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Autore: yasiacrazyland    13/11/2018    0 recensioni
Taye, a soli diciotto anni, è costretta a lavorare per mandare avanti la sua vita complicata. Di fatto, con una madre poco presente e due sorelle impegnate nello studio, si ritrova sola ad affrontare la scomparsa di suo fratello Miles. Lui era la persona che ammirava più al mondo.
Genere: Fantasy, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La festa si era svolta mercoledì e il giovedì non era davvero esistito. Era rimasta a letto in compagnia della televisione e Friends per tutto il giorno. Una serata spiacevole come quella che aveva passato lei meritava un lungo periodo di riposo. Si era nascosta sotto le lenzuola leggere fino a quando, la sera, non si era assopita con una sensazione spiacevole allo stomaco. Era caduta in un coma da pizza.

Il giorno dopo aveva aperto gli occhi con le galline, pronta a indaffararsi prima ancora che sorgesse il sole, e a fine agosto la luce arrivava presto. Riordinò l’appartamento, e si sentì in dovere di lavare le lenzuola e se stessa. Era ancora un po’ fuori fase ma pronta quando, verso le dieci, uscì per andare all’hotel.

La familiarità del cielo grigio permeato sporadicamente da raggi di luce la permeò. Non voleva ancora rispondere ai messaggi di Holly ma quando arrivò al lavoro era decisamente molto più pronta ad interagire con qualcuno. Nello spogliatoio salutò Kyla che si stava già cambiando. Si avviarono insieme verso la reception dove le vennero assegnati i tavoli.

Quando entrarono nel salone nessuno fece loro caso, tutti preoccupati con le preparazioni per il pranzo. In cucine vennero subito indirizzate da Andrea verso dei tavoli che avevano ancora bisogno di essere sistemati.

La mente di Taye si svuotò mentre lavorava e ascoltava il mormorio degli altri camerieri. In media erano in meno a pranzo rispetto alla sera ma riuscivano comunque a riempire ogni momento con giocosi scambi di parole.

I primi clienti iniziarono ad entrare ancora prima che la cucina fosse davvero aperta, ma non potevano spingere fuori a forza dei vecchietti quindi nessuno commentò.



 

I venerdì erano generalmente più occupati degli altri giorni della settimana ma la situazione iniziava ad essere meno sotto controllo solo verso il pomeriggio, quando arrivavano gli ospiti per il weekend. Il pranzo quindi era stato una successione lenta di ordini e chiacchiere divertite nelle cucine. Probabilmente Al aveva ormai detto a tutti dei girasoli, che lei stava ancora essiccando in mezzo a una costruzione di vecchi libri di scuola. O forse a nessuno importava davvero e lei si stava sentendo un po’ troppo importante.

Al giungere al termine del suo turno si diresse agli spogliatoi insieme agli altri. Non era anomalo che lei non interagisse con i discorsi degli altri quindi loro non le badarono. Ma lei si sentiva comunque diversa, nuova, ma non era sicura che fosse positivamente. Ad aggiungere a quella sensazione c’era anche il fatto che in quel periodo non stava lavorando tanti turni a quanti era abituata. Normalmente ne prendeva sempre di più e i venerdì restava fino alla chiusura del ristorante la sera, quel pomeriggio però aveva deciso di fare una chiamata importante.

Mentre passavano tutti davanti alla reception Amanda richiamo’ la loro attenzione. Si guardò attorno con aria cospiratoria prima di dire piano “indovinate chi ha prenotato per questo fine settimana?”

“Sono loro, sono loro, sono loro, non e’ vero?” Saltellò Kyla contenta. “Ammettiamolo, sono gay, e stanno insieme.”

Andrea le tirò una pacca sulla spalla, forte. “Smettila.”

“No, seriamente credi che abbiano un’altra conferenza così presto?”

Andrea appoggio’ il fianco al bancone incrociando le braccia, le labbra dipinte con precisione di un colore simile a quello dei capelli formarono quasi un cuore. “Non c’è modo che siano gay, non lo accetto.”

Kyla unì le mani con quelle di Andrea e le strinse in solidarietà mentre l’altra cameriera del loro gruppo perdeva interesse e se ne andava verso lo spogliatoio. Taye credeva di doverla seguire ma rimase.

