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Autore: Lamy_    17/11/2018    0 recensioni
Andy alle spalle ha un passato burrascoso, costellato da dipendeze e da un matrimonio finito, e davanti a sé ha un futuro incerto.
Ianira alle spalle ha un passato fatto di abbandoni, prima suo padre e poi il padre di suo figlio Damian, e davanti a sé ha un futuro ricco di speranze.
Che cosa succede quando l'incertezza di Andy incontra la speranza di Ianira?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andy Biersack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

Le ciel bleu sur nous peut s'effondrer
Il cielo sopra di noi può accasciarsi
Et la terre peut bien s'écrouler
E la terra può sgretolarsi
Peu m'importe si tu m'aimes
Poco m’importa se tu m’ami
Je me fous du monde entier
Me ne infischio di tutto il mondo
Tant qu'l'amour inond'ra mes matins
Fintanto che l’amore inonderà i miei mattini
Tant que mon corps frémira sous tes mains
Fintanto che il mio corpo tremerà sotto le tue mani
Peu m'importe les problèmes
Poco m’importa dei problemi
Mon amour, puisque tu m'aimes
Amore mio, poiché tu m’ami.
(Hymne à l’amour, Edith Piaf, 1950)





Sei mesi dopo, Aprile.
Il centro commerciale di Cincinnati era gremito di gente, adulti, adolescenti e bambini affollavano i corridoi e i negozi. Era la settimana delle vacanze pasquali e le persone volevano solo rilassarsi facendo un giro in uno dei poli attrattivi della città. Ianira si tolse la sciarpa e la ripose nella borsa, mentre Andy e Damian stavano ammirando la vetrina di una fumetteria.
“Che parola assurda.” Borbottò Andy, aggrottando le sopracciglia.
“Parli da solo?” gli chiese Ianira con una risatina.
Era al sesto mese di gravidanza, aspettavano una femminuccia ed entrambi ne erano entusiasti, soprattutto Damian che non vedeva l’ora di occuparsi della sua sorellina.
“La parola ‘portfolio’ è così strana, non trovi? Io la detesto!”
“Scherzi, vero? Credevo avessi smesso di bere.”
“Hai smesso di bere? – si intromise Damian, guardando in alto verso il ragazzo – Bere l’acqua è importantissimo, lo dice sempre la maestra all’asilo.”
Andy e Ianira scoppiarono a ridere per l’innocenza del bambino, che aveva del tutto frainteso le loro battute.
“Sì, pulce, hai ragione. Andy beve l’acqua, non ti preoccupare.” Lo rassicurò la madre, al che Damian afferrò la sua mano e continuò a fissare la vetrina. Si erano recati al centro commerciale per acquistare una tutina da far indossare alla neonata dopo il parto, che sarebbe avvenuto all’incirca a luglio. Andy era fantastico, l’aveva sostenuta in tutto e per tutto, nelle faccende di casa, nell’accompagnarla a tutte le visite, nel badare a Damian, nel preparare il pranzo e la cena, nell’andare a comprare tutto ciò che voleva mangiare anche nel cuore della notte, nell’aver asciugato le lacrime provocate dalla sensibilità in gravidanza, nell’averle fatto sempre i complimenti nonostante avesse preso svariati chili. Si era rivelato un uomo straordinario e per la prima volta stava condividendo la gravidanza col padre di sua figlia, come purtroppo non aveva condiviso con Peter. Andy sospirò, assottigliando gli occhi per rileggere quella parolina a lettere cubitali stampata su un plico di fogli in vetrina.
“Fatto sta che ‘portfolio’ resta una parola orribile. Ti immagini se il film avesse avuto il titolo ‘mamma, ho perso il portfolio’?”
“Perché mai un bambino dovrebbe perdere il portfolio? E perché mai qualcuno dovrebbe farci un film? Tu hai dei seri problemi, Biersack.” Gli disse Ianira, ridendo e scuotendo la testa per quelle idiozie.
Andy le fece la linguaccia e subito dopo le stampò un bacio sulla guancia.
“Andiamo, mammina, il negozio per bambini si trova di fronte a quello delle scarpe.”
Avevano cercato il nome mesi prima e, sebbene la madre di Andy avesse esposto il desiderio che la bambina si chiamasse come lei, alla fine la scelta era ricaduta su ‘Tamara’, che era piaciuto a tutti. Ianira a volte si preoccupava di come avrebbe reagito Damian dopo la nascita della bambina, temeva che si sarebbe potuto sentire escluso e non amato, e quei dubbi avrebbero avuto conferma solo in seguito. Il negozio in cui entrarono era enorme, pieno di genitori in procinto di comprare, nonne che davano giudizi e bambini che strillavano. Damian stava già dando un’occhiata in giro, attratto dai giochi, mentre Ianira guardava la varietà di ciucciotti e biberon.
“Guarda quando sono piccoli questi vestiti, ho voglia di comprarli tutti!” esclamò Andy, mostrandole un piccolo cappottino rosso con la pelliccia sul cappuccio. Era talmente tenero che Ianira si sciolse in un sorriso. Sarebbe stato un padre eccezionale.
“Anche a me, ci sono già passata con Damian.”
“Oh, giusto.”
Andy parve oscurarsi in viso, abbassò lo sguardo e depose il cappottino.
“Che succede?” gli domandò lei, stringendogli il polso.
“Ho solo paura che stiamo vivendo l’arrivo della bambina in modo diverso. Per me è tutto nuovo, ma per te è già la seconda volta, perciò ho paura che per te sia qualcosa di normale.”
“Andy, non fare lo sciocco. Solo perché sono alla seconda gravidanza non vuol dire che sono meno entusiasta. E’ solo che conosco le sensazioni che stai provando, ma ti assicuro che io le vivo ancora come se fosse la prima volta.”
“Sì, hai ragione. Scusami, è che sono davvero felice e voglio che lo siano tutti intorno a me.”
Ianira gli prese il viso tra le mani e gli diede un bacio a stampo.
“Sono felice anche io, non preoccuparti. Ora, però, andiamo a comprare una bella tutina per la nostra Tamara.”
Insieme salirono al secondo piano del negozio, davanti a loro Damian camminava fra i passeggini e le culle con nonchalance. Individuate le pareti dedicate al genere femminile, iniziarono a controllare le taglie.
“Questa è troppo bella!” disse Ianira, facendo vedere ai due uomini un vestitino giallo a pois bianchi.
“Mia sorella non è mica un limone.” Le fece notare Damian con un certo disappunto. Andy trattenne una risata e Ianira aggrottò le sopracciglia.
“Scusami, Damian, da quando sei esperto di vestiti per bambini?”
“Da quando sono un bambino.”
“E’ davvero un’osservazione intelligente.” Commentò Andy divertito. Ianira alzò gli occhi al cielo e si mise alla ricerca di un nuovo capo. Mentre si affaccendava per trovare qualcosa di bello, Andy e Damian facevano gli stupidi provandosi capellini e sciarpe, prendendo in giro i manichini, e scattandosi selfie buffi.
“Ragazzi, venite a darmi una mano o andiamo a casa?”
“Io e Damian abbiamo visto un body dall’altra parte, andiamo a prenderlo. Tu, intanto, cerca altro.” Disse Andy, incamminandosi verso lo stand dei capi estivi. Ianira si spostò nella sezione destinata alle lenzuola e sbirciò tra le svariate fantasie.
“Salve, posso esserle d’aiuto?”
Una ragazza della sua età, capelli corti castani e tatuaggi sparsi sulle braccia, le stava sorridendo cordiale. Era una delle commesse di quel piano.
“Sì, mi servirebbero due paia di lenzuola per la culla. I colori che vorrei sono verde chiaro e rosa.”
“Certo. Mi segua.”
Andy, che stava parlottando con Damian, si immobilizzò quando vide la commessa. Anche la ragazza sbarrò gli occhi.
“Jennifer.”
Ianira si diede della cretina per non averla riconosciuta, il nuovo colore di capelli l’aveva del tutto fuorviata, non che l’avesse vista benissimo quella notte di dicembre dell’anno prima.
“Andy, che cosa ci fai qui?”
“Ehm, sono qui perché io e Ianira aspettiamo una figlia e stiamo comprando tutto il necessario.”
Jennifer si girò a guardare il pancione di Ianira e chiuse gli occhi per un secondo, poi fece un sorriso forzato, più che altro simile ad una smorfia.
“Capisco. Beh, congratulazione. Sono davvero felice per voi.”
“Grazie.” Disse Andy, continuando a sorridere in modo esagerato.
“Peter non te lo ha detto?” indagò Ianira, curiosa del perché Peter avesse tenuto per sé quel dettaglio.
“Io e Peter ci siamo lasciati tempo fa. Non eravamo fatti per stare insieme come vuoi due. Siete la coppia perfetta.”
Andy captò tutto il sarcasmo di quella frase, era la gelosia di Jennifer che alimentava le sue parole.
“Già. Noi proseguiamo col nostro giro. Stammi bene, Jennifer.”
Prima che la ragazza potesse dire altro, lui prese la mano di Ianira e la portò il più lontano possibile.
“Sei stato scortese con lei. Le hai sbattuto in faccia tutta la tua felicità.” Disse Ianira, non appena furono lontani da Jennifer.
“E’ quello che si merita. Si è avvicinata a te perché ti ha riconosciuta, me ne sono accorto e sono intervenuto. E’ invidiosa di quello che abbiamo costruito io e te.”
“Come ti è piaciuto gongolarti ai suoi occhi!” lo canzonò lei, tirandogli un debole schiaffo sul braccio, al che Andy rise.
“Sì, è vero. E’ stato divertente.”
“Mamma, Andy, venite qui!”
 Damian recava in mano una gruccia a cui era appeso un body rosso su cui erano stampati quattro panda intorno ad un cuore bianco. Gli occhi di Ianira si illuminarono.
“E’ stupenda!”
“Questi panda siamo io, tu, Andy e la sorellina.”
Andy trovò geniale quella spiegazione. Si inginocchiò e strizzò la morbida guancia del bambino, dopodiché gli diede un bacino sulla fronte.
“Direi che abbiamo trovato quello che cercavamo.”
 
