Serie TV > Supergirl
Segui la storia  |       
Autore: lucifermorningstar    12/11/2018    4 recensioni
C'era una volta Kara Zor-El, principessa del regno incantato di Krypton. Desiderosa di avere un lieto fine, mai la ragazza avrebbe immaginato di ritrovarsi catapultata in un mondo dove la magia non esiste. Mai avrebbe immaginato che la sua storia sarebbe iniziata proprio in un mondo diverso dal suo, nella terra dove il lieto fine non esiste meglio conosciuta come National City.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una bella serata.
Il giorno in cui la sua vita sarebbe cambiata, cosi Kara amava definire quella tanto attesa serata. Lo aveva chiesto innumerevoli volte al padre, argomentando la sua richiesta in modo che risultasse logica ma anche cercando di mostrare quanto lei ci tenesse ad organizzare un evento come quello di un ballo al castello. Lo chiedeva fin da piccola, fin da quando, ascoltando le fiabe della madre, era rimasta affascinata da quelle storie d'amore nate in una sola notte, di quelle canzoni in grado di far sciogliere cuori, di quei balli capaci di far volare via la notte in un secondo. Ogni volta il padre negava tale richiesta, con garbo e con il giusto tatto, cosi da evitare una bimba in lacrime o, in seguito, una ragazza in lacrime. Perchè lei cresceva ma quel desiderio restava. Quasi ci aveva perso le speranze ma poi un giorno suo padre andò da lei e le annunciò di voler organizzare un ballo al castello. Era così felice che quasi lo soffocò nell'abbracciarlo. 

E infine si era ritrovata al suo tanto desiderato ballo. Strano come tutto ciò era passato in secondo piano quando aveva visto il buffet. Buffo, davvero buffo. Lei adorava i manicaretti di Krypton. Lei e sua madre andavano pazze per la specialità del loro cuoco Lumière, un ometto bizzarro che ogni tanto parlava in modo strano ma in grado di cucinare prelibatezze da far piangere il palato di gioia. Anche suo padre che era sempre un uomo rigido e severo quando era in presenza della servitù, davanti ad una delle specialità di Lumière si lasciava andare ad un sorriso e anche a qualche complimento. Per questo quando si era ritrovata dinanzi ad un cosi ben fornito buffet non aveva saputo resistere. 
Si ingozzava al buffet, gustandosi i deliziosi manicaretti posti sul tavolo con la grazia degna di un morto di fame e con lo sguardo fisso di rimprovero della madre a bucarle la schiena, non contenta di veder la figlia comportarsi in tale maniera. 
Fortunatamente la madre era stata trattenuta a parlare di politica con un aristocratico particolarmente logoroico, cosi Kara aveva approffitato della cosa per godersi la serata in tutta tranquillità. Per quel ballo le era stato regalato un meraviglioso vestito dorato, lungo abbastanza da coprirle interamente le gambe e bellissimo come quelle delle principesse dei libri delle fiabe, una collana d'argento a penderle dal collo e i suoi capelli biondi raccolti in un elaborata acconciatura, a cui lei era rimasta particolarmente titubante nel guardarsi allo specchio. Quel vestito, preparato dalla miglior sarta di Krypton, aveva attirato numerosi sguardi e sussurri bisbigliati alle sue spalle non appena passava. Si era convinta che tutti guardassero il vestito e non la persona al suo interno. Non aveva mai dato particolar peso al proprio aspetto esteriore, ritenendosi una ragazza come tante, tolto il suo titolo nobiliare. Era una ragazza sulla media per quanto riguarda l'altezza, dal fisico asciutto e allenato, questo dovuto agli allenamenti fatti di nascosto con la spada. Il seno non era prosperoso e non veniva esposto come invece sembravano voler fare tutte le dame in quella sala. Armatasi di un paio di dolcetti  tentò di star quanto più lontano possibile dalla massa, evitando di essere chiamata in conversazioni noiose. Se ne stava per conto suo, tranquilla ed eccitata, ammirando i presenti vestiti in modi particolari, con abiti dai colori sgargianti e dal modo di parlare eccentrico. Pensò anche di unirsi, avvicinarsi a qualche nobile per capire da dove venissero, quali meraviglie a lei sconosciute potevano vantare, quando la musica iniziò a suonare, riempendo la sala. I balli erano cominciati. Le dame si lasciarono prendere per mano dai loro cavalieri e senza alcun indugio si diressero al centro della sala, danzando e incantando Kara rimasta ad osservare con la bocca semi-aperta.

