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Autore: New Moon Black    18/11/2018    3 recensioni
"Non sapeva perché si stesse innervosendo così tanto, eppure si sentiva in qualche modo “legata” a quel licantropo.
Doveva proteggerlo.
Senza pensarci due volte, la Serpeverde s’inginocchiò di fronte alla creatura ferita e con le dita sottili ed affusolate accarezzò con cura il muso e le orecchie bianche come neve appena caduta.
In un primo momento, la creatura dalle iridi di puro argento fuso sembrava protestare al tocco “poco garbato” della ragazza misteriosa; tuttavia si lasciò accarezzare chiudendo di tanto in tanto le palpebre pelose.
-“Tranquillo amico, mi prenderò cura io di te…
E ti prometto che non appena troverò chi ti ha fatto questo, gli farò il culo, a quel figlio di puttana.”
---
{FierroChase AU!HP)
Questa storia partecipa a “Howling in the dark” a cura di Fanwriter.it!
Genere: Comico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Magnus Chase
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa a “Howling in the dark” a cura di Fanwriter.it!

Numero Parole: 3.555

Prompt/Traccia: 5. A trova un lupo ferito nella foresta e inizia a prendersene cura. Una mattina si sveglia e al posto del lupo c’è B.

(Bonus prompt 44. Harry Potter!AU)

Note: questa storia è stata betata da  @Always__Potterhead

Note: presenza di un linguaggio forte, chi è sensibile, facilmente impressionabile o debole di cuore(?) è gentilmente pregato di non leggere.

 

 

 

~Imprinting~

 

Era sceso il buio totale nei meandri della Foresta Proibita, culla protettiva di molte creature pacifiche e centenarie e di mostri famelici dall’aura oscura.

Le nuvole coprivano a malapena la luna piena, così grande e luminosa da far luce sul sentiero insidioso di trappole mortali e misteri troppo intricati da comprendere a fondo; una folata di vento fece oscillare lievemente i rami secchi degli alberi e ad ogni sbuffo improvviso alcune foglie secche danzavano silenti verso terra.

Si sentirono dei piccoli gracidii vicino ad uno stagno e di tanto in tanto delle lucciole volavano intorno alle ninfee illuminando poi gli steli con le loro luci giallastre.

Alcune creature si svegliavano nel cuore della notte per ravvivare quel luogo tetro e dall’aria mistica dando inizio così alla “vita notturna”; come i pipistrelli che, uscendo dalle loro lugubre e umidi caverne, volavano in quel cielo scuro e senza stelle in cerca di sangue fresco.

O come le acromantule, astuti predatori calcolatori, le quali aspettavano pazienti che le loro prede cadessero ingenue nella loro “tana del Diavolo”.

Ma per qualche ignoto motivo, tutto tacque.

Il sibilare dei ragni giganti, il battito d’ali dei pipistrelli e tutto il resto.

Solo un piccolo ronzio di un essere vivente era costante e vagava nel profondo della foresta indisturbato.

Nessuna creatura magica poteva vedere a pieno chi fosse l’artefice di quel rumore così assordante ed ipnotico.

Raggi di luna cristallina illuminarono in parte un essere che svolazzava spensierato che, con le sue piume di un verde brillante con qualche accenno di rosa, irradiava una luce propria.

Un becco sottile si estendeva in tutta la sua modesta lunghezza, le piccole ali sbattevano frenetiche senza mai fermarsi e due occhi eterocromi scrutavano attenti verso una meta sconosciuta.

Alla fine si decise ad appollaiarsi su un ramo protetto da tante chiome verde scuro e sistemarsi come si deve quelle piume tanto morbide e multicolore.

A vederlo, sembrava solo un’innocua creatura dai tratti somantici di un colibrì, ma fu proprio in quel frangente che la situazione divenne “interessante”.

Le piume, il becco e le ali sparirono e man mano che cresceva a vista d’occhio, prese la forma di un essere umano.