 
Tre mesi dopo, Luglio.
Andy interruppe bruscamente la chiamata, infuriato ed esausto. Erano le undici di sera, Ianira e Damian si erano addormentati, e lui se ne stava sul balcone ad ammirare la Torre che ticchettava. Si erano trasferiti a Londra una settimana prima in vista del parto, poiché la scadenza della gravidanza era intorno al quindici del mese, e Maddie li aveva obbligati a ricoverarsi nel suo ospedale.
“Quella è una sigaretta?”
Stephanie comparve nel momento in cui Andy si metteva la sigaretta in bocca e gli poggiò una mano sulla spalla con fare materno.
“Non dirlo a Ianira, per favore.”
“D’accordo. Ti vedo provato, che succede?”
“Il produttore mi vuole a Boston domattina per iniziare a lavorare al secondo album. Gli ho spiegato che non posso e lui ha dato di matto.”
“Dovresti andare, è il tuo lavoro.” Gli disse la donna, incrociando le braccia al petto.
“No, non posso lasciare Ianira. E’ giusto che io resti con lei. Voglio restare con lei e con Damian.”
Andy non si sarebbe mai comportato come Peter, non avrebbe mai abbandonato Ianira per il lavoro, a costo di ritrovarsi disoccupato. Era la sua famiglia e sarebbe rimasto con loro.
“Sei un bravo ragazzo. Mia figlia e mio nipote sono fortunati ad averti, e lo sarà anche la nuova arrivata.”
“Ti confesso, Stephanie, che ho paura. Me la sto facendo sotto. L’unica cosa che mi trattiene dal nascondermi in un angolo a piangere è Ianira, lei è una donna incredibile e una madre perfetta e so che mi aiuterà ad affrontare la paternità.”
“Nonna! Andy! Dove siete?” gridava la vocina di Damian, così Andy e Stephanie rientrarono.
“Che c’è, Damian?”
“Mamma non sta bene.”
Andy si precipitò in camera da letto e vide Ianira seduta al bordo del letto, una macchia scura bagnava le lenzuola. Si inginocchiò di fronte a lei e le prese le mani.
“Tesoro, che hai?”
“Si sono rotte le acque. Sto per partorire.” la calma con cui Ianira annunciò la notizia turbò il ragazzo, che impallidì e si sforzò di restare concentrato.
“Ah, bene. Stai per partorire. Mia figlia sta per nascere. Sto per diventare padre. Senti dolore? Devo fare qualcosa? dobbiamo chiamare l’autoambulanza? Devo chiamare Maddie?”
L’agitazione con cui Andy stava parlando a raffica fece sorridere Ianira.
“Va tutto bene, Andy. Fai bei respiri profondi. Prendimi la borsa viola nell’armadio, vesti Damian, avvisa zio Fred e Maddie. Io vado a cambiarmi. Andrà tutto bene.”
“S-sì.” Balbettò Andy, poi si alzò e si avviò a sbrigare gli ordini.
“Andy.”
“Mmh?”
“Il salotto è dell’altra parte.”
Andy, nella totale confusione, annuì distrattamente e Ianira ridacchiò.
“Sì, dall’altra parte. Lo so. Lo so.”
 
 
Il letto dell’ospedale era terribilmente scomodo. Ianira si sistemò meglio ma era tutto inutile, sentiva dolore dappertutto. Andy, seduto sulla poltrona della stanza, non le lasciava la mano da quando erano arrivati. Teneva la fronte poggiata contro le loro mani intrecciate e respirava a fondo.
“Buonasera, genitori!” Esordì Maddie, che era appena entrata con una cartella in mano. Con lei c’era la dottoressa Cole, la stessa che l’aveva assistita durante la nascita di Damian.
“Noto che il papà è in ansia.” Disse la dottoressa con un sorriso divertito.
“Beh, per me è il primo figlio.” spiegò Andy, sollevando lo sguardo sulla donna.
“Non si preoccupi, Ianira è una paziente modello e sarà bravissima in sala in parto. Faremo così: Maddie controllerà la dilatazione dell’utero e solo dopo decideremo come agire. Ci vediamo più tardi.”
Quando la Cole uscì, Maddie si infilò i guanti e chiese a Ianira di sdraiarsi.
“Bene, bene, la piccola è già pronta. Ad occhio e croce, il travaglio dovrebbe durare poche ore. Avviso la dottoressa.”
Rimasti da soli, Andy prese posto affianco a lei sul letto. Indossava una maglietta bianca che metteva in mostra i tatuaggi, i capelli neri gli ricadevano sugli occhi arrossati per la stanchezza, e sembrava un bambino spaurito.
“Ehi, stai sereno.” Gli disse Ianira, accarezzandoli il dorso della mano. Andy la guardò bene, i capelli castani perfettamente legati in uno chignon, il viso bianco per il dolore, la fronte sudata e i tratti contorti a causa delle doglie.
“Ti amo, lo sai?”
“Non sto per morire, Andy. Non ti libererai di me.” disse Ianira ridendo. Andy le fece a linguaccia.
“Lo so, scema, è solo che mi sembrava un buon momento per ricordartelo.”
“Me lo ricordo sempre. Ti amo anche io.”
Andy le baciò le labbra lentamente, assaporando ogni secondo di quella vicinanza, mentre le accarezzava il collo.
“Resterai con me in sala parto?”
“Ovvio. Ti terrò anche la mano, splendore.”
 
