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Autore: Rosenberg    12/11/2018    0 recensioni
In viaggio tra le terre dimenticate del Thedas tre persone viaggiano insieme, tra questi Cullen. L'ex templare cerca di lasciarsi alle spalle i suo passato mentre viaggia con una ragazza e un ex Magister. La coppia è strana, ancor di più la ragazza. Cosa nasconde?
Preludio ad una mia idea.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Cullen, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Indaco dagli occhi del cielo

I giorni non sembravano passare, erano quasi più di due mesi da quando Cullen si era unito ad una strana coppia di viandanti che lo avevano accolto senza fare domande.
Viaggiavano per mezzo Thedas, dei suoi nuovi compagni di viaggio aveva più domande che dubbi. Niente di quella coppia sembrava indicare che erano gente comune come lui.
Entrambi sapevano usare la magia, una strana magia e la conoscenza che portavano con loro lo spaventavano. Parlavano di una terra in cui la magia era di uso comune e dove le scuole di magia non erano posti come circoli e dove i templari avevano ben altra ragione di esistere.
Ogni cosa si basava sulla magia. Un'incubo per lui.
In vita sua non aveva mai visto niente di simile, le conoscenze dei due era qualcosa che sfuggiva alla sua logica e notava con quanta ferocia, la ragazza che viaggiava con lui, probabilmente un'eretica si infiammava qual volta qualcuno osava dire qualcosa contro la magia.

L'aveva vista all'azione compiere magie oscure ad arcane.... anche quelle che sembravano essere proibite. Non era un'orlesiana come le aveva fatto credere e nemmeno il suo compagno di viaggio doveva essere un Magister dell'impero, anche se la ragazza sosteneva il contrario.

Lo stupore e la meraviglia avevano preso possesso di lui, quando aveva visto la sua compagna di viaggio scagliare contro un'orda oscura una magia sacra... le bestie si erano ritirate difronte ad essa.
Quella magia bianca aveva l'effetto di annullare la corruzione, mai aveva visto un tale potere.

"Con l'oscurità ci vuole il sacro... solo così si posso eliminare. Voi non disponete di simili conoscenze"... Affermava sicura lei, mentre si riferiva alla prole oscura, come se sapesse gestirla. 

L'aveva vista evocare un demone alato, dalla pelle verde e sembianze caprine, lo aveva chiamato l'Irato. Non aveva mai visto una simile bestia, nemmeno i demoni della superbia potevano reggere il confronto... e lui ben sapeva che nessun demone avrebbe obbedito agli ordini di qualcuno, specialmente quelli di chi li invocava.

Difronte a lei, persino quella bestia chinò il capo, eseguendo il suo volere e spazzando nel nulla i suoi nemici, per poi scomparire tra mille bagliori così come era apparso, sotto uno strano cerchio magico composto da strane rune.

Si era zittito di fronte a tale spettacolo, prontamente lei lo aveva ripreso e con la sua impassibile calma aveva liquidato la cosa come una normalità.
Quella cosa non rappresentava la "normalità" per qualsiasi uomo come lui, poi la vide ridere quasi compiaciuta alla sua reazione.

"Calmati... L'Irato non può nuocere a nessuno. Obbedisce solo al suo evocatore... questa è la legge divina. Questa è la sorte che spetta ai vanagloriosi che sfidarono gli Dei.- Gli spiegò lei, aiutandolo a rialzarsi, mentre  la vedeva poi avvicinarsi al suo patner.

Il colore indaco dei suoi occhi era qualcosa di così bello e inusuale, aveva lo stesso colore del cielo. Pur sapendo che la sua compagna di viaggio aveva solamente ventitré anni, sembrava dimostrarne di più.
La vedeva sempre silenziosa e stoica, così come il suo compagno. I due non erano semplici viaggiatori, sapeva che si coprivano le spalle a vicenda nel loro viaggio.
Aveva appreso che erano anche amanti.
Li aveva sentiti più volte durante i loro amplessi a pochi metri da lui, quando si accampavano per passare la notte in qualche posto. Cullen notava come l'amante di lei fosse piuttosto brusco nei modi di fare ed al quanto geloso.

