non preoccupatevi, mi picchio da sola).

Anyway, anche l'ispirazione è arrivata all'ultimo momento: appena mi sono resa conto che si avvicinava il 10novembre ho cominciato a pensare a qualcosa e hanno cominciato a venirmi in mente un sacco di storie in cui Hana era più uke dell'uke per antonomasia (cioè l'altra scimmietta, Kiyota).

Spero vi piaccia, lasciatemi un commentino se vi va! :3

 

 

 

 

Ryota Miyagi scrutava preoccupato Rukawa.

Da un paio di settimane, il loro asso pareva non essere in grado di giocare al meglio: certo, i suoi canestri erano sempre perfetti, le sue azioni precise, ma mancava di eleganza e scioltezza, e solo quel giorno aveva rischiato di perdere possesso di palla almeno dieci volte buttandosi in azioni individuali che non avevano ragione di sussistere.

Erano mesi che non si comportava così. Dopo la partita contro il Sannoh era sembrato che avesse imparato a non considerare la palla una proprietà privata e il resto della squadra come un branco di schiavetti buoni solo a passargliela sotto canestro, ma negli ultimi tempi sembrava essere regredito.

Miyagi aveva provato a parlargli, ma tanto sarebbe valso parlare con un muretto di mattoni. Quindi aveva chiamato in soccorso l'ex capitano Akagi, che aveva avuto gli stessi identici risultati. Idem per Kogure. Mitsui si era beccato un pugno sul naso, e persino Sendoh, che aveva agito per conto proprio dopo una partita dello Shohoku a cui aveva assistito, era stato ignorato; quando era andato a parlargli per capire se avesse ottenuto qualcosa, Miyagi si era sentito dire: -Mi ha ignorato così tanto che per un paio di minuti mi sono sentito invisibile.

 

-Hanamichi, vieni un attimo qui, per favore!- esclamò Miyagi, -Voialtri continuate ad allenarvi!

-Ehi, Pigmeo, guarda che per una volta non ho fatto niente!- protestò Sakuragi, avvicinandosi a mezza corsa alla panchina davanti alla quale il capitano stava in piedi a braccia incrociate.

-Lo so, tu non c'entri. Ma ho bisogno del tuo aiuto.

-Per cosa?- chiese Sakuragi attonito.

-Rukawa. Non so se hai notato che...

-Che ultimamente dorme in piedi? Che è distratto? Che ha ricominciato ad isolarsi? Ovvio.- Miyagi lo guardò storto.

-Beh, non mi aspettavo che fossi così attento a lui...- commentò, stupito. Sakuragi sospirò profondamente, si guardò intorno per controllare che nessuno li stesse ascoltando, poi disse: -Senti. Lo so che il campione è lui. All'inizio del campionato invernale eravamo delle macchine da guerra, poi lui ha ricominciato a fare la principessina e siamo tornati ai vecchi tempi, quando dovevamo arrancare con le unghie e con i denti per ottenere una vittoria. Nelle ultime due partite abbiamo vinto per botta di culo.- Miyagi rimase in silenzio, stupito che Sakuragi avesse ammesso la superiorità di Rukawa e che fosse arrivato a definire le proprie azioni come botte di culo. Per prima cosa, ci tenne a chiarire la questione: -Non abbiamo vinto per botta di culo. Abbiamo vinto grazie alla tua presenza in difesa. Se fossi stato discontinuo come in primavera, saremmo già fuori dal campionato, probabilmente anche col culo frantumato dal Gorilla.- Sakuragi accettò il complimento con uno scintillio negli occhi. Da quando era tornato dalla riabilitazione, proclamandosi il Genio anche di quello, era cambiato moltissimo: era maturato, il suo gioco si era fatto più incisivo, e anche se si metteva spesso a sparare le sue cavolate e a fare il pagliaccio non perdeva più tempo prezioso, risparmiando le buffonate per i momenti di pausa e gli spogliatoi.

