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Autore: Gatto1967    10/11/2018    1 recensioni
Una inquietante presenza sembra infestare una vecchia stalla in disuso.
Chi è?
Cosa vuole?
Cerca vendetta?
Elisa Stowe chiede aiuto a un suo compagno di studi diventato prete cattolico: cosa potrà fare l’uomo contro l’inquietante figura?
Chi è la bambina nella stalla?
Ma soprattutto care forumelle e cari forumelli… che cavolo c’entra questa storia con Candy Candy?
Cosa ha partorito la fantasia malata del vostro felino preferito?
Leggete e saprete…
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Candice White Andrew (Candy)
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: questa storia è un what if che riprende l'opera originale di Kyoko Mizuki, i cui diritti d'autore sono detenuti da autrice e casa editrice. Non ho diritti sui personaggi nè tanto meno sulla storia originale che vado a modificare. Non c'è scopo di lucro in questa mia storia, per tanto non lede ai diritti d'autore.
 
Damien
 
L’automobile attraversò il cancello ed entrò nel giardino della villa di Elisa Stowe. Si fermò proprio davanti alla piccola scalinata d’ingresso della villa.
Dalla macchina scese un prete cattolico, ben riconoscibile dal caratteristico abito nero con tanto di colletto bianco.
L’uomo dimostrava intorno ai 35-40 anni, la stessa età della padrona di casa che in quel momento uscì dalla villa andandogli incontro con un radioso sorriso.
-Damien! Sono felice di vederti!-
-Sono secoli che non ci vediamo!-
-Beh, proprio secoli no: non sono così vecchia!-
Damien rise mentre salivano la breve scalinata che introduceva alla villa. Nell’ampio salone di ingresso furono accolti da una giovane ragazza con capelli a caschetto e un paio di occhiali.
-Benvenuto Padre.-
-Damien, lascia che ti presenti Patricia Mendez, la mia governante-factotum.-
-Onorata Padre. Può chiamarmi Patty, come fa la signora Stowe.-
-Patty, questo è Padre Damien Karras.-
-Molto piacere signorina.-
-Gradisci qualcosa da bere Damien?-
-Con questo caldo una bella bibita fresca la apprezzo.-
-Lasciate fare a me e accomodatevi pure in veranda, ci penso io.-
 
