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Autore: adrianamente    11/11/2018    1 recensioni
Avevo solo bisogno di incatenare i pensieri ed è venuta fuori questa cosa qua.
"È cominciato tutto perché ti sei messo in dubbio tu.
È finito perché mi sono messa in dubbio io."
-A.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Someone to stay

È cominciato tutto perché ti sei messo in dubbio.
 
Lo ricordo come se fosse ieri, eri seduto alle mie spalle come ogni giorno da tanti mesi a quella parte e stavi a braccia conserte, questo però lo avrei scoperto solo dopo aver sentito le tue parole e aver trovato il coraggio di girarmi e osservarti. Parlavi ai tuoi compagni più fidati e hai chiesto loro con voce affranta: “Io non capisco. Ma voi pensate che io sia cambiato?”
Uno di loro è rimasto in silenzio, l’altro ti ha risposto con decisione che no, non eri cambiato affatto ed io, finalmente rivolta verso di te, l’ho capito subito che non credevi alle sue parole, proprio come non credevi a te stesso. Hai poggiato la testa sulle braccia e hai cominciato a fissare il vuoto.
Mentre tu sembravi triste in me accendevi qualcosa.
 
È cominciato perché ti sei messo in dubbio, è continuato per colpa degli sguardi.
Un giorno gli eventi ti hanno costretto a chiedermi un favore, una piccolezza, nulla di che. Ti davo le spalle come ogni santissimo giorno e ti sei rivolto a me con sguardo basso e voce sottile. Eri in imbarazzo? Eri timido? Avevo qualcosa di sbagliato? Probabilmente l’ultima.
Ti ho aiutato. Niente da aggiungere.
 
Un altro sguardo mi ha sorpreso giorni dopo. Questa volta ti trovavi insolitamente davanti a me, hai fatto una battuta ma il tuo interlocutore non l’ha capita. Tu hai alzato lo sguardo come se ti aspettassi di trovare il mio pronto ad accoglierlo, siamo rimasti ad osservarci. Sentivo la mente lontana, ma non eravamo nel luogo adatto a raccontarti i luoghi che stava visitando. Ti ho sorriso, mi hai sorriso e sono tornata al mio lavoro.
 
Un giorno hai cominciato a toccarmi i capelli, ci giocavi e io te lo lasciavo fare. La gente vicino a me se ne stupiva, non era da me. Ma cosa fosse da me lo sapevo a mala pena io, cosa ne potevano sapere loro?
Passato del tempo, stavi parlando con un gruppo di ragazzi come noi, mi hai indicato e hai esclamato: “Beh, lei ha i capelli di mille sfumature!”
Ti ho guardato ad occhi sgranati, tu ti sei girato di fretta e furia.
Mi osservavi allora? Lo sentivi anche tu? Era speranza quella che sentivo? Speranza poi di cosa?
 
La speranza ha portato dei piccoli gesti, piccole parole e tanti altri piccoli sguardi. Tutto troppo piccolo perché potesse significare qualcosa. Come la più banale delle donne, mi stavo immaginando tutto.
All’improvviso sei sparito dalla circolazione. Non sapevo cosa facessi, ti vedevo di rado, per brevissimi istanti. Troppo poco. Sempre troppo poco.
Mi ero convinta di aver trovato un’anima affine, ma avevo paura di esporre la vera me. Non abbastanza intelligente, non abbastanza simpatica, non abbastanza sensibile, non abbastanza forte. Non abbastanza.
 
È cominciato tutto perché ti sei messo in dubbio tu.
È finito perché mi sono messa in dubbio io.
 
 
 
 -A.
 
Angolo dell'autrice
Il titolo della storia riprende quello di una malinconica canzone dei Vancouver Sleep Clinic.
Scusate se ho usato efp come valvola di sfogo, spero comunque che questa storia vi sia piaciuta. Le recensioni sono sempre ben accette.
Buonanotte a chi è sempre sveglio.



 
   
 
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