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Autore: Mad_Dragon    14/11/2018    1 recensioni
[Modern!AU] [Snotlout!centric] [Accenni Rufflout e Past!RuffnutxEret]
Invitato per una cena a casa di Hiccup, Snotlout si ritrova nella terrazza della casa dell'amico a tirare le somme della sua vita e ad affrontare una questione lasciata irrisolta per molto tempo. Per poter continuare, spesso è necessario porsi in una nuova prospettiva ed essere disposti a chiudere i conti col passato, ma quasi mai ciò non comporta delle conseguenze. E delle scelte.
Uso dei nomi inglese per tutti i personaggi.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Moccicoso, Testa Bruta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fumo
 
"I'm just a liar that's tired of trying.
I'll pick myself apart cause I couldn't care at all.
I'm sick of waiting."

Citizen, "I'm sick of waiting"
 
La primavera, quella sera, sembrava essersi dimenticata che l'inverno le aveva lasciato il posto da più di un mese: un venticello fresco, per non dire proprio freddo, soffiava sulla terrazza del nuovo appartamento di Hiccup e Astrid, e Snotlout era contento di aver portato una felpa. La lasciò slacciata, in modo tale che il vento potesse attraversare il suo corpo e procurargli quella sensazione di sollievo che non provava da molto, molto tempo. Si tirò su il cappuccio e armeggio nella tasca dei pantaloni fino a trovare lo zippo che si era portato dietro. Sfilò dalla felpa il pacchetto di sigarette e ne recuperò una, l'accese, coprendo la fiamma per evitare che si spegnesse, e se la portò alla bocca. Vide la parte iniziale illuminarsi, per poi scemare, le voci degli altri ragazzi che emergevano dalla porta. Fortunatamente, era arrivato tra i primi, così aveva potuto sgattaiolare fuori senza che qualcuno lo notasse: non aveva voglia di sentire le lamentele di Astrid sull'odore di fumo che appestava la stanza o i continui richiami ad uno stile di vita più sano di suo cugino. Tolse la sigaretta, prendendola tra l'indice e il medio, ed espirò il fumo dalle narici e dalla bocca socchiusa.
"Salutista del cazzo"
Si appoggiò alla ringhiera e diede un colpetto alla coda della sigaretta, facendone cadere della cenere: la osservò precipitare verso il marciapiede, più in basso di diverse centinaia di metri, e le vide spegnersi pian piano, brillando poco prima di sparire. La sua vita era stata proprio come quella piccola scintilla: un lungo periodo brillante, seguito dal buio totale rischiarato solo da brevi, ed effimeri, momenti luminosi. Tutta colpa di Hiccup, enfant prodige a scoppio ritardato che aveva sconvolto la famiglia e messo in discussione dinamiche che sembravano infisse nella roccia, impossibili da modificare. Inutile dire che il rapporto di Snotlout con suo padre era diventato peggiore di prima, cosa che aveva ritenuto impossibile fino a qualche anno fa, finché le cose non erano arrivate ad un punto di non ritorno: ormai i due non si parlavano da anni, e la situazione non sembrava voler migliorare. Tuttavia, Snotlout aveva smesso di odiare l'altro ragazzo e, anche se non l'avrebbe mai ammesso davanti a lui, gli era grato di essersi preso i riflettori e di non averli mai lasciati. Era bello essere in secondo piano, dopo tanto tempo in prima fila, ma ora non sapeva più cosa fare.

Fece una seconda boccata e la butto fuori in un colpo solo, lo sguardo rivolto verso le stelle. Se fosse nato nell'antichità, avrebbe scrutato il cielo alla ricerca di una risposta che non riusciva a trovare, di un segno, di una direzione come facevano gli auguri; ma se fossero stati veramente nei tempi antichi, l'augure sarebbe Fishlegs e lui un generale, o più verosimilmente qualche gradino più sotto. Si sentiva come in una fossa che sprofondava ogni giorno di più, portandoselo dietro: aveva finito l'università da qualche mese, ma di quella sudata carta non sapeva cosa farsene. Era scontato che ci sarebbe stato un posto per lui nell'azienda di famiglia ma tutto ciò non lo attraeva, nemmeno in minima parte. Si sentiva privo di scopo e di via per immaginarne uno, come se il suo intero mondo gli si fosse chiuso attorno, dimentico di ogni stimolo e di impulso vitale. E la vita sentimentale non era affatto più rosea: qualche flirt, nulla che fosse durato più di un paio di incontri e di qualche scopata occasionale, che ultimamente scarseggiavano pure; nulla era paragonabile all'intesa che avevano Hiccup e Astrid, ed ormai si era rassegnato all'impossibilità di trovare un qualcosa anche di vagamente somigliante. Si sentiva come il fumo che aveva esalato poco prima: incorporeo e prossimo allo sfacelo. Diede un secondo colpetto alla sigaretta e osservò nuovamente la cenere precipitare: si accorse solo in quel momento che la sigaretta era già a metà. La scacciò contro la ringhiera e la gettò nel vuoto, deciso a non lasciare prove della sua presenza lassù.
"Lo sai che se Astrid sapesse cosa stavi facendo qui, ti ammazzerebbe di botte?"
Snotluot si voltò e vide la fonte della voce che lo aveva fatto trasalire: Ruffnut, appoggiata allo stipite della porta e un sorriso sornione sulle labbra, pantaloni che le avvolgevano le gambe perfettamente e una giacca di pelle nera come il cielo di quella notte. Tirò fuori una seconda sigaretta e se la portò alla bocca. "E non mi perderei un evento del genere, sappilo!" aggiunse poi la ragazza.
"Sei venuta fin qui perché ti mancava questo spettacolo, vero Ruff?" replicò Snotlout con un ampio gesto del braccio davanti a sé.
La ragazza fece spallucce. "Bah, ho visto di meglio, se devo essere sincera."