Sei ore dopo Ianira aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu Andy che dormiva abbracciato a Damian sulla poltrona e Tamara nella culla accanto a loro. Sorrise. Quella era la sua famiglia ed era bellissima. Gemette nel tentativo di muoversi e Andy si sveglio, sbattendo le palpebre un paio di volte per riprendersi.
“Ciao.” Sussurrò lei con un sorriso imbarazzato. Andy si alzò piano, sistemò Damian e le baciò la fronte.
“Ciao, splendore. Come stai?”
“Sono stanca e i punti fanno male, ma sono felice.”
“La nostra bambina è …” Andy era così commosso che non riuscì a completare la frase. Ianira, vedendo i suoi occhi azzurri lucidi, ebbe la prova che era l’uomo adatto a lei.
“Andy, che c’è? Perché piangi?”
“Dopo il divorzio non credevo che avrei mai avuto una seconda possibilità. Invece ora ho il lavoro dei miei sogni, una donna che amo e due bambini stupendi. Sono davvero felice per la prima volta nella mia vita e tutto questo grazie a te.”
“La tua vita non è finita dopo il divorzio, lo sai bene. Avevi solo bisogno che qualcuno ti rammentasse che c’è sempre un modo per andare avanti e migliorare. Ti è capitata la giusta vicina di casa!”
“Decisamente.”
Ianira gli circondò il collo con le mani e lo attirò per baciarlo. Si staccarono qualche minuto dopo in cerca di aria, ma restarono vicini. Se quella era la vera felicità, volevano che durasse per sempre.
 
Sette mesi dopo, Febbraio.
Erano le otto e mezzo di sera quando Ianira rincasò. Il soggiorno era invaso da un forte odore di vino bianco e carne. Dalla cucina provenivano risate e chiacchiericcio.
“Mamma!”
Damian corse da lei e le stritolò una coscia a mo’ di abbraccio.
“Ciao, pulce. Che succede qui?”
Andy teneva in braccio Tamara, che aveva già sette mesi, e mescolava qualcosa in un pentolino. Tamara aveva due grandi occhi azzurri come quelli del papà e i capelli, quei pochi che aveva, erano castani come la mamma. Era la perfetta combinazione. Ianira la prese tra le braccia e le diede un bacino sulla guancia paffuta, dunque ne diede uno anche a Damian.
“Io e la ciurma stiamo preparando la cena.” Disse Andy, indicando i ripiani ricolmi di ingredienti.
“Nono avresti dovuto. Hai lavorato tutto il giorno. Potevamo ordinare una pizza.”
“Nah, niente pizza. Anche tu hai lavorato tutto il giorno e sarai sicuramente stanca, perciò è giusto che io mi dedichi alla cena stasera. Comunque, voglio anche io un bacio!”
Ianira si alzò sulle punte e gli stampò un bacio sulla bocca, che lui approfondì mordendole il labbro inferiore. Tamara iniziò a piagnucolare e si accoccolò contro il petto della mamma.
“Qualcuno reclama la pappa, eh.”
“Tranquilla, vai ad allattarla. Io e Damian apparecchiamo.”
“Sì, facciamo tutto noi!” disse Damian, spingendo la mamma in salotto. Ianira si disfò della giacca e delle scarpe, si sedette sul divano e si sbottonò la camicetta. Tamara smise di piangere quando ottenne la sua cena. Sentiva i due maschietti ridere e sorrise a sua volta, sapere che suo figlio era felice la metteva di buon umore. Trascorsero circa dieci minuti prima che Andy sbucasse dalla cucina con Damian sulle spalle. Il bambino scese e si fiondò davanti alla tv per i cartoni serali.
“La bambolina è proprio affamata.” Disse Andy, baciando la piccola mano della figlia.
“Già, e anche la mamma è affamata.”
“Alla mamma ci pensa il papà.” Asserì lui, scostandole un lembo di camicia prima che finisse sulla faccia della piccola.
“Dipende da quello che hai cucinato.”
“Insalata mista e carne, la tua cena preferita.”
“Io ti adoro!”
Ianira gli strizzò il ginocchio e gli depositò un bacio sulla guancia, mentre Andy sorrideva trionfante.
“Anche io mi adoro.”
Tamara si lasciò scappare un sospiro di sollievo quando fu a pancia piena e Ianira poté ricomporsi. Si riunirono a tavola e cominciarono a mangiare tra risate e resoconti della serata.
Verso le dieci Damian e Tamara si facevano coccolare da Andy sul letto matrimoniale.
“Io ti voglio bene, sorellina.” Disse Damian alla bambina, che se ne stava placidamente distesa accanto al papà.
“Anche lei ti vuole bene.” Gli spiegò Ianira quando lo vide rabbuiarsi perché Tamara non rispondeva, ma era troppo piccola per farlo. Damian si illuminò e abbracciò brevemente la sorella. Andy fece una pernacchia sul pancino di Tamara e lei scoppiò in una risata incontrollata, muovendosi le braccia e le gambe in modo convulso. Ianira si commosse a quella scena tenerissima e sentiva il cuore perdere qualche battito.
“Sentite come ride!”
Andy lo fece ancora e Tamara rise di nuovo, sprizzando gioia ad ogni versetto.
“E’ carina!” disse Damian, che ormai rideva a crepapelle senza un vero motivo. Ianira si unì a loro, facendo sedere il bambino in grembo, mentre tempestava di baci il piedino di Tamara.
“Siete bellissimi tutti e due. Siete i tesori della mamma.”
Andy si prese un istante per imprimere nella mente quel momento felice. Non immaginava che un giorno avrebbe avuto una famiglia e che l’avrebbe amata a dismisura, si era sempre visto solo in compagnia di Jennifer, invece aveva davanti le tre persone che gli avevano regalato una nuova vita.
“Cantaci una canzone.” Lo incitò Damian.
“Va bene. Quale preferisci?”
“Quella di ‘Sam il Pompiere’!”
Ianira ghignò per la faccia da pesce lesso di Andy perché sapeva che odiava cantare la sigla di quel cartone.
“Ti accontento, campione.”
Una decina di minuti dopo Damian e Tamara si erano addormentati entrambi sul petto della mamma. Andy l’aiutò a mettere il bambino nel letto e la piccola nella culla, poi si assicurò che il rilevatore di suoni fosse acceso.
 