-Devi parlargli.- disse Miyagi, alzando un po' la testa per guardare negli occhi l'amico.

-Io? Pigmeo, cosa cazzo ti fumi?

-Tu. Dai, cazzo, sei l'unico che lo fa reagire! L'unica volta che l'ho visto vivace nelle ultime due settimane è stato giovedì scorso, quando vi siete menati.- Sakuragi ci pensò su un attimo, poi si arrese e disse: -Va bene, ci proverò. Ma non garantisco nulla.

-Lo so. Grazie.- Miyagi lo congedò con un cenno del capo e Sakuragi tornò in campo; alle domande curiose di Kakuta rispose che il capitano aveva finalmente capito la grandezza del Genio e che stavano ideando una tattica segreta per sbaragliare gli avversari.

-Hai fatto bene a chiedere a lui.- disse la voce dolce di Ayako; Miyagi si voltò verso di lei e si ritrovò ad annegare nei suoi magnifici occhi.

-A-a-a-aya-chan!- balbettò. Si stava abituando ad avere un rapporto più stretto con lei, ma quando se la trovava davanti così all'improvviso aveva ancora qualche problemino di tachicardia. La bella manager ignorò saggiamente la sincope del capitano e proseguì: -Hai fatto bene, perché il problema di Rukawa è proprio lui.

-Eh?!- sbottò Miyagi. Ayako fece un breve cenno col capo in direzione di Rukawa, e Miyagi lo guardò: aveva le sopracciglia aggrottate in un lieve accenno di un'espressione triste e tormentata e fissava Sakuragi che si stiracchiava la schiena prima di riprendere a correre. Non aveva nemmeno ribattuto col solito “Do'aho” al proclama del compagno. Miyagi amplificò mentalmente l'espressione di Rukawa, che si trasformò nella faccia adorante e sbavante di una qualsiasi delle sue fan. Tipo Haruko, ecco, che era appena collassata sulla panchina dopo che Rukawa si era sistemato le parti basse con un breve tocco noncurante di una mano prima di ricominciare a correre. Miyagi girò la testa verso Ayako, con movimenti rigidi da cervicale bloccata, e la trovò che lo fissava con sospetto.

-Che c'è,- chiese la ragazza, aggressiva, -Ti fa schifo?

-Non credo, no... i gay non mi fanno né caldo né freddo, fin quando non puntano al mio culo. È solo... Rukawa che prova dei sentimenti?

-Solo perché non li mostra, non significa che non ne abbia.- ribatté Ayako. Miyagi rimase per qualche istante immobile sotto il suo sguardo severo e deciso, poi sospirò e disse: -Ayako, non so cosa faremmo senza di te.- la ragazza si addolcì, poi riprese ad agitare il ventaglio verso i giocatori, mentre anche il capitano tornava in campo.

 

Due ore più tardi, Miyagi rivolse uno sguardo d'intesa a Sakuragi. Rukawa era ancora sotto la doccia, e i due avevano volutamente cazzeggiato, fingendo di divertirsi un mondo a cambiare i lacci delle scarpe, così che lo spogliatoio si era svuotato, lasciando soli loro tre con il sottofondo della radiolina waterproof di Yasuda, che ormai era diventata patrimonio condiviso della squadra, dalla quale Bon Jovi cantava dolcemente: “Tonight there ain't no miracles washing up on this beach, the angels left here long ago but I still believe... that maybe, someday, I will hold your hand, and maybe someway, we'll trace our footsteps in the sand, and just walk away...”. Miyagi si alzò e disse a bassa voce: -Mi raccomando, Hanamichi.- l'altro stava per rispondere qualcosa, quando la radio si zittì, il sibilo dell'acqua della doccia terminò con un lieve cigolio del rubinetto, e un lievissimo fruscio indicò che Rukawa stava armeggiando con un asciugamano. Sakuragi annuì, e Miyagi uscì dallo spogliatoio con il borsone a tracolla.