La padrona di casa e il suo amico prete si sedettero sotto la veranda davanti alla porta d’ingresso alla casa, in attesa che la giovane governante portasse due bibite fresche.
I due avevano studiato insieme all’università di Chicago, ed erano entrambi psichiatri.
-Così ti ci sei trasferita davvero a Lakewood!-
-Si Damien, dopo la morte dei miei genitori e la rottura con Frank, non c’era più niente a legarmi a Chicago. Così con i soldi ereditati dai miei ho comprato questa villa di inizio ‘900, i miei ne possedevano già una quota e io ho riscattato le quote degli altri proprietari.
Esercito qui in città, dove ho affittato un piccolo studio e presto consulenze a un ospedale qui vicino.
E tu?-
-Io lavoro per i gesuiti, d’altronde sono loro che mi hanno fatto studiare medicina, lo sai. Ma non credere che io abbia rimpianti, sono felice delle scelte che ho fatto.-
-Lo so, ed è raro al giorno d’oggi.-
La giovane Mendez portò le bibite, e poi si ritirò in cucina.
-Mi sembra molto giovane la ragazza.-
-Ha soltanto 19 anni, e lavora per me da quando ne aveva 17. Ma non pensare male: l’ho presa con me perché era povera e aveva appena perso entrambi i genitori. Ti assicuro che la pago e la tratto bene, è una cara ragazza…-
Damien sorrise, intenerito dal buon cuore della sua compagna di studi.
Dopo l’Università si erano persi di vista, e si erano ritrovati da poco tramite i social-network.
-Grazie di essere venuto Damien. So quanto sei impegnato.-
-Ho talmente tante ferie arretrate che sono stato felice di approfittarne. Oggi è giovedì, e io posso restare fino a domenica. Quale che sia il tuo problema puoi contare su di me.-
Elisa Stowe rimase in silenzio abbassando lo sguardo, e Damien sembrò percepirne l’imbarazzo.
-Posso sapere di che si tratta? La scorsa settimana mi hai scritto che ti serviva una consulenza “psichiatrico-religiosa”.-
Elisa ridacchiò.
-Hai ragione, hai diritto a una spiegazione.
Dunque: ti ho già detto che questa villa fu costruita a inizio ‘900 e che i miei ne possedevano una quota. Gli antichi proprietari erano nostri antenati.-
Elisa sembrava sempre più imbarazzata.
-Damien, ti prego di credermi: non ti sto prendendo in giro, e non oserei mai mancare di rispetto a te e alla tua religione.-
-Non vedo perché dovrei pensare il contrario. So benissimo che tu sei battista, ma in realtà non credi. Il che non ci impedisce di essere amici e di parlare del tuo problema, quale che esso sia.-
Elisa prese il coraggio a quattro mani.
-Penso che questa casa sia infestata.-
Damien sgranò gli occhi.
-Che hai detto?-
-Hai capito benissimo: penso che questa casa sia infestata da presenze ultraterrene.-
Damien rimase imperturbabile.
-Elisa, stai dicendo seriamente?-
-Si Damien. So cosa stai pensando, d’altronde lo penserei anch’io al tuo posto.-
Anche Damien tacque un po’ imbarazzato, come a soppesare ogni parola che avrebbe pronunciato.
-Elisa ascoltami: per la Chiesa, e quindi anche per me, il diavolo esiste, ma questo non vuol dire che sia così facile incontrarlo per strada. E poi… dovrebbe essere ingenuo per pensare di poter peggiorare ancora gli uomini.-
-Non ho parlato del Diavolo Damien!-
-E di cosa stai parlando allora?-
-Di… fantasmi… di presenze inquiete…-
Damien cercò di assumere un’aria professionale, distaccata, ma gli risultava difficile. Quella donna era una sua carissima amica.
-Elisa, è difficile per me dirti queste cose, ma se si cominciano a vedere fantasmi forse è il caso di sottoporsi a un consulto.-
-Infatti ti ho chiamato per questo. Sai, l’anno scorso ho detto le stesse cose a un mio paziente. Figurati: mi è venuto a dire che il suo televisore era infestato dalla bambina di “The Ring”!-
Ridacchiarono insieme, Damien era sollevato nel vedere come la sua amica stava cercando di prenderla. Certo, non per questo l’inevitabile percorso terapeutico sarebbe stato facile.
-Ascoltami Damien, sono una psichiatra come te, e so benissimo quello che stai pensando. Lo penserei anch’io se tu venissi a dirmi di vedere i fantasmi, e accetterò ogni tuo consiglio in ambito terapeutico, a una condizione.-
-Quale condizione?-
-Che tu venga con me, adesso!- disse lei alzandosi. Damien ritenne opportuno accontentarla, d’altronde era curioso di saperne di più.
I due si diressero a piedi verso il cancello della villa, e quasi alla fine di quel percorso di non più di un centinaio di metri, Elisa deviò verso destra in direzione di una costruzione in legno dall’aria vecchia e cadente. Entrando dal cancello Damien non ci aveva fatto caso.
Arrivati a pochi metri dalla vetusta costruzione, Elisa si fermò.
-è qui che…-
-Che ho visto i fantasmi!-
-Non mi sembri turbata o spaventata.-
-Non lo sono affatto.-
-Posso chiederti cos’è questa costruzione?-
-Era la stalla dove i miei antenati tenevano i cavalli. È in disuso da parecchio tempo e come puoi vedere non è certo il massimo della sicurezza! Infatti pensavo di farla abbattere.-
-Sarebbe questo il luogo delle… manifestazioni soprannaturali?-
Elisa annuì.
-Entriamo.-
Damien era perplesso. Se davvero Elisa aveva visto i fantasmi in quel luogo, avrebbe dovuto esserne terrorizzata o quanto meno intimorita. Comunque la seguì dentro l’ex-stalla.
Vista da dentro la vecchia costruzione era ancora peggio che vista da fuori. In stato di totale abbandono da chissà quanto tempo.
Da un lato si riconosceva quello che rimaneva di una staccionata dietro la quale erano sicuramente tenuti i cavalli. Dall’altro lato un buco irregolare nella parete rivelava comunque che da quella parte ci doveva essere stata una finestra o qualcosa di simile.
In mezzo alla stalla il palo portante della struttura ancora reggeva. Intorno al palo c’era qualcosa, come un vecchio tessuto sfilacciato annodato.
Elisa si avvicinò proprio al palo.
-Vedi questo tessuto Damien?- chiese la donna al suo amico.
-Si lo vedo.-
-Avvicinati.-
Damien obbedì compatendo sinceramente la sua amica.
-Questo era un nastro per capelli. Toccalo per favore.-
Damien si prestò anche a questa singolare richiesta chiedendosi dove volesse andare a parare.
 
Com’ebbe toccato il nastro qualcosa accadde dentro di lui: istantaneamente la stalla gli apparve integra e lui avvertì l’odore intenso dei cavalli e del fieno.
Alla sua sinistra, vicino a dove ricordava esserci il buco nella parete, vide una finestra a ribalta interamente in legno, una specie di botola, che faceva entrare la luce del sole nella stalla, e proprio sotto la finestra c’era un letto, e su quel letto era seduta una bambina bionda che piangeva tenendo un nastro fra le mani, vicino al viso.
Quello che Damien percepì da quella bambina era una sensazione duplice, gioia e tristezza insieme. Quel nastro sembrava significare molto per lei.
 
Damien scattò all’indietro turbato. Tutto intorno a lui era tornato normale. Elisa di fianco a lui gli chiese:
-L’hai vista anche tu, vero?-
Lui, troppo turbato per parlare, fece cenno di sì.
   
 
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