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Autore: marie52    18/11/2018    1 recensioni
è una raccolta di one-shot ispirate dalla canzone di Marshmello Happier e dai trailer del nuovo film in uscita il 15 novembre.
Dal primo capitolo:
Quell'amore, nato dopo anni passati sul campo a schivare colpi e proteggersi a vicenda, li aveva uniti conducendoli insieme alla morte.
Spero che vi abbia incuriosito
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6:
Quella volta in cui Credence si chiese il perché Tina fosse l’unica a calmarlo.
So I'll go, I'll go
I will go, go, go
La prima volta che incontrò la signorina Goldstein aveva sette anni, ed era andato al mercato per comprare alcuni prodotti per la zuppa della sera.
Sua madre si era raccomandata di comprare tutto il necessario ma i soldi che le aveva dato non erano sufficienti per tutti gli ingredienti e con il cuore in pace, si era preparato alla solita serata passata con le mani di lei e la sua maledetta cintura.
Ma, poi era arrivata lei, che le aveva  regalato il denaro necessario per acquistare l’ultimo ingrediente e scampare così almeno per qualche ora dalla morsa prepotente della vecchia "strega".
“Non posso accettare” aveva detto con voce flebile ma la donna gli sorrise prima di chiudere le dita sopra quel gruzzolo.
“Sta tranquillo, Credence.” gli rispose lei sorridendo “cerca solo di non arrivare tardi o lei si arrabbierà”
Lui annuì, e dopo aver ringraziato calorosamente corse con le buste piene di ingredienti a casa, con un sorriso sulle labbra talmente lucente da meritarsi le botte serali oltre al fatto che andò a letto senza cena.
E fu lì, sopra quel letto scomodo che condivideva con sua sorella, che si accorse di non aver mai detto a quella donna del suo nome e nemmeno che Mary Barebone aveva un carattere abbastanza irascibile.
La seconda volta invece, Credence aveva dodici anni e si era svegliato da poco.
Stava lavando a fondo il locale quando notò quella donna dai capelli neri discutere animatamente con sua madre, che dal canto suo se ne stava come al solito con le braccia conserte sul suo petto.
“Glielo già detto signorina Goldstein” ripeté sua madre alzando il tono della voce “Credence è un ragazzo disturbato ed è mio compito prendermi cura di quel mostro”
“è un ragazzo normalissimo” replicò la sconosciuta gli occhi furiosi “anche se lei non riesce a vederlo.”
“Questo non cambia il fatto che è mio figlio e non permetterò ad una sudicia ebrea di portarmelo via”
Credence spalancò gli occhi a quella affermazione.
Davvero esisteva al mondo qualcuno che voleva uno come lui?
Il suo cuore si gonfiò di una strana felicità.
La donna fissò sua madre con puro odio e disgusto.
“Questo non cambia il fatto che Credence sarebbe meglio con qualcuno che lo ami per quello che è e non lo denigri solo perché è diverso, speciale”
Quello che accadde dopo era facilmente intuibile da chiunque conoscesse la signora Barebone: la sconosciuta fu invitata ad uscire dalla casa e a non tornare più e quella sera le botte verso di lui, furono più feroci del solito.
La terza volta invece, avvenne in un sogno quando aveva più o meno sedici anni e stava per essere picchiato da sua madre come al solito quando lei, arrivò silenziosa.
Non si dissero nulla e si fissarono a lungo prima che quella sconosciuta disarmasse Mary Barebone, facendola cadere con un tonfo per terra svenuta.
In mano, aveva una bacchetta come quelle di quei demoni che lei, sua madre combatteva contro da tempo.
Lei si avvicinò a lui, lentamente ma al posto di colpirlo, mise a posto la bacchetta, gli toccò dolcemente la spalla.
“Va tutto bene” gli disse e lui sapeva dal suo tono di voce che era vero.
Scoppiò in lacrime abbracciandole la vita e stringendosi al suo calore, che tuttavia gli veniva strappato da un uomo alto e forte che fissava la donna come se fosse il nemico.
“Ricordati Credence” diceva sempre prima che il mondo si oscurasse “non sei un mostro, non lo sarai mai”.
E si risvegliava nel suo letto, sentendo i passi di sua madre che si avvicinavano alla sua porta per picchiarlo con la sua cintura dato che aveva dormito troppo e la colazione non era pronta ancora.
Ma lui lo era, un mostro.
Altrimenti perché uccidere altre persone sotto quella forma macabra e oscura?
Eppure lei aveva continuato a credere in lui nonostante tutto le cose malvagie che aveva fatto, le vite che aveva spezzato solo perché lo avevano infastidito.
Come faceva a vedere qualcosa di buono in un essere che era anormale persino per la comunità magica?
E poi c’era stato lui, Percival Graves l’uomo che lo aveva illuso di potere essere qualcos’altro e di poter imparare a controllare quella forza distruttrice.
Ricordava perfettamente la sete di sangue che aveva provato nell’averlo sotto la sua morsa: la sua paura che lo aveva inchiodato al terreno.
Ma, poi lei si era presentata con gli occhi pieni di lacrime e lo aveva supplicato di smetterla, che lo avrebbe protetto.
Ma era un mostro e quelli come lui dovevano essere soffocati, abbattuti.
Ricordava il suo urlo, straziante mentre gridava agli Auror di fermarsi, ripetendo che non era pericoloso.
Era tuttavia un mostro e loro fecero la cosa più sensata: lo colpirono senza esitazione ma purtroppo non lo uccisero.
Così aveva iniziato a vagare per il globo, alla ricerca di quel passato che nessuno voleva rivelargli scoprendo che era per la sua natura, babbana così lo definivano gli inglesi, se i suoi genitori lo avevano abbandonato.
D’altronde i Lestrange amavano il sangue puro e non quelli come lui.
Così era ritornato ad essere ciò che gli altri volevano, un mostro al servizio di un uomo crudele senza scrupoli che gli aveva promesso il potere e il rispetto così non avrebbe più dovuto nascondersi.
Grindelwald.
Pauroso quanto lui, senza cuore e privo di ogni senso di pudore.
Quanti bambini aveva visto morire sotto il suo tocco magico?
Quanti genitori straziati dal dolore erano morti tentando di fermarlo?

