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Autore: Schifottola    11/11/2018    4 recensioni
Kurt, nato e cresciuto a New York, vive solo con la madre, Elisabeth Calhoun, ma dopo che lei muore scopre di essere figlio di Burt Hummel, un meccanico nella cittadina di Lima in Ohio. Costretto a seguire il padre si trova catapultato in una realtà provinciale e bigotta in cui la sua omosessualità non è ben vista e crea motivo di attrito e non accettazione nella sua nuova e detestata famiglia. Un giorno incontra Blaine, un ragazzo ingestibile, spesso protagonista di episodi spiacevoli. Kurt, scoprirà che a Lima, dove la gente non fa altro che parlare, colui che ha più da dire è proprio Blaine, muto selettivo che pur non usando la parola è capace di discorsi che sanno arrivare al cuore.
Tra situazioni tragicomiche Kurt e Blaine si conoscono, stringono amicizia, si innamorano e scoprono che il passato di Lima e di Elisabeth Calhoun e la Banda, i suoi amici di gioventù, è pieno di fatti mai sopiti che influenzeranno il loro presente portando delle conseguenze sull’intera cittadina.
Genere: Commedia, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Burt Hummel, Carole Hudson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Sebastian/Thad
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Rieccomi qui dopo un sacco di tempo... ho avuto un sacco di casini... Ma se tutto va bene ho ripreso in mano questa storia ed è uno dei mie obbiettivi portarla a termine.


Spero che non mi abbiate dimenticata! Intanto vi auguro buona lettura ;)





Timothy Stone guardava con occhi vuoti il fascicolo che aveva aperto sulla scrivania con la foto di Elisabeth Calhoun in cima a tutta la pila di carte. La foto era uguale a quella che aveva appeso sulla lavagna e che con una freccia si collegava alla foto di Nathan Forrest Bedford, l’uomo ubriaco che l’aveva investita la notte di quel maledetto 4 Ottobre.
Timothy alzò lo sguardo su Lowen, che in quel momento fissava con rabbia lo schermo del computer.
“Ehi Uomo nero.”
“Dimmi Tim.”
“Come faremo a dire a Kurt questa orrenda verità?”
Lowen fissò il suo migliore amico e collega. Sapeva dell’amicizia che legava Tim ed Elisabeth, nata dopo la notte che Kurt undicenne era scappato nei meandri di Central park. Per non parlare di Christian, il fratello di Timothy, che essendo uno psicologo della PFLAG aveva seguito la piccola famiglia nell’elaborare le paure di Kurt, fino a portarli diventare membri attivi dell’associazione.
“Non lo so. L’unica certezza e che dobbiamo prendere tempo per evitare che quel bastardo di Bedford la faccia franca…lo sai anche tu che un’accusa per omicidio involontario per lui è troppo poco.”
“Di quello non mi preoccupo, piuttosto è tutto quello che c’è dietro che davvero mi toglie il sonno. So che abbiamo un’argomentazione e prove piuttosto solide a carico di quel figlio di puttana! A cominciare dal suo nome[1], solo quello è un indizio.” Timothy con rabbia appallottolò un foglio e lo lanciò nel cestino facendo centro.
“Già ho i brividi al solo pensiero che i genitori di Bedford per inneggiare i loro ideali di merda abbiano chiamato e cresciuto il figlio così.”
“Sai cosa è peggio? Credo davvero che Bedford non avesse le palle per uccidere Elisabeth e che si fosse ubriacato per darsi coraggio a farlo.”
“Sì, lo credo anche io. Aveva paura della punizione se non avesse portato a termine il suo compito.”
I due uomini fissarono la lavagna con i loro indizi e ragionamenti e poi Lowen sospirò ed espresse un pensiero che aveva anche Tim.
“Quando Elisabeth è venuta a chiederci di indagare su Carole Hummel mai mi sarei aspettato che la situazione sarebbe degenerata fino a questo punto.”
“Ma forse Elisabeth sì, - ragionò Stone. - e infatti, appena avuta la conferma che la signora Hummel era pulita, è andata a modificare il suo testamento. Se non fosse stata totalmente sicura, non avrebbe mai messo il nome di Burt al posto di quello di Isabel per prendersi cura del figlio, in caso della sua prematura morte. Se non avesse pensato che la situazione potesse peggiorare come è stato, non avrebbe organizzato per Kurt un conto corrente autonomo da due milioni e mezzo di dollari e bloccare il resto dell’eredità fino al raggiungimento dei 21 anni.”
Lowen Watson ragionò sulle parole del collega e in effetti tutto aveva un senso.
“Ma rimandare a Lima il figlio non è stata una mossa azzardata?”
“Beh, uomo nero, sai come si dice? A volte non c’è posto più sicuro che della tana del leone.”
“Certamente... Elisabeth era una donna estremamente intelligente, riusciva a vedere e a collegare quello che gli altri non vedevano.”
“Già. -convenne Timothy con profonda rabbia. - proprio per queste sue capacità che aveva capito chi era il suo nemico.”
“Già e lo ha imparato nel modo più duro… e pensare che tutte le persone che amava, la banda e soprattutto quel Lopez, le avevano dato della paranoica e non le hanno creduto. Eppure tutte quelle morti, anche se così distanziate nel tempo, dovevano suscitare anche in loro qualche dubbio...”
“In realtà non è così facile collegarlo, anche noi abbiamo fatto fatica.”
“Hai ragione. - disse stancamente Lowen. - Per non parlare che siamo sicuri che abbiamo una talpa nel nostro dipartimento, o peggio, nella nostra squadra. Dire che siamo nella merda è poco.”
Timothy sospirò esausto fissando ancora una volta la lavagna con tutti gli indizi che avevano raccolto o che Elisabeth gli aveva fornito.
Fissò la foto di Melanie Anderson che veniva collegata a una freccia che segnava un punto di domanda su una pistola che era registrata in un deposito della polizia in Fort Wort Texax, e un'altra che la collegava all’ispettore della polizia di Lima, Mac Manara.
Lowen lo tirò fuori ancora una volta dia suoi pensieri.
“La maledizione dei Calhoun è tornata e ho paura che non faremo in tempo a fermarla prima che arrivi a all’ultimo membro della loro famiglia.”
“Chiama le cose con il loro nome Uomo nero, la maledizione dei Calhoun è un ramo estremista del Ku Klux Klan, dovesse essere l’ultima cosa che faccio, li arresterò prima che tocchino Kurt.”
 
 
 
Martedì 9 Novembre 2010. 3:30 pm
 
Azimio e Noah si guardarono intorno, l’officina di Burt Hummel era ampia e luminosa, l’odore di prodotti chimici e di macchine era molto forte, tanto da essere fastidioso. Un’ambulanza era sollevata da un ponte e c’erano alcune vetture col cofano aperto.
I ragazzi vennero accolti da Burt Hummel, che dopo aver salutato i loro padri, in maniera burbera li mandò a cambiare con due tute da lavoro.
Quando i ragazzi tornarono dallo spogliatoio, i loro genitori se n’erano andati ma ad attenderli c’erano altre persone, una delle quali era madre di Artie Abrams.
“Bene ora che siamo tutti è il caso di fare un discorso. - esordì Burt. - Ben, Corinna, Jared, questi sono Noah e Azimio. “
I tre adulti fecero un cenno di saluto ai ragazzi per poi tornare la loro attenzione al loro datore di lavoro.
“Ieri mio figlio minore, Kurt, è stato vittima di bullismo. Questi sono due dei quattro ragazzi che lo hanno aggredito.”
Noah e Azimio sentivano la vergogna invaderli quando videro gli sguardi pieni di sgomento e rimprovero dei meccanici.
“Sta bene il tuo ragazzo, capo?” chiese con gentilezza Jared.
“Ha delle contusioni, un occhio nero, qualche taglio e il naso rotto, ma per fortuna è una frattura composta.”
 “Non me lo sarei mai aspettato da te, Noah.” commentò Corinna, scuotendo la testa.
Puck sentì gli occhi pungere ma si ostinò a fissare il pavimento.
“Burt. - Ben, richiamò l’attenzione dell’uomo. - Dopo tutto quello che hanno fatto perché quei due hanno la tuta da lavoro?”
“Per punizione lavoreranno qui e risarciranno Kurt fino all’ultimo centesimo per i danni che gli hanno fatto. I loro genitori sono d’accordo. Da voi- Burt si rivolse ai suoi dipendenti. - Mi aspetto che li teniate d’occhio. Devono lavorare e se hanno finito una mansione e li vedete con le mani in mano, dategli altro da fare e insegnategli quello che non sanno.”
“Sarà fatto.” Disse con un ghigno Ben.
“Voi due. - Burt si rivolse ai due ragazzi. - Mi aspetto che non facciate i lavativi. Se avete dei dubbi, chiedete. Non fate di testa vostra e qui chi rompe paga. Sono stato chiaro?”
“Si Signor Hummel.” disse Azimio.
“Si Burt.” Rispose Noah.
“Puckerman, -lo chiamò Burt. - Io per te non sono più Burt, ma signor Hummel o capo. Hai perso il diritto di essere trattato da me, come una persona gradita, dal momento che hai attaccato mio figlio Kurt.”
Punk sentì gli occhi che si riempivano di lacrime e il pavimento dell’officina divenne una macchia sfocata.
“Sono così furioso con te! Sei venuto a giocare nella mia casa da quando eri bambino e ti ho sempre trattato bene. Ero convinto che tu fossi un bravo ragazzo e sicuramente più intelligente. Mi sbagliavo. Azimio lo stesso discorso vale per te.”
Azimio si mosse a disagio nella tuta da meccanico. Puck si asciugò gli occhi.
“Ora voglio sapere se avete capito.”
“Sì signore.”
“Non vi ho sentito!”
“Sì signore.” Urlarono i due ragazzi.
“Bene, ora venite con me.”
Burt guidò i due in un angolo particolarmente sporco dell’officina.
“L’altro giorno qui un camion aveva il serbatoio dell’olio bucato e ha fatto un disastro. In quello stanzino ci sono tutti i prodotti per pulire. Datevi da fare. Verrò a controllarvi fra venti minuti.”
 