 

Sakuragi finse di essere ancora concentrato sui lacci delle scarpe, ma con la coda dell'occhio vide Rukawa emergere da dietro gli armadietti e sussultare.

-Ohi, Rukawa.- salutò, poi ebbe tempo di contare fino a ventotto prima che l'altro rispondesse: -Nh.- un po' intimorito all'idea di avvicinarglisi mentre era ancora praticamente nudo, posò piano la scarpa e mosse qualche passo verso di lui.

 

Rukawa si irrigidì. L'aveva sentito alzarsi dalla panca, e la sua ombra proiettata dalle lampade al neon si stava avvicinando.

No, vai via, ti prego, vai via.

-Rukawa...

Mai una volta che mi dai retta, eh? Ma d'altronde non ho parlato ad alta voce. Ho solo pensato.

-Rukawa, che hai?

Ho che quando sei così vicino mi manca l'aria, ecco che cos'ho.

-Rukawa, seriamente. Ci stai facendo preoccupare. Mi stai facendo preoccupare.

Tu che ti preoccupi per me? Ma fammi un po' il piacere. Non sono nessuno, per te, se non uno da odiare, da disprezzare... e se sapessi... oh, Hanamichi, se sapessi... mi odieresti ancora di più.

-Ti prego, Rukawa, rispondimi.- la mano di Sakuragi si posò sulla nuca fresca e umida di Rukawa.

-Kaede.- disse Rukawa, pentendosene all'istante.

Bravo idiota, chiedergli di chiamarti per nome è davvero un ottimo sistema per evitare di fargli scoprire quel che provi per lui. Perché non lo baci, già che ci sei? Perché non ti butti in ginocchio e gli giuri eterno amo...

-Kaede.- si corresse Sakuragi. La sua mano si mosse quasi impercettibilmente sulla nuca di Rukawa, in una microscopica carezza che non passò inosservata.

-Cosa vuoi?- chiese Rukawa, immobile a fissare la divisa piegata diligentemente su una mensola del proprio armadietto, in tono più rude di quanto avrebbe voluto.

-Voglio sapere che cosa ti prende. Sei distratto, non fai più gioco di squadra...

Non posso. Non posso, Hanamichi, cazzo, non posso. Perché tutte le volte che ti passo la palla tu sorridi e a me viene voglia di saltarti addosso.

Rukawa si chinò, prese i boxer e li infilò, poi lasciò cadere l'asciugamano. La mano di Sakuragi non si era mossa. Assecondò i suoi movimenti, tracciando piccole strade roventi sulla sua pelle, ma non lo lasciò. Rukawa prese anche i pantaloni, li dispiegò e li infilò, mettendoci un sacco di tempo ad allacciare i bottoni.

-Lasciami andare, devo mettere la maglietta.- disse. La carezza diventò una morsa ferma che si chiuse sul suo trapezio e lo forzò a girarsi. Rukawa represse un brivido, quando gli occhi nocciola di Sakuragi agganciarono i suoi.

-Ru... Kaede. Per favore, dimmi che cos'hai.- ora, la preoccupazione nella sua voce era evidente, e Rukawa sgranò gli occhi nel rendersi conto che davvero Sakuragi era in ansia per lui. Il cuore gli sfarfallò impazzito nel petto.

Ho che ti amo. Ma non posso certo dirtelo.

Gli occhi di Sakuragi sfuggirono ai suoi per un istante, poi tornarono, illuminati da uno scintillio deciso: -Senti. So che magari ho un modo strano di dimostrarlo, ma ci tengo a te. Vorrei aiutarti, se posso. Non adesso, se non vuoi, capisco che magari hai bisogno di tempo, ma... io ci sono, ecco. Ci sono. Per te. Tienilo a men...- Rukawa cominciò a maledirsi, mentre le sue braccia si alzavano e gli cingevano il collo.

