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Autore: Lux in Tenebra    10/11/2018    1 recensioni
"Luce e oscurità.
In un mondo grigio, è quasi impossibile definire dove finisca l'una e inizi l'altra.
Un inteccio di anime legate da un filo rosso sangue. Il loro silenzioso patto stretto alla luce della luna e una maledizione antica che consuma tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Le tenebre nascondono.
La luce acceca.
Non c'è una via giusta da prendere, solo tante scelte e due anime unite dal caso.
L'umanità si illude di essere arrivata in cima, ma lì, tra gli alberi più alti, nelle foreste più profonde, esistono creature molto più antiche.
Lui vive.
E ha una storia da raccontare.
Riuscirà il sentimento per la donna dagli occhi ambrati a sbocciare?
O avvizzirà sotto il peso di un passato segnato a fondo sulla pelle?"
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Offenderman, Slenderman, Splendorman, Trendorman
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 9

“Legami fraterni.”

 
 
Attraversai la porta di casa, fradicio dalla testa ai piedi come un pulcino appena uscito dall’uovo. Grondavo acqua e umidità da tutti i pori, uno sguardo accigliato era dipinto sulla pelle bianca.

Scossi per un secondo il corpo, cercando come potevo di togliermi di dosso quella sensazione gelata.

Un chiacchiericcio lontano mi accolse sulla soglia, mentre il tepore delle luci accese e il morbido tappeto all’entrata mi facevano sentire il benvenuto, specialmente per la scritta rovinata su quest’ultimo. Tutte le giacche erano appese all’attaccapanni, segno che i miei fratelli erano finalmente tornati a casa. Non mi tolsi la mia, non ancora, preferivo farlo in camera.

Sentii la sonora voce di Offender provenire dal salotto narrare le sue gesta ad un Trender che, condiscendente, continuava a rispondere con brevi frasi alle sue esclamazioni.

Portai la mano al viso e mi diressi dall’altro lato, verso le scale.

Salii in tutta calma, diretto verso la mia camera per cambiarmi e rendermi decisamente più presentabile. Solo allora mi sarei messo alla ricerca di mio fratello minore.

Splendor avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni convincenti. Ero deciso, senza risposte non avrei potuto rilassarmi nel mio letto. Nonostante la stanchezza delle mie carni, non l’avrebbe passata liscia.

Proprio in quegli istanti, per una coincidenza del fato o un bacio della fortuna, il suddetto apparve sulla soglia della sua camera, salutandomi con un gesto automatico, tutto mogio, completamente assorto nei suoi pensieri.

“Slender…” Accennò, inclinando leggermente la testa in avanti. Poi, come colpito da un’improvvisa realizzazione, si accorse di botto che ero davvero io, rizzandosi sulla schiena. I grossi occhi di un verde così scuro da parer quasi nero vennero presi dal nervosismo, allargandosi oltremisura, per poi schizzare veloci tra la mia figura e le sue mani ancora guantate nonostante il pigiama che stava indossando.

Sbattei velocemente le palpebre interne, osservando di rimando con sguardo interrogativo la sua silhouette, incrociando le braccia.

Tutti quei colori così accesi sui suoi vestiti mi confondevano il cervello. Perché doveva sempre assomigliare ad un arcobaleno che cammina?

Spostai l’attenzione sul suo viso, gli occhi calcati di nero, le guance dipinte di un leggero grigio assai differente dal solito rosa appena accennato: non doveva aver chiuso occhio, ne ero certo.

“Cosa ti è successo?!” Esclamò lui per primo, fissando i miei vestiti fradici.

“… nulla. Sono stato colto all’improvviso dalla pioggia ed ero troppo stanco per teletrasportarmi qui.” Minimizzai, spostando lo sguardo verso la finestra più vicina. La pioggia picchiettava ancora forte sui vetri. “Splendor, da quanto tempo è che non dormi esattamente?” Nonostante cercassi di mantenere un contegno esteriore, la preoccupazione al centro del petto crebbe.

Appena sentito il suono della mia voce, sobbalzò così tanto, che per qualche secondo credetti sarebbe saltato fuori dai suoi stessi vestiti.