Si riscoprì timida e in imbarazzo nell'incrociare gli occhi dei nobili senza dama. Lei era sola, non conosceva nessuno e tutti lanciavano occhiatine come aspettando da lei qualcosa di specifico. Le gambe le erano diventate di gelatina e per un istante pensò di scappare il più lontano possibile ma si armò di coraggio e restò lì, salda come una statua. Cosa doveva fare? Nelle fiabe c'era sempre un principe, qualcuno che si avvicinava alla timida dama, corteggiandola e invitandola ad un ballo. Ma lì non c'era nessuno, o meglio di "principi" sembrarono essercene anche troppi. Quello che era iniziato come un sogno si rivelò presto un vero e proprio incubo per la povera ragazza. Il primo di una lunga serie era stato un uomo anziano, abito scuro e un sorriso fintissimo che iniziò a farle domande a raffica, prima proponendo un ballo poi, ancora prima di ricevere risposta, domandò a quanto ammontassero le ricchezze del castello. Lo liquidò rapidamente con una scusa banale, venendo avvicinata presto da altri uomini, tutti insopportabili, uno peggio dell'altro. Un altro ancora era più giovane del precedente, all'incirca la sua età, capelli laccati, vestito d'azzurro e con un aspetto quanto meno accettabile. Peccato che quest'ultimo non sembrò in grado di parlare di nient'altro all'infuori di se stesso, vantando di come possedesse un cavallo di razza purissima e di come la sua famiglia fosse importante e ricca. Kara provò anche a parlarci ma non appena provò a tentare di cambiare argomento, direzionando la conversazione su qualcosa all'infuori di lui, ecco che l'aristocratico si allontanò, dirigendosi verso un altra dama rimasta senza cavaliere. La serata sembrò continuare così, con i suoi continui rifiuti a pretendenti e chiacchere molto poco interessanti. Fortunatamente la madre, liberatasi del suo impiccio, era corsa in suo aiuto prendendola sotto braccio e facendo desistere eventuali corteggiatori con il suo sguardo truce.
« Questi balli sono un incubo »  Sussurrò all'orecchio della madre, sospirando di sollievo nel ritrovarsi in compagnia della donna. « Non mi avevi mai detto che fossero cosi....cosi... » Balbettò qualcosa ma evitò di continuare quando una donna la salutò con un inchino a cui lei si premunì di rispondere. La madre non riuscì a non sorridere, trattenendo a stento una risatina divertita.
«Mia cara ragazza. Non siamo mica in una favola, non ci sono sempre principi a correre in nostro soccorso. Molto spesso siamo noi dame a doverci salvare da sole.» Kara sbuffò, un espressione evidentemente delusa sul suo volto. Alura le si spostò davanti, prendendole il viso tra le mani e carezzandole una guancia con fare amorevole. «Vuoi tornare in camera tua? Sembri stanca» A tale domanda Kara sembrò ravvivarsi, scuotendo vistosamente il capo in segno di diniego.
«No, no. E' il mio primo ballo. Anche se è noioso voglio godermelo e poi....» Si voltò alla ricerca del viso del padre, non molto lontano da loro, vedendolo sorridente e impegnato a bere da un calice in compagnia di Kal, suo cugino minore. Sorrise mesta a tale scena, tornando con gli occhi in quelli della madre che sembrava aver capito tutto. «Ho solo bisogno d'aria. E di stare un momento da sola.» 
La madre la guardò per un lungo istante, sorridendole e acconsentendo a tale richiesta, accarezzandole un ultima volta la guancia prima di lasciarla andare, dirigendosi in direzione del marito probabilmente con l'intento di rimproverarlo per aver dato del vino a Kal. La giovane uscì, affacciandosi sulla terrazza e godendosi la vista di un meraviglioso cielo stellato. 
Le stelle. 
Quelle era sicura non l'avrebbero mai delusa. Lei e Kal le guardavano spesso assieme. Lui era più piccolo di lei ma talvolta sembrava comportarsi come una sorta di fratello maggiore, capace di mostrarsi più maturo di quanto si potesse immaginare. Guardavano le stelle e sognavano un giorno di poterle raggiungere, un mondo fatto di stelle doveva essere magnifico, peccato vederlo sparire con il giorno. 
Una stella cadente sfrecciò nel cielo e lei aprì la bocca, pronta a formulare un desiderio ma la stella era già sparita. Si morse il labbro inferiore, battendo la scarpetta di cristallo contro il suolo, evitando però di esagerare con la forza non volendo spaccarla. Non erano il massimo della comodità, anzi quelle scarpette erano proprio scomode da portare ai piedi. Non aveva idea del perchè la madre avesse tanto insistito affinchè le indosasse quella sera ma tanta era stata la sua insistenza che alla fine aveva optato per mettersele. Sollevò un lembo del vestito, piegandosi in avanti con il busto e sporgendo una gamba per provare a togliersele quando notò una figura in piedi intenta a guardarla, pensando inizialmente fosse la madre o il padre, ma vedendo come l'abito indossato fosse totalmente diverso andò immediatamente a ricomporsi. Abbassò il lembo del vestito, ritirò la gamba e arrossì vistosamente per essersi lasciata vedere scoperta in tale maniera da qualcuno che non conosceva. 