Era sempre dietro di lei, così morbosamente attaccato nei suoi riguardi, pronto ad attaccare chiunque si avvicinasse alla ragazza. Rutherford pensava che lui doveva la sua stessa età, ma scoprì col senno di poi che costui era molto più grande.

Il fereldiano notava con quanto coinvolgimento ed interesse il Magister guardava la sua giovane patner e come lei ricambiasse l'interesse. Spesso la rimproverava o la riprendeva, ed puntualmente i due finivano per litigare.
Ogni volta però uno dei due finiva per cedere... ed ecco che riavvicinavano, più complici ed affiatati di prima.

L'ex templare era incuriosito dalla giovane ragazza, e dall'aurea di mistero che la circondava e dal suo insolito comportamento. Più di una volta l'aveva vista reagire emotivamente o cambiare modo di fare, come se qualcosa la condizionava.
Peggio era stato quando  si rivolgeva a qualcuno parlandogli come se sapesse già a che cosa tale persona stesse pensando o provando. 
E in ultimo l'aveva vista allontanarsi dirigendosi verso posti isolati, tranquilli, lontani dalle persone. Per immergersi in tale quiete.

Seguendola aveva appreso di tale bisogno di lei, di prendere le distanze da tutta quella "confusione" e da ciò che sentiva"... aveva paura di perdersi in quelle voci, che accorate chiedevano aiuto.
Aveva paura di perdere se stessa. Di perdere il controllo su quello che era il suo potere. I sedativi ai suoi frequenti mal di testa facevano ben poco, così pure i ricostituenti e i vari oggetti curativi erano nulli ai continui stress a cui era sottoposta.

Eppure durante la sua continua lotta preferiva non parlare, non le era permesso mostrarsi debole. 
Si sentiva stanca, spostata... lacerata. Non trovava pace... ne meno in terra straniera.
Era stato lì, che Cullen aveva appreso alcune cose sulla figura di quella donna dagli occhi indaco.
Lei aveva definito il Thedas, una terra dimenticata da dio... senza legge, ordine popolata da barbari ed anime disperate. Corrotta nella sua essenza.
Trovava che le razze che camminavano su quella terra avessero distorto il suo fato, avvelenandolo. 
Era convinta che queste, vivessero con affanno le loro vite troppo brevi, spinte verso l'errore e la rovina, da vili desideri.
Li aveva definiti "indocili figli".

Non voleva avere la sua anima avvelenata dalla negatività che permeava in quella terra maledetta. Lo stesso si trovava li per sua decisione.

"Come puoi avere fede... non meritate misericordia, visto ciò che portate alla vostra terra."- Aveva sputato fuori lei, parole tanto amare quanto avvelenate, mentre Cullen fissava gli occhi indaco di lei brillare di rabbia ed ira.

La sua voce imponente e dal tono altisonante, echeggiava rimbombando nell'ambiente circostante, e sovrastando tutto il resto.
L'ex templare fece per rispondere, ma si vide zittire dalla ragazza che iniziò a raccontagli del posto in cui veniva.

Una meravigliosa terra, ricca di ogni ben di dio e benedetta dal volere divino, che dall'alto della volta celeste silenziosi osservavano ogni più piccolo cambiamento, per poi decidere nell'ombra il suo fato. Di pietre divine.
Parlò di navi che solcavano mare e cielo, dei signori dell'aria.
Aveva parlato di grandi città, dove c'era ogni tipo di meraviglia e conoscenza magica e tecnologica.
Parlò dell'importanza della magia su cui molte civiltà della sua terra basavano i loro sviluppo, del ruolo di prestigio che la classe dei maghi aveva e dei privilegi annessi.
Raccontò di come erano ampiamente adoperati sia nella società che all'interno dell'esercito. Custodi di grande conoscenza e sapienza.
Disse di come il passato e il futuro  della sua terra convivevano perfettamente insieme, come molte delle tante razze che pullulavano le metropoli.
Elencò molte razze insieme ad altre meravigliose creature.
Al contrario il Thedas era  l'esatto opposto di tutto ciò, e quel mosto la stava mettendo a dura prova.