Si ricompose con lentezza, a dir poco esausto, per poi strofinarsi la guancia. Nonostante tutto si reggeva ancora bene in piedi, segno che il potere assopito nel suo stesso animo non era da poco.

“Da non molto…” Incertezza aleggiava nella sua voce, mentre le sue stesse dita tiravano la manica della maglia per sistemarsi. “Una settimana e mezzo all’incirca.” Ammise poi, spostando lo sguardo dall’altro lato della stanza, evitando appositamente di guardarmi, nella speranza, forse, che sarei sparito di botto se non fossi rimasto nel suo campo visivo.

“Ah…” Un suono afono involontario lasciò le mie corde vocali, prima che quelle parole mi colpissero in pieno viso. Potrei dire quasi letteralmente tanto la cosa mi scioccò.
“Non dormi da una settimana e mezzo?!” Sbottai, le poche energie rimaste mi risalirono su, sotto forma di sangue nero che mi andava diritto al cervello.

Lui rimase in silenzio.

“Qual è il motivo?” Chiesi, la mia voce decisamente più bassa di un tono, sebbene ancora ferma.

Nessuna risposta arrivò.

Quella pausa riportò alla memoria ciò che era stato sepolto sotto gli avvenimenti recenti. Un piccolo, ma vitale, particolare ritrovò la strada che conduceva ai miei pensieri.

“In più, sono venuto a conoscenza di un certo cellulare di cui nessuno mi aveva mai parlato prima.” Portai le mani ai fianchi, più per reggermi da solo che per assumere una posa autoritaria.

Lui, intimorito, indietreggiò di un passo, mettendo le mani innanzi. Gocce d’acqua fredda gli imperlavano la fronte prima asciutta.
“P-posso spiegare!” Esclamò nel frattanto che i suoi palmi guantati si agitavano con veemenza, mantenendo tale lo spazio che ci separava.

“È quello che io spero tu faccia.” Controbattei con la gola inusualmente arsa per essere bagnato dalla testa ai piedi.

Si morse nervosamente un labbro per poi sussurrare piano, rispondendo alla prima domanda. “Sono i soliti incubi che non mi fanno dormire.”

Una fitta mi prese il cuore. Più preoccupato di prima, mi avvicinai ulteriormente a lui. “Saresti potuto venire da me… avrei cercato un modo per aiutarti, Splendor. Perché non l’hai fatto? Sono tuo fratello maggiore dopotutto.”

Chiuse gli occhi, facendo una breve pausa che mi parve durare anche troppo. “Hai già tanto a cui pensare, fratello, non volevo metterti altri pesi sulle spalle e poi, per quanto riguarda il telefono… volevo poter rimanere in contatto con Trender senza dovermi preoccupare di doverlo cercare per delle ore ogni volta che ho bisogno di lui. E’ conveniente poter usare un cellulare dalla distanza e non si impiega la stessa quantità di energie.” Dichiarò poi lui, schiudendo le palpebre per poi abbassare nuovamente lo sguardo.

“Ma allora perché non me l’hai detto?” Domandai, rilassando le lunghe braccia sui fianchi.

Altri quattro occhi si unirono nel frattempo, fissando la scena dal piano di sotto.

“Perché sei un palo in-!” Provò a dire Offender dal basso, ma la pronta mano di Trender provvide a tappargli la bocca prima che potesse finire la frase.

Alzai gli occhi al cielo: come sempre origliare era il loro hobby preferito.

Splendor fissò con sguardo stupefatto Offender, per poi schiarirsi la gola e riprendere il discorso, cercando di ignorare ciò che lo aveva appena interrotto.

“Perché avevo paura ti saresti sentito escluso se avessi saputo…” Confessò infine, prendendo a tirare nervosamente le punte dei guanti, senza però mai toglierli.

Regnò nuovamente il silenzio più totale. Perfino le proteste soffocate di Offender, che stava lottando con Trender per poter dire la sua al piano di sotto, si erano zittite.

Splendor, vedendomi così quieto, aprì la bocca, emettendo un sommesso balbettio che poi si trasformò in parole. “M-mi dispiace.” Chinò ulteriormente il capo.