 
Giovedì 11 Novembre 2010, 5:30 am
 
Kurt scese in cucina seguito da Bob che scodinzolava felice a fianco. Blaine la sera prima lo aveva invitato a fare colazione al Flame.
Aprì il frigo e nel suo ripiano prese dell’uva, voleva darla a Jessica per colazione. Kurt voleva evitare che il procione cercasse di entrare in casa e facesse qualche guaio. Non voleva immaginare la reazione di uno dei membri della famiglia Hummel se avessero trovato l’animale che facesse danni nella loro cucina. Aveva paura che chiamassero un disinfestatore e che questo avrebbe fatto del male alla piccola buffona, quindi, per evitare questo scenario, aveva cominciato a dare da mangiare a Jessica per abituarla che non aveva bisogno di razziare la dispensa.
Kurt aveva notato che Jessica si presentava solo nelle ore dell’alba quando non c’era nessuno, ma non perché avesse paura degli esseri umani, al contrario. Da quello che aveva letto, i procioni nei mesi invernali andavano in letargo ma non completo, talvolta uscivano dalla tana per mangiare o bere. Si chiese se nei mesi più caldi Jessica sarebbe comparsa più spesso o, se con la bella stagione, riuscisse a cibarsi con quello che c’era nel bosco, ma golosa di schifezze come era ne dubitava.
Il soprano notò, mentre prendeva la frutta, che avrebbe dovuto fare la spesa, perché stava finendo le sue scorte. Si fece un appunto mentale che avrebbe dovuto stillare una lista della spesa e di crearsi un menù settimanale per la scuola: non aveva intenzione di mangiare i cibi della mensa.
Quando era bambino, per via dei cibi pesanti che servivano nella mensa scolastica, era stato così male che era stato ricoverato in ospedale per oltre due settimane per una forte gastrite e reflusso. Normalmente non avrebbero ricoverato un bambino per una gastrite, ma lui era arrivato a non riuscire a tenere più nulla nello stomaco con una considerevole perdita di peso e, vista la sua storia medica, non volevano rischiare che la sua situazione degenerasse.
Gli esami avevano riscontrato che i succhi gastrici fuoriusciti avevano infiammato anche l’esofago perché la cardias (la valvola che regola l’apertura tra esofago e stomaco) si era indebolita. Fu tenuto sotto una rigida cura farmacologica e una dieta fatta di tanti piccolissimi pasti al giorno, composta da cibi leggeri per il suo stomaco.
Ricordava ancora con ansia tutte le medicine che aveva dovuto prendere nell’arco degli anni successivi e le ripetute gastroscopie, esame che odiava profondamente.
Sua madre, dopo che era uscito dal ricovero, era divenuta molto ligia nel seguire per lui uno stile di alimentazione molto controllata e semplice, tanto da farlo divenire il loro stile di vita. Uno stile fatto di alimenti freschi ordinati da una azienda agricola che vantava che niente della sua merce era stata sottoposta a crescita artificiale o ormoni[2] e che consegnava a domicilio, mentre il resto sua madre lo comprava nelle piccole botteghe dove era sicura della qualità del prodotto. Erano dei privilegiati. Prima non si era mai dovuto preoccupare di quanto costasse il suo stile di vita, ma aveva iniziato a rendersene conto da quando aveva cominciato a fare la spesa con Carole e pagarsela. La moglie di suo padre, quando faceva la spesa, prendeva sempre i prodotti in offerta o che costava meno, seguiva il risparmio cercando di far quadrare i desideri alimentari di lei, Burt e Finn nel budget stabilito.
La donna tendeva a comprare un sacco di prodotti surgelati fritti, bottiglie di coca-cola da cinque litri, latti aromatizzati, salse al formaggio, carne di ogni genere inzuppate in salse strane. Kurt aveva provato a prendere dal carrello di Carole una busta surgelata di Hoppin’ John[3] per leggere le liste degli ingredienti usati, ma era rimasto sconvolto dalla lunghissima colonna di ingredienti pieni di sigle di conservanti, corettori di gusto e della mistura di olii di condimento. Si era reso conto che nella famiglia Hummel non c’era nessuna conoscenza di una scienza della alimentazione, mangiavano al peggio della cucina Americana. Kurt, di contro anche se faceva una spesa ben più piccola di quantità, per la quantità di alimenti freschi pagava molto di più[4], anche se le verdure erano acquose e insapore. Sentiva la differenza della verdura industriale rispetto a quella della azienda agricola dove lui e sua madre si rifornivano. Si chiese se nei dintorni di Lima ci fosse qualche piccolo contadino da cui lui potesse comprare verdura e altri prodotti.
Bob abbaiò e lo distolse dai suoi pensieri.
“Va bene cucciolo, fatti mettere il guinzaglio e lasciami mettere la giacca e andiamo a cercare Jessica.”
 
Blaine si guardò nello specchio per l'ennesima volta, lisciandosi delle pieghe immaginarie della felpa verde che indossava.
"Sono bellissimo e non potrà resistermi." esordì soddisfatto.
Blaine aveva invitato Kurt per una colazione al Flame. La scusa ufficiale era stata per consolarlo della partenza di Etienne avvenuta la sera prima, ma la verità era che aveva dato inizio al suo piano di corteggiamento.
Si, perché lui aveva deciso: anche i ragazzi che puzzavano da latte meritavano una possibilità con lui, soprattutto quelli Newyorkesi con la puzza sotto il naso.
 