 
Dopo una doccia calda, Ianira si avvolse nell’accappatoio e si pettinò i capelli. Era stata una giornata estenuante e aveva solo voglia di riposare. Damian e Tamara si erano addormentati già da un’ora, quindi era libera di rilassarsi un po’. Indossò l’intimo ma, avendo dimenticato di portarsi il pigiama, uscì coperta dall’accappatoio. Andy, appollaiato sulla sedia davanti al computer, picchiettava la penna sul quaderno. Stava lavorando al nuovo album e scrivere a tarda sera lo aiutava molto. Si voltò nel momento in cui la porta del bagno cigolò. Sorrise quando la vide recuperare dall’armadio i vestiti.
“Hai un buon profumo.” Disse, annusando la fragranza al cocco che si diffondeva in camera da letto.
“Ti ringrazio. Come procede il lavoro?”
“Non male. Ho scritto due canzoni fino ad ora e sto cominciando ad abbozzare una terza.”
“Mi fa molto piacere, tesoro.” Disse Ianira con un sorriso ad illuminarle il viso. Era sul punto di tornare in bagno a cambiarsi quando Andy le si parò davanti, sbarrandole il passaggio.
“Perché vai a cambiarti in un’altra stanza?”
“Perché non posso? Non è vietato.”
“Ti vergogni di me?”
Andy era un ottimo osservatore, aveva intuito da tempo che Ianira provava vergogna a farsi vedere senza vestiti a causa dei cambiamenti subiti dal suo corpo. Il parto le aveva allargato i fianchi, le aveva procurato altre smagliature, e soprattutto la faceva sentire a disagio.
“No. Adesso spostati.”
Ianira cercò di scavalcarlo ma lui fu più veloce e allargò le braccia per non farla passare.
“Lo so perché ti comporti così. Hai ancora problemi di autostima.”
“E va bene, hai ragione. Non riesco ad accettare come si sia trasformato il mio corpo dopo la seconda gravidanza.”
“Ianira …”
“No. Non dire che sono bella lo stesso, che mi ami e che devo amarmi anche io. Non mi piaccio e non credo che mi piacerò mai. Ancora non capisco perché uno come te stia con me.”
“Uno come me?!” chiese Andy con il sopracciglio inarcato, una sua caratteristica. Ianira sbuffò e si sedette sul letto con le gambe al petto.
“Uno attraente, sexy, col fisico scolpito dagli angeli e ammirato da tutti. A volte mi domando come tu possa farti vedere in giro con me.”
“Wow, hai detto troppe stronzate in una frase sola! Mi faccio vedere in giro con te perché sei la donna che tutti vorrebbero ma che solo io ho. Non hai idea degli sguardi che ti rivolgono gli uomini e questo mi rende geloso perché so che anche gli altri si accorgono di quanto tu sia strepitosa.”
“Sei un adulatore nato.” Disse Ianira, poi rise. Andy, affianco a lei, le strinse la mano con dolcezza.
“Dico solo la verità. Il tuo corpo ovviamente è cambiato, ma resta ugualmente bello. E poi che ti importa di quello che pensano gli altri? Io, Damian e Tamara ti amiamo per quella che sei, bellissima sia dentro che fuori, ed è solo questo che conta.”
“Anche io vi amo.”
“Ho una richiesta.” Fece Andy, serio e risoluto.
“Sarebbe?”
“Spogliati per me.” le sussurrò all’orecchio, sfiorandole il lobo con le labbra. Ianira deglutì e avvampò, non era avvezza a certe cose. Lo sguardo di Andy fisso su di lei non l’aiutava affatto.
“Ehm, io non credo che sia idoneo.”
“Coraggio, splendore. Spogliati.”
Ianira si convinse, si slacciò l’accappatoio e lo fece ricadere a terra, rimanendo in slip grigi e reggiseno bianco. Gli occhi azzurri del ragazzo luccicarono di lussuria, aveva qualcosa in mente.
“Adesso sdraiati.”
“Che vuoi fare, Andy?”
“Fidati di me. Sdraiati.”
Ianira ubbidì, distendendosi sul materasso col cuore che batteva a mille. Andy trafficò nel cassetto della scrivania e ne estrasse l’astuccio azzurro in cui lei teneva alcuni utensili da disegno. Tirò fuori due confezioni di glitter liquidi e un piccolo pennello, dopodiché rimise a posto l’astuccio. Tornò da lei, salì su letto e si posizionò di fronte a lei.
“Apri le gambe.”
“Questo suona perverso, Biersack.” Gli fece notare Ianira, al che Andy ridacchiò.
“Avanti, ubbidisci e lasciami fare.”
Ianira eseguì di nuovo l’ordine, divaricando le gambe, e non aveva alcuna idea di cosa stesse per succedere. Andy aprì il barattolo di glitter argentato, intinse il pennellino e ne testò il colore sul dorso della mano. Le accarezzò l’interno coscia e poi colorò con il glitter il solco delle smagliature. Ianira sussultò del tutto colta alla sprovvista.
“Che stai facendo?”
“Decoro le parti di te che non ti piacciono per dimostrarti quanto siano belle. Riempirò di colore tutte le smagliature, le cicatrici sulla schiena e il profilo dei fianchi. Se non ti ami tu, ti amo io due volte di più.”
Ianira non seppe che rispondere, era la dichiarazione d’amore più sensazionale che avesse udito. Quando ebbe terminato di colorare le smagliature nell’interno coscia, Andy si dedicò a quelle che segnavano la pancia, spennellando il glitter viola qua e là. Ad ogni striscia di colore seguiva una carezza. La concentrazione dipinta sul volto di Andy fece sorridere Ianira, che ancora non si capacitava dell’amore di quell’uomo.
“Andy.”
“Dimmi.”
Nel frattempo con il glitter stava delineando la forma dei fianchi, tracciando la linea delle ossa.
“Grazie.”
Andy si limitò a sorridere senza fermarsi. Imperterrito continuava a ornare di glitter il corpo di Ianira, colmando di colore ogni imperfezione, come l’oro colato nelle fessure dei vasi per ricomporli.
“Ora voltati, mi voglio occupare delle cicatrici.”
“Non sei obbligato.” Si affrettò a dire lei, che odiava mostrare quelle maledette cicatrici, specialmente a lui, sebbene le conoscesse a memoria.
“Non è un obbligo, è un piacere. Su, voltati.”
Ianira si mise seduta e gli diede la schiena, spostandosi i capelli sulla spalla sinistra. Andy le sganciò il reggiseno per avere ampio accesso alla pelle. Prese un altro barattolo, questa volta di glitter verde, e vi bagnò dentro il pennellino, poi guarnì di colore brillante ciascuna cicatrice. Lei ogni tanto tratteneva il respiro per espirare subito dopo. Ogni goccia di glitter sulla pelle era come un cerotto che andava a riparare i danni della sua schiena. Andy si accertava che il colore si asciugasse bene prima di proseguire. era una cosa che non aveva mai fatto prima, ma dipingere sul corpo di Ianira fu un’esperienza da mozzare il fiato. Entrare in contatto in maniera tanto intima e artistica gli faceva ribollire il sangue nelle vene per l’eccitazione. Quando terminò di ornare l’ultima cicatrice, mise da parte gli strumenti e si sciacquò le mani. Rientrato in camera, la invitò ad alzarsi e a specchiarsi.
“Ecco, guarda, sei splendida. Il tuo corpo adesso è un’opera d’arte.”
Ianira per la prima volta in vita sua si guardò davvero allo specchio e si piacque. I colori si inseguivano in linee fluide lungo la sua pelle come fossero lingue fuoco. Vide il suo corpo in una nuova prospettiva, sotto una luce migliore.
“Grazie, Andy.” Disse, girandosi verso di lui, che sorrideva soddisfatto.
“Non c’è di che.”
Ianira gli premette le mani sulla nuca e lo baciò con passione, godendosi appieno quelle labbra familiari sulle proprie. Andy la riportò sul letto e la fece scivolare sotto di sé, mentre le dita di lei gli stringevano le braccia tatuate dalle spalle fino ai polsi. Ansimavano uno sulla bocca dell’altro, le mani si cercavano con avidità, i corpi che si aggrovigliavano. Ianira avvinghiò le gambe attorno ai fianchi di Andy tra un bacio e l’altro e lui emise un gemito di piacere a quel contatto. Si separano dopo un tempo indefinito e si guardarono negli occhi.
“Tu sei diverso.” Disse Ianira, baciandogli il mento.
“Diverso come?”
“Diverso in senso buono. Abbiamo una relazione equilibrata, siamo entrambi indipendenti, non lasciamo che gli impegni lavorativi intacchino il rapporto, portiamo avanti una famiglia con serietà ma anche con allegria e leggerezza.”
“Inoltre, abbiamo una vita sessuale attiva.” Aggiunse lui con una risata. Ianira gli diede un colpetto sul petto e scosse la testa.
“E sei anche stupido, tienilo a mente.”
Andy non replicò, sorrise soltanto, poi le accarezzò la sagoma delle costole e posò un bacio sul solco tra i seni.
“Sono anche bellissimo, intelligente e divertente.”
“Intelligente non direi proprio, no.” Ribatté Ianira con una smorfia divertita.
“Tu sei una persona orribile, Lewis. Davvero orribile.”
Andy finse il broncio e sporse il labbro per simulare l’offesa, allora Ianira gli baciò la bocca.
“Dai, fammi un sorriso!”
Lui non riuscì a trattenersi e sorrise.
“Senti, che ne dici di andare a dormire? Sono esausto.”
“Va bene.”
Ianira si rivestì in fretta, infilandosi un pigiama grigio di cotone, ed entrò nel letto pochi minuti dopo. Andy, che era davvero stanco quella sera, allungò un braccio sulla vita della ragazza e l’attirò a sé, quasi fosse un peluche.
“Buonanotte, splendore.”
“Notte, Andrew.” Disse lei, passando le dita tra le sue ciocche nere per farlo addormentare.
 
