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Autore: queenjane    15/11/2018    5 recensioni
Il 15 novembre 1895, ovvero 123 anni fa, nasceva Olga Romanov, ecco un pezzo in suo nome e memoria.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Era il mese di novembre 1895, tutta la Russia attendeva la nascita del primo figlio dello zar e di sua moglie.
Si attendevano 300 festosi scampanii, la cifra stabilita per indicare un maschio, oltre al rumoreggiare dei cannoni.
Il bambino è diventato grossissimo e spara calci a tutto spiano nel ventre di sua madre, annotava lo zar, lui e Alix avevano pensato a Paolo come primo appellativo, Paolo come il figlio di Caterina II, la cui legittimità non era mai stata certa, che definivano pazzo, malinconico e diverso, un appellativo poco gradito, scriveva la zarina madre,  assicurando che sarebbe accorsa alle prime doglie.
Vi furono solo 101 scampanii, era nata solo una bambina, il 15 novembre.
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin.
Dal diario di Nicola II, imperatore di tutte le Russie ”…Un giorno che mai dimenticherò. Alle 21 sentii l'uggiolare di un bambino e tutti abbiamo avuto un grande sollievo. Con una preghiera chiamammo la bimba spedita da Dio Ol'ga, cioè Santa. Lei è una grande bambina di 4.5 chili e alta 55 cm. Io non posso credere proprio che è veramente la nostra bimba! Dio che felicità! Non sembra nata ora perché è talmente grande con una testa piena di capelli".
I suoi genitori ne furono i soli contenti, la zarina veniva chiamata “Mamma Cicogna”, dal nome di uno dei personaggi dello “Schiaccianoci”, che adorava quella bambina, dinasticamente inutile, che solo un maschio poteva ereditare il trono.
Una  vita cominciata e terminata tra gli spari.
101 salve avevano annunciato la sua nascita, nel 1918 tutto era terminato in una cantina umida e polverosa, in mezzo alle detonazioni, in una efferata prigionia, dopo l’abdicazione di suo padre, perirono i suoi genitori e i suoi fratelli, quattro fedeli membri del seguito che non li avevano abbandonati.
Un Golgota di umiliazioni.
Non aveva nemmeno 23 anni, il suo fratellino, Alexei andava per i 14.
Aveva gli occhi chiari.
Era intelligente, brillante, suonava divinamente il pianoforte, amava leggere e imparare.
Doveva sposare il principe ereditario di Romania, non volle, che era russa e amava la sua terra, non voleva essere una straniera nella sua stessa patria.
Da un suo scritto disperso   la guerra, iniziata con tanto slancio,qui mi ripeto,  recò invece delle promesse vittorie morti e feriti e sconfitte inenarrabili. Lo so con cognizione di causa, che nel mese di agosto 1914 avevo frequentato con mia madre e mia sorella Tatiana un corso per infermiere, trovandoci poi a lavorare nel Palazzo di Caterina riconvertito in ospedale militare. Se tutto andava male la colpa era dei tedeschi e quale migliore capro espiatorio della zarina nata in Germania? Il pomeriggio frequentavamo i corsi supplementari, la mattina assistevamo agli interventi, facendo le medicazioni e assistendo e confortando come potevamo. Sporcizia, fatica, nausea.. la prima volta che mi hanno dato un braccio amputato da mettere via stavo quasi per vomitare, a malapena sono riuscita a non svenire.
 Leggevo i giornali, interrogavo gli ufficiali, cercavo di capire.
Poi conobbi LUI, Michael, il soldato delle assenze, il mondo divenne dorato, che ero innamorata e ricambiata, distante come una galassia dalle tiepide apparenze, i flirt e i balli.
Io lo amavo.
E viceversa, era un soldato, io una fanciulla al primo amore, nonostante i miei 19 anni.
Un segreto, un peccato, lo risconterò vivendo. 
“..Je t’aime.”
“Moi aussi, je t'aime. Je t'aimerai pour toujours.”
Le nostre voci, leggere, come piume di cigno. 
 Mozzi ritornelli, come un disco grammofonico, i baci e le strette.
Lui al fronte, io prigioniera, dopo l'abdicazione di mio padre, lo ZAR..
Non scorderò, che una principessa non dimentica.
E tra le pagine del mio libro preferito, i petali di una rosa che mi hai regalato, un bocciolo colto di soppiatto, era san Valentino, solo quello potevi darmi, sulle labbra i segni dei tuoi baci.
  Io, Olga Nicolaevna Romanova, ho amato, come una fanciulla al primo amore, sognando un principe soldato ..Era la guerra, il mondo contro tutti, ma noi eravamo storia apparte, solo due giovani che si amavano, era AMORE, non i flirt e le tiepide infatuazioni del passato, so che non è stato invano”

Scrisse, nell’esilio, Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
 La Chiesa Ortodossa la canonzzò.
RIP, sweet princess.
   
 
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