"Grazie Blaine di avermi aperto la porta, spostato la sedia e fatto sedere... Guarda che ho dei lividie un naso rotto e non una gamba." Disse Kurt, controllando Bob che si era sistemato sotto il tavolo.
'Chi mai si è preoccupato del tuo stato fisico? Certo, sarà fastidioso ricordare che avevi un occhio nero e la faccia multicolore, un naso gonfio come un dirigibile e incerottato al nostro primo appuntamento, ma sarò così gentile da non ramentarlo tutte le volte.'
Kurt si guardò intorno e sospirò sconsolato.
"Spero che Jessica trovi l'uva che le ho messo sul pianerottolo della porta della cucina. Non voglio che entri in casa se non ci sono io. Ho paura della reazione degli Hummel se la trovano."
Blaine scrisse sul suo cellulare una risposta.
-Se entra spero che si mangi le cervella di Finn.-
"Ma che schifo!"
-Anzi, il suo pene!-
"Questo è ancora più schifoso."
'Quello che mi domando: cosa ci trovo in te? Mi dici sempre su. Potrei iniziare a soffrire di complessi per colpa tua.'
"Hanno un bel menù qui, l'atra volta non sapevo che scegliere poi alla fine ci ha pensato Olegh a farlo per noi. Tu che vieni qui spesso, che mi consigli?"
'Il mio wustel?'
Due menù vennero sbattuti sul tavolo, Kurt e Blaine per la sorpresa trasalirono spaventati e guardano verso il cameriere che li ricambiava trucemente.
"Sapete già cosa ordinare? - chiese Hunter annoiato. - Se volete posso tornare dopo, ma io vi consiglio i pancake con fragole fresche e da bere caffè e centrifuga d'ananas e mela."
'Cristo Hunter, sono nel bel mezzo di un appuntamento. Tu devi essere gentile e servizievole, non Jason di Venerdì 13.'
"Ce lo stai chiedendo o ce lo stai ordinando?" Kurt domandò intimorito.
Hunter li fissò e chiese:
"Avete allergie? No! Perfetto, vi porto i Pancake."
E come era venuto se ne era andato.
-STRONZO- Blaine alzò più in alto che poté il suo quaderno in direzione di Hunter, che urlò a sua madre, che quel giorno era in cucina, di muoversi perché i clienti di due tavoli erano in attesa.
"Non credo che ti convenga che legga quelle parole, secondo me, se lo fa ti sputa nel piatto... Aspetta, ma tu hai delle pagine già scritte con degli insulti?" Kurt si era reso conto che Blaine non aveva scritto sul quaderno, ma lo aveva semplicemente aperto e alzato in aria con faccia indignata.
' E che faccio? Uno mi insulta e io gli rispondo un quarto d'ora dopo?! '
-Ovviamente mi sono attrezzato. - scrisse Blaine e Kurt alzò gli occhi al cielo in maniera divertita.
'Okay, questo è il momento: devo fargli un complimento e insinuargli il dubbio che possa essere attratto dai ragazzi. Che potrei dirgli? Sei magnifico oggi… Non credo che mi crederebbe visto il quadro espressionista di lividi che ha in faccia... Complimenti al sedere? Non se ne parla, troppo volgare per la suoretta che ho qui... però sui suoi occhi può andare! Classico, signorile e soft.'
Blaine stava per scrivere quando sentì la porta del locale aprirsi e pochi secondi dopo Olegh Clarington era arrivato come una furia al loro tavolo, con due buste enormi della spesa da cui spuntava un pollo decisamente morto e spennato. Dietro di lui, Aron Puckerman.
'Brutta giornata vero amico?' mentalmente Blaine domandò al pollo.
"Mio Dio, Kurt guarda come ti hanno ridotto quei figli di puttana!" Disse l'uomo esaminando il ragazzo.
"Grazie Olegh." commentò Puckerman stancamente.
"Scusa Aron, mi spiace per la mia uscita. Ma sappi che penso che hai fatto bene a punire tuo figlio con la sua stessa moneta. "
"Sì, credo anch'io che a Noah abbia fatto bene. -sospirò profondamente affranto. -Comunque ragazzi come state? "
"Bene la ringrazio signore." Kurt disse timidamente.
'Una favola, l'appuntamento perfetto!' pensò acido Blaine, ma fece un gesto che indicava che stava bene e Aron gli sorrise e gli diede una pacca affettuosa sulla spalla.
"Kurt chiamami Aron. Come ben saprai, ormai, ero un caro amico di tua madre."
"Sì un po', Olegh e Blaine mi hanno raccontato della famosa banda, come è nata e qualche episodio divertente di alcune marachelle."
"Gentile a definirli marachelle." Aron ridacchiò.
Blaine improvvisamente si rese conto di una cosa strana: Olegh e Aron erano insieme. Da quando sua madre era morta i membri della banda non si vedevano più fra loro...
"Ragazzi avete già ordinato la colazione?" chiese il padrone del locale con fare allegro.
I due ragazzi si fissarono per un secondo con un’espressione divertita.
"Oh sì… abbiamo ordinato pancake con fragole fresche, caffè e una centrifuga d'ananas." snocciolò Kurt con un lieve tono ironico nella voce, che colse solo Blaine.
"Ottimo, allora vi metto anche un generosa quantità di panna." Olegh fece una strizzatina d'occhio a entrambi i ragazzi.
'Sì, sì, bravissimo. Ora via, che io ho un appuntamento e voi lo avete già rovinato abbastanza!'
"Che dite ragazzi se mi unisco anch'io a fare colazione con voi?" disse allegramente Aron.
'Sì è poi? Ci fidanziamo in tre? Non sono mai stato per il poliamore. Sho. VIA, vattene. Vai a fare la terza ruota da qualche altra parte.'
"Certo siediti se vuoi."
"Cazzo ma anche no! Sai cosa ti dico?! Che con questa ti sei bruciato qualunque possibilità di pomiciare con il sottoscritto oggi."
"Che ti porto per colazione Aron? "
" French toast con-"
" pancetta e sciroppo d'acero." con un sorriso finì Olegh per l'uomo,
"Esatto vecchio mio."
Blaine era sempre più stranito a vedere i due interagire come se li ricordava nella sua infanzia.
Onestamente, si era convinto che nessun membro della banda avrebbe mai ripreso l'amicizia con gli altri.
"Papà muoviti che la mamma in cucina sta combinando un danno dietro l'altro!" Hunter urlò infastidito, portando la colazione al tavolo 2. Kurt notò che era il suo stesso ordine.
"Dieci minuti e sarete serviti." disse Olegh prima di andare via con i sacchi della spesa.
"Sì se non si perde a sbaciucchiarsi con Sophie in cucina." commentò rassegnato Aron, mentre spostava la sedia dal tavolo.
"Ah! Fai attenzione che sotto al tavolo c'è Bob." Kurt avvertì l'uomo.
"Come mai hai il cane di Finn con te?" chiese sinceramente sorpreso Aron, lanciando un'occhiata sotto il tavolo dove il cane beatamente russava.
"Beh è una lunga storia." rispose evasivamente non volendo raccontare a una persona che non conosceva i suoi problemi, ma Blaine rispose per lui, alzando il suo quaderno con la spiegazione.
-Bob ama Kurt e Finn, geloso, glielo ha regalato in un impeto di rabbia. -
"Sai, al cuore non si comanda. - commentò perplesso l’uomo. - Sai che Bob sembra dimagrito? Tu che dici Blaine? Ho ragione o è solo un’impressione?"
-Sì, è più magro. Kurt lo porta a passeggio. -
"Lo avrà fatto anche Finn a volte, no? "
Blaine gli fece cenno di no col capo.
"Carole o Burt? Almeno una volta al giorno qualcuno lo avrà portato a passeggio."
"Non guardare me ragazzo. - disse Aron a Kurt- Io non frequento casa Hummel se non per riprendere Noah, cosa che da qualche mese non si verifica più perché ha la patente e una macchina."
-Della mia famiglia nessuno ha mai visto Bob portato a passeggio, se non quando era cucciolo. Di solito viene messo sul giardino sul retro dove ha il recinto. -
Kurt leggendo quelle parole sentì una fitta di dispiacere per il cane. Sapeva che questo spiegava perché Bob era così agitato quando lo portava a passeggio: non era abituato.
"Va bene da questo momento accetto il regalo di Finn. - disse solennemente. - e il tuo nome non sarà Bob, ma Bob Dylan!"
"Che cosa cambia aggiungergli anche Dylan? - chiese perplesso Aron- Tanto sempre Bob lo chiamerai."
-Io lo avrei chiamato Bob Marley. -
"Per il semplice motivo che non posso cambiare del tutto il nome volgare che ha scelto Finn, ma posso renderlo più elegante e di buon gusto con una piccola modifica."
Blaine e Aron alla spiegazione non riuscirono a trovare nulla con cui ribattere e decisero di cambiare discorso.
"Allora Kurt perché non mi racconti un po' di te?"
'Ma brutto bastardo! Quella era una delle mie battute studiate per rimorchiarlo!'
 
 
Brittany prese i suoi quaderni e libri dall'armadietto, lo chiuse e andò da Santana, che stava guardando qualcosa con aria arrabbiata. La ballerina osservò nella stessa direzione della sua amica per capire cosa la disturbasse, ma vide solo Hunter che stava vicino a Kurt, che leggeva una nota di Blaine. Doveva esserci qualcosa di sciocco perché alzò gli occhi al cielo e poi scoppiò a ridacchiare e il loro amico sembrava compiaciuto di questo.
La ballerina era stranita dallo strano terzetto, ma dopo quello che era successo lunedì a Kurt, il preside aveva preso delle contromisure per evitare che il ragazzo fosse nuovamente vittima di bullismo. Erano state divulgate da un’intervista che il preside aveva rilasciato a Jacob Ben Israel.
Figgins, dietro la ricompensa di una lettera di raccomandazione per il college, aveva assoldato Hunter Clarington e Lauren Zizes come guardie del corpo del nuovo membro della famiglia Hummel. Il loro compito era accompagnare Kurt senza incidenti dal parcheggio della scuola alla prima classe della giornata e ad ogni cambio aula fino alla fine dell'orario scolastico, assicurandosi che a fine lezioni fosse scortato alla macchina di chi lo veniva a prendere.
Quell'intervista rilasciata al giornale era ovviamente un avvertimento serio da parte del preside a chiunque avesse avuto strane idee di vendetta. Nell'articolo era riportato anche l'invito a tutti coloro che fossero stati vittima di bullismo di andare a confidarsi con un insegnante e di fare i nomi dei cosiddetti bulli in maniera che si potessero prendere provvedimenti.
 
Brittany pensò che l'uomo fosse troppo speranzoso: nessuno avrebbe fatto i nomi dei bulli e denunciato un bel niente. I bulli erano tanti e ci sarebbero state punizioni irrisorie con il risultato che dopo per chi avesse denunciato sarebbe stato peggio. La storia di Kurt era un esempio lampante.
Certo, era una bella idea di mettere al ragazzo due guardie del corpo. Martedì, quando erano state rese note le punizioni dei quattro ragazzi di Football, aveva sentito per i corridoi molti parlare di come avrebbero sistemato "il frocio" non appena fosse tornato, ma nessuno aveva osato far nulla quando quella mattina era arrivato scortato da Hunter e Blaine.
Brittany, come tutto il resto dei ragazzi della scuola, provava timore nei confronti di Clarington e Zizes. Erano indimenticabili i voli che Lauren aveva fatto fare a Santana quando le due litigavano per Noah. Si chiese come fosse possibile che la sua Sannie fosse sopravvissuta.
 
