Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: angelo_nero    14/11/2018    10 recensioni
[Dragonball Super] [Post Saga di Black]
Vegeta non sa cosa sia un padre ma ha avuto modo di impararlo con il tempo. Però sente di non aver dato il massimo durante la crescita di Trunks e si pente di non aver assistito la compagna durante la gravidanza. Vorrebbe una seconda possibilità e rimediare: e se le avesse chiesto un altro figlio?
Introspettiva, sentimentale e a tratti divertente. Una OS dedicata alla possibilità che sia stato il Principe a chiedere alla scienziata di diventare nuovamente genitori.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La paternità non gli aveva mai sfiorato la mente. L’idea di diventare padre per lui era un qualcosa di non prendibile in considerazione, sia prima che dopo l’arrivo sulla Terra. Non ci aveva proprio mai pensato.
Avere un erede non gli interessava. Erede di cosa poi? Che il suo pianeta e il suo regno erano andati distrutti per mano di Freezer. Forse se fosse stato su Vegeta-Sei suo padre avrebbe premuto affinché ne avesse uno, in visione della sua futura incoronazione come Re, e a quel punto sarebbe stato costretto a scegliersi una compagna con cui procreare.
Sinceramente non aveva proprio ben chiaro cosa fosse un padre, o cosa facesse o come si comportasse. Il suo, di padre, era stato poco più che un’ombra di cui si curava ben poco. Ricordava a malapena i pochi momenti passati insieme e gli sporadici eventi in cui egli si degnava di dargli considerazione. Quindi la figura genitoriale nella sua testa non aveva un vero e proprio volto, né tanto meno un significato che andasse oltre quello di avergli dato la vita.  
Perchè mai avrebbe dovuto interessarsi a qualcosa che neanche conosceva?
La prima vera figura paterna che aveva incontrato, e che gli aveva dato qualche attenzione che andasse al di là della sua forza fisica e del suo titolo, era il padre di Bulma: il dottor Brief. L’uomo dai capelli violetti e con la sigaretta perennemente incollata sotto i baffi, era stato l’unico a degnarlo di considerazione, a trattarlo come un figlio nonostante fosse un assassino e trattasse male tutti pretendendo questo e quell’altro per i suoi allenamenti. Aveva una profonda stima per quell’uomo, per il suo cervello soprattutto.
La seconda era stata Goku che, seppur un pessimo padre, aveva qualche esperienza in più a riguardo e sapeva volesse bene al proprio figlio. Nonostante i continui pericoli a cui sottoponeva Gohan e la mancanza di empatia nei suoi confronti.
Ma ciò non fece cambiare in lui l’idea di non essere intenzionato in alcun modo a dar vita a un altro essere vivente che portasse i suoi geni e li trasmettesse a sua volta. Che senso avrebbe avuto?
Persino quando Bulma gli comunicò la sua gravidanza non si interessò alla questione. Che se lo crescesse da sola, lui aveva di meglio da fare che stare appresso a un moccioso piagnucolante non in grado di badare a sé stesso.
Alla fine dei conti fu proprio il piccolo Trunks a pagarne le conseguenze, andando costantemente alla ricerca di un padre che non era intenzionato a esserlo.
Gli anni erano però passati e Vegeta aveva imparato a gestire la propria reticenza nei confronti del figlio, arrivando ad indossare i panni di padre seppur con difficoltà.
Con il passare del tempo quel ruolo gli si era incollato addosso, portando con sé anche tutto ciò che comportava essere padre, tra cui l’amore per i propri figli e l’orgoglio di vederli crescere. Trunks oramai non era più un peso, una distrazione per Vegeta, anzi era diventato un motivo in più per continuare ad allenarsi costantemente. Esattamente come stavano facendo in quel momento, trasformati entrambi in Super Saiyan, all’interno della camera gravitazionale.
La minaccia di Black Goku e Zamasu non era nient’altro che un brutto ricordo ormai e il principe aveva potuto continuare a far crescere il rapporto padre-figlio sfruttando gli allenamenti giornalieri che condividevano.
Il ragazzino diventava ogni giorno più forte, più veloce e più scaltro, unendo forza fisica e intelligenza in ogni singolo colpo. Crescendo sarebbe stato in grado sicuramente di superarlo.
- Sei migliorato.- si complimentò dopo aver schivato un suo pugno.
- Anche tu.- gli rispose tirandogli un calcio.
Vegeta ebbe modo di osservare che la lunghezza degli arti di Trunks fosse aumentata, simbolo di una crescita in altezza del bambino ormai undicenne. Se continuava con quel ritmo intorno ai diciotto anni sarebbe stato più alto di lui di parecchio. L’idea non gli piaceva molto.
Constatò che anche la sua forza stava iniziando a stabilizzarsi, così che ogni aumento fosse uguale o maggiore a quello precedente senza momenti altalenanti tipici dell’infanzia.
Il Saiyan schivò una sfera d’energia pensando che presto Trunks non sarebbe più stato un bambino ma un adolescente.
Vegeta ripensò al fatto che si era perso gran parte dell’infanzia del figlio, iniziando a prestargli attenzione quando aveva ormai sei anni e poteva allenarlo.  Si chiese se con la mentalità che aveva ora avrebbe fatto lo stesso errore o si sarebbe comportato in modo diverso. Probabilmente, se avesse potuto tornare indietro nel tempo a quando Trunks era un neonato, o ancor prima, quando era ancora nell’utero materno, avrebbe fatto in modo di passare più tempo con lui e dedicargli più attenzioni, specialmente fuori dagli allenamenti invece di cacciarlo ogni volta che si avvicinava.