“Immagina, questo sarà il loro posto sicuro, dove non dovranno nascondersi da nessuno e potranno avere attimi di felicità spensierata.”

Andrea cerco’ di liberare le proprie mani. “Ok, ammettendolo ipoteticamente per solo un secondo, non significherebbe che probabilmente hanno delle fidanzate da cui si nascondono?”

Kyla annuì chiudendo gli occhi. “Il mondo non li capisce.”

“E credo non capisca nemmeno te.”

Con occhi grandi e increduli Kyla lanciò un’occhiata a Taye come a significare ma senti cosa dice? per poi comminare via mentre Andrea ridacchiava.

“Credi davvero che potrebbero essere gay?” Chiese Taye cercando di mantenere un tono pacato.

Un mezzo sorriso si formò sulle labbra di Andrea. “Mh? Cosa sento? La piccola Taye è interessata?”

Taye si sentì troppo calda e stretta alle giunture. “No no, me lo stavo solo chiedendo.”

La rossa schioccò la lingua. “Non farlo, lo sai com’è fatta Kyla, e domani sera le proverò il contrario.” Sentenziò andandosene tanto maestosamente quanto l’altra era stata indignata.

Amanda nel frattempo era rimasta ad osservarle con il mento poggiato sui palmi e sorrise a Taye prima di cominciare a schiacciare tasti sul computer, come se nulla fosse successo. Taye si sentiva come se avesse appena evitato di un soffio un veloce camion rosso.


Fuori era un afoso pomeriggio e Taye, mentre lavorava, non si era resa conto di quanto l’aria fosse diventata densa. Dentro le due vecchie abitazioni, nei corridoi e saloni, c’era spesso una sensazione di freschezza, o gelo durante l’inverno, che non lasciava davvero intuire che genere di tempo facesse fuori. Taye si avviò in fretta a casa colma di emozioni indistinte. Non sapeva come sentirsi a proposito dell’arrivo dei due ragazzi e non vedeva l’ora di fare la telefonata ma voleva anche che finisse in fretta.

Arrivata all'appartamento con il pilota automatico mise in carica il telefono. Quando lo schermo si accese controllò le notifiche che iniziarono a sbucare sul suo schermo. Alcune erano di applicazioni che non si ricordava nemmeno di aver scaricato ma una era di un messaggio. Lo aprì e osservò un’immagine marrone e verde. La aprì a schermo intero ma lo scatto era sfocato. Riusciva a distinguere alberi distanti gli uni dagli altri e fogliame. E in mezzo qualcosa di grigio, o forse marrone, forse era un telo o una persona. Taye fissò ancora un po’ l’immagine cercando di decifrarla ma non riusciva a cogliere nessun dettaglio che le desse un po’ più di contesto.

Poi vide l’ora nell’angolo del telefono e si affrettò ad andare a ritroso nei propri messaggi in cerca di quello giusto.

Non ne aveva molti e la madre non le scriveva spesso quindi non fu difficile. Lo aprì e selezionò il numero di telefono nel messaggio per poi schiacciare la chiamata.

Sperò quasi che non le rispondessero ma poi il ricevitore fu inondato di urla e una voce non profonda quanto si aspettava. “Pronto?”

“Salve, sono Taye Loucas, mia madre, Minta Loucas, mi ha dato il suo numero e chiamo per chiederle delle informazioni su mio fratello, Miles Loucas, perché risulta ancora disperso.”

La persona all’altro capo la lasciò terminare. “Va bene, respira, avevo capito anche dopo la prima volta che hai detto il tuo cognome.”

Lei strinse più forte nella mano i bordi del telefono. “Mi scusi.”

“Ascolta, tua madre mi aveva avvisato che avresti chiamata quindi ho chiesto un po’ in giro ai compagni di tuo fratello.”

Taye rimase in silenzio, in attesa del seguito.

“Devi capire che in genere non diamo questo genere di informazioni liberamente, potrei finire nei guai. Questo è stato un caso particolare e tu sei una sorella preoccupata quindi gradirei non subire conseguenze, mi piace il mio lavoro all’accademia.”