Un mantello nero come la pece copriva in parte il viso dello sconosciuto in questione eppure alcune ciocche di un verde brillante uscirono allo scoperto, in seguito alle imprecazioni colorite da parte sua.

Sistemandosi meglio, dal petto uscì un piccolo stemma verde e argenteo che rappresentava un piccolo serpente che attorcigliava la coda.

Era lo stemma di una delle quattro case della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.

Ma chi c’era mai dietro a quella figura misteriosa?

Ebbene, sotto quel mantello non vi era un giovane mago ma niente di meno che Alex Fierro: studentessa Serpeverde del VI° anno ed einherji, una semidea norrena figlia di Loki, Dio dell’Inganno e dell’Astuzia; si trovava in Scozia per uno scopo ben preciso, trovare un lupo mannaro nella Foresta Proibita.

Secondo alcune fonti che aveva ricevuto da Samirah, sua sorellastra, quei lupacchiotti troppo cresciuti erano i cosiddetti “antenati” di Fenris il Lupo e voleva vedere con i propri occhi se era così.

Aveva setacciato tutta la selva oscura ma neanche l’ombra di quelle creature antropomorfe.

L’unico risultato che aveva ottenuto, stando per un paio di ore trasformata in colibrì, erano delle occhiaie da far paura.

Scrollò le spalle.

-“Tutta questa fatica per niente, mierd-”

Ma non fece in tempo a finire la frase che un ululato di dolore catturò la sua attenzione.

Rimase in allerta e cercò di capire da dove provenisse quel suono.

Per alcuni minuti buoni scese un silenzio tombale, fino a quando non udì nuovamente quel lamento straziante.

Proveniva dallo stagno.

Senza ulteriore indugio, la figlia di Loki saltò dal ramo più alto dell’albero e come atterrò sul suolo, iniziò a correre.

Schivò un paio di rami che bloccavano il sentiero e rischiò più di una volta di farsi prendere in pieno da qualche pipistrello ma, finalmente, arrivò a destinazione.

Rimase paralizzata sul posto.

Le iridi eterocromi marrone scuro e ambrato ammiravano, stupite, quello che doveva essere un ammasso di peli chiari come i raggi di luna, zampe forti e possenti, una coda lunga e folta e un muso fine con tanto di naso a tartufo.

Non c’era ombra di dubbio.

Quella creatura era davvero un lupo mannaro.

-“ Per la barba di Odino!”

Spinta dalla curiosità, Alex s’avvicinò molto lentamente allo stagno facendo attenzione a non cadere.

Vicino alla pozza d’acqua cristallina, poteva vedere chiaramente l’immagine riflessa del licantropo ma notò alcuni particolari che, prima, non si era soffermata ad osservare e ben presto la sua euforia per aver trovato una creatura antropomorfa sfumò via come il vento.

Aveva un grosso squarcio rosso cremisi all’altezza della schiena pelosa e, oltre alla presenza di vari graffi poco profondi alle cosce e intorno al collo, vicino alle zampe posteriori aveva piccoli morsi e qualche osso esposto alla luce della luna.

Il sangue scorreva indisturbato tra le varie ferite che aveva subito il grosso lupo bianco, la pelliccia candida man mano veniva tinta di un rosso scarlatto e, di tanto in tanto, appena muoveva una zampa o anche solo la testa si lamentava straziato per quel dolore insopportabile.

A quella visione, Alex non sapeva dove mettere le mani eppure si domandò chi fosse stato il responsabile di tutto quel massacro.

Si appuntò mentalmente che, se fosse riuscita a trovare il suo carnefice, per prima cosa gli avrebbe lanciato vari schiantesimi potenti e chissà, volendo, anche un incantesimo proibito, sempre se la sua indole sadica e vichinga fosse uscita allo scoperto.

Poi, dopo averlo torturato come si deve, come minimo lo avrebbe decapitato seduta stante con la sua amata garrota.

