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Autore: moira78    11/11/2018    4 recensioni
Questa storia è il sequel di "Dove volano i miei desideri".
Le coppie sono formate ormai, gli anni passano e le cose cambiano per tutti, nel bene e nel male. La nuova generazione di artisti marziali di Nerima si è appena affacciata al mondo e già dovrà affrontare nuove sfide.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le ombre del destino.'
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Cap. 6: SALVATAGGIO
 
 
 
Mayumi lanciò un gridolino, poi mormorò una parolaccia. Izumo, che le stava camminando alle spalle, le sbatté sulla schiena: "Che cavolo ti prende?!", sbottò.
 
"Ne è scappato uno", ribatté asciutta, sull'orlo di una crisi di nervi.
 
"Merda, come è possibile?". L'uomo la superò e si avvicinò al bambino rimasto, che tremò e si rannicchiò su se stesso. Lo tirò su di peso e lo scrollò rudemente: "Dove sta tuo fratello, rispondi!".
 
"N-non lo s-so, mi sono svegliato e... lui è sparito!".
 
"Piccolo bugiardo, non ti credo!", gridò Mayumi fuori di sé. Poi vide la pila di cartoni e capì. "Quel piccolo mostriciattolo, ecco come è scappato!".
 
Izumi lasciò andare l'altro diavoletto che prese a frignare e Mayumi ebbe l'impulso di picchiarli entrambi: sapeva che dovevano stare più attenti.
 
"Vado a cercarlo, non sarà andato lontano. Da quell'altezza magari si è anche rotto una gamba", disse Izumo tornando indietro per uscire.
 
Mayumi si avvicinò al bambino: "Smetti di piangere e dimmi la verità, da quanto è andato via tuo fratello? Rispondi!".
 
Anche lei avrebbe voluto una vita normale e dei marmocchi, magari. E tutto quello che le stava accadendo era un'ingiustizia bella e buona. Quel Tofu avrebbe pagato per tutto, anche se era responsabile solo in parte: aveva bisogno di incolpare qualcuno per la sua misera vita e quel dottorino di periferia con la sua moglie perfetta era il capro espiatorio che le serviva. Ma ora uno dei gemelli era fuggito e chissà se lo avrebbero ritrovato. Stava andando tutto da schifo.
 
"Tirati su e mettiti quella coperta, mi servi in salute perché i tuoi genitori paghino il riscatto!", disse con rabbia. Sperava solo che Izumo trovasse l'altro marmocchio o poteva anche lanciare l'allarme e farli scoprire. E lei, a ben pensarci, non voleva tornare in galera. La galera era più sicura dei marciapiedi ma non voleva passare il resto dei suoi giorni dietro le sbarre.
 
Meglio morire che ritrovarsi nuovamente rinchiusa.
 
                                                                                              ***
 
 
Misaki tirò il vestito a sua madre, ma sia lei che il papà avevano già rizzato la testa, in ascolto: avevano sentito anche loro le urla.
 
Ed eccolo lì Daiki, tutto sporco di fango e con un ginocchio sanguinante: "Mi-Misaki? Shampoo-san?", disse appena li vide, balbettando come il suo gemello quando la vedeva.
 
"Dov'è tuo fratello?", chiese papà, inginocchiandosi per vedere come stesse. Il bambino si strofinò gli occhi e con l'altra mano indicò un punto dietro di loro.
 
A quel punto si misero tutti a correre e arrivarono in una strada con una grande costruzione di legno.
 
"Sembra abbandonato. Sei sicuro che Akio sia qui?", domandò sua madre a Daiki.
 
"Ci hanno rapiti, lui ha la febbre e io sono scappato arrampicandomi sui cartoni per chiedere aiuto!", spiegò confusamente.
 
Rimasero tutti lì fermi per un attimo e Misaki si chiese cosa stessero aspettando, poi si sporse da dietro la mamma, che le stava facendo scudo col proprio corpo non capiva da cosa. O da chi.
Anche papà si irrigidì e si mise in posizione di guardia, mettendosi davanti alla mamma e a Daiki stesso.
 
"Vi consiglio di non muovervi da lì", disse una voce profonda; Misaki non capiva a chi appartenesse perché mamma la stava bloccando con un braccio dietro alla sua schiena e non si poteva spostare neanche un po'.
 
"Non è onorevole mettersi a parlare con una pistola in mano", disse papà e quello si mise a ridere.
 
"Onorevole?! E chi vuole essere onorevole? Andatevene pure con il moccioso, ma non fate un altro passo o vi sparo. E da questa distanza potrei beccarvi tutti, senza scherzi".
 
"Mousse". La voce della mamma vibrava come non l'aveva mai sentita. Sembrava... spaventata, per quanto suonasse assurdo.
 
"Va bene, ce ne andiamo, dicci solo se l'altro bambino sta bene".
 