«Kara!»  Quella voce era carica d'affetto e di gioia e la giovane non tardò a riconoscerla. Alzò gli occhi dal pavimento, per cui all'inizio aveva trovato improvvisamente un forte interesse, ritrovandosi a fissare il volto della madre intenta a sorriderle. Si, quello era il volto della madre ma non era lei. Sapeva chi era quella donna. Senza pensarci un attimo corse verso di lei, buttandosi al collo e stringendola forte.
«Zia Astra!» L'abbraccio con cui la avvolse era davvero forte, tanto che la sentì provare a riprendere fiato. C'era da dire che come stringeva le persone Kara non le stringeva nessuno. La tenne stretta a se per qualche altro secondo, sorridendo felice di aver ritrovato la zia. Infine si staccò, riempendola di domande, "come mai non era venuta al suo compleanno qualche mese prima", "dove era andata", "che posti aveva visitato", ritrovandosi a deliziarsi nel vederla ridere e provare a rispondere alle sue domande. «Che abito strano quello che indossi zia»
Non portava una gonna, anzi sembrava quasi vestita da popolana con quei pantaloni grigi e quella camicia bianca semi sbottonata. Non pareva un abbigliamento da signora ma dopotutto sua zia era sempre stata una tipa stravagante e alla sua osservazione si limitò a risponderle con una scrollata di spalle, Di colpo sembrò tornare bambina, quando sua zia veniva a trovarla per portarle un regalo. Lei e sua madre non andavano d'accordo per qualche ragione a lei ignota però Astra le voleva molto bene, questo lo sapeva. «Mi hai portato un regalo?» Domandò guardandola con due occhioni da cucciola.
«Forse. E forse l'ho lasciato al piano di sotto...» La donna alzò gli occhi al cielo, in un espressione da finta tonta mentre sul viso di Kara si dipingeva la meraviglia, gli occhi spalancati dalla sorpresa.
«E' un cavallo? Mi hai regalato un cavallo? Dai dimmelo» Saltellò quasi dalla curiosità, sembrava proprio una bambina tanto voleva sapere cosa la zia aveva deicso di regalarle. Astra ridacchiò, prendendola per mano e cercando di portarla dolcemente verso di se.
«Seguimi e lo scoprirai» Le disse la donna con fare misterioso e per un istante la sua voce sembrò tradire una nota di un sentimento strano. Non che Kara ci prestò molta attenzione, tutta presa dal ritorno della tanto amata zia e dell'inaspettato e misterioso regalo. Cosa poteva essere? Era davvero un cavallo? Suo padre non le aveva mai permesso di avere un cavallo, ritenendendole bestie pericolose per una ragazzina e facendola arrabbiare. Lei mica era una ragazzina. Aveva superato i vent'anni, dame come lei alla sua età si sposavano e avevano già avuto figli, almeno nei regni al di fuori di Krypton. Nella loro terra per fortuna le faccende comuni sul matrimonio e sul fare figli non erano cosi rigide come lo erano in altri regni. Seguì la zia, rapida, sgusciando via dalla sala piena di gente, rapida come una lepre. Percossero corridoi, scesero scale, evitarono gente, tutto talmente in fretta che non poche volte Kara si era ritrovata quasi a cadere faccia a terra. Sua zia era veloce e lei con quel vestito e quelle scarpette maledette faceva fatica a starle dietro. Fortunatamente, dopo una lunga corsa a perdifiato per zone del castello poco illuminate, arrivarono dinanzi ad un portone di legno.
«Eccoci. Qui dietro c'è la tua sorpresa. Chiudi gli occhi adesso, ti dirò io quando aprirli. E non sbirciare!»  Tutta eccitata Kara si posò le mani sugli occhi, evitando di sbirciare come sua zia le aveva raccomandato. Il petto le si sollevava su e giu veloce, sia per l'emozione sia perchè la corsa non era stata senza fatica. Sentì il legno della porta cigolare mentre veniva spalancato e sentì sua zia spingerla da dietro, facendole fare dei passi. Traballò nel farlo, dato che non poteva guardare ma si impegnò per evitare di far figuracce davanti ad Astra. Zoccoli che pestavano il terreno e il lamento di un cavallo la tentarono di scoprirsi gli occhi e guardare ma aspettò con pazienza il permesso della zia. Silenzio. Tutto diventò molto silenzioso. 
«Zia Astra. Posso aprirli adesso?» Una mano le si posò sulla spalla. Pensò appartenesse a sua zia ma la percepì stranamente pesante e più grande di quanto ricordasse. «Zia Astra?» Chiamò con ancora le mani davanti agli occhi. La donna parlò, un tono mesto e pieno di rammarico nelle sue parole.
«Perdonami Kara. Questo era l'unico modo» Qualcosa di durò le colpì dietro la testa. Cadde, non più le mani a coprirle gli occhi, ritrovandosi tra le braccia di un uomo. Un uomo dal viso incappucciato che la sollevò da terra come un sacco di patate per mettersela sulla spalla. L'ultima cosa che vide fu il volto di sua zia, con le lacrime agli occhi. Poi sprofondò nell'oscurità totale.