Quattro mesi dopo, Giugno.
Andros è un’isola della Grecia, la cui superficie è perlopiù montagnosa con valli e corsi d’acqua. La villa di Jamie Lewis si affacciava sull’arcipelago delle Cicladi in tutta la sua imponenza. Jamie era il padre di Ianira, gestiva un’impresa edile e viveva con la compagna Clio e il figlio sedicenne Kyros. Aveva invitato sua figlia, il suo fidanzato e i due nipoti per le vacanze estive a trascorrere una settimana in quel paradiso marittimo. Ianira, sebbene all’inizio fosse stata riluttante, aveva in fine accettato l’offerta per concedere a suo padre l’occasione di passare del tempo con Damian e Tamara. Quella mattina, infatti, avevano fatto colazione tutti insieme e verso le undici si erano spostati in piscina. Andy era talmente entusiasta di essere Grecia, scattava foto di ogni tipo, assaggiava qualsiasi pietanza greca, tentava addirittura di imparare la lingua. Adesso sguazzava nel cloro con Tamara ancorata alle sue spalle e Damian con i braccioli. Ianira, invece, se ne stava a bordo piscina con i piedi nell’acqua. Indossava gli slip blu del costume e una canottiera grigia per nascondere le cicatrici, poiché non voleva che la famiglia di suo padre le vedesse.
“Mamma, guardami! Guarda come nuoto!” gridò Damian agitando le braccia in acqua. Ianira sorrise e batté le mani.
“Sei un vero pesciolino. Sei bravissimo, continua così!”  
Andy nuotò verso di lei tenendo Tamara con un braccio. Erano in netto contrasto il braccio tatuato di lui e il costumino rosa con i merletti della piccola.
“Non hai intenzione di entrare in acqua? E’ un periodo delicato per te?” chiese il ragazzo con un certo imbarazzo.
“Non ho il ciclo, Andy, se è questo che intendi. Non posso fare il bagno con la canottiera.”
“Allora toglila. Hai il costume sotto.”
“Lo so, ma non voglio. Capiscimi, per favore.”
Andy annuì, capiva bene che si sentisse a disagio a mostrare la schiena, pertanto non insistette. Tamara protese le piccole braccia in direzione della mamma e Ianira la prese per riempirle di baci la guancia.
“Quanto sono belle le mie donne!” disse Andy con un ampio sorriso, poi strofinò il naso contro quello piccolino di Tamara, che ridacchiò.
“Tuffo a bomba!” esclamò Kyros prima di saltare in piscina e schizzare l’acqua in tutte le direzioni. Ianira e suo fratello non avevano un rapporto solido, si chiamavano sporadicamente e le loro conversazioni erano circoscritte agli auguri. Vivere in due Paesi diversi era un ostacolo e il loro padre non aveva fatto nulla per avvicinarli, perciò si trattavano perlopiù come conoscenti.
“Fa attenzione, razza di imbecille!” lo riprese Clio, un eccentrico costume intero giallo e una paglietta bianca sulla testa. Aveva quarta cinque anni, era una donna bellissima e cucinava bene. Kyros emerse dall’acqua ridendo. Si stese sulla superficie dell’acqua per fare il morto.
“Lascia che i ragazzi si divertano, Clio.” Disse Jamie, il padre di Ianira. Nel frattempo, Damian aveva raggiunto Ianira e le si era attaccato al ginocchio come fosse un salvagente.
“Va tutto bene, pulce?”
“Sì. Kyros mi ha un po’ spaventato con quel tuffo.”
“Non dare retta a quello stupido.”
“Vieni a nuotare con me, Damian, dai. Mi faccio perdonare.” Lo invitò Kyros, strattonandolo per la mano al centro della piscina. Clio chiese il permesso di stare con Tamara e insieme a Jamie si appartarono in acqua per giocare con la bambina. Rimasti soli, Andy si appoggiò con i gomiti sulle cosce di Ianira.
“Che hai, splendore? Ti vedo triste.”
“Pensavo a quando Damian era piccolo e a quando io e mia mamma lo abbiamo cresciuto da sole.” Rispose lei, stringendogli le gambe intorno al busto.
“Beh, siete state eccezionali. Siete due grandi donne, ve la siete sempre cavate con le vostre forze e avete creato una famiglia.”
“Hai ragione. Scusami, dovrei essere felice di stare con voi in Grecia, e invece mi metto a fare pensieri tristi.”
“Non ti preoccupare, è normale chiudersi in se stessi per un po’. Che ne dici se stasera ce ne andiamo in spiaggia solo io e te? una bella passeggiata a mezzanotte.”
La proposta di Andy fu accolta da Ianira con un sorriso.
“Ci sto! E andiamo a mangiare un gelato ovviamente.”
“Perfetto.” Annuì Andy, poi le baciò la parte interna del polso. Ianira intravide Tamara picchiare le mani nell’acqua per nuotare e Damian ridere con Kyros.
“Sai a che pensavo? Vorrei fare un altro tatuaggio.”
“Ah, ti ho contagiato con la mania per i tatuaggi! Cosa vuoi tatuarti questa volta?”
“Non ci ho ancora pensato. Consigli da parte dell’esperto?”
Andy sembrò pensarci su, gli occhi azzurri abbassati in meditazione, i capelli neri bagnati sulla fronte e le gocce d’acqua che gli percorrevano le spalle e le braccia.
“Che ne dici di un matching tattoo? Lo facciamo piccolo così, male che vada ci lasciamo, puoi sempre eliminarlo con il laser.”
Ianira sollevò il sopracciglio, era certa che il ragazzo ci avesse pensato a lungo prima di proporsi.
“Da quanto tempo ti frullava questa idea in testa?”
“Da un po’, a dire il vero. Allora, che ne dici?” chiese ancora Andy, portando le mani sui fianchi della ragazza, giocando con i lacci del costume.
“Dipende dal tatuaggio. Tu quale vorresti?”
“Pensavo che io potrei tatuarmi il sole e tu la luna, sarebbe un abbinamento molto bello e per nulla banale.”
“Mi piace come idea. Sì, facciamolo! Potremmo tatuarci la parte interna del polso, tu hai ancora spazio?”
Ridendo, Ianira gli afferrò il braccio destro e ispezionò la pelle pulita, e proprio intorno al polso l’area era libera. Andy rise con lei, ritrasse il braccio e le baciò le nocche.
“Perfetto. Lo faremo quando torneremo a casa.”
 