Deficiente. Non piangere. Cretino. Non fare la checca. Mentecatto. Non piangere. Rincoglionito. Non fare la checca. Minchione. Non pian...

Le braccia di Sakuragi si strinsero sulla sua schiena nuda, e lo strinsero contro quel corpo scultoreo che Rukawa aveva solo immaginato, basandosi sui rapidi e violenti contatti che le loro frequenti risse avevano causato. Percepì la zip della felpa di Sakuragi contro il proprio sterno e non poté evitare di poggiare il capo nell'incavo della sua spalla. Il braccio destro di Sakuragi si strinse attorno alla vita magra di Rukawa, mentre l'altra risalì e si immerse nei suoi capelli per impedirgli di allontanarsi, approfondendo ulteriormente il contatto tra il suo viso e il proprio collo. Le labbra di Rukawa gli sfiorarono una clavicola, lasciata scoperta dalla felpa chiusa solo per metà, e improvvisamente il battito del suo cuore raggiunse una velocità pericolosa.

Mi stai abbracciando. Perché? Ti faccio pena?

Una lacrima scese, incontrollata, lungo lo zigomo di Rukawa, che se ne accorse troppo tardi e non poté impedirle di posarsi sulla pelle di Sakuragi, che sussultò.

Adesso mi prenderà per il culo a vita. Mi sono guadagnato un biglietto di sola andata per l'inferno. Risata di scherno fra tre, due, uno...

-“It's ok...”- cominciò a cantare dolcemente Sakuragi, -“To be a little broken... everybody's broken, in this life...”- Rukawa riconobbe una canzone del suo adorato Bon Jovi e cominciò a tremare contro il corpo solido di Sakuragi, che continuò: -“It's ok, to be a little broken... everybody's broken, you're alright...”- di colpo, Rukawa si rese conto della situazione, e si staccò brutalmente dall'abbraccio.

Scappa. Corri. Vattene. Se resti qui manderai tutto a puttane.

Rukawa sbatté di schiena contro gli armadietti, causando un fragore metallico che rimbombò nello spogliatoio vuoto. Sakuragi lo fissava, le braccia ancora protese, con uno sguardo stupito e addolorato. Rukawa tentò di convincersi che era ferito perché il suo tentativo di consolazione non era andato come previsto.

Smettila, smettila di guardarmi così, cazzo. Perché vuoi illudermi? Perché vuoi farmi credere che ci tieni a me? Non ti basta avermi ai tuoi piedi?

Come se Sakuragi avesse udito i suoi pensieri, il suo sguardo cambiò, e si accese di una scintilla astiosa. Si fece avanti, e con poco garbo sbatté Rukawa contro gli armadietti e lo trattenne, le mani calde sulle sue spalle gelide.

-Adesso la pianti, va bene? Mi sono rotto di te che fingi di essere un automa! Poi ci credo che sei nevrotico, non esiste che non te ne freghi proprio niente di niente!

-A me frega del basket. E basta.- trovò la forza di mentire Rukawa.

-No, neanche di quello te ne frega, ultimamente. Sai di essere peggiorato nelle ultime settimane. Non mentire a te stesso!

Ma che ne sai? Io non mento a me stesso. Mento solo a te. Perché non posso sopportare l'idea di perderti, di leggere il disgusto nei tuoi occhi. Io so la verità. Non mi piace, ma la accetto.

-Parla, cazzo!- ordinò Sakuragi, scuotendolo contro gli armadietti.

-Va bene, vuoi che parlo?- sbottò infine Rukawa, stanco da tante notti di sonno disturbato e provato per quell'assedio che sembrava non voler aver fine, -Ok, parlerò! Ma non lamentarti se quello che dirò non ti piacerà!

Quello non è parlar... oh, beh.