 

 

La prima cosa che percepì fu il freddo. Strano, non aveva mai sentito freddo a casa sua, salvo quelle poche volte in cui si era uscita nei boschi d'inverno. Era sempre stata una ragazza forte, nonostante la madre la ritenesse fragile e la riempisse di avvertimenti quando usciva anche solo dalla sua camera. Invece lì lo sentì, in quel singolo istante sentì il freddo stringerla in una morsa. Spalancò gli occhi, dinanzi a lei si aprì un panorama mozzafiato. Un cielo ricolmo di stelle luccicanti e luminose, con una luna a forma di moneta d'argento al centro di esso, meraviglie cosi famigliari che per un istante pensò di trovarsi distesa nel giardino di casa sua, con l'erba a solleticarle la schiena. Ma non era nel giardino di casa, questo lo capì non appena si mise seduta con la gonna del vestito dorato, troppo lunga, ad intralciarle i movimenti. 
Non c'era nessun castello, nessun muro di pietra ad ergersi da barriera tra lei e il mondo esterno, nessuna guardia in armatura a sgridarla per essere uscita dalle sue stanze, nessun suono se non quello del vento. Niente. Attorno a lei c'era solo un immensa distesa d'erba verde, se c'era altro non poteva dirlo visto che era tutto buio. Si strinse le braccia, sentendole fredde e nude poichè il vestito gliele lasciava scoperte. Non aveva ricordi di come era finita lì, non ricordava nulla e al posto dei ricordi c'era solo un forte mal di testa, lì dove era stata colpita. Ricordò il viso di sua zia e le sue parole. La cercò, sperando di vederla e di chiederle cosa avesse fatto, il perchè di tale gesto. Si alzò e per poco non rischiò di cadere, la testa le girava vorticosamente e temette di dover vomitare da un momento all'altro. Guardò attorno a sè, cercando un punto di riferimento, qualsiasi cosa potesse lontanamente tornarle famigliare senza avere alcun successo. Provò a chiamare aiuto, urlando a squarciagola, sperando che qualcuno la sentisse. Urlò cosi tanto da farsi venire mal di gola e solo quando la voce iniziò ad abbandonarla smise di farlo. Il vento soffiò più forte. Iniziò a tremare, sia per la paura che per il freddo. Perchè era stata rapita? E se era stata veramente rapita come credeva perchè avevano deciso di abbandonarla lì in mezzo al nulla? Non capiva ma una cosa era certa: lì non poteva restare. In lontananza notò delle luci, forse torce. Prese quella direzione, cercando di avvicinarsi quanto più possibile. Magari era una taverna, un villaggio, un castello. Chiunque potesse aiutarla era ben accetto. 
Ad un certo punto si ritrovò a camminare su un terreno strano. Tutto nero, duro e compatto ma quasi liscio. Non c'erano rocce, fili d'erba o piante su quel terreno. Sembrava un lungo e maestoso sentiero fatto d'ossidiana con una lunga linea bianca nel mezzo, a tratti sconnessa. Le stranezze però non sembrarono terminare lì. Ad un certo punto un rombo risuonò nell'aria, una sorta di ruggito animale. Si voltò e vide due grossi occhi luminosi avvicinarsi a grande velocità verso di lei. In meno di un istante l'animale la attaccò, correndo e raggiungendola. Kara, spaventata si raggomitolò e alzò le mani a difendersi, voltandosi dall'altra parte e urlando per la paura. Uno stridio riempì l'aria, un suono talmente orrendo che le devastò le orecchie. Dopo lunghi secondi riaprì gli occhi, ritrovandosi con il muso vibrante della bestia a un centimetro dal suo volto. Tremò vistosamente, respirando con affanno dalla bocca. Degludì, non riuscendo a muoversi. La bestia aveva un muso lungo, fatto di metallo, gli occhi erano distanti e sembravano fatti di fuoco giallastro. 