Improvvisamente si pentì del suo comportamento di allora, nonostante sapesse bene che a quel tempo aveva altro per la testa.
Rispose ai colpi del ragazzino, osservando compiaciuto che li schivava quasi tutti.
E se avesse avuto un altro figlio?
Quel pensiero lo distrasse dal combattimento, portandolo ad abbassare la guardia inconsciamente, e a beccarsi un colpo ben assestato di Trunks, che se ne stava a mezz’aria, che lo spedì dal lato opposto della stanza.
Il piccolo mezzosangue poggiò i piedi a terra e osservò stupito il genitore che si alzava dalla parte opposta. Tornò normale e lo raggiunse di corsa.
- Papà? Tutto ok?-
Vegeta si rialzò, rifiutando la mano che il figlio gli porgeva per aiutarlo, tenendosi la testa con una mano. Diamine aveva preso una bella botta.
- Stai sanguinando.- gli fece notare allarmato.
Il Saiyan si guardò la mano con la quale si sorreggeva la testa, scoprendola sporca di sangue. Si accigliò: Trunks era forte ma un danno del genere non era ancora in grado di farglielo, soprattutto non con la poca energia che aveva usato!
- Sei distratto. Sono riuscito a colpirti con tutta la guardia alzata.- borbottò quasi come un rimprovero.
Vegeta fissò la mano sporca di sangue, avvertendo la rabbia montare. Come diavolo aveva fatto a non accorgersi del bambino che lo colpiva!? Strinse il pugno con forza e digrignò i denti.
- Esci di qui. L’allenamento è finito.-
- Eh? Di già? Ma non è neanche un’ora che siamo qui…!- protestò.
- Ti ho detto di uscire.-
Il bambino si imbronciò continuando a fissare il padre dal basso verso l’alto.
- Ma sono riuscito a colpirti.-
Vegeta si infuriò ancor di più: non aveva bisogno che il figlio gli ricordasse una cosa simile.
- Esci immediatamente di qui! Ubbidisci, Trunks!-
Il glicine sussultò, stupito dalla sfuriata senza senso del padre, ma fece come gli era stato detto uscendo dalla stanza in silenzio.
Vegeta tirò un pugno alla parete furioso, riuscendo solo a farsi sanguinare le nocche.

***

Erano soltanto le tre e mezza quando Bulma riuscì ad alzare gli occhi dal portatile e massaggiarsi il collo indolenzito dalla scomoda posizione. Si tolse gli occhiali da vista riposanti e si massaggiò la base del naso con pollice e indice. A quel punto decise di smetterla di lavorare al computer, altrimenti la sua vista ne avrebbe risentito, e di sporcarsi un po’ le mani con ingranaggi e quant’altro. Si alzò, quindi, dalla scrivania e controllò sul computer fisso centrale quali progetti fossero ancora da terminare. Ne scelse uno a caso e si mise all’opera.
Quando rialzò lo sguardo sull’orologio era passata un’ora e mezza perciò decise di concedersi una pausa andandosi a prendere una bella bevanda fresca.
Passò per il salotto e inaspettatamente vide che, seduto sul pavimento davanti alla televisione, vi era Trunks intento a giocare a qualche videogioco sanguinoso. Si stupì di vederlo trastullarsi con la play invece di essere nella stanza gravitazionale assieme al padre, del quale nemmeno l’ombra ovviamente.
Entrò in cucina e prese la sua bibita gelata, l’aprì e tornò in salotto fermandosi qualche secondo ad osservare la televisione.
- Che gioco è?-
- Resident Evil-
Non aveva la minima idea di che cosa parlasse il gioco però rimase lo stesso a guardare per qualche minuto. Trunks sembrava immerso completamente nella sanguinosa storia del personaggio principale che, come ogni buon protagonista di un gioco horror, invece di farsi gli affari propri va a cacciarsi in qualche edificio strano abitato da mostri e quant’altro.
-Come mai non sei ad allenarti con tuo padre?-
Il ragazzino scrollò le spalle con fare indifferente mentre faceva saltare la testa all’ennesimo nemico. Bulma si disse che, se fosse stato un bambino normale, quel tipo di gioco era fin troppo violento per un undicenne. Ma siccome era un mezzosangue che passava i tre quarti del tempo a prendersi a cazzotti con il migliore amico, non aveva molto senso impedirgli di giocarci.
-In realtà ci stavo, però dopo neanche un'ora papà mi ha ordinato di uscire. Era piuttosto arrabbiato.-
Vegeta arrabbiato con il figlio? Durante un allenamento e che lo cacciava via quasi subito? La cosa non le quadrava. C’era qualcosa di anomalo nel comportamento del marito. Solitamente, per quanti guai potesse combinare, il bambino non veniva mai sgridato dal padre se non sotto sua esplicita richiesta. Quindi che lui fosse arrabbiato con Trunks per qualche strano motivo era un evento più unico che raro. Non aveva senso.