Il cuore di Taye si mise sull’attenti. Lui le diede un momento ma lei stava ancora pensando a come rispondere quando lui continuò a parlare.

“Tuo fratello nell’ultimo periodo era un po’... strano. Mi rendo perfettamente conto di quanto l’accademia militare possa essere stressante per i nuovi arrivati ma lui si stava ambientando bene.” La notizia non fece sentire meglio Taye perché sapeva che da lì i fatti sarebbero andati solo in declino. “Poi all'improvviso gli è venuta una forte febbre che si abbassò il giorno dopo, la cosa si è ripetuta due volte. Pensammo a un virus infettivo ma i dottori non trovarono nulla e lui sembrava di nuovo in salute. Lui però stava iniziando a comportarsi diversamente.”

Nel sottofondo le voci si fecero meno intense e una porta venne chiusa. Taye non riusciva a far entrare ossigeno nei propri polmoni per la loro piena capacità. “Pensavamo fosse stressato quindi gli abbiamo solo dato qualche mansione in più quando iniziò a girovagare di notte. La situazione non era ideale ma avevamo un’esercitazione e lo abbiamo lasciato andare con gli altri.” La voce dell’uomo di fece più bassa, Taye non ne sapeva davvero abbastanza di militari per ricordarsi il suo grado quindi non sapeva come chiamarlo per interromperlo o fare domande. “Non doveva essere lui alla guida del furgoncino ma è riuscito a convincere in qualche modo gli altri a lasciarlo fare .Poi abbandonò i suoi compagni tutti a distanza elevata l’uno dall’altro in una città qui vicino.” Si sentì un fruscio di fogli.

“Poi è tornato da solo come se niente fosse e quando lo abbiamo interrogato su dove fossero gli altri ignorò totalmente le nostre domande. Quando riuscimmo a trovarli e lo informammo del fatto ed ebbe una sorta di attacco d’ira. Il giorno dopo era sparito lasciando un biglietto che diceva… loro sono ricchi e voi siete poveri.”

Taye nel frattempo si era seduta e guardava nel vuoto davanti a se. “Ha detto che ha chiesto ai suoi compagni.”

“Si, non posso davvero rivelare troppo dell’investigazione sull’esercitazione ma hanno detto che Loucas aveva iniziato a fare scorta di cibo in scatola che nascondeva da qualche parte. Apparentemente giocavano a poker spesso e Loucas vinceva talmente spesso che molti si rifiutavano di perdere più contro di lui, è forse anche stato quasi aggredito una volta perchè tutti pensano barasse.”

Taye non ritenne possibile difendere Miles, apparentemente qualunque credibilità suo fratello avesse mai avuto era sparita da tempo. Ma lei lo conosceva, l’uomo non stava descrivendo suo fratello.

“Poco dopo la sua scomparsa anche alcune armi svanirono e una delle nostre proprietà sono state danneggiate, ma non sappiamo davvero se attribuire a lui il fatto. Non abbiamo altro al momento che io possa dirti.”

Taye prese un profondo respiro chiudendo gli occhi, non avrebbe permesso alle stupide lacrime di uscire o alla pressione dei suoi organi interni di frammentarla. La sensazione di impotenza a cui si era da tempo abituata le parve più forte e sicura che mai e voleva solo che tutto andasse via e che qualcuno la abbracciasse. Miles, quando ancora lo lasciava, la abbracciava mormorandole baci nei capelli.

La sua voce rauca suonò simile a quella di Holly ma proveniente dalla sua gola era più spezzata del tono maturo della sorella. “Quindi c’è la possibilità che sia armato?”

“Non crediamo alle coincidenze, Loucas sapeva dove si trovavano le armi, ma non abbiamo indizi che sia stato davvero lui.”

Taye non aveva idea se avesse salutato o semplicemente attaccato ma in quel momento aveva bisogno di qualcosa di sicuro. Le lenzuola del suo letto erano morbide quando vi si raggomitolò dentro, e il muro contro la sua fronte fresco. Il suo telefono vibrò, un nuovo messaggio con oggetti sfocati e scuri le era arrivata.

   
 
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