"Lo scoprirete quando la vostra amica pagherà il riscatto. Ora sparite e se provate ad andare alla polizia vi cercherò e vi ucciderò uno a uno, a costo di evadere e farmi ributtare dentro dopo". La voce tuonava come il temporale e Misaki provò rabbia e paura allo stesso tempo. Voleva scappare, ma voleva anche attaccare quell'uomo e urlargli che non doveva parlare così al suo papà.

"Non sono da solo e siamo tutti armati, non vi conviene seguirmi. Ora ci sposteremo da qui e telefoneremo alla vostra amica per dirle dove portare i soldi". Misaki capì che quell'uomo era più pericoloso di mamma quando si arrabbiava o di papà quando lottava contro il suo amico Ranma. In realtà pensò che era più pericoloso di tutti gli adulti che aveva conosciuto fino ad allora.

Da dove si trovava avvertì un movimento improvviso, poi sentì delle urla e un rumore forte, come un tuono. Ma aveva smesso di piovere e sua madre e suo padre avevano chiuso l'ombrello: sarebbe stato un problema se avesse ricominciato ora perché dovevano avere le mani libere e non potevano certo rischiare di trasformarsi come al solito! Poi capì che il rumore non era un tuono, ma uno sparo. E a quello ne seguì un secondo.
 
                                                                                              ***
Ranma imprecò, frustrato: aveva smesso di piovere da poco eppure era riuscito a bagnarsi innescando la trasformazione. Quel cerebroleso di Happosai si era distratto per colpa di un mucchio di biancheria stesa su un balcone e gli era saltato in testa  blaterando che, con quel tempaccio umido, quei tesorini si sarebbero rovinati! Ranma, che non era preparato, era scivolato dritto in una pozzanghera di discrete dimensioni e quando Akane lo aveva aiutato a uscirne era già diventato donna.

"Ma non le tappano le buche da queste parti?! Vecchiaccio maledetto, se ti prendo ti ucc...!".

"Ssst!", gli aveva intimato Happosai tornando accanto a loro. Ranma stava per colpirlo duramente, poi sentì anche lui le voci.
"Sono... Mousse e Shampoo?", bisbigliò Akane guardandolo negli occhi.

Ranma annuì. C'era però una terza voce a parlare e quello che diceva era agghiacciante. Happosai indicò i balconi dei piani più alti intorno a loro, ma Ranma era già saltato su ignorando le proteste di Akane; lui e il maestro si mossero silenziosamente di tetto in balcone fino a trovarsi alle spalle del rapitore: per fortuna Akane non li aveva seguiti e per fortuna il vecchiaccio non aveva indugiato su altri panni stesi. Deglutì a vuoto nel vedere la pistola.
"Userò un happo daikarin, tieniti pronto, Ranma".

Gli lanciò un'occhiata, allarmato: l'happo daikarin avrebbe fatto un rumore infernale e rischiava di far partire un colpo all'uomo. Quello scemo di un maestro aveva già acceso la miccia e Ranma fu lesto a saltare.

O la va, o la spacca.

                                                                                              ***
Akane decise di non essere d'intralcio, anche se il suo istinto le urlava di correre da suo marito che, in forma femminile, era molto più vulnerabile considerando che c'era anche Happosai con lui e non era sicura che volesse proteggerlo. Poi ebbe un'idea: dalla conversazione aveva capito che Akio era in un capannone poco distante e decise di raggiungerlo; girò intorno al luogo in cui stava avvenendo lo scontro con il rapitore, pregando che non accadesse nulla di irreparabile e giunse all'edificio.

Li vide sbirciando tra le assi di legno marcio: Akio e una donna che sembrava sul punto di picchiarlo. Tanto bastò per farle vedere rosso e, senza ragionare, ruppe un asse con un pugno ed entrò con un balzo. Gli occhi della sconosciuta saettarono da lei al nipotino e in un secondo lo afferrarono da dietro.

"Ti avviso, ho una pistola e gliela sto puntando alla schiena. Se fai un altro passo premo il grilletto!".

Akane non aveva visto alcuna pistola ed esitò un istante per cercare di capire se stesse bluffando; non poteva permettersi di sbagliare, in gioco c'era la vita del bambino: "Zia... Akane...", piagnucolò  guardandola disperatamente.
"Stai zitto, marmocchio, o ti sparo davvero!".

Akane studiò attentamente il volto di suo nipote, chiedendogli disperatamente la verità con gli occhi. Forse lo immaginò o forse Akio fece davvero un piccolo cenno di diniego col capo, fatto sta che Akane saltò. Come si aspettava, la donna ne fu momentaneamente distratta, magari aspettandosi che scattasse in avanti e, nonostante non fosse molto in alto, scorse la mano vuota; le rifilò una ginocchiata in pieno volto e afferrò Akio fra le braccia mentre quella cadeva all'indietro con un grido.

Lo strinse a sé con un nodo in gola quando si accorse che bruciava di febbre e guardò la rapitrice rialzarsi col volto macchiato di sangue.