Non sapeva perché si stesse innervosendo così tanto, eppure si sentiva in qualche modo “legata” a quel licantropo.

Doveva proteggerlo.

Senza pensarci due volte, la Serpeverde s’inginocchiò di fronte alla creatura ferita e con le dita sottili ed affusolate accarezzò con cura il muso e le orecchie bianche come neve appena caduta.

In un primo momento, la creatura dalle iridi di puro argento fuso sembrava protestare al tocco “poco garbato” della ragazza misteriosa; tuttavia si lasciò accarezzare chiudendo di tanto in tanto le palpebre pelose.

-“Tranquillo amico, mi prenderò cura io di te…

E ti prometto che non appena troverò chi ti ha fatto questo, gli farò il culo, a quel figlio di puttana.”

Cacciò dal suo mantello una bacchetta sottile di legno scuro, quasi verdognolo, e come sussurrò un incantesimo curativo, l’agitò con eleganza.

Una scia azzurra andò fino alla povera vittima sventurata, il plasma a non finire cessò di scorrere e le ferite si chiusero man mano.

In meno di pochi minuti, il licantropo era completamente pulito dal sangue color cremisi, eppure faceva fatica ad alzarsi.

Sembrava sfinito e privo di energie.

“Non dirmelo, adesso ti devo fare da dogsitter?"

Scosse un po’ il capo e alcuni ciuffi verdi andarono a pizzicarle dolcemente il viso lievemente affilato e marcato sbattendo le ciglia lunghe e scure.

A quanto pare non aveva altra scelta se non portarlo con sé dentro alle mura di Hogwarts.

Scrollò le spalle con un piccolo broncio sulle labbra fino a quando non puntò la bacchetta verso il muso del grosso lupo bianco.

-“Reducio.”

In un battito di ciglia, il lupo mannaro divenne così piccolo che a malapena riusciva a distinguere la sua figura per via del buio.

Posando la bacchetta al suo posto, prese con dolcezza quel minuscolo batuffolo di pelo e se lo mise nel taschino del mantello per tenerlo al sicuro.

-“Sopporta un altro po’ amico.”

Come la luna colpì il viso caffelatte della serpe, si mutò nuovamente in colibrì e spiccò il volo lasciandosi la Foresta Proibita alle sue spalle.

Doveva tornare ad Hogwarts.

La sua casa.

 

 

*

 

 

Aveva dimenticato quanto fosse bello il profumo di casa.

Ninfea, menta e un pizzico di sali minerali.

La sala comune dei Serpeverde, situata nei sotterranei del castello scozzese la cui facciata principale era il Lago Nero, era deserta e le finestre erano avvolte di un blu così scuro durante il solstizio d’inverno che a malapena si potevano vedere i dipinti, gli arredamenti e le scale che conducevano alle stanze degli studenti.

Ma grazie alle lampade, legate con delle catene al soffitto di pietra, dal colore verdognolo, Alex riuscì a distinguere un divano in pelle nera, dei tappeti antichi e dai tratti sofisticati e una piccola rampa di scale di marmo scuro.

Era riuscita ad entrare dentro senza doversi ritrasformare davanti al portone d’accesso e per di più non aveva beccato in giro quel ficcanaso di Flich e quella dannata palla di pelo di Ms. Norris.

Un gioco da ragazzi, pensò lei.

Soprattutto se alcuni dei suoi “compagni di corso” tendevano ad essere sonnambuli e di notte cercavano di uscire fuori dalla sala con il rischio di farsi prendere dalle grinfie del custode burbero Argus Flich.

Volò verso le scale e salì su fino alla sua stanza, facendo il minimo rumore.

Quando entrò dentro dalla fessura della porta di legno scuro, si ritrasformò e si stiracchiò le braccia esausta.

-“Che male, non sento più le braccia.”