La luna piena illuminava d’argento le onde del mare e sembrava che le stelle riflettessero nell’acqua la loro luminosità. Andros di sera era pura magia. Raggruppati in giardino sotto il grande gazebo bianco, Ianira e gli altri stavano cenando. Il tavolo era cosparso di pietanze a base di pesce. Jamie fece tintinnare la forchetta contro il calice di vetro per richiamare l’attenzione di tutti.
“Voglio fare un brindisi alla mia famiglia. Per la prima volta i miei figli sono sotto lo stesso tetto insieme alla mia compagna, ai miei nipoti e a mio genero. Sono fortunato di avervi qui. Alla salute!”
Mentre tutti bevevano, Ianira continuava ad imboccare Tamara con piccoli pezzi di salmone ed assicurarsi che Damian finisse la sua spigola marinata.
“Tu non brindi con noi, figliola?” domandò Clio con il bicchiere teso verso di lei. Andy le lanciò un’occhiata di sbieco ma Ianira non si lasciò scalfire dagli sguardi allibiti dei presenti. Buttò giù un sorso di vino e sorrise in modo sarcastico.
“Alla salute.”
“Non fare così.” Le disse suo padre, l’espressione delusa e gli occhi fissi sul piatto vuoto.
“Ah, no? Dovrei fare come te che sei sparito nel nulla per rifugiarti in questa isola con la tua amante? Scusami, ma non fa per me!”
“Ianira! Non parlare così di Clio. Lo sai bene che tra me e tua madre era finita da tempo. Io non ho mai tradito Stephanie.”
“Okay, quindi dovrei fare come quando mi hai chiuso la porta in faccia quando era incinta? Cosa mi ha detto? Ah, sì. Mi hai consigliato di non farmi più vedere né sentire perché per te ero morta.”
Andy aggrottò le sopracciglia, non aveva idea del reale motivo per cui Ianira avesse chiuso i rapporti con suo padre, ma adesso comprendeva che erano ragioni più che valide. Clio e Kyros erano sbigottiti da quella rivelazione, entrambi guardarono Jamie come se non lo conoscessero. Clio si portò una mano alla bocca e una sul petto.
“E’ vero? Le hai detto davvero quelle orribili parole?”  
Jamie aveva mentito alla sua famiglia, aveva detto loro che Ianira si era rifiutata più volte di parlargli e che alla fine lui aveva rinunciato.
“E’ vero, però me ne vergogno molto. Eri ancora una ragazzina e aspettavi già un figlio, la consideravo come una vergogna.”
“Avevo ventidue anni, non ero una ragazzina, ero già una donna. Ho completato gli studi col pancione e mi sono laureata col massimo dei voti. Ho fatto tutto quello che dovevo, nonostante fossi incinta, perché aspettare un figlio non era un ostacolo per me, anzi era un incentivo. Sei tu che hai voluto allontanarmi senza alcun motivo, perché eri stanco di me e della tua vecchia vita. Volevi cominciare tutto da capo senza il peso dei tuoi errori.”
Senza rendersene conto, Ianira aveva iniziato a piangere. Era arrabbiata e non poteva tenersi tutto dentro ancora per molto. Jamie si schiarì la gola secca, le dita serrate intorno alla base del calice, le labbra arricciate.
“Figliola, io so di aver sbagliato e ti ho chiesto scusa non appena me ne sono accorto. Sono stato uno sciocco ad abbandonarti, proprio come ha fatto Peter, e me ne rammarico tutti i giorni. La vita, però, va avanti e devi imparare a perdonarmi.”
“Io ti ho perdonato, papà. E’ solo che non sono pronta ad avere un rapporto con te. Domattina andremo via, torniamo a Santa Monica.”
“Ianira …” disse Jamie, ma fu interrotto dalla figlia che prendeva i nipoti e si rintanava in casa. Andy, che era davvero infuriato per tutta quelle faccenda, rivolse uno sguardo glaciale al suocero.
“Sua figlia è una persona speciale, rende il mondo un posto migliore con la sua presenza. E’ la donna migliore che io potessi avere al mio fianco e ogni giorno ringrazio l’universo per avermi concesso una tale opportunità. Le dico questo perché per lei è una vera tragedia non avere Ianira nella sua vita.”
Detto ciò, si alzò e rientrò nella villa.
 
A mezzanotte, dopo aver lasciato che Clio si occupasse di Tamara e Damian, Andy e Ianira scesero in spiaggia, che distava a pochi metri dalla villa. Camminavano lungo la riva senza tenersi per mano, semplicemente si muovevano vicini. Ianira indossava un abito azzurro a maniche corte, lo stesso che portava quando gli aveva cucinato una torta per ringraziarlo per l’aiuto con il trasloco.
“Grazie.” Disse Andy, le mani in tasca e gli occhi rivolti al cielo. Ianira lo guardò confusa.
“Grazie per cosa, scusa?”
“Grazie per tutto. Mi hai salvato.”
“Non essere stupido, Andy. Non mi devi ringraziare.”
“Invece devo. Anzi, non ti ringrazio abbastanza. Ero alla deriva quando ci siamo conosciuti, volevo solo bere fino a scordarmi del mondo, fino a non sentire il cuore battere e i polmoni respirare. Ero sull’orlo di una crisi. Poi tu e Damian avete bussato alla mia porta con una torta e io ho perso la testa. Non sono stato fortunato con Jennifer, era una persona nociva per me e la nostra relazione era tossica. Sei stata tu a mostrarmi quanto l’amore, in realtà, sia libero, indipendente, leggero e bello. Mi hai lasciato i miei spazi, mi hai aspettato, mi hai amato e mi hai anche dato una figlia, o meglio due figli. Mi hai dato tutto quello che ho sempre voluto dalla vita e che credevo non avrei mai ricevuto. Sei la mia salvezza e vorrei che tu lo fossi per il resto della mia vita.”
Le ultime quattro parole furono inequivocabili. Ianira spalancò gli occhi con il cuore che batteva all’impazzata.
“Oddio! Andy …”
Fu allora che Andy si inginocchiò ed estrasse dalla tasca una scatola di velluto rosso. Al suo interno si conservava un piccolo diamante incastonato su un anello di oro bianco, era semplice ed elegante. Il ragazzo era talmente agitato che la scatola gli tremava tra le mani.
“Ianira Lewis, vuoi sposarmi?”
“Aspetta un attimo. Parliamone.”
Il sorriso di Andy si smorzò dinanzi a quella negazione, si mise in piedi e richiuse la scatola.
“Di che diavolo dovremmo parlare? Ti ho appena chiesto di diventare mia moglie! Non c’è nulla di cui parlare!”
“Lo so che adesso sei arrab …”
“Tu non sai proprio niente, Ianira!” strillò ancora Andy, ormai preda di una rabbia cieca.
Ianira gli premette le mani sulle spalle nel tentativo di placarlo.
“Andy, guardami. Ti prego. Guardami.”
Quando Andy la guardò, i suoi occhi azzurri erano furenti e la sua mascella era contratta. Il cuore di Ianira andò in mille pezzi.
“Io ti amo, Andy, e voglio che tu lo tenga bene a mente. Ho solo qualche riserva sulla tua proposta perché hai divorziato solo due anni fa e forse è troppo presto per un altro matrimonio. Ho solo paura che le cose diventino troppo pesanti per te.”
“A me non frega un emerito cazzo del mio vecchio matrimonio, del divorzio e tutta quella merda là. A me importa di te, di noi, della nostra vita insieme. Jennifer è stata un errore, come quei matrimoni celebrati a Las Vegas da ubriachi e inconsapevoli. So che a livello legale due matrimoni sono gravosi, ma so anche che non mi interessa niente della legge. Se pensi che sia troppo presto, possiamo anche aspettare qualche altro anno.”
“Sì.” Disse Ianira all’improvviso. Andy inarcò il sopracciglio.
“Eh? Sì a cosa?”
“Sì, voglio sposarti!”
“Ma hai app …”
Andy non ebbe modo di replicare che Ianira lo intrappolò in un bacio ardente, uno di quelli che lascia il segno nell’anima.
“E allora, Andy Biersack, vuoi sposarmi?” gli sussurrò lei sulle labbra. Andy la baciò e sorrise nel bacio, stringendosela contro il più possibile.
“Assolutamente sì.”
 