"Io sono pronta. Andiamo a letteratura Inglese?" chiese la ballerina.
"Aspettiamo il cretino." Santana rispose burbera, fissando malissimo Blaine, che guardava un foglietto che Kurt gli stava spiegando. La bionda ipotizzò che fosse l'orario scolastico.
"San, sembra che Blaine abbia preso in simpatia Kurt. Mi fa piacere vedere che riesca a farsi un amico al di fuori di noi e Cooper."
Brittany non era preparata all'occhiataccia che le rifilò la latina così come la risposta piccata:
"Vediamo se Kurt Hummel si terrà attorno Blaine una volta che avrà altri amici."
"Cosa intendi?"
" Che finirà come sempre: appena Kurt non avrà più bisogno di lui lo lascerà da parte perché Blaine è un ragazzo troppo esagitato, violento e buffone e non è cool passare il suo tempo con un ragazzo muto che non ricorda."
Brittany lanciò un'occhiata dubbiosa al più giovane degli Hummel, ma lei si fidava di Santana e del suo giudizio.
"A me Kurt non sembra un tipo così."
"Anche Noah, Hunter e Lauren erano grandi amici di Blaine quando eravamo bambini. Eppure non mi pare che siano rimasti suoi amici dopo che è diventato così. "
"Stiamo parlando di bambini, Santana."
"Che mi dici di tutti i ragazzi della squadra di Football? Quando Blaine è entrato in squadra sembravano aver incontrato il loro migliore amico perduto: fuori a prendere il caffè, serata videogiochi, serata film d'azione. Poi in squadra entra Finn e diventa la cosa più figa che ci sia in giro col risultato che Blaine serve alla squadra ma viene lasciato in disparte."
"Santana calmati.- disse Brittany.- Blaine non è andato a genio a quelli della squadra di football perché si rifiutava di far bullismo per essere figo, anzi, ha cominciato a picchiarli."
"Okay, Hunter, Noah, Lauren e quelli della squadra di football possono non essere il miglior esempio. Ma che mi dici di tutte le persone che si sono avvicinate a Blaine negli anni? Dove sono?"
Brittany sospirò triste, la sua amica aveva ragione: chiunque si fosse avvicinato al piccolo degli Anderson per fare amicizia poco dopo lo lasciava da parte...
Brittany osservò Blaine che con dei gesti chiedeva qualcosa a Kurt.
Il piccolo degli Hummel sorrise dolcemente al loro amico e, anche se da lontano, la ballerina lo vide indicarsi la fronte e lo stomaco. Che non stesse bene?
Brittany non sapeva che pensare, ma vide Blaine scrivere furiosamente qualcosa e poi mostrarla a Hunter, che gli fece un cenno affermativo col capo; il kicker riprese a gesticolare e a indicare il quaderno, tanto che Clarington, infastidito, gli rispose in maniera seccata. Blaine sembrava non aver gradito la risposta tanto che aveva tirato il quadernetto in testa ad Hunter. Kurt cercò di sedare la lite scoppiata fra i due frapponendosi fra loro, anche se sembrava temere Clarington.
"Santana, smettila di vedere Blaine come quello che è stato abbandonato senza motivo o per il suo handicap. Ogni tanto dobbiamo guardare in faccia la realtà e riconoscere che ha un carattere e delle reazioni spropositate. A volte penso che lo faccia a posta a lasciarsi tutti alle spalle tranne noi due."
La latina non diede segno di averla sentita o forse non voleva dirle che lo pensava anche lei.
Entrambe osservarono Blaine salutare Kurt e fare una linguaccia ad Hunter e poi venire verso di loro con un sorriso.
"Guarda, guarda chi si ricorda che esistiamo anche io e Brittany. Buongiorno Blaine."
Brittany provò pena per Blaine che fissava Santana in confusione.
'Il suo tono sarcastico mi suggerisce che devo aver fatto qualcosa per farla arrabbiare... ma cosa?'
"Forza muoviamoci o arriveremo in ritardo per letteratura Inglese. -Disse la latina cominciando a camminare verso la classe.
'Che abbia scoperto che le ho fregato un reggiseno per mostrarlo a quelli del club del punto croce? Ma quei poverini non ne avevano mai visto uno!'
 
 
Arthur era seduto sul divano preso a guardare alla televisione un programma sciocco a premi quando sua moglie entrò in casa. Era appena stata dal parrucchiere e la tinta dei suoi capelli era fresca ed era vestita con abiti nuovi.
"Ciao tesoro." lo salutò la donna, chinandosi a dargli un bacio sul capo.
"Bentornata."
"Allora che te ne pare?" chiese raggiante Molly facendo una piroetta su se stessa.
"Che stai benissimo mia cara. Sai che ti dico? Che se ti incontrassi oggi per la prima volta proverei a corteggiarti e ti inviterei per un caffè."
"Che Dongiovanni."
Arthur notò la soddisfazione di sua moglie alle sue parole.
"Quel rosso meno acceso del solito ti dona molto."
"Grazie. -disse Molly sedendo accanto a lui-Allora come è andata stamattina a portare Kurt a scuola? "
"Bene. Era comprensibilmente nervoso, ma in macchina con noi a tenerlo calmo c'era Blaine. Burt li continuava a guardare dallo specchietto retrovisore."
"Burt? Ma scusa non lo hai accompagnato tu il ragazzo a scuola?"
"Siamo andati con la macchina di Burt, che è venuto per parlare col preside. Sembra che hanno messo a punto un piano per evitare che Kurt subisca bullismo. Due ragazzi a turno lo scorteranno per la scuola in maniera che non gli capiti nulla."
"Solo per Kurt? E gli altri ragazzi a scuola che subiscono bullismo?"
"Kurt ha denunciato gli atti di cui è stato vittima e ora sono le altre vittime che si devono far avanti."
"E Figgins cosa farà quando cinque o sei ragazzi che avranno subito bullismo si faranno avanti? Anche a loro darà due persone che gli facciano da guardia del corpo? Questa non è una buona idea. Bisogna pensare a qualcosa di meglio."
Arthur rimase un momento interdetto: fino a quel momento gli era sembrata una brillante soluzione, ma sua moglie gli aveva fatto vedere che larga scala era impraticabile.
"A proposito Arthur, perché stavi accompagnando a scuola Blaine Anderson?"
"I ragazzi hanno voluto così. Penso che Kurt si sia sentito più tranquillo ad avere vicino qualcuno con cui sembra andare d’accordo e Blaine con il collare non può guidare."
"Già, giusto."
“Blaine tornerà a casa con Santana Lopez, hanno il Glee club nel pomeriggio e quindi finiscono tardi. Io riaccompagnerò a casa solo Kurt.”
“Ah è vero il Glee club. Finn mi pare che ci abbia detto che il concorso canoro cittadino è fra un paio di settimane o mi sbaglio?” chiese Molly.
“Si credo di sì. Comunque ho segnato la data sul calendario e ho detto a Burt di comprarci i biglietti anche per noi.”
“Perfetto dopo allora controllo la data in maniera di non prendere accidentalmente impegni che poi mi toccherebbe disdire.”
 
 Arthur osservò sua moglie che aveva cominciato a prestare attenzione al programma sciocco che c'era in tv. Era molto bella quel giorno, soprattutto per il trucco che era più curato del solito... Poi un buffo pensiero lo colpì.
"Mia cara toglimi una curiosità."
"Si?"
"Ma il vestito nuovo, il trucco raffinato, i capelli tinti e acconciati dal parrucchiere non è che avranno a che fare col fatto che oggi arrivano le nonne di Kurt da New York?"
"Certo che no, non essere sciocco!"
Arthur, nonostante la risposta di sua moglie, sapeva di aver ragione anche perché le guance le erano divenute di una bella tonalità rosata che non aveva nulla a che fare con il fard. Decise di fare finta di nulla.
"Non vedo l'ora di vedere la faccia di Kurt quando vedrà che i suoi amici sono venuti da New York a trovarlo. Scommetto che non se lo aspetta minimamente."
"Già." disse Molly con un sospiro.
Arthur poteva vedere nel volto della moglie un solco di preoccupazione e sapeva anche perché: in primo luogo era per i tre ragazzi gay sotto lo stesso tetto e poi per le due donne0 che avevano invaso, involontariamente, un ruolo che sarebbe dovuto spettare a lui e a sua moglie...
"Molly un giorno Kurt ci amerà come membri della sua famiglia. Non essere impaziente, dai al tempo il suo corso."
L'anziana donna sospirò e gli disse:
"So che hai ragione, ma io sono così triste per tutta questa situazione."
"Lo so."
 