-E perché era arrabbiato?-
Il ragazzino alzò le spalle ignaro. Imprecò quando il suo personaggio perse della vita a causa dei colpi nemici ben assestati.
-Trunks!-
-Scusa mamma. Non ne ho idea, però era distratto. Sono riuscito a bypassare la sua guardia alzata con facilità e a buttarlo dall’altra parte della stanza.-
Il cervello della scienziata metabolizzó quelle informazioni quasi fossero file da archiviare. Dal tono che aveva usato non sembrava essere una cosa “normale” per loro.
Che il Saiyan avesse altro per la testa?
-Peró non ha voluto dirmi il motivo.- continuò Trunks più concentrato sul gioco che sul discorso.
Bulma si mise a pensare che Vegeta le stesse nascondendo qualcosa già da un po’, qualcosa di parecchio importante se lo spingeva a distrarsi durante un allenamento. Avrebbe indagato non appena il Saiyan si fosse degnato di uscire da quella maledetta stanza.
Finì di bere e gettò la lattina vuota nel cestino. Poi imboccò il corridoio pronta a tornare a lavoro senza smettere di pensare a ciò che il figlio le aveva detto.
-Ricordati di fare i compiti.- si raccomandò uscendo dalla stanza.
Trunks non le rispose affatto, troppo occupato e concentrato sul gioco.
-Adesso, Trunks.- rimarcò la dose la madre.
Il ragazzino sbuffò contrariato ma ubbidì, spegnendo tv e PlayStation. Poi salì al piano superiore diretto nella propria camera.

***

Aveva passato le successive due ore a fissare il soffitto della stanza gravitazionale sdraiato sul pavimento. Aveva riflettuto e pensato così a lungo a ciò che la sua mente stava progettando alle sue spalle che si era ritrovato con un mal di testa atroce. In compenso era riuscito a scavare abbastanza a fondo da capire cosa gli stesse succedendo.
Era riuscito a giungere alla conclusione che la repentina crescita di Trunks aveva fatto scattare in lui qualcosa che l’aveva riportato a rimpiangere i momenti persi della prima infanzia del figlio. A quanto pare la cosa gli pesava talmente tanto da arrivare a chiedersi se avesse potuto fare di meglio in quel frangente.
Tutto ciò lo aveva portato ad ammettere a se stesso di volere una cosa più che mai. Peccato che non fosse così semplice da ottenere, non era semplicemente questione di aumentare il proprio livello di combattimento, ad esempio. O decidere di passare il più tempo possibile, orgoglio permettendo, assieme al figlio prima che fosse entrato nella pubertà.
Era stato così idiota da mettersi in testa di volere l’unica cosa che non poteva ottenere da solo.
Dannazione avrebbe dovuto parlarne con Bulma e sperare che lei fosse d'accordo, altrimenti quel chiodo fisso non l’avrebbe mai abbandonato.
Ma perché tra tutte le cose che uno come lui poteva desiderare, si era fissato proprio con quella!?
Un figlio. Desiderava un altro figlio. Proprio lui che il primo lo aveva praticamente snobbato per i primi sei anni della sua vita.
Prese un lungo sorso d'acqua gelata, contenuta nella bottiglietta di plastica che si era premurato di portarsi dietro prima di entrare nella stanza gravitazionale, chiedendosi come avrebbe potuto parlarne con lei. E no, non poteva semplicemente ingravidarla come la prima volta, dato che da ciò che sapeva lei prendeva degli anticoncezionali per evitare gravidanze indesiderate. Si chiese cosa avrebbe fatto se lei si fosse rifiutata.
Scosse la testa rifiutando l’idea che ciò potesse accadere e si versó il resto del contenuto della bottiglietta sulla testa, cercando di scacciare via quei pensieri così poco da lui. Puntó dritto alla propria camera con tutta l’intenzione di farsi una doccia rilassante e smetterla di pensare.
Aprì la porta della stanza rimuginando ancora e non si sorprese di non trovarla vuota. Bulma era seduta sul letto, con il portatile sulle gambe e gli occhiali da lettura sul naso, a gambe incrociate intenta a revisionare chissà quale file.
Si chiuse la porta alle spalle facendo volontariamente rumore e attraversò la stanza a passo svelto, rifugiandosi in bagno. Bulma alzò lo sguardo dal pc solo quando Vegeta fu già sotto la doccia, a pregare che l'acqua bollente addosso gli schiarisse le idee.
L’azzurra attese che il marito uscisse dal bagno, per indagare maggiormente su quel malumore che il figlio le aveva rivelato avesse. Passarono però diversi minuti, molti più del solito, e la donna si chiese se fosse morto affogato o fosse semplicemente svenuto battendo la testa. Quando finalmente riaffioró era già vestito, con un asciugamano sulle spalle e i capelli umidi.
Bulma lo seguì con lo sguardo fin quando non si sedette sul letto e iniziò a frizionare i capelli con l’asciugamano. Lo studió con attenzione cercando di cogliere qualche segnale che le suggerisse cosa gli passasse per la testa.
-Come è andato l’allenamento?- gli chiese.
Il Saiyan alzò le spalle indifferente senza proferir parola.