Sospirai, portando la mano al viso. “Va bene, per questa volta. Se me lo avessi detto prima, però, sarebbe stato meglio.” Il suo viso si illuminò, come rasserenato dalle mie parole. Tuttavia, non avevo ancora concluso il discorso. “Ma sia meglio che un’evenienza simile non si ripeta più in futuro. Ho bisogno di sapere ciò che fate.” Rivolsi lo sguardo agli altri due. “La cosa vale anche per voi ficcanaso!” Alzai la voce con tono severo per farmi sentire, facendo sobbalzare Offender. Trender, invece, rimase totalmente indifferente, aggiustandosi gli occhiali con un viticcio.

Riportai l’attenzione al fratello che avevo davanti, avvicinandomi, per poi posare con calma la mano sulla sua spalla. “Non voglio che corriate dei rischi inutili, specialmente quando ne sono all’oscuro. Senza sapere, non posso aiutarvi.” Conclusi, ammorbidendo la voce, guardandolo diritto negli occhi.

L’espressione di lui mutò in uno stanco sorriso, sussurrando a mezza voce un “grazie”.

Poi, portando la mano nella tasca della giacca, annunciai: “Ho trovato qualcuno che potrà aiutarci mentre ero fuori, quindi vi pregherei di prepararvi come si deve e riposarvi per bene prima di incontrarla. Io farò lo stesso. Sarò diretto, vorrei che deste il meglio di voi, quindi cercate di…” Feci una pausa, passando lo sguardo tra i tre, per poi guardare in basso con una certa rassegnazione. Ci sarebbe voluto un miracolo per non far scappare via a gambe levate la rossa. Era un po’ come chiedere la luna, ma parte di me sperava vivamente che sarebbe accaduto un miracolo. Gli ostacoli non erano ancora finiti. “…non comportarvi come fate di solito. Trender mi farà il grande favore di spiegarvi come è iniziata l’intera faccenda, visto che sono esausto. Appena mi sentirò abbastanza riposato, vi racconterò il resto.”

“Incontrarla? E’ una donna per caso?” Offender alzò la testa, allungando il collo nella mia direzione, finalmente libero dalla presa di Trender che lamentava una probabile sgualcitura del suo prezioso maglione. Il suo livello di interesse si era alzato di botto.

E ti pareva.

“Si, una strega per la precisione, bisogna stare attent-“  Prima che potessi finire il periodo, lui iniziò a tempestarmi di domande, una dopo l’altra, a velocità inaudita.

“Com’è? E’ sexy? Corporatura? Come ha il seno? Di che forma ha il sedere? E’ tipa da stare sotto o sopra?” Attraversò le scale in poche falcate, raggiungendomi di botto, fermandosi a due passi da me.

La vera domanda è… come è possibile che siamo imparentati? E’ più assetato di una pianta grassa nel deserto.

Splendor portò una mano al viso, desiderando sparire in quell’esatto istante, un parere con cui concordavo alla perfezione.

“Non è qui per questo, Offender. Ho fatto un patto di sangue con lei, le ho promesso che non le avremmo torto un capello se ci avesse aiutato e vorrei che, almeno per questa volta, non provassi ad infastidirla. Anzi, non devi proprio.” Sottolineai con sguardo penetrante, incrociando le braccia sul petto.

“No, certamente.” Controbatté lui, sul suo volto un’espressione senza sorriso, bizzarramente seria, cosa che non gli si addiceva per niente visto il suo carattere. “Dopotutto non è fastidio, se lei lo vuole.” Un grosso ghigno si fece largo tra le sue labbra.

Una leggera fitta mi attraversò il petto.

Portai la mano al viso, troppo esausto per avere a che fare con la sua evidente testardaggine.

Trender si fece velocemente avanti, afferrando il fratello ghignante per le spalle con le mani ferme. “Vi spiegherò tutto io, fratellini, ora lasciate in pace Slender, che dovrebbe andare a riposarsi. Quando avrà finito, andremo a trovare questa persona, non è vero, Slendy?” Mi fece l’occhiolino, il che per una persona comune era quasi impercettibile. Aveva qualcosa in mente in questi ultimi tempi, me lo sentivo nelle ossa. Normalmente era spesso concentrato sul suo lavoro o sui suoi hobby, quindi mi pareva strano che non si fosse ancora dileguato per progettare nuovi abiti o per giocare a qualche nuovo videogioco in santa pace, lontano dalle mie interferenze.