 
Tre mesi dopo, Settembre.
Ianira stava raschiando il fondo della ciotola di gelato con cucchiaio quando la porta si aprì e Andy apparve sulla soglia. Erano soltanto le undici sera del giorno prima del matrimonio e si supponeva che lui si stesse godendo il suo addio al celibato.
“Che ci fai già qui?”
Non avevano rispettato la tradizione secondo cui gli sposi dormono separati la notte precedente, a loro poco importava di certe convenzioni.
“La serata è finita e sono tornato a casa.”
Per lui era stata organizzata una cena in centro a cui avevano partecipato Fred, Serge, suo padre Chris, suo cugino Joe e i Black Veil Brides, mentre Ianira aveva fatto un giro in spiaggia con Maddie, Amy, sua madre e i bambini. Parenti e amici alloggiavano presso il ristorante di Serge che adesso si era trasformato in un grande hotel. Ianira lo guardava con fare circospetto, qualcosa in lui non quadrava, e lo intuì quando scorse della pellicola sul collo e sul braccio.
“Che cosa hai combinato, Andy?”
“Niente.” Disse lui mentre appendeva la giacca all’ingresso.
“Quelli sotto la pellicola sono nuovi tatuaggi.” Non era una domanda, bensì una costatazione. Andy assunse la tipica espressione che Damian sfoggiava prima di una ramanzina.
“Sì, è vero. Di fronte al ristorante dove abbiamo cenato c’era uno studio e, mentre gli altri bevevano, io mi sono defilato con una scusa. Sono belli, te lo assicuro.”
“Fammi vedere.”
Ianira scostò di poco la pellicola sul collo e sulla gola spuntò una parola: abstemious. Lo scollo a ‘v’ della t-shirt esponeva una porzione del petto coperta da altra pellicola e, scartandola, lesse una frase che recitava: I will fight for you until the day I die. Il terzo e ultimo tatuaggio era quello che copriva le dita della mano destra: A-I-D-T.
“Ti piacciono?”
“Non ne capisco il senso, ad essere sincera.”
“Beh, quello sulla gola celebra la mia disintossicazione dall’alcol. La frase sul petto è dedicata al te, al fatto che ti amerò finché morte non ci separi. E quelli sulle dita sono le nostre iniziali, Andy, Ianira, Damian e Tamara.”
Era talmente euforico per quei tatuaggi che Ianira, sebbene li trovasse ridondanti, sorrise dolcemente.
“Mi piacciono molto. Però sei un folle, tatuarsi una frase per me e le nostre iniziali è eccessivo. Abbiamo già un matching tattoo!” disse lei, agitando il piccolo tatuaggio davanti agli occhi azzurri del ragazzo.
Dopo la breve tappa ad Andros, dal padre di lei, Andy si era tatuato il sole e lei la luna sul polso come aveva stabilito.
“Un paio di tatuaggi in più non fanno male a nessuno, splendore.”
“Andy …”
“No, non dire niente. Io sono felice così. Discorso chiuso. Stavi mangiando il gelato senza di me?”
Andy si gettò sul divano e guardò la ciotola vuota, poi si liberò delle scarpe e si sdraiò in maniera scomposta.
“Siamo tornati un’ora fa e avevo voglia di gelato, così l’ho mangiato dopo aver messo i bambini a letto.”
“Avevi voglia di gelato? Non sarai di nuovo incinta?” scherzò lui facendole l’occhiolino. Ianira rise con lui e si sedette a cavalcioni sul suo bacino.
“Non aspetto nessuno figlio, tranquillo.”
 “Per ora.” Aggiunse Andy, accarezzandole le cosce scoperte.
“Non credo di riuscire a reggere un’altra gravidanza. Soffro troppo.”
“Quindi dovremo fare attenzione. Se tu la smetti di essere così dannatamente attraente e sensuale, io evito di volerti saltare addosso ogni volta che ti vedo.”
“Sei uno stupido, Biersack.” Commentò Ianira scuotendo il capo con una risata. Andy le diede una pacca sul sedere e lei sussultò.
“Ehi, io sono sincero. Non mettere in dubbio le parole del tuo futuro marito!”
Lei gli mise le mani a coppa sulle guance rasate e gli baciò le labbra. Andy sorrise nel bacio mentre l’attirava a sé per sentire i loro corpi attaccati.
 
 
L’indomani Andy fu costretto a lasciare l’appartamento per andarsi a preparare in quello di Fred e Serge. Il matrimonio si sarebbe tenuto in spiaggia di sera, sotto un tendone bianco illuminato da lanterne di carta, e ornato di rose bianche e orchidee. Il testimone dello sposo era suo cugino Joe e Maddie faceva da testimone alla sposa; Stephanie avrebbe celebrato le nozze, come aveva fatto per Fred. Erano le sette di sera quando Ianira, appena uscita dalla doccia, si sedette in salotto per farsi truccare e acconciare i capelli dalla migliore amica. Il matrimonio era davvero molto semplice, era una cerimonia intima, e gli invitati erano più o meno una quindicina. Ianira aveva insistito perché fosse diverso dal primo matrimonio di Andy, che aveva ben accolto la proposta di una festicciola raccolta.
“Vuoi sapere quanto ho pagato queste scarpe? Centoventi dollari! Incredibile. E solo per te!” sbottò Maddie, ammirandosi le costose zeppe che portava ai piedi.
“Il tutto si svolgerà in spiaggia e sarà difficile camminare sulla sabbia con quei trampoli, dovrai levarteli a un certo punto.”
“Pft, no che non me li levo. Resteranno ai miei piedi!”
“Lo so che ti sei messa in tiro per Ashley.” Disse Ianira ad occhi chiusi perché l’ombretto color pesca si stendesse alla perfezione. Maddie aveva rotto da mesi col suo storico fidanzato Jacob, quindi aveva iniziato a frequentare Ashley quando lui si era trasferito a Londra dopo aver lasciato la gestione del pub di Cincinnati a CC e agli altri.
“Mi sono messa in tiro perché la mia migliore amica si sposa … e anche per Ashley ovviamente!”
Dalla camera da letto emerse Stephanie con Tamara in braccio e Damian al seguito. Il bambino, che l’avrebbe accompagnata all’altare insieme a zio Fred, indossava un pantaloncino blu, una camicia azzurra a maniche corte e un papillon rosso. Tamara, invece, era radiosa nel suo abitino giallo tempestato di roselline bianche.
“Siete bellissimi!” esclamò Ianira quando li vide. Il suo cuore sarebbe potuto esplodere di gioia in quel momento.
“Anche tu sei bellissima.” Le disse Damian per poi correre ad abbracciarla.
“E sarà ancora più bella quando sarà vestita da sposa!” intervenne sua madre, mentre reggeva la gruccia a cui era appeso il vestito. Si trattava di una tuta intera bianca, con i pantaloni a zampa di elefante e il corpetto in pizzo con lo scollo a cuore. Avrebbe messo in mostra la schiena martoriata dalle cicatrici quella sera, ma non le importava perché si sarebbe sposata, perciò le insicurezze dovevano essere dimenticate almeno per qualche ora. Maddie iniziò a trattarle i capelli quando l’orologio segnò le otto, mancava un’ora sola. La pettinatura consisteva in uno chignon ben pettinato e in un ciuffo arricciato sul lato sinistro. Ianira si vestì in fretta, si cinse il polso col bracciale che Andy le aveva regalato tempo fa e abbottonò ai lobi un paio di perle bianche. Alle nove meno un quarto raggiunsero la spiaggia e in lontananza gli invitati si erano già accomodati.
 
