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Autore: ghostmaker    11/11/2018    4 recensioni
In un futuro non troppo lontano la tecnologia passa dall’applicazione militare a quella del consumismo di massa ed è in questo periodo che James Donovan, ex militare combattente, dopo averne beneficiato per guarire dalle ferite della guerra, decide di sperimentare un nuovo costrutto tecnologico da poco dato in concessione dai governi alle grandi multinazionali. La sua scelta gli cambierà la vita già dopo il primo giorno.
[Quarto classificato al contest “Bionica mente” indetto da molang sul forum di Efp]
Genere: Azione, Science-fiction, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL DESIDERIO DI UN ANDROIDE





1° capitolo – La donna perfetta



Il giorno è diventato un concetto astratto perché la massa vive intensamente le lunghe notti create da questo cielo ormai ingrigito. La speranza nel futuro è sparita insieme al mattino per le persone normali che come me vogliono vivere come esseri umani aveva detto quella specie di guru dell’informazione che ogni giorno fa sentire la sua voce alla radio. Eppure nessuno l’ha mai visto in faccia, mi chiedo se esista davvero una persona che oggi non sia allineata al consumismo che la massa, compreso me, non disdegna ne dileggia. Io vivo nella massa, godo ogni momento che la notte mi offre e non mi privo di niente per appagare i miei sensi, neppure ciò che per gli altri è un limite o, addirittura, una dannazione. Ho preso tutto: sia quello che mi era offerto dalle multinazionali, sia quello che proponeva la gente della strada, sempre come scelta e non per obbligo. La guerra mi ha tolto un braccio e un occhio quindi perché non avrei dovuto accettare l’innesto di organi artificiali della C.S.O.? Solo perché è finanziata proprio da quelle persone che mi hanno mandato a morire? Perché avrei dovuto rinunciare alle nuove droghe quando stavo così male da non riuscire a dormire neanche un minuto? Vivo a modo mio la mia vita e nessun falso profeta o nessun moralista del cazzo ha il diritto di giudicarmi!

Dalla Redmington House tutte le persone che ho incontrato mentre uscivano da quel posto erano sorridenti, felici e i loro occhi brillavano come quelle stelle che non si vedono più. In loro c’era la consapevolezza di avere esaudito il desiderio di vivere una vita migliore di quella che gli era stata offerta dal destino fino a quel momento, una felicità raggiunta attraverso delle semplici scelte che fino il giorno prima non potevano fare o che non contavano nulla per gli altri. Ero rimasto indeciso fino a quel momento sull’opportunità di entrare in quel posto o se fosse stato meglio continuare a camminare sull’altro lato della strada nonostante Omar continuasse a ripetermi che era una soluzione ideale per me.

Omar era così deciso nell’indicarmi questo percorso da spingermi a intraprenderlo ma, allo stesso tempo e senza immaginarlo, mi stava anche frenando perché quando si parlava dell’argomento, le sue risposte erano evasive e non convincenti.
«Tu continui a ripeterlo però perché non ci sei andato prima tu? Che cosa cambia questa scelta solo a me che non può modificare la tua di vita?»
«Mi vedi come sono già rovinato? » rispondeva cercando di mantenere il discorso su un piano più scherzoso che serio, «Ormai più niente può salvarmi dall’incenerire per auto combustione causata da alcolici!»

Alla fine, più per provare a inserire una novità nella mia vita, sono entrato e mi hanno accolto come se fossi un vero signore. Una segretaria molto sensuale mi ha fornito tutte le informazioni di cui avevo bisogno, ho compilato un semplice foglio fornendo i miei dati anagrafici e poi mi sono sorbito la spiegazione del loro avvocato su tutte le postille previste nel contratto che, curiosamente, erano quasi scritte più in grande delle caratteristiche dell’acquisto che stavo per fare. La segretaria, ammiccando continuamente, mi ha portato nella sala di preparazione, ho messo il visore e il guanto virtuale, ho iniziato a compilare le mie scelte e alla fine sono tornato a casa soddisfatto ma con la sensazione che sarebbe cambiato tutto nella mia vita.