Alzai un sopracciglio e poi emisi un “si” assai secco. Prendendo in conto la mia risposta, Trender tirò via il fratello e afferrò l’altro per il polso con un viticcio libero che sbucava da sotto la sua camicia, conducendoli entrambi verso il salotto.

“Allora, la prima cosa che posso sentire di dover dichiarare è che lei ha decisamente bisogno di un cambio di vestiti!” Dichiarò Trender con voce pomposa.

“Mhmm… e chi non ne avrebbe secondo la tua opinione?” Domandò scettico il povero Splendor, mezzo addormentato mentre veniva portato via.

“Posso aiutare se volete.” Controbatté Offender, mostrando la punta della lingua nel frattanto che le sue guance si dipingevano di un colore ben più scuro.

“NO!” Esclamarono gli altri due all’unisono.

Si sentì un sonoro sbuffo seguito da un “non siete divertenti voi” prima che mi addentrassi nella mia stanza.

Non cambieranno mai.

Dalle tapparelle completamente abbassate filtravano solo dei radi fasci di luce lunare, illuminando appena i mobili all’interno della camera. Premetti l’interruttore della lampada sul comodino, facendo scattare la lampadina, per poi richiudere la porta con uno dei miei spessi filamenti neri.

Era tutto come lo avevo lasciato, ogni cosa al suo posto, a prova del fatto che nessuno fosse entrato a curiosare mentre ero via. Detestavo che si ficcanasasse tra le mie cose e avevo le mie precauzioni per contrastare questa tendenza.

Mi accomodai sul letto, sciogliendo i lacci, per poi sfilarmi le scarpe. Mettendomi comodo, infilai il solito vecchio paio di pantofole azzurro chiaro nel frattanto che mi levavo la giacca di dosso con dei movimenti fluidi.

Alzai quest’ultima per guardarla meglio: per come era ridotta, mi sarebbe toccato stirarla per l’ennesima volta. Non che mi dispiacesse, era in un certo modo rilassante, credo.

Mentre frugavo nelle tasche per controllare che vi fosse rimasto dentro qualcosa, notai un’anomala presenza nel taschino.
Una piccola punta di stoffa azzurra faceva capolino all’estremità superiore, creando un rigonfiamento appena percettibile nell’intera cavità. L’afferrai velocemente, tirando fuori un fazzoletto che non mi apparteneva.

Da dove arriva questo?

Riflettei, spalancando le palpebre, confuso da quello strano oggetto nella mia giacca. Lo avvicinai al viso, annusandolo una sola volta per cercare di capire di chi fosse dall’odore.

Il profumo mi era familiare, delicato e ammaliante, in un certo senso.

Poi, come un fulmine a ciel sereno, rimembrai.

La strega… sei il fazzoletto che mi ha dato per ripulirmi.

E infatti, mentre quei recenti ricordi ritornavano veloci a galla, notai la macchia nera di fuliggine che vi era al suo centro, aprendolo nella sua interezza.

Per la fretta mi ero scordato di riconsegnarglielo e lo avevo portato con me, infilandolo con un gesto automatico nel taschino.

Rimasi fermo a fissarlo, come immobilizzato.

Quell’odore così dolce, a tratti quasi sensuale… mi attirava a se come un’ammaliante melodia sconosciuta.

Colto da uno scatto improvviso, aprii il cassetto del comodino, buttandocelo all’interno, per poi richiuderlo in tutta fretta.
Qualunque fosse il motivo per cui mi provocava quell’effetto misterioso, non potevo certo permettermi che mi ottenebrasse il cervello.

Tolsi il resto dei vestiti, recandomi nel mio bagno personale. I viticci, lavorando simultaneamente, afferrarono tutto l’occorrente che mi sarebbe servito per farmi una doccia, mentre io giravo la manopola rossa con una mano. Quel gelo nelle ossa era diventato più insopportabile del solito, sentendo un improvviso bisogno di calore.