Mugolò sentendo le sue ossa scrocchiarsi e si diresse verso il bel letto a baldacchino dalle lenzuola verde smeraldo con rifiniture in argento, e ci si tuffò dentro senza pietà.

I capelli corti e lievemente mossi, di un verde brillante, erano sparsi per il cuscino e per poco non divenne un tutt’uno con esso.

Aveva un gran sonno e non vedeva l’ora di fare un viaggio di sola andata verso il mondo dei sogni.

Tuttavia, si era presa un impegno importante.

A ricordarglielo fu un lieve ululato irritato ed addolorato che proveniva dalla tasca del suo mantello.

Scrollò le spalle.

Per un attimo, la Serpeverde si era dimenticata di aver scortato clandestinamente una creatura della notte, pericolosa e che, molto probabilmente, poteva essere la causa della sua espulsione da Hogwarts. A volte  si chiedeva perché si cacciava in situazioni estreme ed intricate come in quell’occasione.

Alla fine la risposta arrivò da sola.

Un piccolo sorriso sardonico si delineò lungo le sue labbra contro il morbido cuscino.

Alex Fierro amava il rischio più di ogni altra cosa al mondo.

Persino più della ceramica.

Quando capitava di percepire quell’irresistibile brivido, di pura adrenalina e pericolo, scorrerle lungo le vene e la spina dorsale non poteva che essere estasiata.

Era più forte di lei.

-“No bello, non mi sono dimenticata di te.”

Si issò su con le braccia e, togliendo con cura il mantello di dosso, frugò in una delle tasche per ritrovare il povero cucciolo.

Dopo un po’, si scontrò con un soffice e tiepido gomitolo di pelliccia bianca ed ebbe l’impressione di aver sfiorato qualcosa di umido e caldo, magari il naso a tartufo del lupacchiotto.

Ti ho preso, pensò la serpe.

Con dolcezza, tirò fuori la mano e aprendone man mano il palmo, vide quella piccola creatura antropomorfa che si rannicchiava, sbattendo molto lentamente le palpebre, sulle sue dita, forse perché stava percependo il suo tepore.

Ridacchiò alla vista di quel piccolo lupo che sonnecchiava beato sul palmo della sua mano.

-“Com’è essere piccoli quanto un fagiolino?”

Di tutta risposta, la palla di pelo bianca sbadigliò quasi sonoramente e schioccò di tanto in tanto la lingua con uno sguardo annoiato come per dirle: “E tu mi hai disturbato nel sonno per una stupida domanda?”

Scostò il mantello da una parte del letto ed estraendo la bacchetta poggiò il lupo sulle lenzuola verde smeraldo mentre quest’ultimo guardava, distrattamente, la giovane strega sorridergli divertita.

Fortunatamente aveva preparato delle salviette umide, poste vicino ad un comodino del letto a baldacchino, nel caso in cui Fierro  avesse avuto la malsana idea di ospitare qualche creatura magica nella sua stanza.

Specialmente se si trattava di lupi.

-“Engorgio.”

Agitando la bacchetta, la creatura nivea ritornò alle sue dimensioni originarie e quest’ultima starnutì così forte da far tremare il lampadario posto al soffitto della camera.

Alex sbatté più volte le palpebre, più che sbalordita.

Menomale che i suoi compagni Serpeverde erano così ciechi e tonti da non notare, sempre, tutte le stranezze che le capitavano sotto mano.

Troppo occupati a pensare che Alex Fierro, oltre ad essere genderfluid, aveva un talento naturale per attirare l’attenzione di tutti su di sé perché considerata troppo “anormale” per i loro gusti.

-“Wow, non ho mai visto una creatura magica starnutire come un essere umano.

Tu sei proprio strano, sai?”

Poggiò la bacchetta sul comodino e, prendendo le salviette che aveva con cura sistemato sul letto, poco a poco passò la mano su tutto il pelo bianco che era ancora intriso di sangue da quando l’aveva trovato nei meandri della Foresta Proibita.