Incassò il colpo, anche se era a conoscenza della mancanza di cattiveria nelle parole, e si accese la nuova sigaretta. Si aspettava di sentire un nuovo rimprovero, ma non accadde poiché la ragazza gli si avvicinò, tra le dita una sigaretta di quelle lunghe. Le allungò lo zippo, la fiamma che danzava al ritmo della nuova folata e la ragazza provvide a ringraziarlo.
"Fumare da soli è proprio brutto, non trovi?" disse mentre appoggiava la schiena alla ringhiera.
Snotlout si limitò ad annuire. Il silenzio rimase per diversi attimi tra i due, come se nessun argomento di conversazione riuscisse a superare la barriera che si era frapposta tra i due. Non era nemmeno in grado di parlare con una sua amica: se le cose fossero andate diversamente, ora non avrebbe quello status. Ma la cosa era vecchia di anni, non aveva senso rivangare la questione proprio in quel momento, in qualsivoglia altra istanza.
"Come va con Eret?" Le parole gli uscirono dalla bocca senza che potesse esercitare su di esse il benché minimo controllo, come se una parte non razionale aveva preso il controllo della sua lingua agendo in maniera inopportuna. Ma chi voleva prendere in giro, essere irrazionale ed inopportuno era la sua versione base, un modus vivendi senza ritorno.
"Abbiamo rotto" sentenziò la ragazza in maniera secca, come se stesse semplicemente riportando un fatto noto a tutti. "Un mese dopo la tua laurea, se vogliamo essere precisi."
"Mi dispiace"
"Non devi, semplicemente non riuscivamo a comprenderci." Fece un tiro e poi continuò:"Era inutile proseguire su quelle basi."
Quella non era la Ruffnut che conosceva, questa parlava in maniera troppo razionale e asettica. Mentre non si frequentavano, era maturata molto più di lui in quegli anni, o forse era solo apparso il suo vero carattere.
"Tu, invece, cosa mi racconti di bello?"
Abbassò lo sguardo, in cerca delle parole da usare in quella circostanza. Ci volle un po' prima che riuscisse ad articolare una frase che gli piacesse:"Nulla, perché nulla di bello mi è successo!" No, non doveva dire quello. E non riuscì più a fermarsi.
"Mi sono laureato ma non ho la benché minima passione per quello che ho studiato. Inoltre, Hiccup mi ha anticipato di un anno e sta già brillando in azienda e non sarò mai all'altezza di quello che ha realizzato; per non parlare del fatto che tra qualche mese si sposa e non riesco nemmeno ad andare oltre a qualche notte di sesso, figuriamoci metter su una relazione duratura!"
"Beh, paragonarsi ad Hiccup è un atto di auto-sabotaggio, in pratica" replicò la ragazza. "E quello che hanno lui ed Astrid è una cosa da fiaba, capiterà una volta su un miliardo se non di più!"
"E io penso di aver perso la mia." Ma non lo disse, si limitò a pensarlo. Anche questa volta non ebbe il coraggio di parlare quando avrebbe dovuto.
"Non sei l'unico che sta passando un periodo di merda, tra l'altro."
Si sedette al suo fianco e smisero di parlare, come se non riuscissero ad aprirsi come in precedenza. Non che il loro rapporto fosse stato caratterizzato da tale aspetto, ma le cose sembravano essere peggiorate di molto all'improvviso. O forse era solo il risultato di un processo di erosione lento e sotterraneo, il quale aveva cancellato tutto ciò su cui avevano costruito e ora la struttura collassava, priva di colonne su cui scaricare il proprio peso. Sentiva la situazione sfuggirgli dalle dita, come il fumo della sigaretta mezza consunta che si rigirava tra le dita. Incapace di trovare anche la più semplice parola di conforto per sé o per l'amica, Snotlout si avvolse nel silenzio, in attesa che qualcuno li venisse a cercare, preferibilmente non la padrona di casa.
"Comunque, capisco cosa vuoi dire" disse Ruffnut. Espirò il fumo, modellando come degli anelli che sparirono nell'aria dopo pochi secondi. "Anch'io, da qualche tempo, mi sento come intrappolata."