Un fuoristrada rosso si fermò nel vialetto di casa Hummel.
"Carmen, - disse un'altezzosa Blanche, seduta davanti nel posto del passeggero. - spero che il tuo modo di guidare di oggi sia frutto di una birra di troppo al bar dell'aeroporto, presa quando ti ho persa di vista. "
Carmen fissò l'amica con sufficienza e con fare di sfida tirò il freno a mano e tolse le chiavi dal cruscotto, intascandosele.
"Brutte notizie per te vieja questo è il mio modo di guidare."
"A New York non hai mai guidato così."
"A New York c'è una giungla di macchine. Cosa credi che succeda se provo a fare un sorpasso azzardato? E poi se ti infastidiva così tanto il mio modo di guidare perché non hai detto qualcosa?"
"Mi pare che dire Carmen rallenta, Carmen non prendere le curve come se fossimo in un corsa di Rally e ancora Carmen rallenta, si possano tranquillamente considerare esternazioni del mio disagio. "
"Nelle zone di città ho guidato lentamente e bene."
"Da questo momento in poi guiderò io."
"E dai Blanche, finiscila! Ho solo goduto del emoción di una corsa in macchina nelle strade deserte. Credo che anche i ragazzi si siano divertiti. Non è vero?"
Le due donne si girarono per trovare un Sebastian molto pallido che accarezzava la schiena a Thad che sembrava in procinto di vomitare. I due giovani fissavano malissimo le due donne.
"Direi che i ragazzi hanno trovato rigenerante la corsa in macchina." nonna Smythe commentò sarcastica.
"Okay meravigliose signore, stop! - esordì Sebastian riprendendosi dallo spavento della guida avventurosa della latina.- Siamo in casa del nemico e litigare non ci porterà da nessuna parte. Dobbiamo rimanere uniti."
"Spero che siano nemici riforniti de birra. -disse Carmen. - ne berrei volentieri un paio."
"Io berrei volentieri un tè caldo." commentò debolmente Thad, stringendo di più la mano del suo ragazzo che lo fissava con apprensione.
I quattro fecero un salto quando qualcuno bussò al finestrino della macchina. Era una donna con i capelli castani legati, vivaci occhi chiari e un orribile cappotto verde pisello.
 
Carole vide dal fuori strada rosso scendere quattro persone. Fu immediatamente colpita dalle famose nonne che Kurt aveva descritto perfettamente: la donna bassa cicciottella assomigliava a un boss della malavita, doveva essere Nonna Carmen, mentre quella alta e ossuta che sembrava regina Maria Antonietta, se mai fosse diventata anziana, doveva essere Nonna Blanche. A venirle a stringere la mano fu proprio Nonna Blanche.
 
"Carole, suppongo. Buongiorno sono Blanche Smythe e questi sono Carmen e suo nipote Thad e qui, alla mia destra, mio nipote Sebastian. "
La signora Hummel notò immediatamente che nonna Smythe trasudava eleganza e nobiltà da tutti i pori, ogni suo gesto sembrava studiato a tavolino e questo la rendeva un personaggio eccentrico.
"Buongiorno a voi. Per fortuna che sono arrivata in tempo. Scusatemi se sono scortese a non aver niente di pronto da offrirvi in casa, ma sono adesso tornata dal lavoro."
Carmen fissò l'orologio era mezzogiorno in punto e chiese:
"Se non sono indiscreta che lavoro fa signora?"
"Carmen, ma che modi! - disse Blanche scandalizzata. -questa è una domanda che si fa solo davanti a una tazza di tè mentre ci si conosce dando uno scambio di informazioni."
"Una tazza di tè? Ma sei matta? Io bevo solo birra."
Carole fissò le due donne anziane non sapendo bene nemmeno come comportarsi con loro. Carmen era un personaggio tanto quanto l'altra, ma nella maniera opposta.
"Io, se non sono maleducato, accetterei davvero qualcosa come una tisana calda da bere." disse Thad con voce flebile.
Carole puntò lo sguardo sul giovane latino e notò che entrambi i ragazzi avevano un colorito pallido e stravolto.
"State bene?"
"Abbiamo solo della nausea da macchina, la strada che abbiamo fatto per arrivare qui era piena di curve e nonna Carmen guida in maniera scattosa.- disse Sebastian.- Io sto discretamente male, ma Thad sta peggio."
"Capisco. - fece Carol cercando le chiavi di casa in borsa.- quelle strade possono essere terribili se uno soffre molto la macchina. In casa ho delle medicine contro il vomito. E se può aiutare lavoro come infermiera all'ospedale."
"Vedi Blanche? Dios aiuta sempre i puri di cuore!"
"Qui i puri di cuore non c'entrano e cerca di parlare Inglese! Non tutti capiscono lo spagnolo."
 
Kurt aveva la testa che pulsava e i succhi gastrici del suo stomaco gli davano fastidio, doveva mangiare al più presto. Le lezioni erano state normali e noiose, ma odiava che i pochi professori che aveva conosciuto supponessero che fosse indietro rispetto al loro programma perché prima frequentava un liceo d‘arte[5]. Gli avevano prospettato una serie infinita di test che avrebbe fatto la settimana successiva e per il fine settimana lo avevano invitato a visualizzare il programma che fino a qual momento era stato svolto. Immaginava anche che i professori della settimana successiva gli avrebbero fatto richieste similari con tempi altrettanto stretti. Kurt era arrabbiato: come pensavano i professori che lui fosse in grado di ripassare i programmi che loro avevano svolto in due mesi in pochi giorni?
Poteva capire che i professori necessitavano dei Test con votazioni per fargli un profilo scolastico, ma non si rendevano conto che seguendo una linea di condotta del genere rischiavano di rovinargli la media scolastica con delle insufficienze? La sua fortuna era che per entrare alla Fiorello High School gli studenti selezionati dovevano uscire dall’istruzione media con voti alti e lui era sempre stato fra coloro che avevano migliori votazioni e corsi avanzati. Per fortuna, nelle materie che mancavano alla sua ex scuola superiore poteva, sopperire con la sua conoscenza acquisita nei gradi inferiori, ma questo non toglieva che aveva molto da ripassare. Invece, nelle materie che avevano in comune nelle due scuole, era molti argomenti avanti e quindi poteva tirare qualche sospiro di sollievo per abituarsi ai nuovi ritmi.
 