«Ma sei scema?» Disse una voce femminile, sgranò gli occhi. La bestia parlava? No, non era stata la bestia a parlare. Quella continuava a ruggire bassa. Vide una figura di donna, scendere dalla bestia e guardarla. Non doveva avere un bell'aspetto, tremante e spaventata, con foglie e fili d'erba nei capelli e in ogni dove. «Cosa ci fai in mezzo alla strada? Volevi farti ammazzare?» 
Kara si guardò attorno spaesata, ancora con le ginocchia poggiate sul terreno nero, cercando di capire se stesse parlando con lei oppure no. La donna dai capelli corvini la guardò intensamente e capì che si. Stava parlando con lei. «D-Dove sono?» Balbettò con quel poco di voce rimastole in gola. 
«Sei sulla strada per National City, ovviamente. Ti sei persa?» La sconosciuta la guardò, dandole un ulteriore occhiata. Quello che per lei doveva essere ovvio per Kara non lo era affatto. Non rispose alla sua domanda, tornando a guardare prima la bestia poi il luogo attorno a se. Vedendola in quello stato la donna le si avvicinò, lentamente e con garbo, come quando ci si avvicina ad un animale ferito. 
«Io mi chiamo Lena Luthor. Sai dirmi come ti chiami?»

 

 

 

 

Bonjour. Benvenuti nella mia prima vera Long. Sarà una Long long Slow-burn quindi mettetevi comodi signori e signore. Il prologo doveva essere molto più breve di così ma ad un certo punto mi sono lasciato trasportare dalla vena creativa (cosa positiva visto che ero partito con un completo blocco dato che non avevo la minima idea di come iniziare)
Questa storia è partita da un'idea non mia, io l'ho presa dal "Chi mi scrive una fanfiction?" del gruppo Facebook In femslash, we trust. (Official Group)  e ho provato a scriverla seconda la mia interpretazione. Qui la traccia: Una fan fiction Supercorp in stile “Come D’Incanto”, una ‘favola disney’ ambientata ai giorni nostri con ironia e romanticismo, esplorando magari alcune caratteristiche delle storie più o meno conosciute.

Non ho idea di quanto fedele a questa traccia sarà la mia storia, poichè mi sono lasciato prendere un pochino pochino la mano con la fantasia. Nella storia appariranno solo i personaggi della prima e della seconda stagione, ci tengo a precisarlo, cosi come ci tengo a precisare che alcuni di essi potrebbero essere lievemente OOC. Sarà una fan fiction alquanto lunga quindi spero di non annoiarvi. 

Pubblicherò il prossimo capitolo la prossima settimana, di lunedì. Il prossimo capitolo si chiamerà: "La Terra del Non Lieto Fine"
(titolo un pochetto stravagante lo so)
Spero che la storia vi piaccia e vi diverta
Ci leggiamo alla prossima :)

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supergirl / Vai alla pagina dell'autore: lucifermorningstar