Rukawa si liberò della presa di Sakuragi, si sporse in avanti e lo baciò con foga. Aggredì le sue labbra come se fosse una belva feroce con la preda, le forzò con la lingua e leccò la sua, poi si scostò, bruscamente come si era avvicinato.

Il fatto che Sakuragi non avesse risposto al bacio non era certo passato inosservato. Rukawa approfittò del suo smarrimento per prendere la maglietta e il borsone e correre fuori, prima di scoppiare davvero a piangere, per la prima volta da quando era bambino.

Hai rovinato tutto, hai rovinato tutto, hai rovinato tutto.

Una mano ghermì l'orlo dei suoi pantaloni, e Rukawa venne trascinato indietro. Cadde a terra.

Sì, sì, ti prego, picchiami. Fammi male... uccidimi. Così non dovrò più vivere con la consapevolezza di disgustarti.

-Porca troia, Rukawa, poi l'idiota sono io, eh?- Sakuragi si portò in piedi di fronte a lui, le gambe divaricate ai lati di quelle di Rukawa, che si stupì: era davvero stupido, per un teppista così esperto di risse, esporsi in quella maniera rischiando un calcio nei coglioni. Era come se si stesse andando a cercare il knock out istantaneo.

Poi, tutto si chiarì. Sakuragi cadde sulle ginocchia, a cavalcioni delle cosce di Rukawa, che non poté far altro che chiudere gli occhi e aspettare l'inevitabile testata.

Che non venne.

Rukawa schiuse gli occhi con cautela, e si trovò il volto incazzato di Sakuragi a poca distanza dal proprio. -Poi l'idiota sono io?- ripeté Sakuragi, -Perché credi che continuo a passarti la palla anche se so che poi giochi da solo e ti prendi tutta la gloria? Perché so che hai bisogno del basket. Perché credi che io sia qui a perdere il mio tempo per capire che cazzo ti prende? Perché sono davvero preoccupato per te. Perché credi che...

-Smettila.- disse Rukawa, lasciandosi andare fino a sdraiarsi sul pavimento gelido, -Smettila, per favore. Ammazzami di botte e falla finita.- si coprì gli occhi con un braccio e attese.

-Poi l'idiota sono io.- ripeté Sakuragi per la terza volta, da qualche parte nel buio sopra a Rukawa.

Qualcosa di caldo e morbido si posò sulle labbra della matricola d'oro, che scostò il braccio, e con esso anche Sakuragi, che protestò: -Ehi, io non ti ho menato quando tu hai baciato me!- Rukawa rimase a fissarlo stralunato.

Lo fai solo perché sono bello.

-Lo fai solo perché sono bello.- stavolta, Rukawa espresse i propri pensieri a voce alta.

-Scusa, sai, a me non piacciono le persone solo perché sono belle.- rispose Sakuragi, roteando gli occhi, -Altrimenti ci sarei uscito, con Sendoh.

-Sendoh?!

-Oh, ci stiamo svegliando, vedo! Sì, Sendoh, mi ha chiesto di uscire una settimana fa. Anche Mitsui ci ha provato, ma ho detto di no anche a lui.- agitò una mano, come se fosse una questione di scarsa importanza, da liquidare alla svelta. -Senti.- disse dopo qualche istante, -Io ci riprovo. Se mi mandi via ancora, però, ti picchio.- prima che Rukawa riuscisse a capire cosa intendesse, Sakuragi si chinò nuovamente su di lui e lo baciò. Rukawa rimase ad occhi aperti ad assaporare il tocco delle sue labbra, e la sua lingua che chiedeva permesso.

Rimase a guardarlo mentre si scambiavano un bacio dolce e ardente, perché non voleva perdersi un istante, voleva avere ben chiaro chi fosse a baciarlo. Le palpebre di Sakuragi fremettero e si aprirono, e il suo sguardo incontrò quello di Rukawa. Si scostò.

-Cioè, tu baci con gli occhi aperti? Sai che è inquietante?