-Trunks mi ha detto che lo hai mandato via quasi subito, è successo qualcosa?-
-No.-
Dannato moccioso e la sua lingua lunga! Aveva preso esattamente dalla madre, non sapeva stare zitto un secondo di più. Perchè i suoi problemi dovevano necessariamente passare per Bulma ancor prima che lui si rendesse conto che fossero tali? Okay in questo caso la donna c’entrava parecchio ma, diamine, veniva a sapere di qualsiasi cosa gli passasse per la testa.
Non era ancora il momento di parlarle, prima di tutto doveva capire se la cosa fosse strettamente necessaria o potesse sorvolare.
- Tesoro, lo sai che con me puoi parlare.-
Eccola lì, la solita frase che tirava fuori ogni qual volta lo vedeva rimuginare.Lui non voleva parlare né con lei né con nessun altro.
Non le rispose, fissando un punto impreciso della stanza.
- C’è qualcosa che non va?- gli chiese la donna.
Dall’altra parte solo silenzio. Ma lei era testarda e non si sarebbe arresa.
- Qualcosa ti turba?-
Nessuna risposta.
- Anche soltanto un pensiero.-
Ancora silenzio e lei cominciava a spazientirsi.
- Perchè non mi rispondi?-
L’uomo non sembrava intenzionato a risponderle e lei si era stancata di quel suo modo di affrontare le cose.
- Dannazione, Vegeta, vuoi rispondermi!- sbottò.
- Dacci un taglio, Bulma!- le rispose velenoso.
- Cosa diavolo ti succede!?- rincarò la dose la donna.
- Niente che ti possa interessare!-
Bulma accigliò lo sguardo, fissando truce la schiena del compagno. Poi sospirò e gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui sul bordo del letto. Gli sfiorò un braccio e lo sentì irrigidirsi.
- Se non mi parli non posso aiutarti.- gli disse in tono più dolce, tornando a sfiorarlo con la mano.
Vegeta allora si alzò di scatto, buttò l’asciugamano bagnato sul letto ed uscì dalla stanza sbattendo la porta. Non gli piaceva che la moglie insistesse in quella maniera martellante nonostante lui si fosse palesemente chiuso a riccio. Sapeva che lei lo faceva perché lo amava e voleva essere partecipe dei suoi pensieri, però quella volta non poteva sopportare tanta invadenza.
Decise che fare un giro in volo lo avrebbe aiutato quantomeno a stare lontano da lei e dalle sue domande. Sperò soltanto che al suo ritorno la donna non gli avrebbe fatto ancora più pressioni.
Lei ci rimase male quando lo vide dalla finestra spiccare il volo diretto chissà dove ma si disse che, se dopo tanto tempo avesse sentito il bisogno di allontanarsi fisicamente da lei, doveva avere più che qualche pensiero per la testa. Nel caso avesse voluto parlarle e raccontarle cosa gli stesse succedendo, sarebbe andato a cercarla.
Per ingannare l’attesa del suo ritorno si andò a chiudere nuovamente nei laboratori, chissà forse l’odore di olio per motore l’avrebbe aiutata a rilassarsi e a non pensare troppo a ciò che stava succedendo al compagno.
Soltanto a sera inoltrata il Saiyan decise di tornare a casa, atterrando davanti al cancello del grande giardino anteriore e percorrendo il resto della strada a piedi come un comune mortale.
L’abitazione era stranamente silenziosa, solitamente Trunks e Goten correvano per l’edificio per un motivo o per un altro, oppure c’era sempre qualcuno interessato ai lavori della Capsule Corporation a girovagare per i corridoi, o addirittura i genitori di Bulma che chiacchieravano in salotto in attesa che la figlia terminasse di lavorare.
Soltanto il leggero brusio della televisione, proveniente dal salotto, dava l’idea che qualcuno in realtà lì dentro c’era. Seguì il suono quasi meccanicamente per capire chi della sua famiglia fosse interessato all’ennesimo programma idiota mandato in onda. Incredibile come, un tempo, il fatto che ci fosse qualcuno intorno a lui gli desse fastidio mentre ora lo trovava rassicurante, quasi fosse un segno che non era solo.
Il salotto però era vuoto, il televisore parlava a nessuno se non all’inanimato sofà. Scrutò allora l’interno della cucina, trovando Bulma seduta a gambe incrociate su una sedia intenta a leggere una qualche rivista tecnologica delle sue. Le si avvicinò silenzioso, come era solito fare, e si accomodò sulla sedia di fronte. Non proferì parola, non le disse nulla, lei già sapeva della sua presenza in quella stanza manco potesse percepirne l’aura.
- Sei tornato finalmente, cominciavo a pensare che avresti passato la notte fuori.-
Il Saiyan non le rispose, fissando un punto imprecisato sulla parete alle sue spalle. Lei era nel suo campo visivo ma non voleva incrociare i suoi occhi, vi avrebbe letto i suoi turbamenti.
Aveva passato ore a riflettere su quella questione, seduto su uno scoglio a picco sul mare dove le onde si infrangevano con forza. Si era chiesto innanzitutto da quanto tempo quel pensiero aveva iniziato a martellargli il cervello, arrivando alla conclusione che, pur non avendo una causa scatenante precisa, era già un po’ che se ne stava in sottofondo attendendo il momento propizio per uscire di botto e farsi sentire. E capito questo, e appurato che non vi era un motivo particolare, gli era rimasto da capire quanto quel desiderio contasse per lui. Al punto da doverlo ammettere alla compagna e renderlo reale? O poteva anche essere ignorato?