Quella frase lo rincuorò: sapere che c'era un'altra persona nella sua stessa situazione lo fece sentire meno solo, sensazione che scomparve quasi subito per cedere il posto alla consapevolezza che nessuno dei due potesse aiutarsi, tanto meno aiutare l'altro. Si sentiva pesante in quel momento, tirato verso il basso da una forza più potente della gravità e altrettanto inesorabile, come se non avesse più controllo di quello che stava succedendo. Forse era solo una tristezza improvvisamente svegliatasi dal letargo, o una melanconia manifesta: non seppe identificarla sul momento, forse nemmeno a posteriori. Forse era la città, l'atmosfera famigliare che lo circondava e da cui aveva bisogno di staccarsi ma che sembrava impossibile da buttar via. Aveva bisogno di riprendere in mano la sua vita ma, da qualunque parte guardasse la situazione, gli sembrava estremamente arduo farlo.
"Forse ci serve solo un cambio di prospettiva..." mormorò Ruffnut mentre spegneva la sua sigaretta.
Snotlout sgranò gli occhi, colpito da una rivelazione che era sempre stata palese solo che non era mai stato in grado di afferrarla. Si alzò di scatto, facendo cadere il mozzicone mezzo spento per terra e guardò la ragazza."Sei un genio!" disse, senza alcuna spiegazione.
"Sei ironico o serio?" chiese, il dubbio dipinto sul volto intero.
Ignorò la sua domanda. "Un viaggio, amica mia: io, te e la nazione intera, il continente se ne avremo voglia. Sei mesi, un anno o due, non m'interessa quanto tempo staremo via, m'importa solo di andarmene da qui! Così forse riusciremo a dar una svolta alle nostre esistenze, lontano da Berk, lontano da tutto quello che conosciamo!"
"E come pensi di fare?"
"Prendiamo un aereo, scegli tu la destinazione e torniamo quando avremo capito cosa fare, o finché non abbiamo finito i soldi. Anche se preferirei la prima opzione..."
La soluzione poteva essere solo quella: uscire dal luogo natale e provare a vedere la situazione da lontano, abbastanza da ignorare i dettagli ma non tanto da perdere di vista la visione generale e prendersi il tempo di analizzare cosa potessero fare. L'unica prospettiva nuova era quella esterna, l'unica via di fuga da quella situazione che sembrava impossibile da superare. Più ci pensava e più aumentavano i vantaggi che vedeva nel prendere quella decisione. Ruffnut scoppiò a ridere, una risata genuina che non sembrava volerlo schernire.
"Sei un po' matto, sai?"
"Sono solo stanco. Di mentire, a me stesso e a gli altri, di aspettare che una soluzione piova dal cielo per magia"
"Forse hai ragione..."
Fece per parlare nuovamente, ma la voce di Astrid che richiamava all'ordine lo interruppe. Forse non c'era più bisogno di parlare, ma di agire. Nascose lo zippo in tasca e accettò la mentina offertagli dalla ragazza: il vento, che non aveva mai smesso di soffiare, aveva sicuramente aiutato a disperdere l'odore di tabacco bruciato ma prendere una precauzione in più non avrebbe fatto male.
"Mi dai un paio di giorni per decidere?"
"Io non ho più fretta, Ruffnut, non più..."
Si avviarono verso la porta, non sapendo come scusare la loro assenza ma consapevoli che gli altri avrebbero immaginato il tutto e pronti alla strigliata della padrona di casa. Snotlout tornò indietro e, con un colpo ben assestato, fece cadere il mozzicone giù dalla terrazza. Vide, anche solo per un attimo, un lieve colonna di fumo emergere da esso per poi dipanarsi nell'aria. Ritornò sui suoi passi e si abbassò il cappuccio della felpa.
Forse c'era ancora speranza, per lui. Per entrambi.
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Angolo dello scrittore in erba
Torno su questo fandom dopo un’assenza molto lunga con una storia che è nata in un momento un po’ grigio e mi ha aiutato ad uscirne.
Mi scuso se i personaggi risultano OOC ma non scrivo di loro da molto tempo, e Ruffnut è sempre stata un personaggio molto difficile per me.
Lasciate pure un commento, nel caso ne abbiate voglia.
Un saluto _0/
Rovo
  
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