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Autore: daphtrvnks_    16/11/2018    2 recensioni
E se prima che Francesco Pazzi venisse portato da Lorenzo per essere impiccato, egli avesse avuto la fortuna di poter incontrare Novella e dirle di amarla?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Francesco Pazzi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Francesco aveva corso così a lungo che le sue gambe iniziarono a cedere, le ginocchia sembravano voler piombare tra le stradine di Firenze; tra le mattonelle scure e sporche, magari con un tonfo che nessuno avrebbe udito, ridar fiato ai polmoni arsi come fuoco per lo sforzo ed infine venir preso dai fiorentini al suo seguito, pronti a far giustizia per l’omicidio di Giuliano. Voleva arrendersi, gettare la spugna e tornare indietro, non commettere gli errori che per orgoglio aveva compiuto e non versare il sangue degli innocenti che suo zio gli aveva imposto di fare, avvelenandolo con le malsane idee di potenza e sovranità che mai avrebbero potuto tener salde tra le mani. E mentre i piedi fuggivano veloci verso il portone della sua casa e il cuore, tumultuoso ed impazzito, gli giocava un brutto scherzo, una donna bella come poche si fossero mai viste, aspettava, ansiosa e disperata, la sua venuta. Novella Foscari non sarebbe dovuta essere lì, eppure il fortuito caso l'aveva spinta a ritornare da Francesco, a cercare di ricucire il taglio profondo che per un futile malinteso si era creato nella loro tela d'amore, ella ignara che il filo che li univa si stesse sfilacciando minuto dopo minuto, snodato abilmente dalle dita della morte che presto avrebbe preso il suo amato gettandolo tra le fiamme degli inferi. 

Mancava poco, tre, due passi appena. 

Spalancò con le ultime forze rimaste il portone in ferro per poi richiuderlo dietro di sé, attimi dopo la furia degli uomini si infranse come onde contro scogli acuminati. Si appoggiò contro la fredda superficie tenendo le palprebe chiuse, cercando inutilmente di riprendere contegno e provando ad elaborare un piano per poter scappare via. Jacopo aveva provato a rifugiarsi lontano da Firenze ma per sua sfortuna le porte vennero chiuse prima che potesse anche solo provare ad uscire dalla città. Il volto macchiato del rosso di Giuliano, le mani tremanti posate sulle cosce anch'esse sporche e lunghi e profondi affanni.

Novella era rimasta a fissarlo senza emettere un suono, i ricci le cadevano dolci sulle pallide guance e le iridi lucenti come lapislazzuli. Capiva, ciò che stava accadendo a Firenze era colpa dell'uomo a qualche metro da lei, lo stesso che aveva ucciso uno dei Medici e lo stesso che nei suoi confronti si era mostrato sempre gentile e puro. Non si era accorto ancora della sua presenza. Si alzò dallo sgabello su cui era seduta avanzando lentamente e porgendo il fazzoletto candido che aveva stropicciato come passatempo prima che arrivasse. Solo quando gli fu così vicina da poter sentire il suo respiro irregolare e le urla provenienti da fuori, le fu rivolto uno sguardo: sorpreso, indagatore, si trasformava poi in qualcosa di più malinconico, rammarico e senso di colpa mascherato d'odio. 

'Tenete…' 

Con lentezza il Pazzi si rimise in piedi, un taglio sul braccio destro e le vesti imbrattate. Accettò con poca grazia, tastando il tessuto morbido del fazzoletto ed osservando le iniziali della giovane incise su di esso. Lo portò nella tasche interne del suo abito, all'altezza del cuore. 

'Che ci fate qui? Mi pare di avervi detto di non volervi più vedere.' 

Nonostante sapesse di non avere altro tempo la cattiveria che Jacopo aveva innescato dentro il suo animo emerse potente anche nei confronti dell’unica che fosse mai riuscita a colpirlo con la freccia di Cupido. Il tono aspro la fece indietreggiare, le mani si posarono lungo i fianchi fasciati da un vestito indaco dai ricami dorati. 

'Anche se mi avete ripudiata ed avet-'

Venne bloccata dalla voce di Francesco, il verde dei suoi occhi la facero sussultare e imporporare gli zigomi come la prima volta. Le grida e i colpi alla porta sempre più insistenti, i cardini non avrebbero retto per molto.

‘Sì, ho ucciso. Sono un assassino e per questo vi ho mandata via, non sareste stata al sicuro e non lo siete neanche in questo momento.'

Il rude suono della sua voce si incrinò, mosso dal pensiero che quella sarebbe stata l'ultima opportunità per godere della Dea dinanzi a lui, la stessa che dai crini selvaggi ed i modi misteriosi l'aveva ammaliato.

‘Ho bisogno di saperlo, mi amate ancora?’

Non rispose. Le prese la mano, spargendo sul suo palmo il cremisi, portò il dorso alle labbra schiudendole in un bacio fugace come una brezza primaverile, percorse sulla pelle diafana annullando le distanze e beandosi del profumo autunnale ch'ella emenava. Quando anche i rumori furono nulli e l'unione degli spiriti si scontrarono tra le soffici bocche dell'altro, mozzate da respiri e passioni che ora premevano per essere espressi carnalmente, il portone si aprì. Si guardarono per qualche istante, prima che le braccia dei fiorentini non cingessero le sue per portarlo da Lorenzo.

'Ut tunc te amabum ita etiam nunc te amo.' 

Riuscì a strappargli. Un segreto momorato in latino, tra le genti che non potevano comprenderlo e che scomparve poi tra la folla, trascinato via verso una sorte crudele come un effimero soffio di vento. L'ultima volta che lo vide, l'ultima in cui decise di serbare dentro di sé un ricordo che neanche il suo corpo impiccato al Palazzo della Signoria, gli anni e le lacrime, poterono mai cancellare del tutto.



'Come allora ti amavo, così ora ti amo.'* 


  
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