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Autore: Chiaroscura69    12/11/2018    0 recensioni
Tornare a casa era stato complicato quella volta.
I suoi occhi.
Non avevo nient'altro in mente.
Quel persistente bagliore caramello-dorato che mi accarezzava con la dolcezza di una madre e allo stesso tempo mi diceva uno straziante addio.
Era la prima vita in cui mi capitava di provare un dolore così forte. Eppure avendo già compiuto i miei ventun anni avrei dovuto essere abituata agli addii, ma la verità era che fino a quel momento non mi ero mai innamorata.
La mia vita fino ad allora era stata quella di una semplice auriana, avevo frequentato tutti i corsi di formazione ed ero giunta così al tirocinio. Prendere dei punteggi molto alti nei test mi aveva permesso di avere un accesso illimitato alle vite umane, vantaggio che era precluso davvero a pochi eletti.
Vivevo ad Auria, un'enorme metropoli situata al centro del sistema solare che vantava una data di fondazione molto remota, si diceva intorno al IV secolo a.C. Auria era stata per anni vessata da guerre e assolutismi, un po' come la sua gemella terrestre, ma a differenza sua aveva trovato il modo di non crollare su sé stessa. Nella metropoli erano stati banditi i sentimenti.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornare a casa era stato complicato quella volta.
I suoi occhi.
Non avevo nient'altro in mente.
Quel persistente bagliore caramello-dorato che mi accarezzava con la dolcezza di una madre e allo stesso tempo mi diceva uno straziante addio.
Era la prima vita in cui mi capitava di provare un dolore così forte. Eppure avendo già compiuto i miei ventun anni avrei dovuto essere abituata agli addii, ma la verità era che fino a quel momento non mi ero mai innamorata.
La mia vita fino ad allora era stata quella di una semplice auriana, avevo frequentato tutti i corsi di formazione ed ero giunta così al tirocinio. Prendere dei punteggi molto alti nei test mi aveva permesso di avere un accesso illimitato alle vite umane, vantaggio che era precluso davvero a pochi eletti.
Vivevo ad Auria, un'enorme metropoli situata al centro del sistema solare che vantava una data di fondazione molto remota, si diceva intorno al IV secolo a.C.
Auria era stata per anni vessata da guerre e assolutismi, un po' come la sua gemella terrestre, ma a differenza sua aveva trovato il modo di non crollare su sé stessa. Nella metropoli erano stati banditi i sentimenti.
Secoli e secoli di perfezionamento avevano fatto sì che gli auriani fossero del tutto immuni a qualsivoglia moto d'animo, fino a quando, esattamente un secolo prima che io fossi generata, nacque in loro un certo spirito filantropico che li spinse a voler studiare la capacità che avevano perso da tempo, cioè quella di amare.
Fu inizialmente un piccolo gruppo di eruditi a proporre l'interesse per la materia e venne avversato in tutti i modi dal parlamento e dall'allora presidente del consiglio, Morpheus 23. Con il tempo però qualcosa cambiò e masse di giovani e vecchi si mobilitarono per ottenere che fosse riconosciuto allo studio una dignità. Così accadde e, esattamente cinquanta anni dopo, conoscere ed aver provato l'intera sfera dei sentimenti umani era considerato non solo fondamentale, ma assolutamente necessario per la propria formazione. Si potevano vivere un totale di cinque vite, nelle quali bisognava provare i più importanti sentimenti umani: l'amore, l'amicizia, la tristezza, la solidarietà e la rabbia.
Alla mia nascita il processo era già affermato e collaudato e si erano fatti enormi passi avanti, grazie al nuovo presidente del consiglio, uno dei giovani che più aveva lottato per dare spazio a quella scienza che poi tanto scienza non era, Roy 34, ovvero mio padre.
L'amore era diventato il sentimento privilegiato degli auriani che affermavano, dopo averlo provato, di non poterne più fare a meno. Nacquero perciò una serie di proteste che portarono a delle concessioni sempre più ampie da parte del governo. Inizialmente Roy aveva voluto procedere con i piedi di piombo perchè temeva che i membri del senato, anziani conservatori, non fossero pronti per veder mutare l'assetto di quella politica che aveva permesso loro per tanti anni di sopravvivere nelle più tecnologiche condizioni e nel benessere. Quindi aveva promulgato una deroga che permetteva a chi avesse dimostrato di essersi innamorato di un umano un'altra sola vita da rivivere con lui.
Tuttavia con il tempo nemmeno questo era bastato.
Dopo l'elaborazione di una serie di processi di controllo mio padre aveva promosso la legge che permetteva ad un auriano, se si fosse innamorato ricambiato, di rimanere sulla Terra con un umano.
La concessione non era così semplice, c'erano diversi fattori in gioco. Quando l'auriano era certo di essersi innamorato dell'umano e di essere ricambiato si innescavano una serie di prove che i due dovevano superare per dimostrare la validità del proprio sentimento; in primo luogo veniva simulata una situazione che metteva in pericolo di vita l'auriano, se l'umano l'avesse spontaneamente e istintivamente salvato si procedeva con la seconda fase, la più traumatica. Venivano rimossi tutti i ricordi all'umano dell'auriano, mentre all'auriano si lasciavano dei dejavù e dei flashback abbastanza nitidi che gli permettessero di ritrovare l'umano nella seconda vita che si aveva a disposizione. Il compito dell'auriano era quello di farsi riconoscere dall'umano nel tempo limitato di un solo anno.
Il compito era evidentemente già abbastanza arduo, ma veniva completato da un altro fattore: l'unico modo che avrebbe permesso all'umano di ricordare perfettamente l'auriano era pronunciare il nome che quest'ultimo aveva nella vita in cui si erano conosciuti. Sembrerebbe in realtà qualcosa di molto semplice, se non per un piccolo particolare: quel nome veniva rimosso dalla mente di entrambi. E se per disgrazia l'auriano avesse ricordato il proprio nome prima dell'umano gli era assolutamente vietato pronunciarlo davanti a lui, pena: la morte dell'umano.
Secondo quanto avevo studiato nei manuali fino a quel momento nessun auriano era riuscito nell'impresa, piuttosto non erano rari i casi di umani che erano rimasti uccisi dal nome pronunciato avventatamente.
Questa era la situazione disperata in cui mi trovavo quando Noah mi aveva salvata da morte certa, inconsapevole di aver appena superando la prima prova e, allo stesso tempo, essersi messo in un mare di guai.
Ciò che continuavo a chiedermi mentre tentavo invano di ripristinare il mio stato di quiete( era l'unico modo per tornare a casa, le forti emozioni non erano ammesse ad Auria) era: l'Amore sarà mai abbastanza forte per noi?
   
 
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