Cullen poté scorgere con quanta passione e nostalgia la ragazza parlava della sua terra, ma faceva fatica a credere al suo racconto. 
Pensò che la ragazza si stesse inventando tutto, perchè credeva che i maghi difficilmente potevano aspirare a tale futuro visto il pericolo rappresentavano. Lui lo sapeva bene, lo aveva visto.

Ti sbagli! Non sapresti vedere la verità nemmeno se ti fosse posta d'avanti agli occhi! La rabbia e il tuo odio accecano il tuo cuore oltre il tuo sguardo... Così è così sarà.-Fu la risposta che lei gli diede, convinta delle sue parole.

Il peso di tali parole era difficile da digerire, ma erano la verità non poteva negare. Di errori ne aveva già fatti tanti, non intendeva però rifarli.
Qualcosa in quella ragazza lo spaventava, e non era il suo stato di eretica... o le sue stranezze, ma la sua visione delle cose che il più delle volte andava contro tutto quello in cui lui credeva.
O che gli avessero insegnato a credere.

Quando si trovavano sul campo di battaglia, l'ex templare guardò il modo in cui i suoi due compagni di viaggio, decimavano i loro nemici. Il Magister non dava tempo agli altri di contrattaccare, rapido e letale come era nel suo stile. 
Mentre la sua compagna che si occupava di fare da supporto coprendo loro le spalle, riusciva  ad essere un valido sostegno.
In intercettava in anticipo le prossime mosse del nemico. In quel esatto momento scagliava un incantesimo dei più terribili in modo da eliminarlo senza sforzo.


Se fosse per quella donna molte cose del culto di Andraste e della suo credo sarebbero state da distruggere. Ad iniziare dal potere temporale della chiesa fino ad arrivare alla sua influenza.
Lei riteneva che la chiesa doveva occuparsi dei suoi fedeli e del suo credo e lasciare il potere e la politica ai legittimi sovrani. Alla chiesa la cura dello spirito dei suoi fedeli, e agli uomini il compito di governare e far rispettare le leggi.
Poichè non era compito degli uomini giudicare il prossimo e i suoi peccati, quel compito spettava solo al creatore.

Non sopportava nemmeno il fanatismo religioso, il bigottismo che si accostava ad esso. Inseguito all'ignoranza. Biasimava la forma di politica che il Ferelden aveva, non risparmiava nemmeno l'Orlais e la sua cultura, ridicolizzando i sui costumi.
Avevano più senso per gli abitanti del Jahara e la loro lunga tradizione di maschere tribali che avevano un ampio significato. Che le inutilità orlesiane.
Col Trevinter  si sentiva più a casa... quel posto era più a suo agio con la magia che con il resto di quella terra.
Ma ne criticava l'oscuro passato... e alla storia della Città Nera e dei sette profani, rispondeva con un ghigno e con parole piene di veleno che non nascondevano un forte biasimo.

Agli uomini la loro breve vita.. e agli dei il compito di guidare il loro fato! Solo gli immortali possono illuminare il cammino degli indocili figli dell'uomo. 
Ingrati a cui spesso è stato risparmiato il castigo divino affinchè il creato sopravvivesse. 
Gli eterni vigilano sul fato e sull'esistenza per far rispettare la loro volontà. Loro è il braccio e il pugno che decide chi risparmiare e chi annientare. Solo chi è stato scelto può calpestare il suolo della città antica, e presentarsi al loro cospetto.
Qua, vedo solo indegni!-

Le sue erano state parole forti, sembrava che avesse per ogni cosa una risposta.
Molte delle sue opinioni erano per Cullen qualcosa che lo disturbava, soprattutto quando si parlava di chiesa, influenza, fede, potere e autorità.
Il templare non riusciva a digerire le forti critiche mosse da tale ragazza, su alcune cose si trovava d'accordo altre decisamente no.
Nascevano spesso così dei litigi accessi, che peggioravano quando tale ragazza faceva qualcosa che andavano contro gli i principi del Fereldiano. 

Da un'altro lato, il terzo componente del gruppo non si esprimeva. Pure lui essendo cresciuto come la sua patner, condivideva in gran parte lo stesso pensiero.l
La restante parte condivideva alcuni punti con l'ex templare, erano però, veramente pochi.




   
 
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