In un primo momento, la einherji aveva avuto l’impressione che il lupacchiotto le stesse ringhiando contro quando gli puliva il collo e la zampa posteriore dove, in precedenza, aveva visto un osso sporgente; ma la maggior parte del tempo la palla di pelo era stato accondiscendente.

Si strofinò la fronte e si fermò un attimo per guardare il suo capolavoro.

Il pelo era morbido, lucido e scintillante, profumava di fiori di campo e  il muso era ben curato come lo erano anche le zampe e le unghie; si era premurata di pulirgli le orecchie, la coda e la pancia pelosa considerati dei posti “delicati” per un animale selvaggio se non erano abituati a farsi toccare facilmente da esseri umani.

Era diventato un principino.

-“Ora che sei apposto, vai a cuccia.”

Puntò il dito verso il tappeto, conscia che avrebbe capito il messaggio e sarebbe sceso dal letto.

Eppure non si mosse di un millimetro.

Quei piccoli occhietti grigi guardavano curiosi la strega dai folti capelli verdi con addosso un maglione pesante dalle tonalità del rosa, più largo di almeno due o tre taglie, che agitava la mano per indicare il parquet.

Ebbe un piccolo tick all’occhio destro.

“Mi prendi in giro?”

Si tolse le scarpe, gettandole in un punto imprecisato della stanza e, tenendosi i fianchi con entrambe le mani, arricciò le labbra in quello che sarebbe dovuto essere uno sguardo arrabbiato.

-“Senti amico, ti ho fatto venire qui perché non potevo lasciarti nella foresta moribondo…

Ma non puoi occuparmi tutto il letto visto che ci dormo.

Scendi subito di lì.”

Il cucciolo piegò la testa di lato facendo oscillare leggermente le orecchie pelose.

Non aveva alcuna intenzione di spostarsi da lì.

L’attesa stava diventando fin troppo estenuante.

-“Non costringermi ad usare le maniere forti, sacco di pulci.”

Silenzio.

Non avrebbe ottenuto nulla da quel lupo ottuso e viziato.

Scrollò le spalle esasperata.

Adesso aveva anche i dubbi se quel lupo fosse davvero un licantropo.

Sputò fuori a denti stretti un’imprecazione pesante rivolto al suo genitore divino su quanto fosse ipocrita, meschino e senza pietà e con un forte spintone, riuscì a cacciarlo dal suo amato letto.

Nel fare ciò, la palla di pelo emise un verso triste, come se sentisse la mancanza del calore e la comodità tra le lenzuola pulite e fresche di bucato.

Per un attimo, i suoi occhi eterocromi si scontrarono con quelli grigi del lupo e rimasero a guardarsi, in silenzio, l’uno di fronte a l’altra.

-“Che hai da guardare?

Vai a dormire.”

Alex si sentì in qualche  modo infastidita nell’avere gli occhi della creatura addosso; era come se stesse scrutando tutto il suo essere e la sua natura di einherjii.

Era una cazzata, pensò la figlia di Loki.

Quando sarebbe stata l’alba di domani mattina, l’avrebbe sicuramente riportato dal luogo dove l’aveva intravisto e avrebbe ricominciato le ricerche per trovare un “vero” lupo mannaro.

Avrebbe fatto così.

Si rifugiò ben presto tra le coperte di lana, sprofondando così nel mondo dei sogni.

Non ebbe modo di guardare il lupo che la osservava in silenzio e che, quatto quatto, si era avvicinato al letto fino a quando non salì di nuovo sopra con un balzo ed accucciarsi vicino alla Serpeverde.

E rimase al suo fianco per tutta la notte di luna piena.

 

 

*

 

 

La lieve luce dell’alba filtrò tra le acque del Lago Nero fino ad arrivare ad una finestra dai motivi intrecciati, le tende verde damascato con inserti argentati  s’illuminarono appena rendendole ancora più verdognole del normale e poco a poco quei raggi di luce arrivarono al viso di Alex.

