Non appena il Dijin gli mise le mani sulla fronte, Dean, ritornò per alcuni interminabili attimi , prigioniero della sua mente, dei suoi incubi più spaventosi.

Un susseguirsi di immagini, sensazioni, dolori e squarci dell’anima.

E poi, pressante, divenne sempre più forte, quella risata maligna e denigratoria, quel peso sul petto che ultimamente aveva imparato a riconoscere.

L’aria che mancava, i polmoni che bruciavano e la lotta per rimanere a galla, per non essere sopraffatto ancora e ancora, ma inesorabilmente falliva e annegava. Ogni volta.

Appena riprese il controllo del suo corpo e ritornò a respirare, accanto a sé, sulla sinistra, vide un uomo, in penombra, con un occhio nero e uno glaciale che lo guardava, scrutava, derideva anche.

“Chi sei?” Chiese, con voce dura.

“Lo sai chi sono. Su, amico, mi deludi! Accettalo”
Dio! La sua voce!

“Fottiti!!!” disse, nascondendo una certa ansia.

“Così non va bene..Dopo tutti questi anni non riesci ad accettare la tua natura? Quello che..” e si avvicinò rivelandosi mentre il cacciatore si sentì annegare di nuovo “…sei?”

“No…no…mai! NO! Io non sono …” Il maggiore non riusciva a parlare, annaspava in cerca d’aria.

“Dean, accettalo e non annegherai mai più nel tuo infinito senso di colpa che continua a schiacciarti. Ricordi…” e gli accarezzò il viso “….quando eri all'inferno o …” gli occhi neri “..un cavaliere dell’inferno? Libero di fare quello che volevi. Libero perfino da tuo fratello!”

Dean, a quelle parole, si scansò e lo spinse via. “Non osare parlare di Sam! Tu non osare….nominarlo!”

“Ti ha rovinato la vita fin da quando aveva sei mesi…Una costante spina nel fianco da allora. Se non fosse stato per Castiel, ti saresti liberato di lui in quel corridoio‼!” Ora, quella presenza, quella nemesi, era di nuovo con un occhio nero e uno glaciale, e sorrideva divertito del dolore che provocava nella sua vittima. Dolore che si tramutò in rabbia. Provò a colpirlo.

“Fanculo!” gridò Dean, ma l’altro si scansò alla svelta, materializzandosi alla sua destra. Ora sul suo volto, un’espressione, austera, solenne, regale. Entrambi gli occhi brillavano di azzurro.

“Michele?‼! No! Tu te ne sei andato! Mi hai lasciato libero!!” La voce rimbombò in quello spazio, vasto e nero.

La nemesi non gli rispose. Scuoteva solo la testa e sorrideva di un sorriso spento e freddo che incuteva paura.

“Vattene. Via da me!!!” disse il biondo. “Ora!”

“Oh Dean‼ Non lo capisci vero?!” e facendo pochi passi, spostò con la sua mano le mani del cacciatore pronte a colpirlo ancora. Sovrastò il corpo del maggiore che si sentì schiacciare definitivamente e sussurrò “ E’ inutile che ti agiti, che lotti contro di me. Che io sia fuori o dentro di te non importa. Ormai….” e gli mise una mano sulla fronte e una sul cuore “ ..sono fuso in te...Sarò sempre qui, come lo è l’inferno che ti porti dentro, anche se non lo vuoi! Anche se ti convinci che non è così. Noi siamo una cosa sola! Indivisibile! Demone o arcangelo. Luce o oscurità! Tu sei questo‼! Tu sei tutto questo. Smettila di combattere‼”

“Sono un Winchester , brutto figlio di puttana…Ti farò fuori. Lotterò o morirò provandoci!”

“Non si può vincere una battaglia già persa in partenza Dean. E tu lo sai nel profondo del cuore.”

Ora la nemesi era seria, gli occhi, entrambi, normali e verdi, copia gemella di quelli del cacciatore.

“Non mi conosci affatto!” ringhiò Dean e se lo sguardo avesse potuto uccidere lo avrebbe fatto in quel momento.

“Quanto ti sbagli. So cose che nemmeno tu ricordi di aver fatto” e rise di nuovo sadico.

“Cosa vuoi dire?!” e si stava agitando.

“Puoi arrivarci da solo! Dai! “ e gli strizzò l’occhio dando adito alle sue paure.

“Quello che ha fatto Michele” disse, definitivamente sconfitto.

“Esatto! Ecco cosa sta vedendo il Djinn. E’ talmente sopraffatto da quello che vede e prova. Anzi che provi e hai fatto!...” si corresse compiaciuto “…che sta iniziando a perdere il contatto sulla tua mente..Non ha mai visto una cosa del genere‼!”

“Ma cosa?! Cosa è successo? No!” fece Dean, curioso di sapere e anche sconvolto, guardandosi attorno, le pareti nere vicinissime a loro, i suoi esterni che si facevano sempre più insistenti nella sua mente, la nemesi sempre più sfocata che rideva.

L’ultima cosa che sentì prima di ritornare alla realtà per uccidere il mostro, furono parole tanto vere quando dolorose.
Parole che mai avrebbe accettato. Mai finché fosse stato vivo!

“O Dean…Combatti. Lotta. Nega la realtà. Ma tanto lo sai anche tu: semplicemente non puoi vincere contro te stesso. Sei il tuo peggior nemico. Va’…tanto ci rivedremo ancora e ancora…nei tuoi incubi…ogni singola notte. Non ti lascerò mai libero! Tu lo sai. Sarò sempre qui, per te!” e la risata cessò, lasciando Dean Winchester con una furia cieca e incontrollata. Da sfogare.

Un battito di ciglia e davanti agli occhi del cacciatore, lo sguardo stranito e spaventato del Dijin.