E, in effetti, già questa mattina è diversa dal solito. Apro gli occhi, ancora mezzo addormentato, mi sorprendo di trovare una donna ancora in casa mia ma poi riprendo lucidità mentale ricordando cosa è successo ieri. Lei mi guarda sorridente mentre si alza mostrandomi un'altra volta le sue forme sode e perfette, poi, senza dire niente, mi salta addosso baciandomi con ardore.
«Grazie di avermi scelto» dice con quell’accento giapponese, leggermente marcato, che mi piace molto «cosa desideri mangiare per colazione?»
«Colazione? Che ore sono?»
«Sono le otto».
«Akemi, io non mi alzo mai a quest’ora, inizio a lavorare nel pomeriggio».
Lei mi guarda dispiaciuta per questo contrattempo, i suoi occhi azzurri brillano come niente mai ho visto fare poi, scostandosi dal mio corpo, si rimette sotto le coperte e mi sorride di nuovo.
«Scusa amore mio, non sapevo questo dettaglio, cosa posso fare per perdonarmi?»
In verità lei sa bene cosa sta già facendo sotto le coperte e il suo sorriso mi sta solo dicendo che posso continuare quello che abbiamo iniziato nella notte ma purtroppo suona il campanello di casa. Mi alzo sbuffando, indosso un accappatoio e guardo dallo spioncino della porta. Dovevo immaginare che sarebbe corso qui appena sveglio, così senza chiedere il nome, gli apro la porta e Omar entra in casa cercando da solo di vedere se ho fatto l’acquisto. Sto zitto e lui, curioso, è costretto a chiedere.
«Dai, dimmi dov’è? In stanza vero? Posso andare a vederla?»
«Non ti azzardare a fare un altro passo o ti spezzo le gambe» rispondo facendo la faccia da cattivo che riceve come sempre come risposta la sua risata.
Akemi, che non ha bisogno di essere chiamata per presentarsi, entra in sala e guarda l’espressione di Omar che è tutta un programma. Certo, se lei si fosse vestita un poco di più, non ci sarebbe stato tutto quell’imbarazzo iniziale.
«Ciao, mi chiamo Akemi. Sei amico di James? Benvenuto».
Omar, con la bocca ancora aperta, fatica a rispondere così sono io a fare la sua presentazione.
«Sì Akemi, questo incapace è proprio un mio caro amico ma se continua a guardarti in quel modo, non credo che tornerà a trovarci».
«Avete bisogno di qualcosa? Omar, hai fatto colazione?» chiede la ragazza.
«Ho appena, no, non ho ancora, no…» risponde lui sempre più imbarazzato.
«Akemi, ci puoi lasciare soli qualche minuto, devo parlare con lui» rispondo intromettendomi nel discorso «e anche lui non fa colazione, grazie».
Lei fa un leggero inchino prima di tornare in camera e, finalmente, Omar riesce a dire qualche parola che abbia un senso compiuto. «Proprio come piacciono a te».
Ha ragione, lei è la mia donna perfetta perché ho scelto ogni particolare del suo corpo alla Redmington House, una delle prime aziende a mettere in commercio la “donna dei sogni” create su misura per i propri clienti. Ieri, dopo le scartoffie, ho selezionato tra migliaia di proposte quello che volevo e in poche ore mi hanno consegnato il prodotto pronto da portare a casa.
«Amico che schianto, quasi te la chiedo in prestito» mi dice Omar ridendo.
«Sicuro? A te non piacevano le bionde platinate?» gli rispondo dandogli un piccolo colpetto allo stomaco con il pugno chiuso.
Ripreso fiato, mi chiede: «Dimmi James, è vero che è prevista nel contratto la clausola che puoi riportare indietro l’androide entro le ventiquattro ore dall’acquisto?»
«Sì è vero, ma soltanto se ha qualche difetto strutturale e se dimostri che il problema non è causato dall’uso che ne hai fatto, è riparata gratuitamente».
«Dai, vi ho disturbato abbastanza, ci vediamo più tardi al lavoro» mi dice Omar mentre esce dalla porta di casa mia.
Chiudo la porta e voltandomi vedo Akemi mentre esce dalla stanza da letto e noto il suo sguardo quasi spaventato.
Mi dice: «Tu non vuoi portarmi indietro vero?»
«E per quale motivo dovrei farlo? Non sei guasta vero?»
Lei mi abbraccia. «No, sono perfetta come mi hai voluto, però ho sentito da alcune mie amiche che altri androidi sono tornate indietro perché i loro uomini non erano soddisfatti del loro comportamento».
La rincuoro stringendola tra le braccia ma la sua reazione mi ha sorpreso non solo per ciò che ha fatto ma soprattutto per quello che ha detto sulle sue amiche che, in teoria, non dovrebbe avere. Il fatto che quest’androide parla di amicizia verso un suo simile un poco mi spaventa ma anche m’incuriosisce comprendere quale affinità hanno tra loro e come sia possibile che lei conosca le “rifiutate” che per legge dovrebbero essere smontate una volta tornate alla Redmington House. Decido di non farle domande e di pensare ad altro, e siccome è qui, forse so già cosa potremmo fare adesso.
  
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