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Autore: Caterpillarkable    11/11/2018    0 recensioni
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Questa è una raccolta di fanfiction sull'opera CTRL-Z di Alessandra Alyah Patanè, ognuna è a se stante. Non ci sono scene tratte dai volumi dell'opera, al massimo qualche approfondimento su ragionamenti dei personaggi, bensì sono principalmente momenti di vita quoditiana o dei missing moments che non sono stati citati. L'Angst e il divertimento (sì, sono in contrasto, lo so) sono garantiti.
I pairing sono i più disparati, sia in ambito di coppia, ma anche di amicizia e qualsiasi altro legame!
Genere: Angst, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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L’acqua calda, quasi bollente, lambiva il corpo teso e stanco del ragazzo, dopo la serata frenetica. Il concerto era stato adrenalinico come sempre: la gente urlava, piangeva, cantava al loro stesso ritmo creando un unico coro di mille voci. Tutti i membri dei One Up si fermarono a firmare autografi – alcuni anche su parti del corpo veramente invitanti – e scattare foto con le fortunate che avevano il pass per il backstage, o che si erano intrufolate. Lui, forse però, un poco di più. Sapeva di essere il migliore e il più amato, alla fine.
J.Jay si era meritato quel bagno caldo e rilassante, dalla morbida schiuma bianca e profumata. L’aria del bagno era pregna dell’odore del bagnoschiuma e volute di vapore s’alzavano, permeando nella stanza.
Il ciuffo blu – qualche ora prima minuziosamente sistemato ad hoc – era completamente spettinato, non solo dai movimenti della testa sul palco per stare a ritmo e fare spettacolo, ma anche dalle sue stesse mani per togliersi le ciocche dallo sguardo ambrato, ora anch’esse in ammollo. Per godersi maggiormente quegli attimi di puro relax, il cantante chiuse gli occhi, il silenzio come unico rumore udibile. La sua mente iniziò a vagare, forse toccando idee e occasioni perse con quelle stesse fans che avrebbero pagato anche solo per passare un singolo istante in loro compagnia. Immaginarsi molto più che sette minuti in paradiso in uno sgabuzzino con una di loro – in particolar modo quella biondina dalla canotta azzurra tanto attillata – fece nascere un piccolo sorrisetto spontaneo sulle labbra di J.Jay. E non solo quello.
La sua mano, lentamente, iniziò a spostarsi sotto l’acqua e sotto la schiuma, mentre le ipotetiche scene di quell’angusto ripostiglio e l’estrema vicinanza di quei corpi, che si sarebbero toccati ed esplorati, iniziarono a susseguirsi nella mente del giovane Libani. Ben presto avrebbe trovato quel sollievo che stava agognando, carezze sul suo corpo teso e in attesa, se non fosse stato per il trambusto dietro la porta chiusa del bagno. Subito dopo qualcuno, con una grazia pari a quella di un elefante, iniziò a bussare, tirando forti pugni incessanti.
«Quanto cazzo ci metti? Esci dal bagno che ora tocca a me!»
La voce di Hugo mentre sbraitava era sempre molto alta – e riconoscibile da chiunque, non solo per la sua mancanza di tatto e gentilezza. J.Jay non rispose, sebbene il sorriso morì dal suo bel volto e il momento in solitudine passò. Tentò invano di ignorare il leader del gruppo fuori dalla stanza.
«Allora?!»
Ancora una volta, la voce del giovane Viennese interruppe lo status di calma e relax che il cantante voleva raggiungere. Hugo voleva il bagno? Lo avrebbe avuto, ma di certo non dopo una sana dose di divertimento da parte del più alto.
J.Jay abbandonò l’acqua calda e la vasca. Nell’alzarsi, non si preoccupò né di pulirsi dalla schiuma né di coprirsi in qualche modo. Quando aprì la porta completamente e improvvisamente, solo poche bollicine candide coprivano il suo corpo, celando agl’occhi del moro solo le grazie dell’altro. E nient’altro.
Si godette con vittoriosa soddisfazione l’espressione ammutolita e imbarazzata di Hugo per alcuni attimi, lasciando ch’egli lo squadrasse da capo a piedi – che il cantante fosse un Narciso non era di certo un segreto.