Ovviamente a lui piaceva complicarsi la vita, quindi in un primo momento si era detto che Bulma non aveva necessità di saperlo e che avrebbe schiacciato quel pensiero come tutti gli altri. Però alla fine aveva dovuto cedere e ammettere che la cosa fosse più importante di quanto sperasse.
In tutto il tempo passato fuori, però, non era riuscito a trovare il modo per farlo sapere anche a lei. Quello rimaneva ancora un grosso punto interrogativo.
- Terra chiama Vegeta, vedo che sei ancora con la testa da un’altra parte. Hai intenzione di dirmi cosa ti succede?-
Il Saiyan spostò lo sguardo sul volto della donna, scoprendolo ancora piegato sulla rivista invece che puntato addosso a lui. Si chiese se fosse un tentativo di dargli i suoi tempi o di spingerlo a parlare chiaro di sua volontà.
Lei era sempre stata così brava a leggergli dentro, perché non poteva farlo anche quella volta?
Bulma alzò gli occhi dalla pagina e li puntò in quelli del marito, scrutandovi all’interno. Questa volta però sapeva che non sarebbe bastato uno sguardo o qualche mormorio poco comprensibile a farle capire cosa tormentava il suo principe. Necessitava di una sua risposta chiara e tonda, per quanto sapesse che lui detestava esprimere ciò che provava a parole.
Vegeta però non sembrava intenzionato ad aprire bocca, né per parlare di quello né per tentare di darle qualche indizio. Spettava a lei, come al solito, tirargli fuori le parole con le pinze.
- Trunks mi ha detto che è riuscito a colpirti con facilità e da come l’ha detto non sembrava una cosa positiva. Ha detto anche che sembravi distratto.-
Vegeta alzò gli occhi al cielo e li puntò sul televisore, ovunque pur di non incrociare quei fari azzurri che sembravano urlargli di aprire quella cazzo di bocca e parlare. Incrociò le braccia e serrò la mascella.
- È un problema di natura fisica? Perché se è così posso provare a chiedere dei Senzu...-
- No.-
Bulma si trovò a riflettere su cosa potesse essere ciò che lo tormentava a tal punto da impedirgli di affrontare un allenamento di routine con il figlio. Che fosse qualche ricordo del passato? Qualche incubo ad occhi aperti? Non ne aveva la minima idea.
Lo guardò: il cipiglio serio era sempre lì, uguale al solito, la mascella contratta nel tentativo di non farsi scappare neanche una parola e le braccia incrociate al petto, simbolo di chiusura in se stesso. Sembrava lo stesso di sempre, l’uomo cocciuto e antipatico che aveva sposato. Però nei suoi occhi aveva letto qualcosa che non andava. Non era però riuscita a dare un nome a quella sensazione.
Sospirò, se Vegeta non le avesse dato una mano di certo lei non ne sarebbe uscita.
- Tesoro, per favore parlami. Non ho la minima idea di cosa ti tormenti, non mi sembra tu abbia avuto incubi recentemente.-
Il Saiyan continuava imperterrito a fissare lo schermo della televisione, come se fosse più importante di qualsiasi altra cosa si stessero dicendo. Ma in realtà non era altro che un tentativo di fuggire da lei e da quella verità così scomoda.
- Vegeta, te lo ripeto, con me puoi parlare. Non sono qui per giudicarti o per prenderti in giro, se c’è qualcosa che ti fa stare male dimmelo, almeno possiamo trovare un modo per uscirne o quantomeno affrontarlo. Ma se tu ti ostini a non aprire bocca io non posso fare molto.-
Bulma fermò il mare di parole che stava uscendo incontrollato dalle sue labbra, per dargli il tempo di eventualmente risponderle o di fare qualcosa che le facesse capire cosa diavolo avesse. Ma lui sembrava non essere interessato a condividere i suoi pensieri con lei.
La scienziata, che per quanto geniale aveva dei limiti e leggere nei pensieri non rientrava nelle sue abilità, si arrese davanti al suo mutismo abbandonando la testa sulle braccia incrociate sul tavolo. Emise un lamento contrariato e sospirò.
Scese il silenzio per svariati minuti e, ancora una volta, l’unico suono all’interno della casa era il vociare del televisore nell’altra stanza, lasciato acceso chissà per quale motivo.
Il cervello di Bulma però non aveva smesso di lavorare, nonostante la posizione che aveva assunto suggerisse il contrario, continuando a vagliare e bocciare decine e decine di motivi per il quale il principe potesse essere in quello stato. Quale diavolo poteva essere? Ma perché ogni volta con lui era un problema tirargli fuori il problema stesso?
- Un altro figlio.-
La testa azzurra si sollevò di botto dalla posizione arrendevole che aveva assunto. Aveva sentito bene? Il Saiyan aveva a mala pena mormorato quindi avrebbe potuto tranquillamente fraintendere le sue parole. Anche perché lui non aveva cambiato posizione di un millimetro.
- Cosa?-
Vegeta si voltò a guardarla, incontrando i suoi zaffiri con la propria ossidiana. Probabilmente aveva parlato troppo piano ma con che coraggio avrebbe potuto ripeterlo? Aprì la bocca per parlare, poi la richiuse di botto e si voltò nuovamente verso la televisione, colto da un improvviso imbarazzo all’idea di dirle una cosa del genere.