“Muoviti. - lo esortò Hunter guidandolo per i corridoi della scuola. - Dobbiamo arrivare velocemente in mensa. Lauren dovrebbe essere già lì che ci aspetta.”
“Lauren che tipo è? L’ho incontrata una volta, ma ci siamo solo presentati.” Kurt era curioso di sapere chi fosse questa ragazza che il preside lo aveva affidato contro i bulli.
“Lei è un tipo che non piace aspettare.”
“Non è colpa mia se il professore di matematica mi ha chiesto di fermarmi per parlare finita la lezione.” Si difese e Hunter continuò a parlare come se non lo avesse sentito.
“Lei è nel club di lotta libera e non prende bene le offese o sentirsi presa in giro.”
“Quello direi nessuno.”
“Lauren ti fa volare dall’altra parte della stanza se mai ci provassi.”
Kurt rimase un attimo perplesso dalla descrizione ricevuta, ma non ebbe modo di fare altre domande che si ritrovò in mensa e Hunter disse:
“Ecco Lauren. Andiamo. Aspetta, ti devi prendere il pranzo?”
“No c’è l’ho in borsa.”
“Perfetto, una rottura in meno.”
Kurt fece del suo meglio per ignorare gli sguardi e seguì in silenzio Hunter, che si fermò ad un tavolo brontolando:
 “Ciao Bleah Club.”
“Glee Club!” corresse una voce fastidiosa.
“Lo so Berry, ma il mio era solo un modo velato per indicare la mia passione per il vostro club.”
Al tavolo si levò uno sbuffo generale, ma nessuno osò altro contro Hunter; si sentì solamente Finn bisbigliare:
“Non anche qui.”
Kurt vide Quinn accarezzare Finn sul bicipite. Si sarebbe arrabbiato se non fosse stato distratto da Blaine che si sbracciava indicando il posto accanto a sé e al contempo spingeva Tina lontano da lui per fargli posto.
Qui! Qui! Cazzo dai! Vi prego, un minuto di più di fianco a questa cozza e la spello viva!
“Blaine, tesoro- disse la ragazza asiatica- buono.”
“Tina...”
“Sì, Hunter?”
“Siete una coppia bellissima tu e lo spostato.”
Idiota! Ammettilo che ti ha ingaggiato Cooper!
Tina rise compiaciuta, mentre Santana rotolò gli occhi infastidita.
“Blaine non è uno spostato.” disse Kurt seccato e Hunter, fissandolo trucemente, scandì:
“Hummel fai amicizia con Lauren Zizes. Noi tre, quest’anno, passeremo molto tempo insieme e sarebbe un peccato se tu non andassi d’accordo con i tuoi bodyguard.”
‘Stai minacciando il futuro toyboy Anderson? Nessuno mette il mio toyboy nell’angolo.’
Kurt era incredulo e voleva ribattere qualcosa ad Hunter, ma Zizes lo freddò ancora di più:
“Dammi mezzo problema Hummel junior e troverai che il soffitto non è poi così in alto.”
Kurt arricciò il naso al nomignolo Hummel Junior, sapeva che ora il suo cognome era quello ma lui non riusciva ad accettarlo.
‘Cristo, Figgins invece di dargli due guardie del corpo gli ha affiancato due psicopatici’
“Bene, siamo amici ora. - Sentenziò Hunter, sedendosi. - se vuoi puoi anche metterti vicino a spostato.”
 “Veramente Hunty- al tavolo si levò la voce gelida e roca di Santana- gli unici spostati che vedo siete tu e Lauren.”
Zizes si sistemò la pesante montatura degli occhiali.
“Satana stai rischiando di diventare salsa di pomodoro.”
“Davvero? Pensi davvero che lo stoccafisso Clerington lo permetterebbe?”
“Lo stendo se prova a bloccarmi.” Lauren infilzò minacciosa la forchetta nelle sue crocchette di pollo.
“A me importa solo della lettera di referenze - Hunter scrollò le spalle disinteressato. – Se uno di voi me la fa saltare, lo seppellisco in questa merda di scuola.”
Kurt fissò i tre ragazzi che si minacciavano a vicenda. Gli sembrava di essere finito in una parodia tragicomica di un liceo del Bronx. Notò Blaine che aveva preso a scrivere furiosamente e poi alzò il foglio con aria vittoriosa.
‘Io ho un cazzo gigantesco.’
“Blaine!” urlarono in asincrono Hunter e Kurt, il primo con tono di rimprovero e il secondo con imbarazzo per poi aggiungere:
“Ma non hai altri discorsi oltre al tuo pene?!”
“Posso confermalo! - disse Brittany con disinvoltura. - Ci conosciamo fin da bambini. L’ho visto crescere.”
‘Anche io ho visto crescere le sue tette o meglio non farlo. Sono ancora come quando aveva 12 anni. Sto ancora aspettando che crescano.’
Kurt rimase sbalordito con quanto candore la ragazza bionda aveva confermato che quello che dicesse il loro amico.
Le reazioni al tavolo furono variegate: qualcuno come Santana e Zizos ne rise; altri, come Rachel, Quinn e Hunter, scossero la testa disgustati; i maschi lo fissarono con mesto riconoscimento e un pizzico d’invidia e Tina, invece, guardava Blaine come se fosse un gustoso da cioccolatino da scartare.
Kurt una volta di più si chiese dove diavolo fosse finito.
“Kurt, ti invito ufficialmente a sederti per questo pranzo a fianco a me.” Lo invitò pomposamente Rachel Berry.
“Nana, lo vuoi far suicidare oggi stesso?” Chiese la latina con divertimento.
“Si dia il caso, Santana, che io sia l’unica persona a questo tavolo che abbia una cultura musicale e preparazione teatrale decente. Anzi, oserei dire che io e Kurt possiamo definirci anime affini e colleghi.”
“Tu e lui colleghi? - chiese con una nota di divertimento Mercedes. - Ma non dovresti essere in qualche compagnia per esserlo?”
“Mercedes, ti prego, non aizzare Rachel.” Sugar sbuffò infastidita mentre addentava un sandwich.
“Io quando avevo sei mesi sono stata scritturata per la pubblicità d-”
“Rachel lo sappiamo. - disse beffarda Quinn. -Ora potresti per favore smetterla di vantarti di cose che non contano?”
Kurt, quando le due ragazze cominciarono a battibeccare, sentì un enorme stanchezza invaderlo, ma non poté soffermarsi che si trovò un microfono sotto la bocca.
“Ma che d-”
“Ciao Kurt. Mi chiamo Jacob Ben Israel e questa è un’intervista del giornale della scuola. Come ti senti ad essere stato aggredito?”
Kurt notò che insieme al ragazzo che lo intervistava ce ne era un altro con una telecamera che lo stava riprendendo. Hunter e Lauren assistevano pigramente alla scena senza intervenire, mentre Finn sembrava infastidito.
“Per favore, vorrei pranzare in pace, quindi vi pregherei di lasciare.” disse Kurt educatamente mentre cercava di capire dove sedersi.
“Dai almeno dicci qualcosa!” insistette Jacob.
 “Te lo ripeto: Lasciami in pace.” Kurt disse perentorio, andandosi a sedere vicino a Brittany e scartando il suo pranzo: verdure e del merluzzo lessati.
‘Tina, maledetta piovra stronza, perché non ti sei spostata? Ora non lo posso rimorchiare il mio Toyboy.’
“Blaine attento al tuo collo. Certo che sei davvero un birichino a comportarti così! Mi sa che se non la smetti dovrò metterti il broncio.” disse la ragazza asiatica con una risatina.
‘MA SEI SERIA O IL CIBO DELLA MENSA HA DELLE DROGHE PESANTI?! TU SI CHE SAI CORTEGGIARE UN UOMO PER TENERLO IL PIÙ LONTANO POSSIBILE DA TE!’
Kurt vide la faccia scandalizzata di Blaine alle parole di Tina e al contempo notò il sospiro triste di un ragazzo asiatico di cui non ricordava il nome. Sapeva bene cosa significasse quella espressione, l’aveva vista su un sacco di ragazze che avevano delle cotte per i suoi migliori amici…
I suoi pensieri vennero interrotti dal microfono spinto in faccia.
“Allora, Hummel, cosa pensi delle punizioni che sono state inflitte ai tuoi aggressori? Le trovi eque?”
Kurt non diede mai la risposta: Hunter, che si era scocciato del cronista, si era alzato con aria grave e furiosa.
“Israel, te lo dico solo una volta: smamma che voglio mangiare in pace o ti giuro che ti farò rimpiangere di essere un microbo mediocre. Lo stesso vale per te, cameramen.”
Kurt vide il ragazzo con la telecamera darsela a gambe con non troppa dignità.
Jacob fece un passo indietro e poi con una voce che cercava di essere ferma:
“Questo è imbavagliare l’informazione! È un gravissimo reato!”
“Ho detto sparisci.”
Jacob, stavolta, imitò il suo collega e se ne andò.
‘Io lo avrei fatto smammare in meno tempo. Tina, donna inquietante, STACCATI!’
Hunter tutto soddisfatto si sedette al suo posto.
“L’inquinamento acustico e visivo è nettamente migliorato da quando è sparito Israel.”
‘Hunter che cazzo stai dicendo?’
“Sono d’accordo, ma una volta o l’altra a quel ficcanaso andrebbe insegnata una bella lezione.” commentò Lauren.
Blaine intercettò lo sguardo di Kurt ed era sicuro che gli mimò che i due mastini al suo seguito fossero folli.
Santana notò l’interazione silenziosa dei due ragazzi e di nuovo una forte rabbia avvampò nel suo petto.
“Ehi. - Mercedes esordì severa.- calmate gli animi. Voi due siete a fare da babysitter al bambino perché qualcuno non ha tenuto le mani a posto.”
“Se io sono un bambino, tu cosa sei? Una donna vissuta?”
“Pasticcino, hai il viso liscio come il culo di un neonato o di una fanciulla. Finché non dovrai raderti una barbetta non ti considererò nemmeno un adolescente.”
‘Mercedes, Kurt non è una fanciulla! Non sono etero! ’
“Veramente non sono completamente senza peli sulla faccia!”
‘Davvero?”
Ci furono varie prese in giro in direzione di Kurt e la sua famigerata ‘barba’ che lo fecero arrossire d’imbarazzo.
 Blaine, stufo dell’ennesimo approccio di Tina, si alzò e andò verso Kurt e Brittany e, per farsi posto fra loro, spintonò malamente quest’ultima e le rubò il latte al cioccolato.
Brittany ridacchiò, trovava molto buffo il comportamento dell’amico.
Blaine si sentì arrivare in testa una sberla e poi un Kurt arrabbiato gli urlò contro.
“Non puoi comportarti così. Non sei carino con la tua amica. Chiedile scusa.”
Il riccio fece la faccia imbronciata.
“Blaine non comportarti come un bambino.”
Il piccolo degli Anderson si indicò la barba con una faccia compiaciuta.
“Ma che c’entra? La barba non fa di te uno che non deve chiedere scusa se fa qualcosa di sbagliato.”
‘Egoista!’
“No, non mi guardare con quello sguardo.”
‘Io ti guardo come mi pare!’
“Blaine finiscila!”
Santana alzò un sopracciglio alla scena che si stava svolgendo sotto il suo sguardo con un misto di fastidio e gelosia: Kurt sembrava capire naturalmente Blaine senza alcuno sforzo. Lei e Brittany ci avevano messo anni per capire la maggior parte delle mimiche dell’amico, anche se a volte, senza nulla di scritto, era impossibile interpretare Blaine.
“Ehi Blaine, - lo chiamò Sam. -Hummel ha ragione... ti sei comportato male con Brittany!”
‘Smettila di parlare o dovrò sculacciarti! … Ah già, ma tu sopporti Tina...’
 “Tranquilli lo fa sempre.” Disse la ballerina come se quello spiegasse tutto e a lei non importasse.
Anderson finito il latte al cioccolato, che aveva bevuto avidamente, prese due intere carote lesse dal pranzo di Kurt, e le ingoiò con una faccia schifata e gli rubò l’acqua e cominciò a berla a sorsate.
“Blaine!- urlò il ragazzo con rabbia.- la devi finire di comportarti così! Ridammi l’acqua! Questo è un lato di te che devi cambiare! Non puoi fare sempre quello che ti passa per il cervello.”
Blaine alle parole del ragazzo sentì una lieve vergogna strisciante su di lui.
“Calmate le tette tutti quanti, Blaine è perfetto così com’è! - disse Santana con tono tagliente e poi, fissando Kurt con rabbia, aggiunse. - Non ha bisogno di cambiare per nessun motivo! Vuoi fare veramente delle storie per un po’ di acqua e due fottute carote lesse?”
Kurt fissò malamente la latina. Lui non era una persona tirchia, offriva volentieri quello che aveva, ma aveva imparato molto velocemente che, nelle mense americane, le bottigliette d’acqua erano spesso poche e costose. E poi il latte normale o con aromi o cibi industriali di bassissima qualità non andavano d’accordo con il suo stomaco e gli provocavano acidità.
Da quello che poteva vedere dai vassoi dei suoi compagni di tavolo c’erano svariati tipologie di cibo fritto tra cui crocchette di patate e corn dogs[6]. Era chiaro che la mensa del McKinley non seguisse nessun programma alimentare consigliato dall’USDA[7]. Se avesse mangiato ciò che mangiavano loro o quello che la mensa scolastica proponeva avrebbe avuto nel giro di pochi giorni sintomi di malessere.
“Allora Hummel junior?- lo incalzò Lopez.- Non rispondi?”
“Santana.” Brittany esordì con una voce densa di rimprovero.
Il ragazzo sostenne lo sguardo della latina e ribatté:
“Quindi, secondo te, Blaine fa bene a spingere Brittany o come stamattina che gli è venuto il nervoso lanciare il suo quaderno in testa ad Hunter?”
‘Ma guarda questo stronzetto!’ pensò innervosito Anderson.
“Se uno fa lo stronzo con lui, lui ribatte in maniera fisica. Questo è il suo modo di esprimersi!”
“Ma ciò non significa che sia giusto.”
Blaine batté le mani sul tavolo, attirando l’attenzione di tutti e fissò malissimo Kurt, gli fece il dito medio e se ne andò.
“Blaine!” lo chiamò Kurt, che per istinto voleva seguirlo, ma venne preceduto da Tina che gli disse velenosa, prima di andarsene:
“Certo che se un bell’ingrato a parlargli così dopo che ti ha difeso da Karofsky e tutti gli altri bulli.”
E Finn sibillino aggiunse:
“Almeno non sono l’unico a pensarlo.”
“Tesoro.- disse Quinn, appoggiando una mano una mano sul bicipite del suo ragazzo.- quando una persona cede a certe devianze, devi capire che non è portata per natura a essere grata.”
Al tavolo calò il silenzio e Rachel divenne di svariate tonalità di rosso provocate dalla rabbia, che sembrava bloccarle l’uso della parola.
Kurt alzò un sopracciglio infastidito, verso la bionda bigotta e con sarcasmo le disse:
“Quindi cosa proponi per curare la mia ingratitudine derivata dalla mia devianza? Una terapia di riorientamento sessuale? Che succede poi? Mi trasformo in un maestro del bon-ton e ringrazio anche le zanzare per togliermi il sangue in eccesso?”
Quinn lo fissò come se fosse un insetto.
“Potrebbe essere un’idea.”
“Oh ma andiamo!-sbotto Kurt infastidito.- Volete tutti quanti dirmi che approvate i modi di Blaine?”
“Vedi Brittany che avevo ragione io.- esclamò criptica Santana.- Blaine non gli va bene così com’è-“
“Scusa Sannie,- disse la ballerina.- ma sta dicendo la stessa cosa che stavo dicendo io stamattina e che tutti abbiamo almeno pensato una volta. Tu compresa. Ma lui è stato l’unico che ha avuto la malaugurata idea di dirlo a Blaine in faccia.”
 Santana sbuffò, ma non negò le parole dell’amica. Rachel decise che in quel momento di dire la sua a Quinn.
“I tuoi preconcetti sugli omosessuali dimostrano solo che sei una persona ignorante!”
“Io non sono ignorante.”
“Invece lo sei e sei solo una ricca annoiata.”
“Senti da chi mi viene la predica dalla ricca egocentrica viziata. Se non canto io non vinceremo mai.”
“Se vi fanno così schifo i vostri soldi, datene pure un po’ a me.” Disse Sugar seriamente.
“Ma tu sei miliardaria.” commentò Sam.
“Si ma io voglio solo aiutarle.”
Kurt decise di ignorare la litigata in atto fra le due ragazze ricche e si concentrò su Brittany.
“Perché ho sbagliato a dire a Blaine quello che pensavo?”
“Blaine è un caro ragazzo, ma io non vorrei mai averlo come nemico.”
Kurt rimase stupito dalle parole della ragazza e avrebbe voluto chiederle di più se non fosse stato per Santana che disse:
“Vieni Brittany andiamo a salvare Blaine dalla cinese gotica pazza.”
“Tina è Giapponese. - La corresse Mike con una faccia piena disappunto. -Io sono Cinese.”
“Che errore imperdonabile!” disse falsamente dispiaciuta la latina e andare alla ricerca di Blaine, tenendo Brittany con il mignolo intrecciato.
Kurt avrebbe voluto andare anche lui a trovare Blaine, ma doveva ancora pranzare (Con quel poco che gli rimaneva) e prendere un Tylenol per il mal di testa e il dolore al naso. Avrebbe parlato dopo con Blaine sperando di riuscirci prima di andare a casa. Voleva che fossero a posto.
 