«Ehi, Hugo. Che c’è? Hai visto qualcosa che ti interessa?»
Se solo avesse avuto un cellulare, in quel momento, avrebbe immortalato e incorniciato quel momento: Hugo, con le guance rosse dall’imbarazzo, la bocca leggermente aperta – forse per la sorpresa o forse per altro – e gli occhi spalancati, era oro puro. J.Jay si sarebbe accontentato del ricordo e di provocarlo ancora un pochino.
In quel momento, si limitò a indossare un sorriso a metà tra il divertito e il malizioso, mentre avanzò qualche piccolo passo gocciolante, atto solo ad annullare le distanze tra le due figure sulla soglia.
«O forse ciò che ti interessa è coperto dalla schiuma. Non ti facevo un tipo così timido, Viennese.»
Non ci fu bisogno di pronunciare ad alta voce quelle parole, non dopo che il ragazzo nudo si fu avvicinato a quello ancora vestito, sulla soglia. L’orecchio di quest’ultimo fu avvicinato dalle labbra dell’altro, distese in un sorriso molto più che divertito. Quasi la bocca del cantante accarezzò la pelle morbida del collo del più basso, mentre la mano lentamente si mosse, con tutta l’intenzione di posarsi sul fianco per attirarlo a sé.
Fu solo a quel punto che Hugo reagì, allontanandosi di un passo e lanciando addosso a J.Jay ciò che aveva in mano, un asciugamano che sortì solamente l’effetto opposto, ovvero quello di togliere anche quell’effimero velo di bollicine dal suo corpo nudo e aitante. J.Jay non si scomodò di prendere al volo il telo o di raccoglierlo dal terreno. Si limitò a incrociare le braccia al petto scolpito e assumere una delle sue classiche pose narcisistiche, mettendosi molto più che in mostra di fronte al basso Hugo.
«Che cazzo stai facendo?! Fottiti, togliti dai piedi e basta, coglione
Hugo era divenuto paonazzo in volto, ben conscio che per riavere il suo asciugamano si sarebbe dovuto abbassare, mettendosi in una situazione molto più che ambigua: se solo qualcuno fosse passato da lì, la prospettiva sarebbe stata completamente a svantaggio dell’argentino. Era anche certo che l’altro avrebbe fatto qualche verso e qualche espressione estremamente compromettente, solo e soltanto con lo scopo di metterlo in imbarazzo.
E ci stava riuscendo. Eccome se lo stava facendo.
«Se vuoi che mi tolga, devi spostarmi tu
Fu con un occhiolino che J.Jay adornò quella frase che, detta in quella maniera, assumeva sfumature molto rosse. Si vedeva proprio in quelle iridi ambrate che il cantante si stava divertendo da morire. Il chitarrista e leader dei One Up gli stava dando tantissime soddisfazioni e non approfittarne sarebbe stato un peccato.
Hugo, dal canto suo, sembrava quasi stare per esplodere, la vena sulla tempia pareva non reggere l’afflusso di sangue. Un fiume di parole – principalmente insulti – iniziò a fuoriuscire dalla sua bocca, sbraitando contro il Libani, il quale stava sghignazzando sotto i baffi, ancora nudo sulla porta del bagno.
Forse per noia o forse per la salute stessa del loro leader, il front man del gruppo decise di mollare la presa ma non prima dell’ultimo boccone di divertimento. Allungandosi per prendere i suoi abiti, ma pur sempre rimanendo nudo davanti allo sguardo sconvolto e imbarazzato dell’argentino, J.Jay fece qualche passo verso Hugo, non dandogli la possibilità di allontanarsi nel suo sclero.
«Il bagno è tutto tuo, amore.»
E così, come la natura l’aveva fatto, il cantante strinse il fianco del chitarrista con una mano e lasciò un bacio volutamente provocatorio sul collo del più basso, forse lungo, forse lasciandogli un segno. Poi, come se nulla fosse successo, come se non fosse nudo, come se non avesse appena lasciato un succhiotto sul collo di Hugo, J.Jay se ne andò, divertito e rilassato molto più di quanto le fantasie sulla biondina dalla canotta azzurra avrebbero mai fatto. 

  
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