- Vegeta?-
Per quale assurdo motivo si era cacciato in quel pasticcio? Poteva semplicemente continuare a starsene zitto e aspettare che lei ci arrivasse da sola. Invece no, doveva aprire bocca e dire quelle tre parole! Quantomeno lo avesse fatto ad alta voce, si sarebbe tolto il pensiero, invece gli toccava pure ripeterlo.
- Ehi! Mi stai ascoltando!?-
Dannazione, perché Bulma doveva essere così testarda! La sua voce poi diventava ancora più stridula quando si arrabbiava, raggiungendo le sue orecchie sensibili allo stesso modo delle unghie sulla lavagna. Desiderò chiudergliela in qualsiasi modo umanamente possibile.
- Vegeta!-
- Un altro figlio! Voglio un altro dannatissimo figlio! Contenta!?-
L’azzurra sgranò gli occhi ma non fiatò, lasciando che il silenzio prendesse nuovamente il sopravvento. Stavolta era sicura di aver sentito bene, il Saiyan aveva scandito parola per parola seppur urlando a pieni polmoni, probabilmente esasperato dalla sua insistenza.
Vegeta invece si maledì perché aveva ceduto ancora una volta alla sua insistenza, arrivando a confessarle cosa il suo cuore bramava ormai da mesi. Sentì il volto andargli a fuoco e spostò lo sguardo altrove emettendo un “tsk” poco convinto.
Non gli rimaneva altro che attendere la risposta dell’azzurra, a quel punto. Era quasi certo che sarebbe stata positiva ma dentro di sé temeva in un rifiuto. Cosa avrebbe fatto in quel caso non lo sapeva, probabilmente sarebbe stato un duro colpo da assimilare.
Passarono diversi secondi, nei quali Bulma non emise alcun suono, troppo sconvolta da ciò che il compagno le aveva chiesto.
- Perchè?-
Vegeta per poco non cadde dalla sedia a quella domanda.
- Deve esserci un perché?- disse in maniera poco gentile. Già aveva parlato troppo per i suoi gusti.
- No, ma è una richiesta strana da parte tua.-
Il Saiyan sbuffò: ormai aveva fatto trenta tanto valeva fare trentuno.
- Non sono stato affatto presente durante i primi anni di vita di Trunks, ti ho lasciata sola per inseguire uno stupidissimo obiettivo. Diciamo che la cosa non mi fa poi granché piacere a ripensarci.-
Per lui non era facile esprimersi a parole, non ne era mai stato capace e si sentiva tremendamente in imbarazzo a parlare di cosa sentisse. Mai gli erano state chieste spiegazioni riguardo un ordine o una decisione, quindi era piuttosto in difficoltà nel farlo, soprattutto di un argomento del genere.
Era la prima volta che Bulma gli chiedeva la motivazione di qualcosa, solitamente si limitava a prendere per buona quella che si dava da sola. Però questa era una situazione diversa e si stava parlando della possibilità di generare un’altra vita insieme. Aveva il diritto di avere delle spiegazioni da parte sua, per quanto difficile potesse essere per lui dargliele.
- Vorrei… vorrei avere la possibilità di rimediare e stare accanto al bambino ancor prima che nasca.- Pausa. - E accanto a te per tutta la durata della gravidanza.-
Adesso che lo aveva detto ad alta voce si sentiva decisamente più leggero ma il peso dello sguardo della donna gli fece venire voglia di darsela a gambe, alla svelta anche. Invece rimase lì, su quella sedia, inchiodato e rosso in viso manco fosse un liceale alla prima cotta.
Eh sì, era decisamente cambiato.
Passarono altri secondi di silenzio, durante i quali Bulma aveva aperto e chiuso la bocca più volte senza far mai uscire una singola sillaba. E lui stava andando in paranoia: quanto diavolo le ci voleva a dirgli di sì o di no!? Erano due lettere, una parola. Lei ne tirava fuori a centinaia ogni giorno per dire cose stupide, tanto da costringerlo a imparare ad isolarsi dal suono della sua voce dopo un po’, e l’unica volta in cui doveva muoversi a parlare, indugiava.
Iniziò a muovere nervosamente una gamba su e giù. L’attesa lo stava logorando e nella sua testa si stavano svolgendo i peggiori scenari, la maggior parte dei quali, sapeva, erano decisamente esagerati. Insomma le aveva chiesto un altro figlio, mica di lasciarlo andare a distruggere pianeti per lo spazio.
Non era poi così tremenda come richiesta. No?
- Dio santo, Bulma! Passi intere giornate a blaterare di cose inutili e non riesci a darmi una dannata risposta!?-
Vegeta iniziò a pensare che glielo stesse facendo apposta, come punizione per non averglielo comunicato subito. Ma anche volendo non avrebbe potuto, non ci aveva mai fatto troppo caso fino a quel giorno! Poi era stato già abbastanza difficile ammetterlo a se stesso, figuriamoci a lei. E no, non avrebbe mai potuto immaginare che nella sua testa potesse formarsi un pensiero simile.
Quindi lei non aveva niente da rimproverargli!
- Io non blatero.-
A quel punto non sapeva se avesse voluto prendere a capocciate il muro o lei. Che diamine di risposta era!? Ma aveva almeno sentito quello che aveva detto prima o si era semplicemente soffermata sull’ultima parte? Non lo avrebbe ripetuto, quindi sarebbe stato meglio per lei se lo avesse ascoltato.