Quest’ultimo mosse gli occhi sotto le palpebre, mugolando assonnato per poi voltarsi su un fianco per appisolarsi meglio mentre i capelli gli coprirono il naso e le orecchie.

Per sua fortuna, quella mattina non aveva lezioni mattutine perché doveva seguire dei corsi importanti nel tardo pomeriggio, come Rune Antiche e Storia della Magia, e ciò stava a significare solo una cosa: poteva dormire per tutta la mattinata senza essere disturbato.

E sì, oggi si sentiva decisamente un “lui” e guai chi contraddiceva le parole di Alex Fierro!

Strinse più forte le coperte.

Dopo tutta la fatica che aveva passato ieri notte, si meritava di dormire altre due o tre ore; era stata tutta una ricerca a vuoto e il solo pensarci gli veniva un gran mal di testa.

Tutto ad un tratto, però, percepì una presenza nella sua stanza.

Qualcosa gli stava sfiorando la mano e percepì un calore piacevole su tutto il corpo, ma non ci diede troppo peso; pensò subito al lupo che aveva incontrato nella selva e che molto probabilmente, stava ronfando beato vicino a lui.

-“Mhm, che bel calduccio…”

Fino a quando non sfiorò qualcosa di tiepido e morbido al tatto, profumava di vaniglia, sembrava tanto la mano di una persona.

Poi una voce chiamò definitamente la sua attenzione.

-“Scusami, sono io che ti sto schiacciando.”

S’insospettì.

Non aveva ospitato per la notte un lupo randagio?

Aprì distrattamente l’occhio ambrato.

Avendo le ciocche di capelli davanti alla sua visuale, con tutto quel verde che faceva pendant con l’ambiente circostante, non vedeva un granché; tuttavia riuscì a scorgere una figura.

Umana.

Due iridi grigie come piccole scaglie di luna guardavano lievemente assonnate la faccia stupefatta del Serpeverde.

La sua pelle nivea era in contrasto con la zazzera di capelli biondo chiaro; a giudicare dal fisico asciutto e lievemente tonificato era più basso di lui di qualche centimetro. Notò poco più tardi le varie cicatrici scorrergli su tutto il braccio destro e il petto come se fosse sopravvissuto ad una battaglia all’ultimo sangue.

Al collo portava una collana di cuoio con una lettera come ciondolo, che mostrava una “F” in corsivo.

Ad occhio e croce pensò che fosse una runa antica e aveva anche l’impressione di averlo già visto, quell’insolito simbolo.

Ma non riusciva a ricordarne il nome.

In tutto ciò, gli stava stringendo la mano.

Era una sua impressione o stava sognando con gli occhi aperti?

-“Che cazzo… devo smetterla di intrufolarmi nelle cucine di notte e scolarmi tutte le bottiglie di Whisky Incendiario.

Meglio che mi alzo vah.”

-“Fossi in te non lo farei.”

Ma non gli diede ascolto.

Issando su la schiena fino a sedersi, Alex si strofinò delicatamente gli occhi eterocromi sbadigliando sonoramente.

Gongolando nel letto, spostò qualche ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-“E sentiamo, chi saresti tu di grazia a rovinarmi il sonno a quest’or-

PORCO LOKI, BUONGIORNO EREZIONE.”

Per poco non gli crollarono le gambe.

Il biondino di fronte a sé, non aveva nulla addosso se non la collana.

Niente di niente.

Era nudo proprio come madre natura lo aveva creato.

Deglutì a stento un magone alla gola.

Aveva il viso in fiamme, era tentato di aprire la finestra per poi affogare nelle acque del Lago Nero e in più farfugliava frasi senza senso come “montare” o “morto”.

Per di più stava avendo dei problemi “tecnici” tra i suoi pantaloni.