Santana e Brittany non ebbero difficoltà a trovare Blaine: si era nascosto nella sala del coro e stava suonando con rabbia al pianoforte Platypus (i hate you) dei Green day.
Santana non ricordava bene il testo perché la canzone l’aveva trovata inutilmente volgare e brutta ed era solo una sequela d’insulti del tipo: perché non vali neanche come la merda sulle mie suole o il piscio per terra.
“Blaine per chi stai suonando questa dolce canzone? Per Tina o per Kurt?” chiese Santana con ironia.
Blaine alzò due dita e le ragazze capirono che la dedicava a Kurt.
Brittany sospirò.
“Mi pare che stai un po’ esagerando. E poi che fine ha fatto Tina?”
Blaine alzò gli occhi al cielo e fece un gesto vago con la mano.
Santana ridacchiò e con fare complice chiese:
“Cosa le hai fatto?”
Anderson andò alla lavagna e scrisse:
-Ho accidentalmente rovesciato un secchio d’acqua saponata del bidello in corridoio e Tina è scivolata nell’acqua, sarà ad asciugarsi. -
Brittany piegò la testa e accigliata commentò:
“Penso che il tuo rovesciare l’acqua del bidello non sia stato un incidente.”
‘Ovvio che non lo è stato, ma mai lo dirò.’
Santana rise di gusto alla faccia di Blaine.
“Brittany, tesoro, noi non siamo qui per parlare di Tina.”
“Si giusto. - concordò la bionda. - Blaine come va?”
-Kurt è uno stronzo. - scrisse alla lavagna il ragazzo.
“Hai ragione, -convenne Santana-è uno stronzo. Tu sei stato davvero buono con lui e gli hai offerto la tua amicizia e lui da ingrato davanti tutta la scuola ti ha fatto fare una figuraccia. Ha ragione Finnocenza a dire che è un ingrato, ma nessuno vada a dirglielo che per una volta sono d’accordo con lui... non pensavo nemmeno che mai sarebbe arrivato questo giorno.” Commentò scherzosa Santana.
Blaine scosse la testa in segno di assenso e ridacchiò.
 Brittany sospirò.
“Blaine, tu sai quanto io ti voglio bene, ma penso che Kurt ha ragione: devi fare qualcosa per i tuoi comportamenti, non puoi continuare in questo modo.”
“Tu sei dalla sua parte?” domandò Santana incredula alla ballerina.
Blaine era sconvolto dalle parole di una delle sue più care amiche e la fissava con gli occhi spalancati.
“Problemi? -chiese la ballerina con aria di sfida. - quello che rimproveriate a Kurt, voi lo fate sempre.”
-Io picchio solo chi se lo merita. - scrisse rabbioso Blaine sulla lavagna.
“Come io dico le cose che pensano tutti e che gli altri sono troppo codardi per dirle ad alta voce.”
Brittany sbuffò.
“Diciamo le cose come stanno Santana... quando ti sta antipatico qualcuno lo umili lo riempiendolo di battute infelici sui suoi difetti. Finn in primis. Blaine, tu invece, aggredisci se qualcuno ti si rivolge in modo che a te non piace e non dico che tu non abbia ragione, ma la violenza non va bene. Ne fisica- disse guardando Blaine, per poi spostare lo sguardo su Santana.- ne verbale.”
“Brittany fai attenzione a quello che stai dicendo.”
“O cosa San?”
Santana non lo sapeva.
Blaine con rabbia scrisse sulla lavagna.
-Perché mi stai facendo questo Brittany? -
“Mi sto comportando da amica Blaine!”
“Mettendoti dalla parte del nemico?” urlò Santana.
“Essere amici non significa essere d’accordo su tutto. Essere amici è dire a un amico anche quando sbaglia. Kurt non è il nemico e ha ragione: Blaine è ora di finirla.”
I tre ragazzi si fissarono poi la ballerina riprese a parlare.
“Io vado a lezione. Se volete che parliamo il mio numero di telefono lo avete.”
Brittany uscì dalla classe sbattendo la porta e Blaine e Santana si fissarono increduli non capacitandosi di quello che era appena successo.
 