Dovetti fare più di uno sforzo per non pensare, infilandomi sotto il getto d’acqua con naturalezza.

Purtroppo però la mia mente non era d’accordo.

Per quanto provassi a reprimermi, un eco riecheggiava nei meandri dei miei pensieri, strisciando in superficie.

Glielo restituirò alla prima occasione che mi capiterà.

Mi ritrovai a pensare, mentre un viticcio si accostava al viso con la spugna completamente insaponata stretta tra le sue spire, porgendomela con garbo. L’afferrai, strofinando distrattamente le braccia e il petto per lavare via quelle bizzarre sensazioni senza senso.

Ma forse… non sarebbe molto garbato restituirglielo con quella macchia nera.

Riposi la spugna al suo posto dopo averla strizzata con forza, alzando il viso in direzione dell’erogatore.

E poi ha bisogno di una bella stirata, è tutto sgualcito.

Recai la mano al mento, perdendomi in quell’attimo di riflessione, nel frattanto che le mie dita sfioravano i lati della mascella.

Fui colto da un dubbio.

Forse non dovrei preoccuparmene così tanto. Non è nemmeno mio.

L’acqua scorreva ancora calma sulla pelle, confortando le mie membra esauste, finché non la richiusi.

Mi infilai in fretta nell’accappatoio blu, lasciando che l’interno mi avvolgesse con la sua morbidezza. Non ci volle molto affinché mi asciugassi completamente, solo pochi minuti, per poi rivestirmi con il pigiama grigio invernale che avevo nel cassetto e spegnere la luce della lampada con un viticcio.

Il tutto finì con la mia faccia premuta contro il grosso cuscino che emise un sordo “tunf” quando si scontrò con essa.

Strisciai sotto le coperte, avvolgendomi in esse alla ricerca di un piacevole tepore che non potevano ancora darmi.

Quei lunghi attimi di silenzio vennero interrotti da un leggero verso annoiato che aveva abbandonato le mie labbra. Il tempo sembrava essersi fermato.

“Mhh.” Mi lamentai, rigirandomi dall’altro lato. Le dita tastarono nervosamente la stoffa delle lenzuola, afferrandone successivamente un lembo per poi stringerlo con forza.

Perché questo cuscino deve essere così duro?!

Avrei dovuto cambiarlo prima, ma avevo finito per rimandare la cosa per troppo tempo. Ora, proprio quando ne avevo più bisogno, questa mia mancanza mi si stava ritorcendo contro.

Iniziai a vagare con il pensiero, la mente bizzarramente sveglia tutto d’un tratto, mentre il corpo rispondeva a malapena agli stimoli, tanto era stanco.

Forse sarebbe carino prendere qualcosa anche ai miei fratelli.

Anche nelle tenebre, riuscivo a vedere bene i contorni della stanza, spostando involontariamente lo sguardo al primo cassetto del comodino. Chissà come sarebbe andata quell’intera faccenda.

E con mille interrogativi, mi addormentai, abbandonandomi al mondo dei sogni. Lì, dove tutto era possibile.

Mentre invece, nella realtà, la pioggia non accennava a diminuire.
 
 
 
L’angolo di Lux è tornato:

E son in ritardo, nuovamente.

Dannazione a me! xD

Ci tengo a chiarire una cosa breve ed importante: ci vorrà tempo affinché la trama romantica arrivi ad un certo punto. Slender, il mio almeno, non è un personaggio facile da conquistare e soprattutto ha delle caratteristiche che si possono attribuire al genere umano. Lui è un mostro, si, ma un mostro che può essere compreso.

Questo racconto è letteralmente un AU (Alternate Universe - Universo Alternativo) creato da me di cui sto ancora decidendo il nome.
 

(Attualmente penso che SlenderMythos sarebbe un sacco figo, ma non sono sicura che sia adatto.)

Dopo aver detto ciò, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Finalmente gli altri due si sono fatti vedere. xD

Il nostro protagonista avrà bisogno di farsi una bella dormita, specialmente perché poi non ci sarà più tempo per riposare.

Spero rimarrete con me per il prossimo capitolo. ;D

Lux
   
 
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