Era talmente sottoshock che non s’accorse nemmeno della scomparsa del lupo bianco.

Dopotutto, il giovane einherjii aveva altro a cui pensare.

Chi diavolo era quel berseker sciupato dall’aria sballata?

Cosa ci faceva in camera sua?

E perché era nudo?

Mentre il figlio di Loki stava ancora facendo un resoconto del suo monologo interiore, il biondino rovistò in una cesta di panni e si avvolse in un accappatoio verde pastello affinché coprisse le sue nudità.

-Piacere, “Buongiorno Erezione”, io sono Magnus Chase.

Sono un Tassorosso del VI° anno e sono diventato da poco un Licantropo.

Grazie per l’ospitalità, ma ora è meglio che tolga le tende.”

Dopo un lungo momento di trance, Alex capì tutto.

Il lupo ferito nella foresta.

La luna piena.

Il ragazzo nudo sul suo letto.

Cicatrici dalle dimensioni abnormi.

Era veramente “quella” creatura.

Non potendo lasciarsi scappare un occasione del genere, agguantò il braccio del tasso guardandolo dritto negli occhi, come una pantera guardava famelica una gazzella.

Rimasero così, in silenzio, immobili come statue a specchiarsi l’uno nell’iride dell’altro.

Oro e bronzo contro argento.

Terra e Cielo.

C’era una strana connessione tra lui e quel Magnus.

Detestava che uno come lui si fosse avvicinato pericolosamente al Serpeverde, eppure non poteva sopportare che se ne andasse di punto in bianco e lo lasciasse da solo.

Non riusciva ad esprimerlo completamente.

Cosa stava pensando in quel momento, rimase un mistero.

-“Ho delle domande da farti.”

 

 

        

 

 

 

 

 

 

“Avere l’imprinting con una persona significa che dal momento in cui la vedi, ogni cosa cambia. Tutto ad un tratto non è la gravità che ti tiene attaccato al pianeta, è lei. Nient’altro ha importanza… per lei faresti qualunque cosa  e sei disposto ad essere qualunque cosa.”

Cit. Jacob Black, “New Moon” – Twilight Saga

 


 

Note dell’autrice:

 

Mai avrei pensato di prendere in considerazione di scrivere loro due-

I miei bambini preziosi ;-;

Ciancio alle bande, rieccomi qui presente con una nuova one-shot partecipante al contest di “Howling in the Dark” sempre a cura di Fanwriter.it!

(Figo poi il significato “Ululando nell’oscurità”, forsè potrei sfruttarlo per una prossima fic super angst o meno hihihihiihi)

Ultimamente mi faccio sentire poco su efp/wattpad e da una parte mi spiace un sacco perché sto avendo un sacco d’idee per scrivere delle long intricate sia per Voltron e i crossover quelli potenti come Percy Jackson e Magnus Chase, ma è anche vero che sto avendo dei risultati soddisfacenti alla scuola di moda (dove mi sto formando per diventare sarta) e voglio imparare il più presto possibile per poter esercitare questa “professione” sul campo.

Ma basta parlare di me che mi dilungo troppo-

Questa è la prima volta, nei miei 22 anni, che decido di mia spontanea volontà di scrivere una FierroChase con i contro maroni.

Inizialmente era un sogno nel cassetto e pensavo che dovevo lavorare sodo per mettermi nei panni di quei piccoli semidei fessacchiotti norreni hahhahhaha

E invece-

Ad ogni modo, questa sarà la prima fan fiction di tutte le altre che arriveranno… ovviamente capiamoci tra noi ragazze: chi va piano, va sano e lontano lmao

Spero che abbiate compreso la citazione finale (che ha un significato simbolico se non profondo) e che vi sia piaciuto anche la dinamica che ho voluto far intraprendere tra Alex e Magnus.

Io vi saluto e ci si vede per i prossimi aggiornamenti di one-shots, e chissà, anche per le “future” longs!

Baci,

Black

   
 
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