 
Arthur aveva capito che Kurt aveva qualcosa che non andava dal momento che era andato a prenderlo.
Il ragazzo era triste e temeva che fosse successo qualcosa di grave a scuola, magari qualche offesa o uno spintone o delle prese in giro.
“Kurt per caso è successo qualcosa?”
L’uomo si trovò lo sguardo del nipote su di lui.
“Cosa?”
“Ti ho chiesto se oggi a scuola è successo qualcosa.”
“No, non è successo nulla.”
“Allora perché sei imbronciato?”
Kurt dentro di sé si maledisse per aver lasciato trasparire il suo malumore per aver litigato con Blaine. Gli aveva scritto dei messaggi ma non aveva ricevuto nessuna risposta.
“Niente è solo che mi manca la mia vecchia scuola.”
Arthur sospirò felice che fosse una sciocchezza di quel genere.
“Mi dispiace. Ma dimmi un po’ che ne pensi per ora della scuola?”
“Seriamente?”
“Beh si.”
“Al momento mi fa schifo.”
 
Molly Hummel sedeva composta sul divano mentre sorseggiava il suo caffè, cercando di apparire elegante e raffinata come la donna che aveva di fronte, Blanche Smythe.
“Un caffè davvero delizioso, Carole.” si complimentò la donna con il suo pesante accento francese. Molly aveva sempre pensato che il suono della lingua americana con i suoi slang fosse allegra e banale, ma ora doveva ricredersi: semplicemente ogni cosa diceva quella donna con il suo accento la rendeva elegante e affascinate.
“Sì ha ragione. Carole, il caffè oggi è particolarmente buono.” La nuora fissò confusa la suocera.
“Grazie, ma la miscela e la macchina sono le solite … non ho cambiato nulla.”
Nel soggiorno calò il silenzio per un secondo fino a che Carmen non esclamò:
“Io non so chi devo ringraziare per aver fatto questa birra ma è proprio buona. Grazie Carole per averla comprata.”
“Prego.” Disse Carole ridacchiando alla buffa donna ispanica, che beveva la sua birra stravaccata sulla poltrona. Dopo il richiamo di Blanche, Carmen aveva preso a parlare completamente inglese.
“Fra quanto arriva Kurt?” chiese Sebastian con impazienza in direzione delle due signore Hummel.
“Mio marito dovrebbe averlo già preso da scuola, solo il tempo della strada… dovrebbero essere qui a minuti.”
“Grazie. - disse educatamente Thad con un sorriso.- Sentito bambinone? Pochi minuti e Kurt è qui.”
Sebastian sbuffò alla presa in giro.
“Vuoi dirmi che tu non sei impaziente?”
“Ovvio che lo sono, ma lamentarmi non lo fa arrivare più velocemente, anzi irriti solo chi hai intorno.”
“Io non irrito chi mi sta intorno.”
“Ah no?”
“A me voi due mi state irritando.” Commentò Carmen.
I due non ebbero tempo di ribattere, che sentirono la porta d’ingresso aprirsi. Si girarono pronti a balzare addosso al loro amico, ma sulla soglia apparve Burt, che fu accolto dalla faccia dei ragazzi delusi.
“Buon pomeriggio signor Hummel.”
“Oh Benvenuti a tutti... scusatemi, puzzo di olio e motori, vengo dal lavoro.”
“Oh, non si preoccupi. - disse Blanche, alzandosi per andare a salutare l’uomo. - è un piacere rivederla. La trovo in forma.”
Carmen e i due ragazzi si scambiarono un’occhiata non condividendo l’opinione.
“Grazie signora Smythe. Spero che abbiate avuto un buon viaggio.”
“Sereno. – concesse Blanche- anche se nell’ultimo tratto in macchina, date le molte curve e la guida prestante di Carmen, i ragazzi sono stati male.”
“Ohh e finiamola con questi convenevoli. - sbottò Carmen spazientita- Diamogli i regali che gli abbiamo portato.”
“Ma non dovevate.” li rassicurò Carol con gentilezza.
I ragazzi corsero immediatamente alle loro valige e presero una busta che conteneva dei pacchetti e li diedero alla padrona di casa.
“Ha ragione mia moglie, non dovevate disturbarvi.”
“Sciocchezze.” Commentò burbera Carmen.
“Saremo stati dei screanzati a non ricambiare il vostro grande garbo di invitare i nostri nipoti a dormire nella vostra dimora.”
“Senti Blanche, io dovrò parlare inglese per farmi capire da tutti, ma tu puoi parlare un po’ meno forbito? Non siamo mica a cospetto della Betta e della sua inglese famiglia snob.”
“Carmen, l’eleganza nei modi non è mai di troppo nella vita a differenza della maleducazione.”
Burt perplesso si avvicinò alla moglie, che cercava di non scoppiare a ridere del siparietto.
“Non sapevamo bene cosa prendervi. -intervenne Thad.- Quindi abbiamo pensato che magari vi avrebbe fatto piacere qualcosa di classico. ”
Sebastian porse a Carole e Molly dei cestini contenenti delle bottiglie di vino, champagne, Whisky, dei cioccolatini artigianali e per finire il tutto un cavatappi di argento decorato.
Burt non era sciocco e poteva capire che quel cesto valeva centinai di dollari: ogni prodotto era pregiato e di alta classe, e non aveva dubbi che il cavatappi fosse di effettivo argento e non di metallo lavorato.
“Grazie è davvero un pensiero gentile. -disse Molly. - Ma davvero io non ho fatto nulla, non merito un regalo.”
“Molly non dire così. - Blanche gentilmente la riprese. - In fondo da adesso in poi le nostre famiglie si vedranno molto spesso e per molti anni a venire. Trovo sia bello che costruiamo un rapporto di amicizia fra di noi. Credetemi, è solo un piccolo pensiero una sciocchezzuola.”
Carmen vide gli occhi degli Hummel allargarsi alle parole di Blanche e si prese il suo tempo per studiare i personaggi della famiglia. Quella sera, quando sarebbero andate in albergo lei e Blanche avrebbero confrontato le loro impressioni. La donna latina però aveva un obbiettivo da compiere quel fine settimana: riuscire ad avere dei capelli o degli oggetti della famiglia Hummel, tutti i loro membri, che se avessero fatto qualcosa al suo nipotino gli avrebbe lanciato il malocchio.
 
 
[1] Nathan Bedford Forrest (Chapel Hill, 13 luglio 1821Memphis, 29 ottobre 1877) tenente generale della cavalleria confederata, noto per aver aderito alla nascente organizzazione razzista Ku Klux Klan, di cui fu il primo Grand Wizard ("Grande Mago").
[2] In America per l’enorme consumo di carne e latte gli animali per farli crescere più velocemente vengono imbottiti di sostanze che possono essere: ormoni della crescita artificiale, arsenico, ractopamina e molte altre. Stesso discorso vale per i pesci di allevamento che vengono alimentati con l’astantaxina sintetica, sostanza tossica a base di prodotti petrolchimici e non idonea al consumo umano. Discorso analogo c’è per gli ortaggi. Inoltre molti cibi pronti contengo dei conservanti potenzialmente cancerogeni molti dei quali proibiti In Italia e in Europa, come molti dei loro coloranti. In questi anni però in America per una maggiore consapevolezza dell’acquirente in materia di alimentazione stanno nascendo dei movimenti per invertire la tendenza a imbottire i cibi e la carne di farmaci e cercare di tornare ad una alimentazione più naturale.
[3] È una ricetta che contiene carne di maiale, fagioli secchi e riso. È un piatto tipico degli schiavi dell’Africa Occidentale che portarono la loro conoscenza del riso negli Stati Uniti. Molti credono che il nome Hoppin’ John appartenga ad uno storpio vecchietto che vendeva fagioli, piselli e riso in tutta Charleston. L’Hoppin’ John rimane uno dei più caratteristici piatti del Sud e tipici del capodanno.
[4] Alcuni studi hanno dimostrato un’associazione inversa tra reddito e tasso di obesità o indice di massa corporea, evidenziando una presenza maggiore di obesi tra le persone con salario più basso. Moltissimi individui hanno inoltre difficoltà a seguire dei regimi alimentari sani e questo comporta tassi di malattie legate all’alimentazione più alti rispetto alle persone con reddito elevato.
[6] corn dogs americani, sono degli stecchi su cui ci sono infilzati dei wurstel passati in una pastella e poi fritti
[7] US Department of Agriculture: Dipartimento di Agricoltura, esecutivo federale responsabile per lo sviluppo e l'esecuzione di leggi federali legate alla agricoltura e l’allevamento. Responsabile del programma Supplemental Nutrition Assistance Program per la salute Americana, dal quale dipendono delle linee guida da seguire nella alimentazione le mense scolastiche. Michelle Obama, negli anni che è stata alla casa bianca ha fatto come propria la lotta di insegnare agli americani a Mangiare sano, tra le sue lotte si annovera quella che nelle mense scolastiche venissero eliminati completamente cibi fritti e pasti che superassero le 3000 calorie per un massimo di 1500, ma ad ancora oggi sembra che il settanta per cento delle mense non segua il regolamento. L’America è il primo paese al mondo di malattie e morti legati alla alimentazione.
   
 
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