E, poi lei, lo aveva riportato di nuovo sul cammino della luce, solo chiamandolo per nome.
“Questo non sei tu” diceva mentre poteva vedere le lacrime bagnarle le guance “ti prego, non fare più quello che gli altri vogliano che tu sia”
Tina.
Come faceva quella sconosciuta a calmarlo?

“Perché non hai paura di me?” gli chiese quando tonò in se mentre lei continuava ad accarezzargli i capelli scuri sotto lo sguardo sorpreso del britannico dallo strano cappotto azzurro.
Lei sorrise.
“Perché ti conosco Credence e so che non faresti mai del male a nessuno se potessi controllare i tuoi poteri”
Lui non disse niente stringendosi ancora di più alle sue gambe mentre sentiva le sue lacrime immergersi nel tessuto del pantalone della donna mentre lei continuava ad accarezzargli i capelli.
“Perché credi che io non sia un mostro?”
“Perché i mostri non piangono Credence e non provano emozioni. Ma tu lo fai perciò non sei un mostro capito?”
Lui annuì.
Gli occhi si erano gonfiati per il troppo piangere.
“Mi dispiace io non volevo”
“Lo so” rispose lei. “Sta tranquillo Credence, è tutto finito”
E sotto i suoi tocchi capì il perché riusciva a calmarlo, regalandogli quella speranza che aveva perso da tempo.
Semplicemente era l’amore che lei donava ogni volta a lui: non era passionale ne maturo ma fanciullesco simile a quello di una madre verso il proprio figlio o quello di una sorella maggiore verso il suo fratello minore.
Se avesse potuto tornare indietro nel tempo, avrebbe fatto un sacco di cose che non aveva fatto e tra queste ci sarebbe stato il fuggire da quella donna malvagia portando con se anche Modesty la sua sorellina minore che ora non sapeva nemmeno più che era esistito, e si sarebbe rifugiati nella dolce dimora di Tina Goldstein.
Tra coperte calde, tanta cioccolata e dolci tocchi come quelli di quel momento.
“è tutto finito” ripeté la donna
“Lo so” rispose lui.
E  si sorrisero a vicenda guardandosi negli occhi.
I've been thinking
I want you to be happier, I want you to be happier
Angolo autrice:
Ecco l'ultima one-shot ispirata a questa canzone e mi sono concentrata sul rapporto tra Credence e Tina che spero verrà approfondito nel nuovo film che andrò a vedere oggi, perché è un legame veramente speciale: almeno dal mio punto di vista, Tina potrebbe essere sia una madre che una sorella per Credence dato che non ha mai avuto qualcuno che realmente lo vedesse (tranne ovviamente sua sorella Modesty anche se dopo che ha scoperto la sua vera natura è rimasta terrorizzata dal fratello).
Stessa cosa vale per Tina che vede Credence sia come un fratello minore che come un figlio in un certo senso: inoltre credo si riveda in lui perché entrambi hanno avuto un passato per niente semplice alle spalle.
Qui si conclude la storia, spero vi sia piaciuta.
A presto
marie52
  
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