Si appoggiò allo schienale con le braccia incrociate, imbronciandosi per la risposta che tardava ad arrivare.
Inaspettatamente vide la donna alzarsi dal suo posto e dirigersi verso di lui, lo guardò in faccia per qualche secondo con un’espressione indecifrabile poi si sedete sulle sue gambe, stupendolo. Gli passò le braccia attorno al collo e incollò i suoi occhi azzurri a quelli neri e stupiti del marito.
- Mio amatissimo principe dei Saiyan, o meglio, Re.-
- Smettila di adularmi.-
Bulma lo ignorò e andò a sfiorare il suo naso con il proprio, sorridendo.
- La tua richiesta mi lascia senza parole, non avrei mai pensato che potesse arrivare il giorno in cui ti avrei sentito pronunciare la volontà di avere un altro figlio.-
- Dacci un taglio, Bulma. Smettila di prendermi per il culo.-
L’azzurra gli sorrise, ignorando ancora una volta il suo tono iroso. Lei andava oltre a ciò che diceva, lei poteva leggere attraverso le sue parole trovando il reale significato di cosa provasse. Per questo si divertiva molto a prenderlo in giro, nonostante sapesse quanto gli fosse costato ammettere che volesse un secondo bambino. E sapeva anche che moriva dalla voglia di sapere la sua risposta, probabilmente si stava facendo i peggio film mentali.
- Secondo te qual è la mia risposta?-
- Se lo sapessi non te l'avrei chiesto.-
Bulma rise mettendolo in imbarazzo. Fece in modo che lui non potesse voltare la testa altrove, unendo le loro labbra in un bacio, stupendolo ancora.
- Sì.-
- “Sì”, cosa?-
L’azzurra lo guardò come a dirgli “seriamente non lo sai o mi stai prendendo in giro?”. Gli sfiorò il naso con le labbra con dolcezza, avvertendo poi le sue mani posarsi con leggerezza sui suoi fianchi pronte a stringerla a sé in qualsiasi momento.
- Sì, possiamo avere un altro figlio. Ci stavo pensando anche io in verità.-
Vegeta, il quale era rimasto sul filo del rasoio tutto il tempo, si rilassò di botto e smise di ascoltare le parole della donna subito dopo aver avuto la sua risposta. Iniziò pian piano a tornare consapevole di ciò che succedeva nella sua testa, cancellando tutti i film che si era fatto prima che lei si degnasse di rispondergli.
Bulma continuava a parlare di non sapeva neanche cosa, e per fortuna che aveva detto di non blaterare. La guardò con un sopracciglio alzato rendendosi conto che ella stessa aveva perso il filo del discorso, divagando un po’ ovunque su cose di ben poca importanza, e lui si era stancato di sentirla chiacchierare. La prese di peso e la buttò sul grande sofà, stando ovviamente attento a non farle male, e le si mise sopra pronto a baciarla per iniziare il primo tentativo di concepimento.
Il suo intento di porre fine a quel fiume di parole però fu fermato dalla mano di lei, che si posò sulle sue labbra. Si accigliò contrariato da quell’interruzione.
La donna lo guardò dritto negli occhi e corrucciò lo sguardo, seria.
- Questa volta l’hai chiesto tu, ne sei consapevole, quindi non ti azzardare a scappare a gambe levate di nuovo appena te ne si presenta l’occasione. Perché in quel caso scordati che io sia disposta di nuovo ad accoglierti.-
Vegeta la guardò con un sopracciglio alzato, confuso dalle sue parole dure che, a suo parere, non aveva senso di mettere in chiaro. Per quale assurdo motivo avrebbe dovuto fuggire di nuovo se era stato lui a chiederle di avere un secondo figlio, proprio perché non era stato presente durante la gravidanza del primo? Si chiese se quella donna avesse ascoltato almeno la metà delle sue parole o avesse selezionato il cervello a prestare attenzione solamente a una minima parte del suo discorso.
Che diamine non era di certo così stupido da commettere due volte lo stesso errore. Sta volta le sarebbe rimasto accanto, volente o nolente.
Le tolse con delicatezza la mano dalla propria bocca e la guardò intensamente, pure con lo sguardo accigliato era stupenda.
- Non ti preoccupare, non ho intenzione di scappare. E lo sapresti se avessi ascoltato ciò che ti ho detto.-
A quel punto non le diede modo di replicare, bloccando ogni tentativo di protesta con un lunghissimo e umidissimo bacio che la fece sciogliere.
L’aura di Trunks non era nei paraggi, se ne era accorto prima ancora di iniziare a parlarle, quindi avevano l’intera casa tutta per loro. Non si dovevano preoccupare di chiudersi necessariamente in camera per tentare di avere quel fantomatico bambino, la cui idea gli aveva martellato il cervello per mesi. Una volta ci avrebbe messo molto più tempo a metabolizzare l’idea ma ormai aveva imparato quantomeno ad ammettere ciò che provava a se stesso quasi subito.
Presto i vestiti furono solo d’intralcio e la temperatura della stanza salì vertiginosamente, nonostante le temperature rigide che quella stagione prometteva. Le menti si spensero e tutte le preoccupazioni scomparvero, lasciando il posto a quella fiamma bruciante chiamata amore che li divorò racchiudendoli nel suo caldo abbraccio.