-Perché lo fai?- sbottò Rukawa.

-Oh, cazzo. Ru... Kaede, porca puttana, mi pare ovvio. Mi piaci, ci tengo a te. Tengo a te in quel modo che ti fa venir voglia di baci e coccole, non in quel modo che ti fa venir voglia di pacche sulle spalle e serate in sala giochi.

-Cosa...?- Sakuragi sbuffò esasperato e si lasciò cadere contro il petto di Rukawa. -Sei impossibile... ma mi sa che è per questo che ti amo.

Mi ama. Mi ama. Mi ama. Ha detto che mi ama.

E se mi stesse prendendo in giro?

Rukawa prese tra le mani la testa di Sakuragi, la girò verso di sé e per un attimo non poté che stare immobile a guardare le sue gote rosse di imbarazzo, i suoi occhi lucidi di felicità, commozione e... sì, stava dicendo la verità. Passò una mano tra i suoi capelli fulvi, con l'altra gli accarezzò il lobo di un orecchio, poi lo trasse a sé per baciarlo di nuovo, lentamente, come assaporando un boccone del proprio piatto preferito. E aveva la vaga impressione che il pollo al curry fosse stato appena soppiantato dalla bocca di Hanamichi Sakuragi, in quanto a classifica dei sapori. Era calda, umida, morbida, sapeva di lui, sapeva di entrambi, di dentifricio e Pocari Sweat.

-Stai migliorando. È già due volte che non scappi e non mi meni.- commentò Sakuragi, sorridendo, quando furono costretti a smettere per respirare. Un pugno, leggero, lo raggiunse al fianco: -Ouch! Come non detto...- rise teneramente. Anche se Rukawa non aveva detto di amarlo, era chiaro che fosse così: la sua crisi era troppo intensa per riguardare una semplice attrazione fisica, e Sakuragi, che con le ragazze non aveva mai battuto chiodo ma che a quanto pareva faceva faville con i maschi, se ne rendeva perfettamente conto. Si alzò, liberandolo dal proprio peso, e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi: -Dai, Kitsune. Vestiti, prima di prender freddo.- Rukawa si guardò il petto, rendendosi conto in quel momento di non avere ancora indossato la maglietta. Si vestì rapidamente, poi il suo sguardo tornò a posarsi su Sakuragi, in una muta richiesta che fu accolta con molto piacere. Sakuragi gli prese la mano e si baciarono di nuovo, piano, a fior di labbra; poi, un pugno colpì lo stomaco di Rukawa, che era impreparato e si piegò in due: -Ahia!

-Così impari, occhio per occhio.

-Do'aho...- Sakuragi continuava a sorridere, incapace di controllare la propria felicità.

-Facciamo un pezzo di strada insieme, che ne dici?- chiese il rosso.

-Nh... ok.- rispose Rukawa. Dopo un quarto d'ora, Rukawa parlò, il capo chino sulla bici che stava spingendo a mano: -Hanamichi... anch'io.- Sakuragi spostò la mano destra al centro del manubrio della propria bici, e con l'altra raggiunse quella di Rukawa e la strinse.

-Quindi... da domani torni il Rukawa che ci piace tanto?- chiese.

-Forse.

-Come, forse?! Ma io ti...

-Solo se stai con me.- il cuore di Rukawa prese la rincorsa e si lanciò giù da un precipizio. Poco dopo fu raggiunto da quello di Sakuragi, che con voce tremante rispondeva: -Sì.

 

 

Nota: le canzoni (entrambe di Bon Jovi perché ultimamente sono in trip con le sue ballad) sono Maybe Someday e Everybody's Broken. Ascoltatele, se vi va, le ballad di Bon Jovi sono il top dei top.

Il titolo è ripreso da una delle ultime puntate della serie, quando Rukawa è in sclero perché Anzai gli vieta di andare in America e si mette a giocare come un kamikaze durante gli allenamenti.
   
 
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