Andy sentiva lo stomaco sotto sopra. Quindi minuti lo separavano dal suo secondo matrimonio. Questa volta sarebbe stata quella giusta, ne era sciuro. Avevano organizzato una cerimonia essenziale, poca gente, poco cibo, insomma lo stretto necessario purché si sposassero. Ianira lo aveva pregato di fare qualcosa di diverso dal primo matrimonio, che era stato decisamente eccessivo in tutto.
“Sei agitato?” gli chiese la madre, che vestiva un lungo abito viola.
“Tanto. Troppo. Ianira è davvero importante per me e non voglio deluderla.”
“Andrà tutto bene, ragazzone.” Lo confortò il padre con una carezza sul volto. Avevano allestito un arco di legno tutto decorato di rose in mezzo alla spiaggia, nei pressi del negozio di musica di Fred, e diverse panche di legno su cui far accomodare gli ospiti. Tutto intorno al perimetro era segnato da candele basse di forma circolare. Alle loro spalle, gonfio e luminoso, stava il tendone in cui avrebbero cenato.
“E’ arrivata!” annunciò Serge, incitando tutti a prendere posto. Stephanie si piazzò sotto l’arco e schioccò le dita per dare il via.
Jinxx intonò la marcia nuziale con il violino e, quando scorse tre figure avanzare verso di lui, Andy trattenne in respiro. Damian e Fred tenevano a braccetto Ianira, la quale recava un mazzo di rose bianche con una orchidea al centro, e sorrideva agli invitati man mano che camminava. Giunti presso l’arco, Fred e Damian le baciarono le guance e lei si voltò verso lo sposo. Andy indossava un paio di pantaloni eleganti neri e stretti, camicia bianca poco sbottonata e infilata nei pantaloni, e i capelli tirati indietro con i gel, sebbene qualche ciocca gli ricadesse sugli occhi.
“Wow … sei wow!” disse Andy, emozionato come poche volte nella vita. Tamara, appollaiata sulle gambe di Chris, emise un gridolino come se volesse unirsi alla festa.
“Anche tu stai davvero bene, Andrew.”
Stephanie dopo qualche istante attaccò con la sua predica, un lungo monologo sulla vita, l’amore, la parità e la famiglia. Quaranta minuti dopo Damian consegnò loro il cuscinetto con le fedi, ovvero due fascette sottili in oro bianco. Andy e Ianira si scambiarono un’occhiata ricolma di sentimento quando Stephanie si avviò alla conclusione.
“Pertanto ora vi domanderò le vostre intenzioni. Vuoi tu, Andrew Dennis Biersack, prendere come tua sposa la qui presente Ianira Lewis?”
“Sì, lo voglio.”
“E vuoi tu, Ianira Lewis, prendere come tuo sposo il qui presente Andrew Dennis Biersack?”
“Lo voglio.”
“Per il potere conferitomi da una licenza presa da internet, vi dichiaro marito e moglie.”
“Bacio! Bacio!” strillò Maddie battendo le mani.
Ianira afferrò Andy per il colletto della camicia e lo baciò con ardore, il suggello alla loro unione.
 
Ianira sorrideva mentre guardava Andy ballare con Tamara al centro della sala. La piccola teneva la testa sulla spalla del papà e lui di tanto in tanto le baciava la guancia. Damian, dal canto suo, stava imparando da CC a suonare la batteria battendo le posate sul tavolo. Ashley e Maddie si erano appartati per chiacchierare; Amy rimproverava Chris per la quantità di dolci che stava consumando; Serge insegnava a Jinxx come preparare il pesce al cartoccio; Fred e Joe discutevano di musica insieme a Jake.
“La sposina è tutta sola?”
Stephanie si sedette accanto alla figlia e le toccò la spalla con fare amorevole. Indossava un eccentrico tailleur azzurro acceso e due appariscenti orecchini a forma di conchiglia.
“Mi stavo ritagliando un momento per me.”
“Stai bene, cara?”
Ianira fece cadere lo sguardo sulla fede, sottile e argentata, un piccolo cerchio che la vincolava ad un’altra persona, si presupponeva, per tutta la vita.
“Sì, sto bene. Stavo solo riflettendo. Io e Damian siamo stati soli per tanto tempo, ora dobbiamo abituarci ad avere una famiglia.”
Stephanie avvertì una morsa al cuore, sua figlia era tanto forte quanto sensibile, ogni cambiamento era un tumulto per lei.
“Pensi di cavartela?”
“Posso farcela, sì.”
“Disturbo?”
Andy si era appena avvicinato al tavolo degli sposi, le maniche della camicia piegate ai gomiti, i capelli neri un poco spettinati, il ciondolo dell’aquila che riluceva sotto la luce delle lanterne.
“Affatto. Io vi lascio. A dopo.” Disse Stephanie per poi recarsi da suo fratello. Ianira si alzò per depositare i palmi aperti sul petto di Andy.
“Tu e Tamara eravate adorabili.”
“Beh, Tamara è la bambolina di papà e merita tutte le attenzioni.” Si vantò il ragazzo con un sorriso sghembo.
“Che papà diligente.” Lo canzonò Ianira.
“E se questo papà chiedesse alla mamma di ballare? Voglio dire, di solito c’è il classico ballo degli sposi.”
Ianira lo trascinò al centro del tendone, mormorò all’orecchio del dj il brano da inserire e tornò da lui. Andy le avvolse la vita con il braccio destro e le strinse la mano sinistra quando le note di Hymne à l’amour di Edith Piaf risuonarono.
“Direi proprio che questa è la nostra canzone.” Disse lei, accarezzandogli la nuca con le unghie curate.
“Sono d’accordo. Comunque, ho captato qualche frase della conversazione con tua madre. Non pensi di farcela a stare con me? hai dei dubbi?”
“No, Andy, non è come credi. Devo abituarmi all’idea di essere sposata perché l’uomo che credevo sarebbe rimasto con me per sempre mi ha voltato le spalle e non credevo che mi sarei mai innamorata ancora, poi sei arrivato tu e tutto è cambiato. Dammi solo il tempo necessario per rendermi conto che, oltre ai miei figli, esiste qualcuno che mi ama e che rimarrà al mio fianco.”
Anche Andy credeva che Jennifer sarebbe stata sua moglie fino alla morte, che avrebbe vissuto con lei ogni giorno della sua vita, e invece si era ritrovato a mani vuote dopo anni di relazione. “Ti capisco. Per questo so che ce la faremo insieme, io, tu, Damian e Tamara. Siamo una gran bella squadra, siamo uniti e ci vogliamo bene. Certo, ci saranno anche i momenti difficili, ma li superermo.”
“Io ti amo alla follia, Andy.”
Andy fece scontrare le loro bocche in un bacio impetuoso, Edith Piaf in sottofondo, le risate dei loro amici e parenti che aleggiavano intorno, i loro figli che si divertivano.
“Sono fottutamente innamorato di te.”
Per la prima volta in vita loro Andy e Ianira furono consapevoli di non essere più cuori solitari, ma di essere due anime in perfetta sintonia, unite finchè morte non le separi.
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti!
Siamo giunti alla fine. Beh, Andy e Ianira hanno avuto il loro meritato lieto fine.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
GRAZIE DI CUORE per aver seguito questa storia. Grazie per aver letto, recensito e inserito la storia tra i preferiti. E grazie anche a Andrew Dennis Biersack per essere stata la mia fonte di ispirazione.
Ps.1: chi è il vostro personaggio preferito?
 
Ps.2: perdonate eventuali errori di battitura.
 
(Vi lascio il link della canzone tradotta, vi consiglio di ascoltarla perché è pura poesia:  https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwia-LfHv5zdAhVSXRoKHVOKAegQwqsBMAN6BAgFEAQ&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DrMJyX1KTrK0&usg=AOvVaw3WkwtltIwI8djps2SBRyR8)

 
  
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