Passarono i giorni, le settimane, i mesi, nei quali i due approfittarono di ogni singolo momento libero per incontrarsi e giocare nel modo più piacevole esistente. In quel periodo fecero l’amore in ogni luogo della casa, compresa la camera gravitazionale, dalla quale Trunks fu cacciato con una scusa per lasciarli liberi di divertirsi anche in quel luogo di fatica e concentrazione. Bulma pensò che avrebbero potuto scrivere un secondo kamasutra talmente tante erano state le volte in cui si erano ritrovati per avere rapporti.
Diciamo che alla fine il pensiero fisso del concepimento passò in secondo piano e i due semplicemente si divertivano a sfogare le loro pulsioni quasi senza freni. Quindi nonostante passasse il tempo e del bambino neanche l’ombra non ci fecero poi molto caso.
Finché una mattina, di ritorno dagli allenamenti, Vegeta non trovò Bulma seduta sul letto con una scatola tra le mani e un bastoncino con la punta rosa sul materasso. Non fece domande proseguendo il proprio percorso verso la doccia. Quando ne uscì la donna era ancora lì, stavolta il bastoncino in una mano e la scatola nell’altra, sul suo viso un’espressione tra il sorpreso e l’incredulo.
Quando le chiese cosa stesse combinando, ella non gli rispose quasi non lo avesse sentito. Allora decise di sedersi accanto a lei e cercare di capire cosa le stesse succedendo: scrutò il bastoncino, sul quale vi era un display con due linee incrociate, e poi la scatola tra le mani dell’azzurra, che lei continuava a guardare con la bocca aperta e gli occhi sgranati.
Alla fine decise che non gli interessava la cosa e si alzò, con l’intento di andarsi a rifocillare in cucina.
- Vegeta.-
Il Saiyan si voltò a guardarla: aveva ancora la scatola tra le mani ma non la stava più fissando. La sua espressione non cambiò se non per l’impercettibile movimento verso l’alto di un sopracciglio, neanche quando lei si voltò a guardarlo con la stessa espressione incredula di prima.
- Sono incinta.-
E il tempo si fermò. Rimase immobile ma la sua espressione mutò drasticamente, portandolo a sgranare gli occhi e aprire la bocca sorpreso. Non ci poteva credere.
- Ho un ritardo di quasi tre settimane, ma pensavo fosse lo stress del lavoro. Ho fatto per scaramanzia un test di gravidanza e… ed è positivo.-
Non ci credeva neanche lei. La cosa le sembrava quasi impossibile. Eppure tra le mani ne aveva la prova. Le due linee erano limpidissime e le istruzioni sulla scatola, che aveva ricontrollato per sicurezza nonostante conoscesse benissimo come funzionasse – quando rimase incinta di Trunks ne aveva fatti a centinaia perché non ci credeva di essere rimasta fregata per un paio di notti -, che le avevano confermato il risultato. Era rimasta lì, immobile, a cercare di metabolizzare la cosa.
Quando finalmente si riprese e voltò lo sguardo sul compagno, che nel frattempo le si era seduto accanto per verificare la veridicità delle sue parole scrutando il risultato e la leggenda sulla scatola, scoprì sul suo viso un’espressione mai vista prima.
- Vegeta? Tu stai piangendo.-
- Eh?-
Involontariamente, senza che lui potesse impedirlo, due lacrime solitarie erano scese dai suoi occhi andando a bagnargli le guance. Non gli era mai capitato di piangere per… l’emozione, la felicità. Si passò una mano sul viso, per cancellare quei piccoli segni d’umanità simbolo di un cambiamento interiore molto più grande di ciò che credeva.
Bulma lo fermò, tenendogli le mani lontano dal viso, e lo guardò intensamente cercando di imprimersi nel cervello quell’immagine di fragilità che, sapeva, non sarebbe mai più tornata. Poi lo abbracciò, d’impulso, stringendolo forte e provando a trasmettergli attraverso il contatto la sua felicità. Per fargli capire che anche lei era emozionata all’idea di avere presto un altro frugoletto da accudire, stavolta insieme.
Gli prese, poi, una mano e se l’appoggiò sulla pancia ancora perfettamente piatta. Un gesto semplice ma che con lui mai aveva potuto fare. Gli sorrise mentre anche lei piangeva di felicità.
Avrebbero avuto il loro secondo bambino e questa volta nessuno sarebbe fuggito.


Angolo autrice:
Buonsalve gente! Quanto tempo! Sono sparita per un lungo periodo perchè ho spostato la mia attenzione su un altro hobby. Buuuuut mi mancava sclerare sulla mia OTP.
'Sta storia l'avevo scritta mesi fa ma non ero mai convinta abbastanza per pubblicarla. Dopo la centesima volta che l'ho letta ho deciso di pubblicarla :D 
Spero di essere rimasta nell'IC dei personaggi :3 e comunque io amo il Vegeta di Super, quando non lo ridicolizzano 

Ora vado a finire di scrivere il capitolo di PV, altrimenti QUALCUNO, sì Cinzia_vegeta parlo di te, che mi sta con il fiato sul collo da MESI mi uccide.
See you.

 
  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: angelo_nero