"Brutta sgualdrina!", strillò gettandosi verso di lei. Akane spostò velocemente il bambino dalla sua traiettoria e si preparò a lottare. La cosa si risolse brevemente, perché lei era un'artista marziale, la rapitrice no. Tuttavia non si sentì troppo in colpa quando le affondò un pugno nello stomaco facendola espirare violentemente e crollare a terra esanime.

Attese qualche istante, per essere sicura che fosse svenuta davvero, si assicurò che respirasse e strinse Akio: piangeva forte ora e tremava per la febbre. Akane si tolse la felpa e gliela mise addosso, rabbrividendo. Se lo strinse al petto e corse fuori con lui, più veloce che poteva.

                                                                                              ***
Ranma riuscì a calciare via la pistola sfruttando l'effetto sorpresa e poco dopo arrivò la bomba di Happosai che, per fortuna, colpì solo l'uomo e non anche Daiki che era stato lesto a togliersi di mezzo. L'energumeno era stordito e tossiva per via del fumo, ma gli fu addosso quasi subito; lui si difese come sapeva fare, ma le braccia e le gambe più corte non gli erano certo d'aiuto.

Maledetto Happosai!

"Ti salvo io Ranmuccia mia!", strillò il vecchiaccio in questione cominciando ad attaccare l'uomo a sua volta.

"Non chiamarmi Ranmuccia!", ribatté senza smettere di colpire.

Registrò vagamente la voce di Mousse che borbottava: "Beh, a quanto pare non c'è più bisogno di noi".

"Andiamo a salvare Akio, Mousse-san!", disse Daiki.

"Fate come dice lui, qui non c'è altro da fare", concluse Ranma mentre Shampoo gli si accostava seguita da Misaki.

"Non dovresti portarla con te a quest'ora di notte", osservò mentre il rapitore crollava finalmente a terra . "Si fanno brutti incontri".

Shampoo calciò ulteriormente la pistola, probabilmente le ricordava un passato spiacevole. "Nabiki ci ha detto del rapimento e ci siamo messi alla ricerca dei gemelli".

Ranma lo guardò confuso, poi udì Mousse esclamare: "Shampoo, hai trovato Akio!". Negli occhi spalancati dell'amazzone vide riflessa la sua stessa confusione e quando si voltò vide invece Akane che stringeva un fagotto fra le braccia. C'era del sangue.

Corse da lei, chiamandola a gran voce, seguito da Happosai.

"Sta bene", disse sua moglie, "ma ha la febbre alta, l'ho coperto con la mia felpa".

"Stai sanguinando", le rispose indicando la mano che stava macchiando la maglietta in questione.

"Oh, non me ne sono accorta: ho dovuto rompere un asse di legno. Nel magazzino c'è una donna. Ora è svenuta ma non vorrei che scappasse".

Ranma sorrise: la sua Akane stava facendo progressi e lui ne era davvero orgoglioso.
 
                                                                                              ***

Nabiki si svegliò di soprassalto e istintivamente afferrò il telefono cominciando a dire "Pronto", quando si rese conto che erano delle chiavi nella toppa a girare. Il cuore le martellava nel petto: come diavolo aveva fatto ad addormentarsi? Si sentiva così stanca, dannazione!

Se chi era in procinto di entrare stava usando delle chiavi, però, non poteva essere pericoloso, a meno che non le avesse rubate. Provò un sollievo enorme quando vide entrare Kasumi con un fagotto tra le braccia, seguita  da uno dei gemelli, dal dottor Tofu e da tutti gli altri. C'era persino Shampoo con Misaki addormentata in braccio.

Non ci fu bisogno di parlare, Akane le si accostò per raccontarle l'accaduto mentre Kasumi e il dottore si occupavano di Akio. "Non hanno fatto nemmeno in tempo a mettere sotto controllo i telefoni, ma la polizia era nei paraggi quando abbiamo incontrato il rapitore: si erano messi a controllare tutti i magazzini abbandonati della zona per individuare il luogo del rapimento e quello dove erano i gemelli era il prossimo sulla loro lista. Li hanno arrestati e Mayumi non è nemmeno dovuta andare in ospedale. Il suo scagnozzo è stato ammanettato prima che Ranma e gli altri potessero dargli una lezione, peccato...".

Akane aveva parlato tutto d'un fiato: si vedeva che era felice di aver contribuito al salvataggio e che quella storia fosse finita bene. Lei invece si sentiva come avvolta in una nebbia fitta. Sollievo, stanchezza, il pensiero di come sarebbe stata la sua vita d'ora in avanti, tutto si mescolò in un turbinio di emozioni così avulse da lei che temette di esserne inghiottita. Era come se fosse stata risucchiata nel corpo e nella vita di qualcun altra. Aprì la bocca per raccontare che il rapitore aveva telefonato, giusto per tornare coi piedi a terra, e fu allora che il mondo divenne tutto nero e svenne.
   
 
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